27-04-2012, 02.20.26 | #1841 |
Cittadino di Camelot
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Il primo, in ebano, recava questa scritta:
“Dentro me troverai ciò che cerchi. Purchè tu stia cercando nella giusta direzione” Il secondo, in sandalo, portava inciso: “Dentro me troverai ciò che può aiutarti. Ma attento a come lo userai, o sarà inutile.” Il terzo, infine, in ciliegio, presentava queste parole: “Dentro me troverai quello che non si trova altrove. Ma starà a te decidere quando usarlo.” I tre scrigni ci imponevano una scelta oculata e necessaria per poter superare indenni la prova. Non era facile...... Osservaì e rilessi più di una volta il loro messaggio....., sicuramente bisognava riflettettere con cura. Cominciaì ad analizzare l'ipotetico contenuto che custodivano sulla base del materiale con cui erano state costruite. Mi tornò alla mente il messaggio che lessi su Tylesia e i tre cavalieri dinanzi al fiore, forse poteva esservi qualche collegamento......potevamo saperlo solo una volta giunti lì. Il primo era fatto di ebano, è l'ebano si sà è un materiale resistente e molto ricercato per il suo valore monetario..... molti palazzi nobiliari presentano orpelli di tale fattura. Sicuramente conteneva qualcosa di resistente e molto potente, ma il suo valore potrebbe essere effimero in tema di spirito ed animo..... Il secondo era in sandalo, rappresentava la semplicità delle persone comuni e le ristrettezze con cui gli eremiti ed anche Nostro Signore accompagnavano i loro passi. Chiunque incrociasse un eremita o lo stesso Signore non poteva ottenere che tutto l'aiuto possibile per risollevarsi dai mali della vita e trovare conforto..... Il terzo in ciliegio, rappresentava la dolcezza, leggiadria e delicatezza di un fiore che dopo il lungo inverno trova sempre il coraggio di rinascere, con i suoi colori candidi ed il suo profumo ti regala forti emozioni.....e anche il simbolo di un amore che andava sbocciando e che anche se in rottura avrebbe sempre cercato di rialzarsi e difendersi. Può essere inteso come l'impossibile che diviene possibile....... La mia scelta cadeva sullo scrigno di ciliegio, ma non sapevo cosa ne pensasse Lilith o se avesse una sua particolare interpretazione. Attesi di confrontarmi con lei.
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"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore..... |
27-04-2012, 03.18.32 | #1842 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il fuoco danzava davanti ai loro occhi, mentre le ombre di Guisgard, di Talia e del vecchio sembravano animarsi in enigmatici giochi di eccelsa destrezza, come i dipinti nei grandi castelli feudali.
E quella grotta pareva proprio mutarsi in una reggia, mentre fuori, pian piano, la furia del tempo e della natura sembravano sul punto di ammansirsi. La pietra al collo di Talia, che ora aveva un nome, era attraversata da mutevoli riflessi, avvolta da incostanti scintillii ed animata da enigmatici bagliori. Il vecchio eremita raggiunse così il suo giaciglio. Esso consisteva in una millenaria grotta scavata nel pendio pietrificato e brullo della montagna. Entrato, il vecchio accese una candela e subito un alone chiaro scuro attenuò il buio di quell'ambiente. E fu allora che il vecchio si accorse di quell'inaspettato ospite. Stava steso sotto la parete rocciosa, avvolto nel suo mantello e rannicchiato per difendersi dal freddo. Il vecchio si avvicinò per scorgere il suo viso, ma fu subito colto da meraviglia quando la luce della candela rischiarò quell'angolo di grotta in cui riposava quello straniero. Ovunque, da ogni parte della parete, c'erano delle scritte, dei graffiti sulla pietra. Guardando più attentamente, però, il vecchio si accorse che quelle scritte altro non erano che un nome inciso e ripetuto in ogni sorta di grafia e carattere. “Chymela principessa” era diffuso dappertutto, talvolta variando in egual modo in “Chymela Granduchessa”, “Chymela mia signora” e “Chymela amore mio”. Il vecchio fissava quelle scritte e tutto attorno a sé cominciò a mutare in un qualcosa di strano, capriccioso ed inafferrabile, come lo sono gli incanti d'amore