30-01-2014, 02.19.53 | #1631 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Ardea de' Taddei è l'eroe eponimo della stirpe Taddeide.
Miti e leggende, bardi e poeti hanno cantato le sue immortali gesta, consegnando per sempre il suo nome all'immortalità. Tutto ciò che oggi ruota attorno alla sua figura è velata dal fantastico, dal meraviglioso e dal romanzesco. Molti filologi hanno cercato di dissipare le nebbie del mito, tentanto di estrarre dalla storiografia romanzata tratti verosimili di questa antica figura di eroe cavalleresco. Eppure, nonostante la documentazione storica attorno ad Ardea sia scarsa e quasi del tutto orale, la sua presenza ricorre in maniera quasi ossessiva nell'arte e nella letteratura non solo Capomazdese, ma di tutto il territorio Afravalonese. Il fenomeno conosciuto oggi come Afravalonismo, ossia la diffusione dei modelli culturali di questa civiltà in tutti i paesi che hanno avuto con essa contatti, sia diretti che indiretti, ha esportato in contesti sociali differenti e talvolta diversissimi fra loro, la leggenda di Ardea, trovando poi terreno fertile in espressioni artistiche varie ed originali. Il mitico cavaliere, da cui discenderanno i Taddei di Capomazda, diviene così una figura ricorrente in miti e tradizioni anche lontane dalla terra degli Arciduchi di Capomazda. Un eroe talmente grande, nonostante siano in lui ricorrenti gli errori, le debolezze, le incertezze e i tormenti tipici dell'animo umano, da vivere avventure epocali, in grado di ispirare per secoli gli artisti più grandi. Le sue stesse imprese, così straordinarie da essere ricordate con un nome specifico, le Questioni, per molti studiosi nascondono un simbolismo particolarissimo, dietro il quale si cela la civilizzazione, attraverso il Cattolicesimo e gli ideali aristocratici, di terre ancora selvagge al tempo in cui risalgono questi fatti leggendari. La stessa adozione del giovanissimo Ardea, voluta dal duca Taddeo, secondo alcuni storici descrive, in chiave romanzesca, la legittimazione dei futuri signori di Capomazda circa le loro origini Afravalonesi e i conseguenti diritti che la loro stirpe vanterà sull'unificazione delle due corone, quella di Capomazda e quella di Afravalone. Ma sono proprio le imprese di Ardea, le leggendarie sette Questioni, ad avvolgere la sua figura in un alone mitico ed eroico senza tempo. Queste straordinarie gesta consistevano perlopiù nel liberare le contrade del reame da terrificanti mostri, simbolo ed incarnazione dei peccati e dei limiti che attanagliano l'esistenza umana. Una delle Questioni più celebri è quella che porterà Ardea ad affrontare un essere demoniaco, chiamato Vammana. Il mostro, una sorta di megera capace di assumere sembianze animalesche, terrà assediata un'intera contrada, ponendo a chiunque volesse uscirne un oscuro enigma. Bardi e cantori, nella lunga e vasta tradizione orale che nei tempi più antichi tenne viva la leggenda di Ardea, riportano diverse versioni di questa Questione, dove in ciascuna la mostruosa Vammana poneva un enigma differente all'eroico cavaliere. Una delle più note mette in bocca alla spaventosa donna questo arcano: “Ascolta e mostra d'esser audace. Risolvi tale arcano se ne sei capace. Senza indugio tutti son bravi a romperlo, ma poi nessun riesce più ad accomodarlo!” Naturalmente Ardea risolverà l'impenetrabile enigma, spingendo così la Vammana a togliersi la vita. E liberata la contrada dall'infernale flagello, riprenderà il cammino verso le altre Questioni rimaste, fino a guadagnarsi il perdono per le sue colpe e l'amore della donna amata. E voi dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano della mostruosa Vammana?
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30-01-2014, 10.39.51 | #1632 |
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Che storia affascinante... E un arcano in rima, per di più...
Tenterò con una risposta impulsiva, sempre che abbia capito il senso dei versi.. Allora dico UOVO. |
30-01-2014, 16.19.46 | #1633 |
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Il ritorno di Ardea..astuto e coraggioso..e io ho pensato a "giuramento".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
31-01-2014, 03.04.20 | #1634 |
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Si narra che la Vammana avesse una vera e propria ossessione per i crini dei cavalli.
E questo fu sfruttato da Ardea e dal suo scudiero per distrarre la megera, dando così al nobile cavaliere più tempo per riflettere sull'arcano. E alla fine Ardea sentenziò proprio “Uovo” quale soluzione dell'oscuro enigma. E alla nostra lady Clio, abilissima non solo nel tirare di spada a quanto vedo, vanno dunque i miei complimenti per aver risolto così rapidamente questo arcano Lady Altea, naturalmente “Giuramento” non era la risposta esatta. Ma vi rifarete la prossima volta
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31-01-2014, 10.17.38 | #1635 |
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Caspita, ci avevo azzeccato!
