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#1681 |
Cittadino di Camelot
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Mi feci quasi cullare da quel tenero ma forte abbraccio..."Si le notti di Gerusalemme, me le ricordo, dalle mille stelle a contornare la dorata falce..ma flagellata dalla guerra".
Ci guardammo negli occhi e gli accarezzavo i capelli...il nostro sguardo parlava solo, vidi i suoi occhi sull'anello di fidanzamento... "Thomas il ribelle...cosi amate chiamarlo in famiglia, vero madre? Mia madre mi guardò adirata..."Ma ti rendi conto di quello che ha fatto tuo fratello...era promesso sposo alla sorella del tuo futuro sposo..e ora..si è rotto oltre al suo fidanzamento pure il tuo e ora..nessuno ti sposerà". Mia mamma si sedette bevendo un bicchiere di acqua..."Madre, lo ha fatto per Amore, io non lo odio, non posso...siamo cresciuti giocando assieme, io sono nata due anni dopo di lui, coltiviamo le stesse passioni e..". Si alzò in piedi rossa in viso..."Le stesse passioni...come le armi che tuo padre ti fa usare..spero non quelle di prendersi i consorti degli altri...milady Sophia è sposata al barone imparentato coi Taddei e lui cosa fa...si innamora di una donna sposata". Fui io ad alzarmi risentita..."Vi rammento madre..che quella donna sposata ha corrisposto l' Amore di Thomas, se hanno sbagliato lo hanno fatto entrambi ma per Amore...ella stessa mi ha confidato di quanto ama Thomas, sarebbe pronta a uccidersi per lui...". "Smettila Altea...vai a preparare le valige, dobbiamo andare via da Capomazda e con la vergogna". Ritornai in camera e Thomas mi seguì "Altea...io parto con Richard per Gerusalemme, è il solo modo per dimenticarla, scusa se ti ho fatto saltare il matrimonio pure a te". Il suo volto rigato dalle lacrime che asciugai.."Thomas, non ci si deve mai scusare per aver amato e per amare.." e mi abbracciò forte. Solo al nostro ritorno a Capomazda, tramite mio padre e Andrew la mia promessa di matrimonio fu salvata ma non avrei potuto odiare mio fratello se non fosse successo. Ci sedemmo a tavola e iniziammo a cenare, lady Gertrude conversava compiaciuta di vederlo nuovamente.."Thomas, per quanto riguardano i fatti di Solpacus ne parleremo in altro posto, milady non vuole sapere di questi fatti...e proprio domani vi sarà il mercato" mi rivolsi alla donna "Oggi, giustamente, è stato rinviato perchè vi era un funerale..e milady, devo chiedervi scusa come ha detto il vescovo per avervi mentito ma fu a fin di bene" scuotendo la testa "quel cavaliere..non era mio cugino, pensavo vi arrabbiaste se portavo estranei qui a Palazzo ma non potevo lasciarli..in foresta a quella ora..capite..anzi sono rimasta molto delusa, mi ha lasciato nel bel mezzo di Solpacus e poi mi disse di attenderlo nella locanda e, invece, non si è fatto più vedere e infatti ho dovuto attraversare la foresta sola..forse è come tutti, è solo interessato alla propria gloria personale, ha solo approfittato della mia gentilezza". Thomas fece una smorfia a quelle mie parole. Dopo cena andammo nelle nostre stanze, quella notte dormii tranquilla e serena come tutto fosse lontano, mi sentivo sicura con Thomas. Al mattino facemmo colazione e poi prendemmo i nostri cavalli per andare a Solpacus al mercato e in qualche negozio..guardavo mio fratello estasiata...il suo sguardo serio, irrequieto eppure aveva ragione...quella guerra lo aveva cambiato, era proprio diventato un uomo sicuro di sè. ![]()
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#1682 |
Cittadino di Camelot
