16-01-2013, 17.05.35 | #1691 |
Cittadino di Camelot
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Fhael mi colse di sorpresa portandomi fuori dalla sala e chiedendomi di andarmene dalla festa.
Voleva farmi una proposta speciale ma a me non importava della cornice in cui essa veniva fatta, di fronzoli o robe simili. Ciò nonostante capii che per Fhael era importante perciò acconsentii. Prima però chiamai una servitrice alla quale riferii un messaggio per il colonnello, non volevo che si preoccupasse nel non vederci. Uscimmo a cavallo e ci dirigemmo verso la barca che ci avrebbe portato all'isola. Al nostro arrivo l'equipaggio, composto tutto da indigeni, ci salutò calorosamente e in poco tempo sbarcammo su una magnifica spiaggia.
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16-01-2013, 17.58.08 | #1692 |
Disattivato
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Mi si strinse il cuore nell'udire quelle parole.
Tornare a Las Baias.. Oh, Guerenaiz... Come potevo dirgli che il mio posto ora era lì, su quell'isola sperduta, lontana dalla civiltà. Ma non potevo nemmeno illudere quegli occhi che mi guardavano illuminati da una luce che non conoscevo. Così, annuii soltanto, cercando di pensare ad una cosa alla volta. Lo aiutai a bendare la ferita con un lampo della camicia per cercare di fermare il sangue, poi gli offrii il mio appoggio per rialzarsi. "..forza, aggrappati a me.." Dissi dolcemente "..da bravo.." Cercando di nascondere in un sorriso la tristezza che mi attanagliava. Lo avevo appena ritrovato, e sapevo che avrei dovuto lasciarlo andare via. Mi strinsi impercettibilmente a lui mentre si rialzava come per trattenerlo. "..povero caro..." Dissi quando ci rialzammo e mi ritrovai gli occhi nei suoi ".. Quante disavventure a causa mia.." Scossi la testa, tentando di respingere le lacrime ".. Voglio sapere ogni cosa.. Appena saremo in salvo, sull'isola mi racconterai tutto.. E lo stesso farò io.. Ci sono molte cose che devi sapere su Las Baias..". Non sapevo spiegare il mio stato d'animo. Volevo solo che vivesse, mi dicevo, ma sapevo bene che quando si sarebbe allontanato da me, avrebbe portato con sé una parte di me stessa, quella parte che dicevo abbandonare, che dovevo dimenticare. E quella consapevolezza mi gettava in uno sconforto così grande, che dovetti ricorrere a tutta la mia forza d'animo per celarlo dietro il mio sorriso. Potresti andare con lui... No, non volevo nemmeno ascoltare la flebile voce che tentava di farsi strada dentro di me. Ci muovemmo verso la stiva, lentamente. Lì, come aveva prefetto Guerenaiz trovammo i barili di pece. "..forza.." Dissi sforzandomi di sorridere "... Liberiamoci di questa nave una volta per tutte.. Non credo che ne sentiremo la mancanza..". |
16-01-2013, 19.37.02 | #1693 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Così, Clio e Gurenaiz versarono ovunque la pece di quei barili, per poi dare fuoco alla stiva dell'Antigua Maria.
Presero il sestante, le carte nautiche e infine calarono in acqua una delle lance. Poco dopo raggiunsero la spiaggia dell'Isola del Fungo, mentre il galeone di Giuff andava alla deriva avvolto dalle fiamme. “Brucia...” disse Gurenaiz guardando la nave “... brucia insieme a tutti i tuoi demoni ed a tutti i tuoi delitti...” Scese poi dalla lancia, tenendosi a Clio. Ma la stanchezza e il dolore causatogli dalla ferita lo fecero cadere, portandosi Clio con sé. La sabbia era ancora calda sebbene la sera fosse ormai giunta. Le prime stelle, nonostante la foschia, già illuminavano l'orizzonte. “E' stata una brutta storia...” cominciò a raccontare Gurenaiz “... siamo giunti in queste acque e poi abbiamo navigato verso Settentrione... Giuff voleva trovare l'isola del tesoro... girammo per giorni senza vedere nulla... fino a quando fummo sorpresi da una tempesta... qualcuno allora giurò di aver visto un'isola all'orizzonte, ma era impossibile... le carte non indicavano nulla... e forse questo rese Giuff pazzo... quel maledetto fece calare una lancia e si diresse verso quel miraggio, minacciando di uccidere tutti quelli decisi a seguirlo... dopo un solo giorno il caos già era sorto a bordo... ci fu un ammutinamento e scoppiarono tafferugli... Boyuke prese il comando e cominciò ad uccidere tutti quelli contrari... fu una strage... tutti erano contro tutti... la ricerca di quel maledetto tesoro aveva reso pazzo l'intero equipaggio... anche l'Antigua Maria era fuori controllo, senza più nessuna rotta da seguire... lo scontro a bordo continuò, fino a quando restammo solo io e Boyuke... gli Alisei intanto avevano spinto la nave fin qui... poi sei arrivata tu...” si voltò a fissare Clio. Erano vicini, ritrovandosi abbracciati senza neanche accorgersene. “Durante questo viaggio” sorridendo alla ragazza “ho visto molte terre e molte isole... erano tutte bellissime, magiche... e ognuna di esse offriva ad un uomo la possibilità di viverci... ma in tutte quelle isole mancavi tu... ed io ho promesso di donarti un'isola su cui essere una principessa, ricordi?”
