18-05-2018, 02.25.52 | #1721 |
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Persi il controllo del tempo, impegnata ad osservare il corpo di Reddas.
Rimasi ferma ad osservarlo penzolare, guardai alcuni uccelli che vi ci si posavano sopra, beccandone alcune parti. “ È già l’ora di pranzo?” Domandai stupita quando venni raggiunta da Silvia. La seguii e mi cambiai, indossando un abito scuro, probabilmente non il più adatto per un pranzo ma non mi importava. Volevo solo quel colore nero brillante sulla mia pelle. Allora raggiunsi il salone, notando di essere effettivamente affamata. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
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18-05-2018, 02.41.32 | #1722 |
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Nikolaj rise guardando Gwen.
“Aspetta...” disse Elv “... aspetta... risolviamola tra noi... io e te...” “Perchè dovrei, sciocco?” “Se sei forte come dici avrai in breve la meglio, no?” Elv. “Poi potrai finire il tuo lavoro.” “Cosa intendi?” “Ti sfido a duello...” fissandolo Elv “... io e te... da soli...” Silvia aiutò Dacey a prepararsi. Raggiunsero poi insieme il salone per il pranzo. Qui tutto era pronto, col il Maresciallo, Fagianus ed il barone che attendevano la ragazza. Nel vederla entrare subito gli occhi di Minsk la catturarono, guardandola per tutto il tempo che lei giungesse a tavola. “Sempre incantevole, madama...” disse il barone baciandole la mano. “Direi di cominciare con un brindisi...” il Maresciallo “... alla morte di quel cane di Reddas!” “No, brindiamo alla bellezza, non alla morte...” fece il barone “... brindiamo piuttosto a lady Dacey... fiore di Monsperone...” alzando il calice e guardando la ragazza con insistenza.
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18-05-2018, 02.47.00 | #1723 |
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No.
No, Elv stava sbagliando tutto, no. Perché non lo aveva attaccato alle spalle così da permettermi di finirlo? A duello, poi. Nikolaj, da nobile, aveva ricevuto un'educazione in merito, ma Elv? "La questione riguarda tutti"mi intromisi io "E se Nikolaj è convinto di poterci far fuori tutti insieme, non vedo perchè togliergli il piacere. No?" guardandolo con aria di sfida. Speravo di poter evitare il duello in questo modo, perché potevamo farcela se collaboravamo, ma dovevamo essere coesi e compatti. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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18-05-2018, 02.52.27 | #1724 |
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C’era qualcosa di inspiegabile ma meraviglioso nell’essere osservati così intensamente dall’uomo che si ama e che ti ama.
Lo sperimentavo per la prima volta grazie a Lui e mi sembrava che ogni altro sguardo ricevuto prima d’ora, da chiunque, non avesse il minimo valore. Sentirmi guardata da lui, esplorata nelle espressioni del mio viso e nelle forme del mio corpo testimoniava la voglia che lui aveva di me, sempre famelico e appassionato. Ed io, nel guardarlo a mia volta, svelavo la mia voglia di saziare la sua fame. Era un costante scambio di sguardi, un parlare silenzioso che ci legava anche in presenza di altre persone, che divenivano piccole, insignificanti a confronto di Lui e dei suoi occhi magnetici. Raggiunsi il tavolo, ogni mio passo sotto il vigile controllo del Barone, ed andai a sedere proprio accanto a lui. Solo allora, avendolo vicino, ritrovai il pezzo di anima che mi mancava, quello che stava legato a doppio filo con l’anima di Minsk. “ Si, un brindisi!” Con voce allegra, prendendo subito il calice e levandolo in alto. Brindare alla morte di qualcuno, poteva apparire macabro ma non potevo certo dirlo io che ero rimasta a lungo ad osservare il morto. Tuttavia il Barone corresse mio fratello, proponendo di brindare a qualcosa di più bello e vitale. A me, alla mia bellezza. Quella sua dedica mi fece ribollire il sangue nelle vene e dovetti appellarmi al mio più forte autocontrollo per impedirmi di baciarlo lì, dinanzi a tutti. “ Siete sempre così galante con me, non posso che ritenermi una donna fortunata per aver catturato il vostro sguardo.” Sapevo che mio fratello sarebbe rimasto estremamente compiaciuto, povero sciocco, non aveva compreso che il legame tra me e il Barone andava ben al di là delle sue subdole manovre politiche, che andava al di là del potere e delle alleanze famigliari. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
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18-05-2018, 03.11.16 | #1725 |
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Tra corpi sudati, gemiti incontrollati, grida di piacere, l'odore delle lenzuola bagnate, il letto diventato ardente.