dai quali non è più possibile uscirne. Allora si chinò su un mucchietto di muschio e cenere, sul quale lasciò cadere un po' di carbone, per poi bruciare il tutto. Accese così un fuoco e vi si sedette accanto. Chiuse gli occhi e un sfolgorio di lettere di ogni idioma e alfabeto conosciuto balzarono dal fuoco, dalla penombra e dai suoi pensieri, per avvolgerlo in un turbinio di suoni muti che scandivano all'infinito quel nome ripetuto sulla parete. Lettere luminose, nitide e danzanti si animarono davanti ai suoi occhi, come spettri erranti e provenienti da sogni lontani. L'aria era tutto uno disperdersi e poi un riunirsi di “Chymela”, tra mille e più epiteti. Come uno sciame di lucciole incandescenti, quelle lettere si combinavano in infinite mescolanze ed ogni volta era il solo nome “Chymela” a prendere forma. Il vecchio allora aprì gli occhi e si alzò in piedi, accorgendosi però che la candela si era piegata, consumata come se fosse trascorso un tempo indefinito. Credette allora di essere vittima di una specie di sortilegio, quando però notò, un momento dopo, un'ombra dietro di lui. Lo straniero, svegliatosi, lo fissava con sospetto, con i suoi intensi e indecifrabili occhi azzurri. “Siete qui da tre giorni, vero?” Mormorò il vecchio. “Come lo sapete?” “Perchè tanto tempo è trascorso” rispose allo straniero “da quando mi sono allontanato...” “E perchè proprio tre giorni?” Fissandolo lo straniero. “Perchè non due o uno? O magari solo da qualche ora?” “Perchè vi sarà occorso tempo” spiegò il vecchio “per incidere quella parete con quel nome.” “L'avete letto?” “Era impossibile non farlo.” “Potrei uccidervi.” “E perchè mai?” Senza tradire emozioni il vecchio eremita. “Potreste denunciarmi.” “E a chi?” Lo straniero lo fissò senza rispondere. “Amico mio...” sorridendo il vecchio “... sono fuggito dai mali del mondo e voi mi accusate di voler tornare a farne parte... sedetevi accanto al fuoco e narratemi del vostro amore...” “Come fate a dirlo?” “Che siete innamorato?” Fissandolo il vecchio. “Oh, andiamo... anche un cieco se ne accorgerebbe... quel nome è una dolce ossessione per voi, amico mio...” sorrise nuovamente “... ho il doppio della vostra età, comprendo certe cose...” e gli fece cenno di sedersi accanto a lui. Andros si adagiò così accanto al fuoco ed il vecchio prese del formaggio e del pane, dividendoli con lui. Poi cominciò a narrare qualcosa: “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore, di uno splendore cromatico ed indecifrabile, frutto dei suoi petali fittamente intrecciati. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora. Chi secondo voi fra i tre uomini possiede veramente quel Fiore?” Andros restò a fissarlo incuriosito. A quelle parole di Talia, il vecchio sorrise. “Ovvio che non siate riuscita a vederla, ragazza mia...” disse indicando la pietra al collo della ragazza “... la cercate con gli occhi del corpo e non con quelli del cuore... eppure siete avvantaggiata... vi basta rilassarvi per immaginare il vero volto delle cose... potete abbandonarvi nell'oscurità che vi avvolge e distinguere ciò che è reale, da ciò che invece è pura illusione... quella pietra riesce ad emanare una luce ed un colore straordinari... che sanno assumere forme e vesti infinite... ciascuno che ammira quella pietra, riconosce in essa cose diverse... come tutte le grandi verità di questo mondo, anche il carbonchio ha molte facce e versi... ma poi, come sempre avviene, la verità ha sempre la medesima essenza...” “Siete un filosofo?” Domandò Guisgard. “Sono un qualcosa” rispose con indifferenza il vecchio “che voi difficilmente potreste capire...” “Ma davvero?” Fissandolo Guisgard. “Come siete entrata in possesso di questa pietra, milady?” Domandò il vecchio a Talia, senza più occuparsi di Guisgard. “Vostro marito non vi ha spiegato il suo significato ed il suo valore?” Si voltò di nuovo verso il cavaliere. “Ammesso che anche lui lo conosca e che comprenda la meraviglia di cui vi ha fatto dono...” con una punta di sarcasmo. “Come sarebbe a dire?” Infastidito Guisgard. “E non interrompete sempre” fissandolo il vecchio “se non avete nulla di sensato da dire!”