Grazie dei complimenti, milord, è stata un'intuizione... |
31-01-2014, 16.32.44 | #1636 |
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Lady Clio...siete un portento ...e ancora una volta la mia chioma bionda ringrazia
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31-01-2014, 17.14.56 | #1637 |
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Grazie Lady Altea....
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19-02-2014, 02.32.17 | #1638 |
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Excalibur, Durlindana, Cortana, sono alcune delle spade leggendarie che grandi guerrieri hanno posseduto.
Armi straordinarie, capaci di donare forza ed invulnerabilità a coloro che le brandivano. Come anche la sublime Ama no Marakuro, la divina spada della mitologia giapponese. Eppure, queste favolose armi, cantate nei secoli per le loro imprese, sono nulla a confronto con la spada più potente mai concepita. Alcuni la chiamano la Celeste, poiché la sua fattura non è di questo mondo. Altri si riferiscono ad essa come l'Ammazzademoni, perchè è l'unica arma umana capace di scacciare gli spiriti malvagi. Altri ancora la definiscono la Gioiosa, in quanto è destinata, secondo le profezie, a spezzare il terribile incanto conosciuto come la Gioia dei Taddei. Stiamo parlando della leggendaria Parusia, la meravigliosa spada dei nobili Taddei. Molti miti circolano attorno alle origini di questa favolosa ed inconcepibile arma. I più antichi la fanno addirittura risalire al divino corredo di colui che fu il primo fra gli Angeli di Dio, Lucifero. E in seguito alla devastante battaglia tra gli Angeli buoni da un lato e quelli ribelli, insieme a coloro che erano rimasti neutrali, dall'altro la spada, sottratta a Lucifero dall'Arcangelo Michele, cadde sulla Terra, dividendosi in due parti, chiamate rispettivamente la Bianca e la Nera. Questo a causa del colore di ciascuna delle due lame (che simboleggiano il Bene ed il male), che incastonate su due differenti else possono poi essere utilizzate come spade distinte. L'unione della Bianca e della Nera genera Parusia. Una versione meno mistica, ma comunque romanzata, vuole la nascita di questa superba arma grazie all'artificio di un fabbro abilissimo, il cui nome è rimasto ignoto e che la leggenda chiama con l'appellativo di Maestro della Spada. Questo fabbro, secondo la tradizione, ebbe la visione di due Angeli che impugnavano due spade, una bianca ed una nera. Uno esprimeva i giudizi e l'altro impartiva le sentenze. Alla fine del giudizio i due Angeli univano, fondendole, le due spade in un'unica arma. Da questo sogno, da questa visione, il fabbro trovò l'ispirazione per forgiare Parusia. E per evitare che qualcuno d'indegno s'impossessasse della spada, la rinchiuse in sarcofago bloccato da un impenetrabile arcano. Molti allora raggiunsero la Chiesa della Scafata, così chiamata perchè si poteva raggiungere solo con una barca, dove era custodito il sarcofago con Parusia, per tentare di risolvere l'enigma e possedere la spada. Ma tutti fallirono. Ma un giorno un cavaliere, deciso a liberare le sue terre dai demoni che vi commettevano gravissimi reati contro il Cielo, partì alla ricerca di Parusia. Raggiunse così la Chiesa della Scafata con una piccola imbarcazione e trovò il sarcofago in cui era custodita la straordinaria spada. Lesse allora l'enigma impresso sul sepolcro, che così recitava: “Qual'è quella cosa che si vede una volta nella mattinata, due nel pomeriggio e mai invece nella sera?” Il cavaliere pronunciò così la sua risposta ed il sarcofago, finalmente, spezzando le catene che lo tenevano chiuso, si aprì, mostrando all'eroe la meravigliosa spada. Quel cavaliere era Taddeo de' Taddei che da quel giorno ricevette il Divino Diritto, insieme a tutti i suoi discendenti, di impugnare Parusia. Anche se, come canta il mito, colui che più rese grande il suo nome con Parusia fu Ardea de' Taddei. E voi, dame e cavalieri di Camelot, riuscite a risolvere l'arcano?
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19-02-2014, 09.05.23 | #1639 |
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Devi dire che rimango sempre rapita dai vostri scritti. Precisi, affascinanti, sempre nuovi.
E anche la storia di questa preziosa spada è davvero interessante. Allora, proverò a rispondere: LA LETTERA I mattInata pomerIggIo sera |
19-02-2014, 19.54.13 | #1640 |
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io dico Venere...
si vede all' Alba..stella del mattino e al Tramonto...stella della notte (ma non visibile di notte) però mi sfugge le due volte del pomeriggio
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