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16-01-2013, 19.47.00 | #1694 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Giunti sull'isola, Cheyenne e Fhael furono accolti da indigeni entusiasti, che li condussero poi in un villaggio festante.
I due futuri sposi, trattati come veri re e regina, furono coperti da diademi e collane di fiori. Furono poi offerti loro latte di cocco e frutti esotici. “Cheyenne...” disse il portoghese prendendo le mani della ragazza “... nella lingua di questi indigeni ullapamalà significa una cosa sola, un'unica essenza... ullapamalà non possono esserlo i genitori con i propri figli, o i fratelli con le loro sorelle... perchè l'amore di un genitore per il proprio figlio, o quello di un fratello o di una sorella per il proprio fratello o la propria sorella non è paragonabile all'amore vero, quello che unisce per sempre un marito a sua moglie... solo l'amore vero, infatti, può rendere due esseri un'unica cosa... ed io voglio che tu sia una cosa sola con me... che tu sia il mio oggi e il mio domani, i miei giorni e le mie notti, la mia sorte e tutti i miei sogni... Cheyenne, vuoi essere tutto questo per me?”
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16-01-2013, 20.43.06 | #1695 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Cavaliere25 ritornò in cucina e trovò ad aspettarlo il cuoco.
“Eccoti.” Disse. “”ma dove eri finito? Già stanco di pelare patate?” Sull'Isola Perduta, si era riportato alla luce il leggendario tesoro di Capitan Lanzaras. Guisgard annuì a quelle parole di Talia ed aprì il misterioso forziere. Si trattava di un grosso baule di legno, corroso dall'umidità e dai tarli, cerchiato di ferro ormai arrugginito. E aperto il forziere, tutti e tre rimasero abbagliati. Era un bagliore formato da mille e più riflessi. Uno sfolgorio quasi paragonabile al luccichio sfavillante delle stelle in una fredda e limpida notte d'Inverno. Davanti a Guisgard, a Talia e a Giuff si aprì un mondo fatto di risplendenti Fiorini che brillavano di aurei finimenti e magnifici Dobloni dai riflessi fulvi. E tra essi si vedevano pietre di ogni genere, colore e dimensione, come diamanti, zaffiri, smeraldi, rubini e perle. E ancora emergevano tra questa magnificenza anelli di oro giallo e rosso, bracciali d'argento, coralli intarsiati, avori bianchissimi e gioielli di ogni tipo, con incastonate pietre e pepite superbamente lavorate. E nel vedere quello spettacolo, Giuff lanciò un grido di compiacimento, per poi fissare come un posseduto quel tesoro. “Ora...” disse senza distogliere lo sguardo da quella fortuna “... ora allontanati... allontanati dal mio tesoro!” Guisgard allora si allontanò di qualche passo, tenendo gli occhi sempre su Talia, che ancora era in mano al Gufo Nero. Questi si avvicinò al forziere e cominciò a ridere come un demente. E rideva sempre più forte. Si chinò poi sul tesoro, tirandosi quasi Talia dietro. Affondò allora la mano libera nel contenuto del forziere, cominciando a stringere manciate di quei Fiorini, quei Dobloni, quelle pietre e quei gioielli. Si lasciava scivolare tutto quel luccichio fra le dita, che come grandine ricadeva poi nel forziere, tra tintinni di mille suoni e riflessi meravigliosi. “Sono ricco!” Cominciò a gridare. “Sono ricco! Ricco! Ricco!” E di nuovo quella sua assurda risata. “Ho vinto la maledizione di Lanzaras e dei suoi spettri! Ho vinto il demonio! Ho vinto contro tutto e sono il padrone del mondo!” E rise ancora. Prese l'ennesima manciata di monete, pietre e gioielli e di nuovo la lasciò poi scivolare via, mentre con le dita serrate quasi voleva sentirne l'essenza. Ma quando la sua mano fu vuota, si accorse