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Daizer era l'unica persona che poteva avvicinarsi alle guardie di quel palazzo.....lui sapeva di quella storia tanto quanto ne sapevo io.........lo guardavo con ammirazione, aveva protetto me e i frati....senza battere ciglia.....senza pensare ad Elly...chissà cosa stava facendo...speravo stesse bene....Flees invece...si avvicinò di più a me, per ricordarmi come Daizer non fosse la persona che potesse starmi al fianco....non fosse la persona che potesse spegnere lamia passione......" Flees.....avete un dono particolare.....sapete cosa va bene oppure no ad una donna...che cosa rara la vostra.....E si..io e vostra madre abbiamo dovuto dedicare la nostra vita alla Magia........Ditemi...vostro padre era degno di vostra madre ?........anche se qualcuno mi ha detto...che le sue esigenze sono state appagate.......ma non da vostro padre......vedo Isolde sola...come mai Flees....voi le siete così devoto.....cosa le avete consigliato......Ma ora ditemi nipote caro.....cosa potrebbe spegnere la mia passione ?......."......Mentre parlavo seguivo con lo sguardo Daizer e la sua discussione con le guardie........ci eravamo conosciuti....per caso......ci eravamo innamorati ?.....non lo so....ma non aveva mai rifiutato di prendermi la mano......e se chiudevo gli occhi.....la nostra notte..potevo ancora viverla..a dispetto di tutto e di tutti........" Flees sto aspettando la vostra risposta.......non attenderò tutta la vita "....
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#1683 |
Disattivato
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Per poco non sobbalzai a quella voce.
No, non poteva essere, aveva lo splendido dono del tempismo quel tipo. Sorrisi al cavaliere, immaginando immediatamente cosa avrebbe fatto. A quanto pare, bastò per mettere in fuga il duca e i suoi scagnozzi. Che idioti: poteva essere chiunque! Ma gli ero grata. Cominciava ad essere la seconda volta che ero lieta di vederlo, decisamente troppo. Mi prestai docilmente al gioco, alzandomi per accoglierlo, lui venne verso di me, e per poco non mi baciò. Ma che bravo.. Non mi sentivo affatto al sicuro pensando che quelli erano usciti. Come potevo sapere che non vi fossero altri uomini nascosti nel locale? Non eravamo soli. Così, afferrai il cavaliere per il collo e lo attirai a me, colmando la brevissima distanza tra noi. E lo baciai. Un bacio intenso, ma fugace. Dopo un istante lo allontanai bruscamente da me e lo guardai torva. Gufo poteva pagare o prendere con la forza ogni donna docile e mansueta, ma dubito che ne avrebbe presa una per moglie. Se una donna era riuscita a farlo innamorare e aveva talmente la sua fiducia da guidare i Gufi in sua vece, beh, non doveva essere un agnellino! "Sei in ritardo!" Guardandolo negli occhi "Di tre giorni!" lanciai un'occhiata alla porta da cui erano usciti gli uomini del duca "Ma, non c'è che dire... Tempismo perfetto.." sorrisi "Grazie, quel tipo cominciava a darci sui nervi..". Non c'era tempo per spiegargli la storia che Dort aveva abilmente inventato. Ma bastava un minimo errore per essere scoperti. Non sapeva nemmeno il mio nome, avesse usato il mio vero sarebbe stata la fine. Senza contare che io avevo detto a Gvin che Gufo non usava certo parole dolci, ma questo Guisgard non lo sapeva. Scossi la testa, ridendo, e incrociai le mani alla base del collo, con fare teatrale. "Angelo mio.." lo imitai, ridendo "devi essere proprio disperato, eh.. ho un nome: Guàmarin.." mi avvicinai "O la lontananza ti ha fatto dimenticare il colore dei miei occhi?". Poteva andare, pensai, almeno quello lo sapeva. "Siedi con noi.." dissi, più dolcemente, indicando il tavolo "Sta giusto per arrivare la cena, sarai affamato... Abbiamo ingannato l'attesa del tuo arrivo dando la caccia alla bestia che infesta questa città. Non stanotte però.." Strizzando l'occhio al mio finto marito "Anche se così potremmo evitare un'altra vittima... Ma stiamo ancora pianificando la prossima mossa, visto che il nostro primo attacco si è rivelato inutile.. ma almeno l'abbiamo vista da vicino, e non è stato un bello spettacolo!" abbassai lo sguardo "Scotir è morto due notti fa, sotto le sue zanne.. l'abbiamo bruciato questa notte..". Guisgard probabilmente non sapeva nemmeno di chi stessi parlando, ma il comandante dei Gufi Scarlatti si sarebbe accorto immediatamente dell'assenza di uno dei suoi uomini. Avrebbe voluto immediatamente notizie dei suoi. |
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#1684 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Flees fissò Elisabeth e sorrise spavaldo.