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27-04-2012, 09.42.31 | #1843 |
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Nulla fu valso, i nani ci videro e ci vennero contro per vendicare la morte del loro padrone, quando Fyellon con furia inaudita li ammazzò tutti senza pietà...era strano..come loro erano capaci di forgiare con maestria tali meravigliose spade, corazze e scudi ma non erano in grado di usarle per difendersi. Solo uno rimase vivo...riuscì a pronunciare solo poche parole...già che aveva fatto di male Insegrid? Non me ne curai..ora si doveva continuare nella nostra missione.
Fyellon si voltò verso di me con un sorriso....un sorriso rassicurante dopo tutto quel sangue sparso...per Tylesia. "Prendere la corazza???Scappare....prima di tutto devo andare al castello di nascosto nella mia camera, ricordo vi erano delle vesti" risposi in tono arrabbiato "non mi farò notare, nel frattempo voi provvedete a prendere la corazza e nascondetevi, qui, ritornerò presto, penso tutti siano presi dal fatto che si stia cercando di sconfiggere l' Avvilente Costumanza"...mi alzai, ma prima di uscire...come promesso, mi avvicinai a quella spada intarsiata col rubino e la presi..."potrebbe sempre servire" pensai. Uscii dalla fucina, fuori vi era ancora quella calma surreale...pensai di nuovo a Lilith e Parsifal, mi misi il cappuccio e mi strinsi bene nel mantello e corsi a piedi nudi nel parco, salii le scale del castello, entrai silenziosamente nella stanza. Il cuore mi batteva forte, stavo correndo un grosso pericolo...se qualcuno mi avesse scoperta..avrei rischiato la vita per ciò che era successo...ma poi pensai che di testimoni non vi erano. Cercai le vesti, e ne trovai varie, stavo per indossare una bianca.."no, potrebbe macchiarsi di sangue e farsi notare...ecco meglio..questa rossa". Presi una cinta e prima la indossai per nascondere la spada e sopra misi la veste, presi il mantello di Fyellon, e corsi di nuovo verso la fucina, vi entrai...a terra corpi morti, mi feci il segno della croce..."Fyellon...sono Altea, dove siete?"
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
27-04-2012, 12.47.20 | #1844 |
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vedendo la scena dissi ora ne ho sopra i capelli di quel capo cavaliere è giunto il momento di dargli una lezione voi restate qui non vi immischiate qualunque cosa accade presi e usci da dove ero nascosto e dissi ei voi rivolgendomi ha quei cavalieri non vi sembra di andare oltre state mettendo paura a questa gente e poi quella donna non vi appartiene ma appartiene a quel uomo lasciatela stare se non volete passare guai seri e aspettai che facessero una mossa ho dicessero qualcosa
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27-04-2012, 12.51.06 | #1845 | ||
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Quella visione mi attraversò la mente, soffermandosi ed indugiando tra i miei pensieri...