Poi la foga di lui nel possederla, l'avidità di lei nel volerne sempre di più. E in quell'amplesso amorale, perduto, lascivo e depravato, quel bacio. Preceduto da quelle parole. Parole d'amore. I due si baciarono, senza smettere di possedersi, di godere, di penetrare l'uno nell'altra. Caddero fra le lenzuola abbracciati, continuando quella danza di corpi arroventati. Si baciavano, si toccavano ovunque. Più e più volte. “Ti amo...” disse baciandola lui. Ed infaticabile continuava a farla godere, a soddisfarla. A lungo continuarono, senza pudore e senza preoccuparsi del mondo fuori da quella camera. E così, insieme, raggiunsero il piacere più alto. Un orgasmo unico, profondo, travolgente, totale. Le loro mani si strinsero, le dita si intrecciarono. Gemettero insieme, ansimando forte. Aegos la baciò per impedirle di gridare. Ma Lys avrebbe voluto gridare forte, con tutta l'anima. Alla fine, stravolti, persi, caddero addormentati in un rilassante abbraccio. “No, potrebbe ucciderci tutti e tre.” Disse Elv a Gwen. “Non è più un semplice vampiro.” “Esatto.” Ridendo Nikolaj. “E lo dimostrerò...” allora soffiò su di loro. Un attimo dopo persero i sensi e fu solo buio. Il brindisi ed il vino finì nei loro calici. Poi cominciò il pranzo. Dacey sentiva lo sguardo di Minsk su di lei. Su ogni piega del suo corpo, su ogni fattezza del suo viso. Uno sguardo insistente, caldo, virile, profondo. Uno sguardo che sembrava volerla spogliare all'istante, strappandole ogni parte di quell'abito, metterla sul tavolo e farla impazzire, perdere, stravolgere. Il Maresciallo chiacchierava di politica, di tasse e del suo odio per i chierici. Fagianus annuiva, proponeva, sottolineava, ideava. Mangiavano e parlavano, col barone che a cadenza quasi regolare interveniva. Il suo sguardo però non lasciava mai Dacey. “Immagino” disse ad un tratto Minsk “che lady Dacey trovi noiosa questa discussione. Direi dunque di coinvolgerla... parlateci di come avete trovato Monsperone. Vi piace? Vi ispira? Vi trovate come fosse casa vostra, madama?” Guardandola con un sorriso.
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18-05-2018, 03.17.11 | #1726 |
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Non ebbi il tempo di oppormi e rispondere che persi i sensi.
Era dunque così che finiva la mia esistenza sulla terra, dopo mille lunghi anni? Buffo, era proprio vero che la vita poteva andarsene in un soffio... Riuscivo anche ad essere sarcastica, strano visto che ormai stavo salutando la mia esistenza. Avevo comunque la consapevolezza di aver vissuto, amato, amavo Elv più di quanto si potrebbe mai amare al mondo e quel era un bel pensiero per andare via. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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18-05-2018, 03.25.05 | #1727 |
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Pian piano Gwen aprì gli occhi.
Era seduta su una sedia nel salone della torre, ben legata con una catena d'argento, probabilmente incantata e quindi indistruttibile. Accanto a lei ancora svenuti stavano Elv ed Ivan, anch'essi legati.
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18-05-2018, 03.29.00 | #1728 |
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Aprii gli occhi con stupore.
Ero viva? Molto strano. Ed ero legata ad una sedia, con una catena presumibilmente d'argento. A questo avremmo pensato dopo. Intanto, Ivan ed Elv erano ancora senza sensi e anche loro erano legati. Dove accidenti era quel bastardo? Cosa stava architettando? Oh, solo uno di noi due sarebbe uscito vivo da questa guerra. E di sicuro non sarebbe stato lui. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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18-05-2018, 04.03.45 | #1729 |
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I nostri corpi uniti l'uno all'altra, in quell'amplesso che bruciava i nostri corpi e intrecciava le nostre anime.
