02-05-2012, 17.12.12 | #1871 |
Cittadino di Camelot
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Tutto era compiuto...... l'Avvilente Costumanza aveva inizio, guardaì per l'ultima volta il bagliore della luce di quel negozietto, sorrisi a Lilith e strinsi lo scrigno che entrambe avevamo scelto: "sarà la nostra ancora di salvezza." dissi. "Non falliremo."
Il vecchio dall'atrio del negozio, salutandoci ci indicò la via da seguire, diressi il mio sguardo in direzione di quel dito e vidi un cunicolo stretto che sicuramente non ci avrebbe reso la vita facile, non era facile da attraversare. Accesi la luce della lanterna e scrutaì ciò che celeva onde evitare spiacevoli sorprese.
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"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore..... |
02-05-2012, 17.23.30 | #1872 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La lanterna di Parsifal illuminò lo stretto cunicolo e subito agli occhi del cavaliere e di Lilith si mostrò un angusto passaggio, consumato dal tempo e dall'umidità.
Ed attraversato un buon tratto di quella galleria, i due ragazzi si ritrovarono in una sorta di spiazzo sotterraneo, disseminato di croci, come se fosse un Cimitero. Ad un tratto udirono delle voci. Poco più avanti, qualcuno stava parlando ad alta voce.
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02-05-2012, 17.43.17 | #1873 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Vattene, frate!” Gridò il capo dei cavalieri a Cavaliere25. “Vattene o macchierò il saio che indossi con il tuo stesso sangue!”
Gli altri cavalieri, allora, estrassero le spade e si avvicinarono al finto religioso.
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02-05-2012, 17.51.57 | #1874 | |
Cittadino di Camelot
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Guisgard uscì dalla grotta ed io ascoltai il familiare rumore dei suoi passi sulle foglie bagnate fintanto che fu possibile... poi il silenzio, rotto soltanto dal regolare respiro di Sheylon e dal crepitare del fuoco... infine quelle parole.
Citazione:
Le visioni? Come poteva quell’uomo sapere delle mie visioni? Poteva aver udito i miei sussurri all’orecchio di Guisgard? Era possibile? Oppure... E all’improvviso mi mancò l’aria quando riconobbi nella voce e nel tono di quell’uomo qualcosa che richiamò immediatamente alla mia mente la voce ed il tono del Maestro. E proprio in quel momento non avvertii più il dolce tepore del fuoco ed un brivido mi corse lungo la schiena... Rimasi per qualche istante senza parole... incerta e tremante... chiedendomi in quale inganno fosse caduta la mia mente, chiedendomi che casa mai potesse averla spinta a tale improvviso ed inatteso abbaglio... “Le visioni...” disse all’improvviso “Sei certa che queste visioni non siano solo tue allucinazioni? Che non siano un modo per fuggire da ciò che ti angoscia e ti spaventa? Ne sei certa?” Me ne stavo in piedi, immobile e composta, in silenzio... i miei occhi però vagavano per la stanza riccamente arredata, curiosando tra i bagliori d’oro dei candelabri ed i colori vivaci dei dipinti alle pareti... A quelle parole, tuttavia sollevai gli occhi e li puntai sull’uomo che mi stava di fronte, ricambiando il suo sguardo indagatore con la più categorica fermezza. Certo, sapevo perché eravamo lì e forse avrei anche potuto immaginarmi una domanda del genere... ma fu probabilmente il tono che l’uomo aveva usato ad infastidirmi... un tono scettico, e quasi inquisitorio. Fu un leggero colpetto di tosse del Maestro a riscuotermi... “Ne sono certa!” dissi allora. “Perché?” mi incalzò lui, sempre con il medesimo tono “In fondo ciò che vedi è solo nella tua mente... non è qualcosa di reale! Perché dovremmo