“Io potrei...” disse avvicinandosi ancor più a lei “... io potrei spegnere, anzi accendere ancor più la vostra passione, mia bella zia...” le prese la mano “... io potrei... saprei trattarvi come la donna che siete e non come una maga... i miei occhi saprebbero riconoscere ciò che davvero bramate in cuor vostro...” lanciò un'occhiata verso Daizer che ancora parlava con le guardie “... stanotte, quando lui dormirà, io vi attenderò sveglio davanti alla locanda... e so che verrete...” Il contrabbandiere ringraziò le guardie e tornò da sua moglie e da Flees. “Domattina” rivolgendosi ad Elisabeth “torneremo qui e forse parleremo col braccio destro del Gastaldo... lui può darci il permesso di visitare il cimitero... ora direi di tornare alla locanda a dormire... domani ci aspetta un lungo giorno...” I tre, così, tornarono alla locanda, prendendo due stanze per la notte. Una per Elisabeth e Daizer e l'altra per Flees. Il giovane cavaliere, però, come detto ad Elisabeth, dopo un'ora lasciò la sua stanza e uscì fuori, davanti alla locanda. Fissava la finestra della camera dei due sposi, aspettando che sua zia lo raggiungesse.
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#1685 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Eilonwy fu così costretta a seguire quel sentiero attraverso la foresta.
Ormai il Sole era sorto e di nuovo la luce del giorno giungeva a liberare quel luogo dai misteri della notte. E galoppando per un po', alla fine, la ragazza vide apparire in lontananza una piccola casa diroccata. Sembrava abbandonata ma raggiungendola Eilonwy notò qualcosa. Alcuni vestiti stesi ad asciugare. E proprio in quel momento dalla fatiscente abitazione uscirono due bambine. Si avvicinarono alla ragazza, che quello strano ballo aveva spinto fino alla casa diroccata, senza temere la presenza di Dante. Il destriero infatti, vista la sua padroncina danzare verso il sentiero, aveva preso a seguirla, galoppando dietro di lei. “Sei...” disse poi una delle due ad Eilonwy “... sei venuta per giocare con noi?” ![]()
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 09-05-2014 alle ore 18.39.23. |
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#1686 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Altea, Gertrude scosse il capo.
“Non dovrei meravigliarmi affatto...” disse risentita “... questo tuo modo di fare, irriverente ed irrispettoso, ti ha sempre accompagnata sin da piccola... ma questo poi... portare qui tre perfetti estranei e spacciarli per tuoi parenti... è inaudito...” “Non siate dura, milady...” intervenne Thomas “... mia sorella ha agito a fin di bene... e dopotutto erano pur sempre cavalieri... hanno forse abusato della vostra ospitalità? O disonorato questo palazzo?” “Affatto.” Rispose Gertrude. “Andavano a Solpacus forse per cacciare quella bestia...” fece Thomas “... ritenete ciò che avete fatto una buona azione, milady... Dio vi ricompenserà.” “Non è questo il punto.” Replicò l'anziana nobildonna. “E comunque non desidero continuare oltre questo discorso. E ora sarà meglio che mi ritiri. Vi auguro una buonanotte.” Ed uscì. Poco dopo anche Altea e suo fratello andarono a dormire. La notte trascorse serena. Il mattino seguente i due lasciarono di nuovo il palazzo e tornarono a Solpacus. Era giorno di mercato. Ma non solo. Infatti in una città non troppo distante, Maddola, si era celebrata la ricorrenza dell'apparizione dell'Arcangelo Michele e i festeggiamenti avevano coinvolto tutta la regione. E qualcuno a Solpacus, nonostante la triste atmosfera, aveva deciso di aderire a quella festa. E così per le strade monaci e diaconi intonavano canti e recitavano litanie per il Primo Angelo di Dio, chiedendogli di difendere tutti loro dalla feroce bestia.