Sentivo il cuore accelerare, lo sguardo perdersi nei suoi occhi, le braccia che lo cercavano, lo stringevano, lo volevano disperatamente. Era meraviglioso, era tutto incredibilmente meraviglioso. Lo sentivo in me, sentivo quelle spinte così vigorose, quell'eccitazione folle. Mi beavo dei suoi gemiti, erano la cosa più bella che avessi mai sentito, non ne avevo mai abbastanza. Ero come in uno stato di trance, come sospesa in un limbo meraviglioso dove esisteva solo il piacere, il nostro piacere, solo noi. Solo noi... Quella stanza era il nostro mondo, e tutto il resto non importava, esisteva solo quella viriltà che mi violava con forza e passione, quelle labbra che cercavano disperatamente le mie, per incatenarle in un gioco senza fine dove morivamo e rinascevamo insieme. Solo noi... Poi quelle parole, così belle, così speciali, così nuove per me. Il mio volto era luminoso come mai lo era stato fino a quel momento. "Oh Aegos.." sussurrai, baciandolo ancora, e strignendolo a me. Era meraviglioso, incredibilmente meraviglioso. Ci girammo, e rigirammo, il piacere era semrpe più intenso, e noi eravamo sempre più uniti, sempre più stretti in quell'abbraccio che ora era tutto il nostro mondo. Sentii poi il mio corpo esplodere, mi aggrappai a lui, facendogli segno con gli occhi che ero lì, che ci ero vicina, che stavo per arrivare al culnine, che stavo morendo e volevo farlo sulle sue labbra. Allora e solo allora lui si lasciò andare, in quel modo che adoravo, con quelle parole che annunciavano il suo orgasmo che divennero in quel preciso istante le mie preferite. E poi lo sentii, esplose con me, fissandomi negli occhi, abbracciati e stretti. Sentire quei gemiti forti, incontrollati era meraviglioso. Ma poi lui mi baciò, per impedirmi di gridare, e io riversai in quel bacio tutta l'eccitazione, la voglia e tutto ciò che non potevo spiegare. Finchè poi, sfiniti, non cademmo sul letto, stretti in quell'abbraccio che racchiudeva ormai tutto il nostro mondo. Un'altra cosa nuova, nuova e bellissima per me. Lì, stretta in quell'abbraccio meraviglioso, con la testa che poggiava sulla sua spalla, le braccia intorno al corpo, provavo qualcosa di unico, di magico, di incredibile. Qualcosa che credevo non mi sarebbe mai stato concesso. Perchè io.. io.. beh, ero io. Alzai lo sguardo per vedere Aegos che cadeva addormentato accanto a me. Dovevo dirglielo, dovevo dirgli la verità, anche se magari sarebbe scappato. Non mi importava, in quel momento non mi importava di niente che non fosse lui. Non volevo scappasse, certo, ma nemmeno farlo vivere in una bugia. Mi sporsi verso di lui, lo baciai dolcemente, e mi abbandonai in quell'abbraccio che cullò tutti i miei sogni. Provavo qualcosa di nuovo nel mio cuore, una sensazione strana ma bellissima, che custodivo gelosamente, di cui assaporavo ogni battito. Ero felice, felice come non ero mai stata in vita mia. E sua, immensamente sua. |
18-05-2018, 17.04.09 | #1730 |
Cittadino di Camelot
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I discorsi degli uomini.
Così mio padre, e mio fratello dopo di lui, definivano le conversazioni, a pranzo e a cena, tra gentiluomini . Discorsi dunque a cui non ero mai stata ammessa. Tuttavia ascoltavo, sempre, fin da bambina ascoltavo e incameravo ogni informazione utile. Ma quel giorno invece neanche le mie orecchie sembravano voler partecipare ai discorsi da uomini. Nella mia testa non entrava alcun suono, tutto il mio corpo era concentrato solo e soltanto sul Barone, e il suo sguardo. Il suo solito sguardo famelico, che mi faceva morire dentro per poi rinascere un istante dopo, quello sguardo così audace come l’uomo che lo lanciava, quello sguardo che portava dritto alla perdizione. Ah, se solo fossimo stati soli, anche in quella sala da pranzo, ignorando il pudore per lasciarci andare al desiderio dei sensi. Quando mi sentii interpellare rimasi per un istante basita, sbattendo le mie lunghe ciglia e voltandomi quindi a guardare tutti e tre gli uomini a tavola. Posai le posate con cui distrattamente stavo tagliando della carne. La mia opinione, qualcosa che difficilmente qualcuno chiedeva proprio a me. Questo dimostrava ancora una volta quanto di speciale ci fosse nel Barone. Dimostrava di accettare ciò che gli avevo detto fin da subito, non volevo essere una donna sottomessa al proprio marito ma essere alla pari, perché insieme saremo stati più forti in quel mondo. “ In realtà il silenzio non nasce dal disinteresse quanto dal mio interesse per l’ascolto. Qual è la mia opinione?” Feci una piccola pausa, volevo godermi l’attenzione di tutti i presenti rivolta soltanto su di me. “ Ormai considero Monsperone come casa mia e come tale penso sia sempre necessario abbellirla, migliorarla, renderla più vivibile e produttiva. Ritengo che sia necessaria una seria politica che disciplini il lavoro nei campi, con una fiscalità sul raccolto proporzionale alla reale disponibilità annuale delle messi. La gente sta bene e non protesta quando ha la pancia piena quindi togliere loro la maggior parte del raccolto anche in periodi di magra, aumenta i malumori e porta alla bassa delinquenza con furti e bracconaggio. In generale penso che limitarsi a reprimere senza risolvere il problema scatenante alla radice sia un modo miope di governare, perché è vero che il popolo obbedisce al padrone che teme ma lo fa ancora più volentieri con il padrone che ama. Questo è ciò che penso.” Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
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