crederti?” “Beh...” ribattei “Intanto perché, più di una volta, ciò che ho visto si è poi avverato. E poi... poi, scusatemi, ma voi siete il Vescovo, vero? Siete un uomo di chiesa! E dunque credete in qualche cosa che non avete mai personalmente visto. Vero?” “Talia!” la voce bassa e severa del Maestro mi richiamò quasi prima che finissi di parlare... ma l’uomo seduto dall’altra parte del tavolo sollevò una mano e scosse appena la testa, come a dire che non importava... “Si...” disse, celando appena un lievissimo sorriso “Si, io sono il Vescovo. E tu sei una bambina molto sagace, devo dire!” Quel lontano ricordo mi sfiorò la mente... un ricordo lontanissimo, che avevo quasi rimosso... avrò avuto cinque o sei anni a quel tempo... La voce del Maestro e la voce del vecchio eremita si confusero nella ma mente ed io mi sorpresi a chiedermi se fosse davvero stato solo un gioco della mia mente stanca... oppure se... Mi riscossi infine e, finalmente, compresi che forse non era questa la cosa importante da capire... Sollevai, dunque, gli occhi verso di lui e sorrisi leggermente... “Una strana domanda mi ponete...” mormorai “Mi chiedete, in sostanza, che cosa è reale e che cosa non lo è? E mi chiedete, quindi, fino a che punto si possa credere a ciò che non può essere visto semplicemente con gli occhi del corpo e quando è invece lecito dubitarne?” La mie mano scivolò verso l’alto e sfiorò la pietra rossa appesa alla lunga catenella al mio collo... era sempre più calda e ne potevo avvertire i bagliori, potevo avvertire la loro intensità... “Ma allora...” sospirai “Allora, secondo il vostro ragionamento, niente è reale! Non so... l’aria che respirate non potete vederla, eppure esiste. Lo stesso si può dire di un sentimento, profondo e totalizzante ma talvolta invisibile a chiunque altro non ne sia direttamente interessato... o lo stesso si può dire di ciò cui la Fede ci porta a credere... voi, ad esempio, in che cosa credete?” sorrisi “Quanto alle mie visioni... non sono mai state una fuga. Ahimé... al contrario. Talvolta sono l’esatto opposto!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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02-05-2012, 18.41.06 | #1875 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La sera era serena ed il Sole cominciava a declinare, immergendosi nel remoto paesaggio dorato del borgo addormentato.
Un alone variegato si faceva strada tra le antiche murature e attraverso le strette viuzze, tra i muri a scarpa che correvano lungo le vecchie mura e le strette arcate che conducevano al camminamento merlato, segno del passato splendore di quel luogo. Una figura, delicata e leggera, dai tratti quasi eterei, guardava dall'alto di un piccolo bastione la valle boscosa, nella quale un indorato torrente scorreva e destava alcuni mulini. Lo sguardo si allargava poi sullo sterminato paesaggio, con colline, boschi e qualche stradina che zigzagava in una campagna screziata da colori che mutavano, quasi scanditi dall'imbrunire prima e dal crepuscolo poi, in una rassicurante policromia. Immaginava allora storie e racconti, promesse e desideri, tutti però accompagnati dalla voce di chi aveva giurato di condurla in quel mondo così tanto simile ai sogni, eppure, come le aveva giurato più volte, tanto reale da animare le loro vite di una Gioia infinita. Chymela spingeva fin laggiù ed oltre il suo sguardo inquieto, mentre giocava nervosamente stringendosi e torturandosi le mani. Più la sera si inoltrava, più le ombre coprivano gli ultimi bagliori imprigionati nel borgo e nella sua campagna, facendo sussultare il cuore della ragazza. Ripensava allora a quel biglietto che aveva lasciato accanto a quella cappellina e a colui al quale era destinato. E