Andros... Andros in fuga... o forse soltanto in viaggio... Andros e il nome di Chymela inciso sulla roccia... quel vecchio eremita... e poi quei versi, di nuovo... tre uomini sono in un giardino meraviglioso... chi fra i tre uomini possiede veramente quel fiore? Sospirai... Citazione:
“La verità...” sussurrai allora, quasi più a me stessa che non a lui “Com’era facile distinguerla quando riuscivo ancora a chiudere gli occhi e ad osservare con il cuore... Ma poi i pensieri e le preoccupazioni lo hanno offuscato... ed ora... ora il mio cuore fatica a vedere...” Avvertivo lo sguardo del vecchio su di me... uno sguardo profondo, severo ed indagatore... eppure, in qualche maniera, benevolo. Poi Guisgard parlò, distraendo l’attenzione dell’uomo, ed anche la mia... Citazione:
Sorrisi alle sue ultime parole e, contemporaneamente, poggiai una mano sul braccio di Guisgard per indurlo alla calma... “E’ soltanto un po’ impulsivo...” dissi allora, sollevando una mano a carezzare con la punta delle dita la guancia del cavaliere “Lo è sempre stato!” Fu fu un attimo di silenzio e di immobilismo... poi riabbassai la mano e riportai gli occhi sul vecchio che sapevo essere di fronte a noi... “Questa pietra fu un dono...” mormorai allora, sfiorando appena il ciondolo. La mia mente, intanto, mio malgrado, correva lontano... mille e più ricordi avevano scatenato le parole dell’uomo... e rividi tutte quelle visioni come se le avessi vissute io stessa solo pochi attimi prima, rividi Andros e rividi Chymela, udii di nuovo le parole del vecchio eremita e quelle dell’orafo... “Un dono...” ripresi a dire, la voce bassa e lenta, la mente lontana “Accompagnato da alcuni versi... versi dal significato inizialmente oscuro, ma solo inizialmente...” Parlavo piano, seguendo il flusso di quei pensieri e quasi senza rendermene conto... sospirai, poi iniziai a recitare... “Nella pietra si cela un segno misterioso, inciso per sempre nel suo sangue ardente. Simile ad un cuore allora essa così ci appare...” mi soffermai un istante “Simile ad un cuore... sì... ad un cuore... lo sento pulsare e battere con il mio, tavolta dal mio trae forza ed altre me ne dona... e poi... Simile ad un cuore allora essa così ci appare... e nella quale riposa il volto di una sconosciuta... il volto di una sconosciuta... Nella pietra è racchiusa la fonte del più puro splendore. E tale valore, dunque, otterrà finalmente il cuore del cuore?” La mia voce, che si era fatta via via sempre più bassa, si spense infine in un sussurro. Io battei le palpebre un paio di volte, ridestandomi infine e tornando tra loro... avvertii il leggero stupore di Guisgard, allora... però il vecchio non mi parve affatto stupito. Sorrisi appena, per dissimulare quel leggero momento di imbarazzo... “Sapete...” dissi quindi, ritrovando un tono forzatamente leggero “L’uomo che donò questa pietra era solito porre un quesito... un quesito al quale, diceva, non è stata ancora trovata la soluzione...” esitai solo un istante, poi iniziai a recitare quell’enigma che più e più volte era ricorso nei miei pensieri “Tre uomini si trovano in un Giardino meraviglioso e fissano un bellissimo Fiore. Il primo si contenta di ammirare il Fiore senza però toccarlo mai. Il secondo decide di vendere tutto ciò che possiede e acquistare quel Giardino, anche se non sceglierà mai di cogliere il Fiore. Il terzo, infine, coglie il Fiore, ma solo per sottrarlo alla vista di tutti gli altri e conservarlo nella sua dimora... Chi secondo voi, fra i tre uomini, possiede veramente quel Fiore?” Quando la mia voce si spense nella grotta calò il silenzio... non pioveva più, ormai, ed anche il vento pareva essersi calmato... e l’eco di quel misterioso enigma fu tutto ciò che rimase a riempire l’ambiente.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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27-04-2012, 14.59.39 | #1846 |
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MI fermai, lo guardai e gli dissi:
<<Potrei farvi la stessa domanda.. Perchè vi accanite su quella roccia?>>
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28-04-2012, 01.10.49 | #1847 |
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Cavaliere25, lasciato il suo nascondiglio, si avvicinò ai cavalieri.
