19-05-2018, 15.08.12 | #1771 |
Cittadino di Camelot
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Lentamente i bianchi seni si scoprirono e Lui si beava del loro sapore e morbidezza baciandoli con foga, passione e desiderio; il mio corpo, il cuore e l'anima fremevano. Ascoltai le sue parole in quella foga di passione.
"Sai.." dissi con voce rotta.. "Essere tua è l' unico desiderio mio.. Si, siamo dannati in questo amore ma io non sto commettendo adulterio ma coloro che hanno scelto della mia vita. E ora sto scegliendo io.. E quella scelta porta il tuo nome.. Ti seguirei ovunque". Vi è quel filo invisibile che unisce due persone, così misterioso che li porta a scegliersi e poi continua fino alla eternità e nuova vita.. Noi due eravamo quei pochi unici fortunati ad essere legati da quel filo. Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
20-05-2018, 00.05.56 | #1772 |
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La leggenda della Pieve di Monsperone
“Certo, mio signore, siete troppo buono con me...” Sussurro, in un sospiro doloroso.
Ascoltavo il mio signore parlare con la testa bassa. Non l’avevo mai fatto, non l’avevo mai deluso prima di allora, in vent’anni. Ero sempre stata fedele, efficiente, una macchina da guerra. Stavolta no... stavolta avevo completamente dimenticato la missione, il mio posto, la mia stessa natura. Ma quel che era peggio era il fatto che nemmeno mi importava. Avevo deluso il mio signore ma la cosa non mi toccava, nè mi preoccupava. Erano altre le cose che mi preoccupavano. Altri i miei pensieri. O meglio.. c’era un solo, unico pensiero che mi tormentava. Un nome, il suo. Aegos... Com’era possibile una cosa del genere? Come potevo io essere lì, davanti al mio signore infuriato e pensare ad altro? Giorni fa avrei fatto qualunque cosa pur di arrivare a questo punto, il mio padrone mi chiamava a sè, mi voleva nella sua dimora, nel suo letto, nel suo abbraccio. Ma ora, la cosa non mi importava più, non mi importava per niente. Riuscivo a pensare solo a lui, ai suoi occhioni blu, al suo sorriso beffardo, al modo in cui mi aveva presa, a quelle parole di amore disperato e folle. Com’era possibile? Era accaduto senza che me ne accorgessi, e come avrei potuto, dopotutto? Non avevo mai cercato l’amore, era solo una cosa da ragazzine sciocche a cui serve una scusa per concedersi qualche attimo di piacere. A me non serve l’amore, non ho bisogno dell’amore... questo ho sempre pensato. E poi, chi mai sarebbe stato così folle da innamorarsi di me? Nemmeno esistevo in un certo qual modo. Ero solo una metà, quella metà nascosta è subdola che tutti si portano dentro. Io no, io sono qui, vivo, respiro. Come vorrei essere vera, essere padrona della mia intera esistenza, senza doverla dividere con Clio. Ecco, Clio, è lei quella fissata con l’amore, di lei ci si deve innamorare, mica di me. Ma lui ama te... E c’è una punta di orgoglio in quel pensiero, per non contare la fitta di emozione che mi attraversa tutta in quel momento. Dove sei? La verità è che mi manca... mi manca da morire. In quel momento mi rendo conto che la sua mancanza mi provoca un disagio forte e intenso, mi manca l’aria, non riesco a pensare, a respirare. Non è normale, non mi è mai successo prima. Eppure è così, è vero, lo sento dentro di me. La sua mancanza è come un buco, un vuoto che nulla riesce a riempire, e il dolore è reso ancora più fort dalla consapevolezza che non ho idea di dove sia, del fatto che non posso raggiungerlo. È una sensazione strana, nuova, terribile, un dolore come non ne ho mai provati prima. Sento il cuore stringersi in una morsa, il respiro farsi faticoso e tutto il mio essere immerso in quella sensazione terribile. Dovevo fare qualcosa, si.. non potevo stare con le mani in mano. Dovevo sapere... Dovevo andare da lui... Sapevo che forse era una follia ma.. valeva la pena tentare. Non c’era niente che non avrei tentato per riportarlo da me. Così, alzai lo sguardo sul mio padrone e dissi piano: “che ne è stato del mio servo?”. Che ne è stato del mio Amore? Con il cuore che batteva in petto a una velocità e con una forza che nemmeno credevo possibile. Ultima modifica di Clio : 20-05-2018 alle ore 01.02.15. |
20-05-2018, 00.58.12 | #1773 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Non siamo dannati...” disse il cavaliere stringendo fra le braccia Altea col suo abito che le scopriva il petto bianco e rosato “... come non lo erano Davide e Betsabea, Paride ed Elena, Lancillotto e Ginevra, Tristano ed Isotta... nessun amore è dannato se viene dal cuore... e soffrire per esso purifica ogni cuore...” baciandola.