visto quel ritardo, nel suo cuore si facevano strada dubbi ed inquietudini. Se fosse andato perduto quel biglietto? Se l'avesse raccolto qualcun altro, per poi buttarlo via? Se un imprevisto avesse colto il suo destinatario, tanto da tenerlo lontano da quel luogo? O, se più semplicemente, egli si fosse stancato di tutto ciò? Di attendere giorni solo per vederla per qualche ora? Se si fosse stancato di quell'amore fatto di promesse e sogni? Se avessero vinto la distanza che separava Capomazda da Sygma, l'ostilità di quei due popoli, quelle nozze a cui lei era stata promessa e i dubbi che la sua corte volevano gettare su Andros? Ad un tratto qualcosa destò la ragazza da quei pensieri. Un uomo ed i suoi due figlioletti risalivano dal centro, fischiettando e canticchiando. “Perdonatemi...” avvicinandosi Chymela e tenendo ben celato il suo viso nella penombra “... non è ancora terminata la Festa del Vino, vero?” “La Festa del Vino?” Ripeté sorpreso quell'uomo. “Ma, milady... la festa c'è stata l'altro ieri... non stasera... c'era Lunedì, oggi è Mercoledì...” “Oh...” sospirò Chymela “... pensavo fosse oggi...” Questa piccola delusione accentuò la tristezza della sua solitudine. Decise allora di andare via e lasciare quel borgo senza più le luci e i suoni di una festa finita troppo presto. Ma proprio in quel momento, la pietra rossa al suo collo cominciò a brillare intensamente. “Lancillotto” le sussurrò una voce all'improvviso “dopo il suo giro d'ispezione si recava sotto il balcone della regina Ginevra, dove lei lo attendeva anche solo per vederlo un istante...” Andros le sorrise “... lei scostava leggermente le tende alla finestra, mostrando un lieve cenno, carico d'amore... lui allora coglieva un fiore e lo lasciava sotto la loggia... più tardi, quando tutta Camelot dormiva, un'ancella della regina scendeva a raccoglierlo per portarlo poi alla sua padrona... e in questo piccolo gesto era racchiusa la passione di un'intera notte d'amore...” “Forse” voltandosi a fissarlo Chymela “gesti così piccoli, seppur bellissimi, non bastano a tenere in vita un amore...” “Il grande Amore...” fissandola Andros “... il vero Amore, si nutre tanto di imprese immense ed eterne, quanto dei gesti più piccoli ed infinitesimali... uno sguardo o un sorriso, seppur strappati o rapiti, un sospiro rubato o fuggito, una carezza, un ricordo, una speranza o anche solo un lieve cenno bastano a cibare per sempre il battito del cuore e il sussulto dell'anima...” le donò un fiore raccolto al suo arrivo “... perdonami se ti ho fatta attendere...” “Ho temuto che quel biglietto...” mormorò lei. Lui però la interruppe mostrandole il biglietto. “Nulla” disse lui “andrà mai perduto fra noi, Chymela...” “La festa...” chinando il capo lei “... era l'altro ieri, Lunedì... oggi è Mercoledì...” tornò a fissarlo “... se questo fosse uno dei tuoi amati romanzi, se noi fossimo davvero Lancillotto e Ginevra, allora anche il tempo, come recitano i poeti, sarebbe clemente... ed avremmo danzato tra le luci e la musica di questo borgo...” “E cosa manca per festeggiare?” Sorridendo Andros. “Non sono forse l'uomo più felice del mondo? E tu non sei la donna più amata che ci sia? Cosa dunque ci manca per essere felici e festeggiare?” Prese la sua mano e la baciò. Il borgo, allora, come per magia cominciò ad illuminarsi e la terra rossa della sua campagna rifletteva bagliori vivissimi che iniziarono a stagliarsi nel firmamento screziato dalle prime stelle del crepuscolo ormai morente. Così, lo spettacolo sereno di quella sera stupenda li cullò in dolci fantasie, fatte di immagini, forme ed essenze che si rincorrevano all'infinito. La Luna si alzò sul borgo ormai incantato, diffondendo ovunque un chiarore