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#1687 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Il colore dei tuoi occhi” disse Guisgard a Clio, capendo che in quel momento gli sguardi di tutti in quella locanda erano su di loro “non potevo certo scordarlo, piccola, visto che la Luna e le stelle non facevano altro che che rammentarmelo ogni notte...” si sedette accanto a lei, in mezzo ai compagni della ragazza.
Poi Clio cominciò a raccontare degli ultimi accadimenti, fino alla morte di Scotir. Guisgard ascoltava ogni parola, fingendo distacco, ma ciò che era accaduto la notte prima turbò alla fine il cavaliere. Anche Dort e gli altri, imitando il loro comandante, ressero il gioco, trattando così Guisgard come se fosse davvero Gufo Scarlatto. Borel poi descrisse per filo e per segno la notte appena trascorsa, del piano per catturare la bestia e del loro fallimento, fino al ferimento di Clio e alla morte del loro compagno. E nella locanda, come Gvin ed i suoi scagnozzi, tutti i presenti si convinsero così che il cavaliere appena giunto fosse realmente il famigerato mercenario. Compreso il locandiere. Infatti l'uomo servì altro cibo a quel tavolo, innaffiando il tutto col miglior vino della casa. “Siete stati avventati...” mormorò Guisgard “... cercare di stanare la bestia esponendo lei in prima persona...” guardando poi Clio. “Il piano però ha funzionato, almeno in parte...” disse Porturos “... almeno siamo riusciti ad attirare quel dannato animale...” “Ci sono due tipi che continuano a guardare da questa parte...” fece Ertosis “Ah, quasi me ne dimenticavo...” mormorò Guisgard “... sono i miei due compagni... ragazzi, venite qui...” chiamando Astus e Mime “... vi presento Astus e Mime...” indicando alla compagnia i due nuovi arrivati “... prendete pure posto fra noi... li ho assoldati pochi giorni fa...” continuando a recitare il suo ruolo. “Eh, ci voleva un bel bicchierino!” Esclamò Mime. “Ma non esagerare, vecchia spugna!” Fissandolo Astus. I due naturalmente avevano assistito a tutta la scena, comprendendo perfettamente l'escamotage utilizzato da Guisgard. In quel momento si avvicinò al loro tavolo il locandiere. “Signore...” fissando Guisgard “... è ormai tardi e ho udito che avete cavalcato a lungo... e dunque, visto l'onore di avervi, con vostra moglie ed i vostri uomini, ospiti nella mia modesta locanda, mi sono permesso di liberare per voi la mia migliore camera...” “Avete anche una camera migliore in questo posto?” Ironico Guisgard. “In verità, signore...” fece il locandiere “... mi sono permesso, naturalmente d'accordo con mia moglie, di offrirvi la nostra camera... vi assicuro che è la più confortevole di tutta la locanda... e spero mi farete l'onore di accettare, signore...” “Hai sentito, mia bella sirena?” Rivolgendosi Guisgard a Clio. “Sembra che avremo la migliore suite di questo posto!” Rise appena. “Non trovate anche voi che la mia bella moglie abbia gli occhi dello stesso colore del mare all'albeggiare? E diventano ancor più trasparenti alla tenue luce di una candela... capite cosa voglio dire, vero?” Tornando a guardare il locandiere, per poi ridere, seguito subito da Astus, Porturos, Borel e Mime. Il locandiere annuì compiaciuto. “E sia...” annuì il cavaliere “... ho galoppato per troppo tempo e non mi va di rifiutare