Nel vederlo, quelli furono colti da vivo stupore. “Cosa cerchi, monaco?” Fissandolo il capo dei cavalieri. “Di cosa ti immischi? Sto esercitando un mio diritto! Questa ragazza dormirà prima con me e poi con suo marito!”
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28-04-2012, 01.15.53 | #1848 |
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Il cavaliere fissò Daniel.
“Mi sto accanendo contro me stesso” disse “e non contro questa roccia. Ho maltrattato la mia fedele compagna, la più leale amica, quella che mi affianca nei duri momenti di lotta.” Esitò. “Ho mancato di rispetto alla mia spada, tentando di intrappolarla in una pietra... e questo solo perchè io non sono stato capace di vincere un duello...”
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28-04-2012, 01.56.11 | #1849 |
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Altea, velocemente e senza farsi scorgere da nessuno, raggiunse la sua stanza e prese delle vesti, per poi ritornare nella fucina.
La trovò desolata, cosparsa di sangue e con i cadaveri dei nani disseminati ovunque. Si erano battuti bene, con orgoglio per difendere il loro maestro, ma non era bastato. Fyellon era stato allevato ed addestrato da un cavaliere appartenente al Sacro Ordine della Luna Nascente. Conosceva tecniche e mosse frutto di una secolare scuola cavalleresca, che avevano reso grande quell'ordine e protetto i valori della Cristianità contro ogni sorta di nemico. Contro tutto questo, i nani avevano avuto ben poche speranze. Altea, appena ritornata nella fucina, chiamò Fyellon. “Sono qui...” disse questi senza però voltarsi verso di lei. Era immobile a guardare la corazza. Quella superba corazza, con i suoi bagliori e riflessi di vermiglia cromatura, affascinava il cavaliere. “Attendevo voi per aprirla...” mormorò Fyellon “... senza di voi non sarei riuscito ad eludere la guardia del fabbro e dei suoi nani...”si voltò a fissare Altea ed un sorriso illuminò il suo volto. Prese allora la chiave ed aprì la serratura che azionava le borchie. Un attimo dopo la corazza rossa venne liberata. Topi. Un'infinità di topi. Fuoriuscivano da ogni angolo di quella fucina: dai barili in cui era conservata la pece, dalle stufe per scaldare il forno, dalle finestre e dalla porta. Correvano sui tavoli, sulle mensole e sui mobili. Correvano come spaventati ed impazziti. Circondarono poi Altea e cominciarono a salire lungo il suo vestito rosso, entrando sotto la gonna, nelle maniche del suo abito, tra i suoi capelli. “Milady...” chiamò Fyellon “... Altea, cosa avete? Altea, mi sentite? State bene?” La scosse come per destarla. “Siete impallidita... tremate... avete avuto forse un capogiro? Siete ancora scossa per via di quel fabbro? Su, è tutto passato...” ed abbracciò la ragazza per tranquillizzarla.
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28-04-2012, 02.20.41 | #1850 |
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Andros continuava a fissare quel vecchio eremita.