magico e rassicurante. Dal borgo salirono allora fresche e vivaci melodie, ad opera forse di qualche musico intento a lasciare la casa di qualche ricco borghese. “Abbiamo le luci del borgo” sorridendo Andros “e la Luna come madrina e spettatrice... la musica non ci manca e a questa festa non fanno difetto altri invitati... basta guardare tra queste stradine, tra le ombre della muta campagna, nei bagliori che provengono dai casali sulle colline e tra lo scintillio delle stelle nel cielo... tutto ciò è animato dagli spiriti di antichi amanti, che hanno saputo sognare come noi ed hanno avuto poi la forza di rincorrere quei sogni...” mostrò un lieve inchino e le sfiorò la mano con le labbra “... posso avere l'onore di ballare con voi, milady?” Chymela, rapita dalla magia della sera e dalle parole di Andros, sorrise e annuì. “Il mio strascico, milord...” I due amanti allora cominciarono a danzare, mentre il borgo li avvolgeva e li rapiva da tutto ciò che non fosse il loro amore. E la loro immagine finì per riflettersi nel sognante specchio della Luna fatata, che si innalzava al di sopra delle asperità della terra, che da quell'altezza apparivano insignificanti e lontane. E nel bacio che lui donò a lei vennero ad unirsi la realtà ed il sogno, il giorno e la notte, il tempo e l'eternità. Il Carbonchio al collo di Talia stava ancora brillando, quando il vecchio sorrise alle parole della ragazza. “In cosa credo?” Fissandola. “Credo solo in ciò che è reale, in ciò che sa durare nel tempo. Solo le cose reali, concrete, durano per sempre e quindi vincono lo scorrere del tempo. Esistono infinite Fedi e infiniti Culti ed in ognuno di essi si cela il Divino. Non occorre vedere una cosa per comprendere se esista o meno. Voi...” gettando altri arbusti sul fuoco “... potete forse vedere o toccare l'amore di vostro marito? Eppure, per quanto testa calda ed irriverente sia quel cavaliere, posso dirvi che raramente ho veduto un uomo più innamorato di lui...” alzò i suoi occhi su quelli di Talia “... queste vostre visioni sono dunque una prigione? E cosa vuole imprigionarvi? Da cosa state fuggendo?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 02-05-2012 alle ore 18.52.53. |
02-05-2012, 19.24.12 | #1876 |
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Dato che Parsifal insistette per pagare lo scrigno, dovetti acconsentire; scelsi quindi con il cavaliere lo scrigno in ciliegio.
Parsifal comprò anche altri oggetti, tra cui un unguento, che mi porse. Io inizialmente non l'accettai, ma poi lo presi perchè pensai che il cavaliere preferisse che lo utilizzassi io perchè avevo più esperienza con questo genere di pozioni. Quando uscimmo dal negozio il venditore ci indicò uno stretto cunicolo. Lo percorremmo fino a che non raggiungemmo un luogo che avevo visto altre volte, sapevo che lì vi seppellivano i morti. Riconobbi subito nella forma delle tombe lo stesso simbolo che c'era nel rosario di Redentos: una croce. Volevo avvicinarmi ad una di esse per guardare alcune inscrizioni, ma delle voci mi distrassero. Potevo chiaramente udire delle parole pronunciate ad alta voce, non era la mia fantasia. Guardai Parsifal e capii che anche lui le stava udendo. Mi avvicinai al cavaliere e sussurrai: "Provengono da quella direzione" indicando con il dito "Volete andare a vedere chi sta parlando?" Avevo paura, ma la curiosità era troppo forte; volevo sapere chi si potesse trovare in un luogo del genere.
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"Basta un individuo o un semplice gesto per mettere sottosopra l'ordine del mondo." Mago Merlino |
02-05-2012, 21.04.21 | #1877 |
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Reas restò turbato da quelle parole di Elisabeth.