un letto morbido stanotte.” “Ne sono onorato, signore!” Entusiasta il locandiere. Così, poco dopo, ognuno di loro raggiunse la propria camera. La stanza poi che doveva ospitare i due falsi coniugi era davvero confortevole, proprio come aveva assicurato il locandiere. “Beh, non possiamo certo lamentarci...” guardandosi intorno Guisgard appena rimasto solo con Clio in quella camera “... sembra davvero un confortevole ed intimo rifugio d'amore, mia cara...” sorrise “... ah, già... immagino che la commedia debba interrompersi ora che siamo soli e dunque devo tornare a parlarvi col voi...” si sedette sul letto “... davvero comodo... comunque non mi dispiace venire a togliervi dai guai di tanto in tanto, sapete? Ogni volta infatti ci guadagno un bacio... mica male.” Le fece l'occhiolino. “Guàmarin... nome originale, non c'è che dire, ma dannatamente adeguato...” alzandosi dal letto e avvicinandosi a lei “... i vostri occhi sono di un colore che non si dimentica facilmente...” le sfiorò i capelli per un attimo “... avete cambiato colore ai capelli... vi stanno bene... esaltano ancor più i vostri occhi...” restò a fissarla per un lungo istante senza dire nulla, nonostante i suoi occhi dicessero molto di più. Si tolse allora il mantello e lo adagiò ai piedi del letto, facendo dopo la stessa cosa con la giubba e poi con la camicia. Prese infine uno dei due cuscini sul letto e lo posò su quei suoi vestiti a terra. “Eh, non sarò un principe ereditario” sussurrò stendendosi su quel giaciglio ai piedi del letto “ma sono pur sempre un cavalier cortese... vi auguro una buona notte, lady Guàmarin... auspicando che i vostri sogni siano più sereni dei miei...” voltandosi dall'altra parte, per evitare di guardare Clio intenta a mettersi a letto. Quel letto che lui le aveva lasciato libero. La notte trascorse così, leggera, silenziosa e incerta. Guisgard quasi non chiuse occhio, in balia com'era di pensieri e inquietudini. Pensava al suo viaggio, alla misteriosa bestia e a Clio. Verso l'albeggiare poi, quando i primi raggi schiarirono la stanza, si voltò verso il letto dove dormiva lei. E restò a fissarla fino a quando la ragazza si svegliò. ![]()
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#1688 |
Cittadino di Camelot
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Vedemmo la processione per l'Arcangelo e ci facemmo il segno della croce..."Festeggiano il Patrono della città dove siamo nati, Thomas..il nostro Patrono..che ci aiuti a uccidere quella belva".
Arrivammo a Solpacus e ci trovammo tra le bancarelle, quando avvistai il duca Gvin con alcuni suoi uomini, era adirato e gesticolava e mi avvicinai a lui.."I miei omaggi duca, vi presento mio fratello, sir Thomas Mc Gwyn..è appena tornato dalla guerra da Gerusalemme". Dopo i convenevoli saluti chiesi a Gvin il motivo del suo malcontento ed egli mi narrò i fatti della sera precedente alla locanda..non ci trovavo nulla di male visto quella donna e i suoi cavalieri, anche se mercenari, erano qui tranquillamente a Solpacus senza dare alcun fastidio ma quando mi narrò la ultima parte strabuzzai gli occhi...."Scusate...avete detto due cavalieri e un uomo con una sacca...me li descrivete, aveva gli occhi azzurri profondi quello che li capeggiava?". Gvin annuì e dalla descrizione erano proprio loro, e uno