che il palmo era rossastro. E si tingeva sempre di più. Vide allora qualcosa rimasto fra le sue dita. Era uno scorpione schiacciato. In un attimo la sua mano fu completamente avvolta dal sangue. Il suo stesso sangue. “Maledetto scorpione...” buttando via lo scorpione morto. “Era uno scorpione rosso...” fece Guisgard “... è velenoso... sei spacciato...” “Sta zitto!” Gridò Giuff. “Ti piacerebbe, vero? Vorresti vedermi morto per prenderti il mio tesoro! Ma io invece non morirò! E' solo una sciocca puntura! Ho perso del sangue e il veleno non è penetrato!” “Il veleno è già in circolo.” Fissandolo Guisgard. “Stai perdendo sangue a causa dell'infezione.” “Sta zitto!” Con rabbia il Gufo Nero. Ma i suoi occhi erano ormai rossi e la bava colava dalla sua bocca. All'improvviso cominciò ad urlare per il dolore. Spinse allora a terra Talia e iniziò a correre verso la spiaggia. “Acqua!” Delirava Giuff. “Sto andando a fuoco! Acqua! Acqua!” E svanì nella boscaglia. “Talia, come stai?” Lanciandosi Guisgard verso la ragazza. E accortosi che stava bene, strinse Talia a sé, in un abbraccio liberatorio. Mentre a pochi passi da loro risplendeva ancora tutta quella fortuna racchiusa nel forziere.
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16-01-2013, 20.51.12 | #1696 |
Cittadino di Camelot
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ehm no però c'è un problema pultroppo non volevo dirglielo ma voglio essere onesto pultroppo il pappagallo se fregato due patate lo rincorso ma me scappato mi dispiace davvero tanto so che mi aveva detto che non dovevano andate perse neanche una ma mi prendo io tutta la responsabilità per il fatto accaduto e restai immobile e in silenzio ad aspettare una risposta
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fabrizio |
17-01-2013, 00.07.55 | #1697 |
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Fhael mi parlò di ciò che per lui significava amore mentre una miriade di stelle splendeva nel buio della notte e talvolta una di esse si staccava dal suo punto per percorrere velocemente la volta celeste lasciando dietro di se una scia di luce.
Potevo avvertire la magia dell'evento nell'aria, ne avvertito il profumo inebriante. All'inizio del mio viaggio, nel lasciare la Scandinavia e con essa la schiavitù, speravo in un futuro migliore ma non ero certo arrivata a pensare di ricevere dalla vita così tanto: un uomo che mi aveva accettata come nipote e che mi aveva accolta nella sua casa riempiendomi di attenzioni ed affetto e soprattutto donandomi un magnifico destriero divenuto ormai un caro amico, ma ciò che non avevo minimamente sperato di poter avere era un uomo che mi amasse per quello che ero dentro, non dando peso al mio passato, alla mia pelle... Quella sera non potevo che sorridere alla vita e ringraziare gli dei per essersi dimostrati così benevoli con me nel donarmi così tanto. Naturalmente risposi di si alla splendida proposta di Fhael. Proseguimmo i festeggiamenti sull'isola fino a notte inoltrata. Al termine di essa un indigeno, poiché la marea era bassa e non si poteva usare la barca, ci condusse ad una grossa capanna, ci fece entrare e poi se ne andò chiudendo la porta. L'interno non era certo quello di un palazzo ma ogni cosa era stata posizionata con un certo gusto e ordine da rendere il tutto molto gradevole. Il piccolo ingresso portava ad una sorta di salotto sulla destra e ad una camera sulla sinistra. Stanchi per la giornata vi entrammo.
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17-01-2013, 00.26.37 | #1698 |
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Cademmo sulla sabbia, mentre l'Antigua Maria, in fiamme, andava alla deriva.