Ad un tratto arrivò il vecchio servitore che tossì per tradire la sua presenza. Il cavaliere lo guardò seccato. “Perdonate, signore...” il vecchio “... ero a cogliere erbe e bacche, quando un monaco incappucciato mi si è avvicinato... mi ha parlato di voi, madama...” ad Altea “... di un vostro giovane servo di nome Furio... egli è stato arrestato per aver ucciso vostro marito... condannato all'impiccagione nel palazzo baronale di Monsperone... le sue parole prima di essere portato via sono state per voi... per voi ha fatto ciò che ha fatto, per sapervi libera e felice.” “Grazie, vecchio mio...” sorridendogli il cavaliere. Il vecchio annuì ed andò via.
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20-05-2018, 01.04.19 | #1774 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“A quest'ora sarà andato via...” disse lo specchio a Lys “... forse in qualche paese fuori da Chanty... la mia magia lo ha spinto là... povero idiota, ti starà cercando...” ridendo piano “... patetica la debolezza umana... ora vado... ti lascerò qualche giorno di riposo, mia diletta... ti richiamerò al mio castello quanto prima...” con un ghigno, per poi svanire nei riflessi dello specchio.
Intanto, in un borgo al limitare del bosco Sygmese, in una locanda senza insegna, al malinconico tepore del Sole pomeridiano, un giovane bruno e dagli occhi azzurri, beveva il suo vino fissando il ritratto di una giovane donna alla parete. Aveva gli occhi di Lys, i suoi capelli, il suo stesso sorriso. O forse era solo l'immagine del suo fantasma. Rifiutò le avance di una procace prostituta, pagò ciò che aveva bevuto ed uscì, cavalcando per quei boschi, forse inseguito da quel fantasma, senza smettere di cercarlo tra il tramonto, il crepuscolo e tutti i sogni della notte di Sygma.
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20-05-2018, 01.06.19 | #1775 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi abbracciata a lui, si aveva ragione..nessuno è dannato se ama, l' Amore non è dannazione ma è libertà.
Ad un tratto arrivò il servitore e in imbarazzo non feci notare la mia nudità ed ascoltai le parole del vecchio aprendo gli occhi nel sapere che un monaco gli aveva detto questo e sorrisi ma a malincuore...io sapevo chi era quel monaco.. il fantasma e lui sapeva io ero qui ma mi strinse il cuore per Furio.. "Furio mi amava, era geloso di mio marito e voleva ucciderlo perché testimone di quello che mi faceva, ha dato la vita per me...ma non meritava di morire, ora odio di più quel Maresciallo...lo voglio morto"mi strinsi al mio cavaliere...era questo il mio Destino, appunto il filo non poteva essere spezzato...ma l' Incanto si era spezzato e lo baciai con passione. Hai pianto, sofferto, il bosco di Chanty ti ha accolta col mio canto, il Canto della Rosa Nera, funereo e pieno di dolore...ora hai sciolto il filo e vai ora libera per il bosco..la vidi andarsene via, il mio animo era libero.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 20-05-2018 alle ore 01.28.04. |
20-05-2018, 01.48.37 | #1776 |
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Lo aveva mandato via, mandato via da me.