“Cosa significa?” Domandò con aria sospettosa. “E' una specie di gioco per leggermi nella mente? Siete un alchimista, uno stregone o cosa?” “Oh, per carità, amico mio!” Esclamò il vecchio. “Niente di tutto questo... avanti, ditemi chi secondo voi possiede davvero quel Fiore...” “Perchè?” “Per passare il tempo...” fece il vecchio “... abbiamo un fuoco per scaldarci, del pane e del formaggio con cui cibarci... non credo occorra altro per potersi sentire i padroni del mondo... e due chiacchiere distenderanno di certo i nostri spiriti...” “Non saprei riguardo a quell'arcano...” “Non è un arcano.” Lo corresse il vecchio. “Non vi è nulla di misterioso in quel racconto... la risposta è solo celata, racchiusa... avanti, portatela alla luce...” “Non saprei...” scuotendo il capo Andros “... devo rifletterci...” “Certo.” Annuì il vecchio. “Ora mangiamo... dopo riposeremo...” Trascorse così la sera e poi la notte. I sogni seguirono le preoccupazioni e il sonno ammansì le inquietudini. Venuto il mattino, Andros ed il vecchio uscirono per il bosco, conversando delle colline e del tempo, delle stagioni e dei prodotti della terra, degli uomini e della storia. Tornati nella grotta, di nuovo il vecchio chiese ad Andros di quel Fiore e del suo vero possessore. Ma anche stavolta egli non seppe rispondere. Trascorse così anche il secondo giorno e al terzo, di nuovo, il vecchio domandò al suo ospite di quel Fiore e del suo vero possessore. Ma Andros ancora non aveva una risposta. Verso mezzogiorno nella grotta arrivò un altro viaggiatore. Era un menestrello che aveva smarrito la via, perdendosi così nel bosco. Il vecchio offrì anche a quello la sua ospitalità, dandogli da mangiare e da bere. Il cantore, allora, per ringraziarlo, decise di recitare alcuni versi: “Se per incanto l'Amore Vero fosse un Fiore, saprei ben io a quale concedere il mio favore. Partirei si per contrade e terre da tutti ignorate, cercando per prati e su piante mai da alcun violate. Ed io, son certo, lo troverei nel più magico Giardino, ove luce e acqua lo custodiscono come Frutto Divino. Colto, lo conserverei per sfogliarlo a ogni mio risveglio, conoscendo così dalla vita il suo valor, senza alcun periglio. Ed ogni petalo mi mostrerebbe del mondo gli immensi tesori, e viaggiar per mari e colli, cercando della vera Gioia gli albori. Si e lo cercherei senza mai alcuna sosta e col massimo impegno, poiché, ben lo so, che di Amore quel Fiore è il suo sommo pegno. E destandomi comprenderei con gli occhi del mio cuor ogni cosa... quel Fiore ha il tuo volto, che sbocci e mi doni amore, o mia sposa.” Appena il menestrello terminò, Andros si alzò di colpo in piedi. “Ora so...” fissando il vecchio “... ora so chi possiede davvero quel Fiore...” Talia aveva appena smesso di parlare e l'eco delle sue parole ancora risuonò per qualche istante nella grotta, nella quale poi subito dopo calò un profondo silenzio. “Dove hai appreso quelle strane parole, Talia?” Domandò Guisgard alla ragazza. “E cosa significano?” Il cavaliere era visibilmente turbato. “E quell'arcano...” mormorò poi. “Non credo sia un arcano...” lo interruppe il vecchio “... non racchiude una soluzione da trovare...” “Talia, dove hai sentito queste cose?” Fissandola Guisgard. “E' ovvio che le ha viste nella pietra...” fece il vecchio. Guisgard si voltò di scatto, guardandolo con stupore. “Quella pietra parla” continuò il vecchio “attraverso i suoi bagliori ed i suoi riflessi... ma gli occhi possono percepire solo una parte infinitesimale di quel suo mistico luccichio.” “Parlate come se quella pietra fosse magica...” “Eh!” Con una smorfia il vecchio. “Provate a strofinarla” con sarcasmo “e guardate se fuoriesce qualche genio per esaudire dei desideri!” “Ne ho fin sopra i capelli” sbottò Guisgard “dei vostri modi!” “Allora andate a scaricare la tensione nel bosco!” Esclamò il vecchio. “E approfittatene per procurarci qualcosa da mangiare!” “Siete incredibile...” scuotendo il capo il cavaliere “... davvero incredibile...” “Volete forse far morire di fame vostra moglie?” Fissandolo il vecchio. “Su, rendetevi utile e uscite a cacciare qualcosa. Siete un cavaliere no? Ecco, lì c'è il mio arco con la faretra... ah, raccogliete pure qualche fragola selvatica, così vostra moglie potrà avere anche una gustosa marmellata.” Guisgard si voltò verso Talia. “Di cosa avete paura?” Fece il vecchio. “Che possa rapirla durante la vostra assenza? Avanti, su. Mi avete già irritato abbastanza, ora devo mangiare qualcosa o diventerò davvero scontroso.”
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