dei suoi uomini disse pure i loro nomi..Astus, Mime e il Gufo Scarlatto, marito di quella donna. Feci a Thomas l' occhiolino e il nostro tipico gesto di intesa che significava.."lascia mi faccia giustizia da me" ed egli annuì. Mi rivoltai verso il duca.."Come avete detto...ma questa è una menzogna..o è la verità e io e lady Gertrude siamo state prese in giro..questi tre uomini furono ospiti da noi a Palazzo Costanza"..gli raccontai del nostro incontro, di Mime che venne dal nulla, dei servigi e della benevolenza io e milady ebbimo per loro e di come lo portai io a Solpacus e lo aspettai invano, e prima stava cercando una locanda e io gli consigliai quella dove avevo soggiornato. Thomas si rabbuiò e mise la mano all'elsa della spada ma io gli feci, nuovamente, il gesto di intesa ma dentro di sè covava rabbia. "Bene...andiamo alla locanda allora, pensate pure a messer Older dissi che erano arrivati questi due nuovi cavalieri..i testimoni ci sono" e seguita dal duca, alcuni suoi uomini e mio fratello arrivamo alla locanda.."Non voglio disordini..ci penso da sola, ho sistemato per bene quei cavalieri che dicevano di aver ucciso la belva e ora farò con questi tre che mi hanno presa in giro". Nella locanda vi erano cavalieri e riconobbi alcuni dei mercenari e sorrisi al locandiere e alla sua famiglia e mi avvicinai al bancale, ma avevo notato Mime nella stanza. "Buona giornata a voi...volevo sapere da vostra figlia..dato ieri ha visto li ho aspettati tutto il pomeriggio e ho chiesto di loro e fui io a consigliare a loro la locanda..se ci sono i due cavalieri in locanda, Guisgard e Astus..e pure quel rigattiere..come si chiama?" dissi pensosa voltandomi poi verso lui.."Mime...ah eccovi...voi che mi avete venduto questo flauto" e lo estrassi dalla sacca. Calò il silenzio, Thomas si sedette ridendo poichè sapeva che mi sarei fatta valere eccome, come nostro padre ci aveva insegnato. Mime era silenzioso..."Mi avete forse presa in giro? Che storia è questa..ora..milord Gvin mi ha detto ciò che è successo stanotte...allora è la verità o no? Vi ho ospitati da me, a Palazzo Costanza, avete approfittato della nostra benevolenza e le vostre storie sul flauto..sul demonio" gli gettai a terra il flauto compratogli ed estrassi la spada ponendogliela sotto il mento, ovviamente non volevo ucciderlo ma volevo la verità venisse fuori "restituitemi i soldi del flauto e dite di fronte a tutti chi siete voi, Mime...un rigattiere o un mercenario? Visto il vostro capo...Guisgard o Gufo Scarlatto si è preso gioco di me e di lady Gertrude, e lo ho aspettato ieri qui tutto il giorno in questa locanda e non è mai arrivato e ho dovuto poi attraversare la foresta sola al crepuscolo rischiando pure di essere preda della belva". Thomas mi guardò annuendo..poco mi importava di Gvin, ne andava della mia dignità e mi voltai verso Mime senza togliere la spada..."Deve ancora nascere chi vorrà prendersi gioco della duchessa Altea Mc Gwyn e non sarete nè voi nè quel cavaliere da quattro soldi" e stavolta il mio tono fu duro e più alto per farmi sentire bene dal cavaliere. Mai abbassare la guardia Altea!!! ![]()
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#1689 | |
Disattivato
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Ci sedemmo a tavola e anche ragazzi ressero il gioco.