Sentii una fitta al cuore, forte, profonda. Restai ad osservare il volto del mio padrone scomparire da dietro lo specchio, perchè lui sapeva leggere nel pensiero, e sapevo che se mi avesse letto nell'anima in quel momento nè io nè Aegos avremmo vissuto per lo spazio di un respiro. Avevo sempre creduto che il mio padrone fosse infallibile, ma mi sbagliavo. Ora aveva commesso un errore, un terribile errore. Non l'aveva ucciso, l'aveva solo allontanato da me. Ci misi meno di un istante a decidere che cosa avrei fatto ora. L'avrei cercato, l'avrei cercato ovunque. Il mondo era vasto, certo, ma non abbastanza da poterlo nascondere da me. Lo avrei trovato, non ero mai stata sicura di una cosa come in quel momento. Feci apparire un abito sobrio, e scesi di sotto, pagai il locandiere ed uscii. Ercole mi aspettava, fiero e impettito come sempre. Accarezzai dolcemente il muso dell'animale con un vago sorriso. Montai in sella, e mi lasciai guidare dall'istinto. Anche se non potevo usare i miei poteri, c'era qualcosa in me che sapeva che l'avrei trovato, che sarebbe stato il mio cuore a portarmi da lui. Quel cuore che per vent'anni era rimasto immobile, fermo, e ora aveva iniziato a battere, e batteva in un modo nuovo, intenso, ritmico. Batteva in quella sinfonia nata dall'unione dei nostri battiti, batteva alll'unisono con il suo, ovunque lui fosse. Ed era quello che mi avrebbe condotto da lui. Era quello che mi avrebbe guidato fuori dal bosco di Chanty. Il nostro Amore. La sera cominciava a farsi strada nel bosco che gli alberi iniziavano a diradarsi, l'oscurità cresceva attorno a me, eppure mi appariva così diversa ora. Era qualcosa di estraneo, come se per la prima volta dalla mia nascita innaturale non mi rispecchiasse più, come se ora in me ci fosse dell'altro. Come se ora non fossi più solo buio, ma ci fosse una luce in me. Una luce che piano si faceva spazio nella voragine lasciata dalla mia anima, in quel buio assoluto e profondo in cui ero nata, in cui avevo vissuto. Non ero più l'oscurità pura e assoluta, ero luce e ombra come ogni persona vera. Lui era la mia luce, il sole dell'alba, il caldo crepuscolo dorato. Oh, non ero certo diventata Clio, per carità! Ora però, la mia oscurità era solo per lui, per lui che avrei cercato ovunque, per lui che ora era la mia vita, il mio tutto, tutto il mio mondo. "Aspettami amore..." sussurrai alla notte che mi veniva incontro "Ti cercherò ovunque, attraverso il tempo e lo spazio, perchè nè tempo nè spazio, nemmeno il più oscuro potere può ostacolare il nostro Amore..". Come un'ombra scivolavo nella notte, la attraversavo, ma non vi ero più imprigionata, alla fine delle tenebre avrei trovato l'alba e la sua luce. “Come la Luna ed il Sole, tra rose rosse e fresche viole, la bella amamelide sboccia sola e una civetta canta quando vola...” "Infine il sole sboccerà nella notte memore delle infinite ed antiche lotte con le tenebre che offuscheranno il giorno nell'attesa di un sognato ed eterno ritorno" |
20-05-2018, 01.51.49 | #1777 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Un carretto diretto verso il crepuscolo si lasciava alle spalle le mura di Monsperone.
Portava due sacchi ben chiusi e giungeva ad un antico cimitero sconsacrato utilizzato come fossa comune per i criminali giustiziati. A guidarlo era un monaco incappucciato che arrivando al limitare del bosco, quando la campana della vecchia Pieve cominciò a suonare, arrestò i due cavalli e con un coltello iniziò a tagliare la tela dei due sacchi. Prese poi un Breviario e nel leggerlo attese. Passò un'ora, poi due, infine tre. Finalmente uno dei due corpi liberati dai sacchi cominciò a muoversi. Poco dopo fece lo stesso anche l'altro corpo. “Credo...” disse massaggiandosi la testa il primo ad essersi svegliato “... credo di aver dormito per giorni...” “Io forse per mesi...” ancora intontito il secondo. “No, solo poche ore...” fece il monaco chiudendo il Breviario “... l'effetto del veleno è finito solo ora...” “Già...” scuotendo la testa Reddas “... ho la nausea...” “Anche io...” sputando a terra Furio. “Un buon pasto, una degna bevuta e starete meglio.” Fissandoli il monaco. “Ora dove andiamo?” Chiese Reddas. “In un posto sicuro...” rispose il monaco “... li ci riorganizzeremo... per riprendere la guerra quanto prima.” “Naturalmente.” Deciso Reddas. Allora il carretto riprese il cammino, addentrandosi nel bosco e svanendo nelle ombre della sera, fra le dolci colline di Chanty. +++ FINE
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