Ascoltai il racconto di Guerenaiz abbracciata a lui, rifrugandomi nella spalla che non sanguinava. Tuttavia, quando nominò l'isola mi alzai di scatto a sedere. "..Anche tu con questa storia? Lasciami indovinare, un'isola paradisiaca dove tutti vivono in pace e se ne infischiano dei problemi del mondo.. " proruppi, all'improvviso ".. credi che io possa rinchiudermi in un isola mentre il mondo va avanti, senza sapere nulla di ciò che accade nella mia terra, sapendo che i pirati devastano queste acque e uomini malvagi governano queste terre?" la mia voce era isterica, spezzata dal pianto, sentivo le lacrime scorrermi copiose sul viso, sentivo i singhiozzi scuotermi il petto. Nel vedere gli occhi sgranati di Guerenaiz, però, mi resi conto che non erano rivolte a lui quelle parole. ".. Non posso, non posso.." continuai. Non ero in grado di spiegare nemmeno a me stessa a che cosa mi riferissi con quelle parole. Smisi di parlare, mi presi il viso tra le mani e piansi, incapace di trattenermi ancora. Piangevo perchè ora che Guerenaiz era in salvo dovevo tornare da John, lo stesso John che avevo cercato in lungo e in largo che ora mi appariva lontano. Piangevo perchè la vita insieme all'uomo che amavo mi appariva come una prigione, e non come quella che avevo sempre sognato, e mi odiavo per questo. Piangevo perchè una voce dentro di me non voleva tornare indietro. Non so come, riuscii a calmarmi. Mi voltai verso il capitano olandese e sorrisi, debolmente, tra le lacrime. "..Perdonami.." dissi titubante "...tu.. no.. tu non c'entri.. mi dispiace.. non volevo reagire così.. non avrei dovuto.." tornando a cercare rifugio tra le sue braccia. Alzai lo sguardo verso di lui ".. Ma una cosa è vera, Guerenaiz, il tuo posto non è su un isola sperduta.. avevi una missione... non l'ho dimenticato.. Davvero ti lasceresti tutto questo alle spalle?" Ma prima che potesse rispondere, la stanchezza e la debolezza del pianto aprirono in me la strada a quella voce, la più ribelle e impertinente, che fino a quel momento ero riuscita a soffocare. Lo guardai ancora, alzandomi quasi a sedere, perchè riuscisse a vedere il mio viso nell'oscurità, il mio sguardo era gelido e impassibile, la mia voce ferma. "dimmi, ti prego, tu che conosci queste acque.. " fissandolo negli occhi ".. se fossimo sperduti in quest'isola, e non avessimo la lancia.. non sarebbe poi così difficile tornare indietro.. o, quantomeno, mandare un messaggo... o sbaglio?" sorrisi, beffarda ".. a maggior ragione se potessimo contare sulla totale disponibilità e amicizia degli indigeni del posto...". La verità era che quelle parole, ancora non mi davano pace. La verità, era che, fin da quando ero partita speravo di trovare John in catene, prigioniero o senza memoria. Perchè l'idea che avesse deciso, deliberatamente, di starmi lontano era un peso troppo grande da portare per una vita intera. |
17-01-2013, 01.02.51 | #1699 |
Cittadino di Camelot
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Accadde tutto troppo in fretta...
Guisgard aprì il forziere e davanti ai nostri occhi apparve tutta quella meraviglia, e Giuff perse la testa. La sua mano tremava, così come la voce... sentivo il ferro della pistola sfiorarmi la pelle e rabbrividivo... i miei occhi erano fissi su Guisgard, ma non avevo il coraggio di muovermi, quasi non avevo il coraggio di respirare... Giuff mi strattonò con forza verso il tesoro... ma presto ritrasse la mano, punto da quello scorpione. Mi spinse, allora, gettandomi a terra... gridai... ma lo spavento durò solo un attimo ancora, poi finalmente mi ritrovai tra le braccia di Guisgard... "Bene..." risposi alla sua domanda "Sto bene!" Poi i miei occhi tornarono ad incrociare i suoi ed io sorrisi, abbracciandolo forte... "Stringimi!" mormorai.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
17-01-2013, 01.33.19 | #1700 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Tutto sembrava perfetto.
I festeggiamenti durarono per tutta la sera, poi Cheyenne e Fhael furono condotti in una capanna preparata appositamente per loro. Qui i due furono uniti in matrimonio secondo la ritualità di quegli indigeni, divenendo così marito e moglie. Fhael illustrò poi a Cheyenne tutti i suoi progetti per il futuro. Si sarebbero stabiliti su quell'isola e lì il portoghese avrebbe poi realizzato il suo sogno di fondare un albergo affiancato da un grande emporio, sfruttando così tutte le conoscenze che negli anni lui aveva raccolto nei suoi viaggi. Quell'isola sarebbe stato il cuore della loro nuova vita.
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