"Oh, quante storie..." Dissi, ridendo, in risposta alla preoccupazione del finto Gufo "È stata una mia idea, e comunque avevo un'intera, costosa e scomoda armatura sotto il vestito..". Avevamo convinto tutti, persino il locandiere. La camera padronale, che lusso! Sperai che la situazione non sembrasse troppo strana ai suoi compagni di viaggio, ma mi sembrarono tipi simpatici, si sedettero con noi tranquillamente. Poco dopo, raggiungemmo la camera del locandiere. Citazione:
Lo vidi posare il mantello per terra, e per un attimo pensai che fosse noncuranza, ma poi capii. Scossi il capo ridendo. "Non essere ridicolo, vuoi davvero dormire per terra?" Sospirai, togliendo gli stivali "Non dirmi che non riesci a dormire accanto ad una donna senza saltarle addosso.." Mi tolsi la giacca e la posai delicatamente sulla sedia, insieme alla cintura con spada e pugnale. Non ci eravamo cambiati dalla notte precedente, avevo ancora indosso il piccolissimo corpetto che avevo indossato per per combattere con Dort. La ferita al braccio era quasi rimarginata, quella della bestia invece mi avrebbe lasciato una bella cicatrice. Un altro pezzettino della mia collezione. Il cavaliere si era persino girato, e gliene ero grata, ma ormai riuscivo ad indossare la veste da camera senza mostrare nemmeno un lembo di pelle. Il bisogno aguzza l'ingegno. Complice la veste stessa, regalo di mio padre dopo un viaggio in oriente. Larghi e leggeri pantaloni di seta blu con motivi dorati, e un'ampia tunica che arrivava al ginocchio. Un lusso a cui non avevo voluto rinunciare, potevo sempre averla rubata. Mi buttai pesantemente sul letto, ero esausta. "Beh, fate un po' come vi pare... Buonanotte..." Fissai il soffitto "Se fate sogni peggiori dei miei, che sono pieni di morte... Vi auguro di non sognare affatto..". Per un momento il viso di Karel mi attraversò la mente. E una fitta dolorosa mi colpì in pieno. Avevo fatto di tutto per non pensare a lui, la preoccupazione mi paralizzava , e non potevo permetterlo. Chiusi gli occhi, e caddi in un sonno profondo, senza sogni. Le due notti in bianco reclamavano il loro tributo. Quando li riaprii era già mattina, e il cavaliere mi stava osservando, era rimasto sul pavimento. "Buongiorno marito mio..." Sorrisi "Comodo il pavimento?". Mi alzai a sedere, stiracchiandomi. Lanciai un'occhiata alla finestra. "Un nuovo giorno.. Io ho un'orribile bestia da ammazzare.. Ma non ho chiesto al temibile Gufo Scarlatto quali siano i suoi programmi... ". |
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#1690 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard fissò Clio mentre si svegliava.
“Eh...” disse sospirando “... invece credo di aver fatto bene a dormire qui stanotte...” sorrise appena “... per questo, immagino, la vita matrimoniale spaventa così tanto molti uomini... temono di restare a dormire per terra dopo una furibonda lite con la propria moglie... e nel mio caso” ironico “la scomodità del giaciglio è direttamente proporzionale alla bellezza della moglie che dorme nel letto...” si alzò e guardò la ragazza con quel suo abito esotico “... e da consorte posso dirti che ti preferisco con quell'abito da notte, piuttosto che con corpetto e corazza...” notò il braccio ferito “... a meno che stanotte non abbia tentato di abusare delle tue grazie, cosa che escludo altrimenti lo rammenterei, immagino che questa ferita risalga alla scorsa notte, dopo quel vostro incontro ravvicinato con la bestia...” le sfiorò il braccio e poi la cicatrice con le dita “... un giorno forse capirò perchè una bella ragazza come te metta in questo modo a repentaglio la sua vita...” si avvicinò alla finestra e guardò fuori, verso i monti “... ho sentito molto parlare di questa bestia... ho sentito in verità molte cose, forse troppe... ma l'unica cosa certa è che va stanata e abbattuta...” si voltò a fissare Clio “... anche io voglio uccidere quell'animale... e so che se anche ti dicessi di desistere tu non mi ascolteresti...” sorrise ancora “... un po' ormai ti conosco... un poeta una volta ha detto che il modo migliore per conoscere una donna è baciarla...” le fece l'occhiolino “... dunque sono quasi un esperto...” si rimise la camicia e poi la giubba “... cosa desidera mangiare la mia bellissima e sensuale moglie stamani?” Raccogliendo da terra il suo mantello. “Visto che non posso evitare che tu ti esponga a rischi e pericoli, mi consolerò almeno viziandoti.” La fissò negli occhi divertito. “E mentre faremo colazione cercheremo di ideare un nuovo piano contro la bestia.”
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Romanzo I pilastri della terra (Ken Follett) | Hastatus77 | Libri | 24 | 19-03-2011 16.02.55 |
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