“Volte collaborare con Guxyo?” Fissandola negli occhi. “Ma lui è un tiranno, una despota! Ha imposto una silenziosa dittatura su Tylesia, con la quale ci tiene tutti in scacco! Se voi ora lo aiutate, allora lui ne uscirà ancora più forte!” Prese Elisabeth per le braccia. “Non capite? Vuole sfruttare le vostre abilità! Voi non siete una donna comune e lui lo sa! Sta progettando una nuova corazza? E non immaginate come intenderà usarla? Per accrescere il suo potere! Goz è pazzo, ma resta un genio... ma forse quei cigni neanche ci sono più... forse sono andati perduti nel naufragio, o forse sono stati uccisi da qualche bracconiere, o magari sbranati da qualche animale feroce... come li riconoscerete? Sono dei semplici cigni... come tanti altri...”
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02-05-2012, 21.11.35 | #1878 |
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A quella scelta di Altea, Fyellon annuì.
Aiutò allora la dama ad alzarsi ed insieme imboccarono la strada di sinistra. “Anche io avrei scelto questa direzione...” disse il cavaliere “... speriamo di giungere presto a Tylesia.” Presero così quella strada. Dopo qualche tempo arrivarono sulla riva di un fiume. “Credo sia il Calars...” mormorò Fyellon “... si, lo riconosco dai fumi che fuoriescono dalle sue acque... questo fiume attraversa tutta la piana di Tylesia... seguiamolo così da raggiungere la città...” Proseguirono allora lungo la sponda del fiume, fino ad imbattersi in un'edicola in cui vi era un bassorilievo. Vi era raffigurata Medea che trucidava i propri figli. “Quello è un gesto d'amore...” disse una donna uscita dalla vegetazione “... un gesto estremo, ma straordinario...” “No, è assurdo!” Le fece eco un'altra, anch'essa apparsa dalla selva. “E' un assassinio contro il Cielo e contro il proprio sangue!”
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02-05-2012, 21.42.35 | #1879 | |
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Quella visione scivolò tra i miei pensieri tanto dolcemente che non avrei saputo esattamente dire da dove era nata... la osservai per qualche istante, con il cuore palpitante... osservai gli occhi brillanti di Andros e la felicità di Chymela... con loro gioii e con loro sospirai alla luna...
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“Già... niente è più reale e concreto di ciò che abbiamo nel cuore...” sussurrai, poi volsi gli occhi nella direzione in cui avevo udito il cavaliere allontanarsi e sospirai... “Guisgard...” mormorai dopo qualche istante “Oh, Guisgard... senza di lui tutto sarebbe diverso. Voi in parte avete ragione: è irriverente, testardo e irruento, è impulsivo... ma è anche giusto e sensibile. Si è sempre preso cura di me, si prende cura di me da sempre... mi ha sempre ascoltata e si sforzava di capirmi... si sforzava di capire ciò che ero, mi credeva e credeva a ciò che mi veniva mostrato in quelle visioni... e tutto questo anche se niente, niente, al mondo lo spaventava come quelle visioni! Ed io... io avrei fatto qualsiasi cosa per lui... con lui! Mi fido di lui come di nessun altro al mondo!” Di nuovo nella grotta calò quel denso silenzio, rotto soltanto dal crepitare del fuoco che tuttavia non sembrava riuscire a spingere fino a me il suo calore... ed il freddo aumentava, aumentava sempre più ed io tremavo... “Una prigione?” mormorai poi “Sapete... un tempo lo credevo! E di certo una parte di me le ritiene ancora tali... ma la verità è che fanno parte di me, bene o male ciò che sia!”
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02-05-2012, 22.59.03 | #1880 |
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Ero scossa dalle parole di Reas come dalle sue mani che avevano afferrato le mie braccia......." Reas smettetela di dire sciocchezze.......non voglio aiutare Guxio.......ma lui ha tutte le carte in regola per mandarmi al rogo.....non e' questo che mi spaventa, so che puo' essere crudele ....lo si legge nei suoi occhi e dalle sue labbra non escono petali di rosa, Goz non e' pazzo,...quel viaggio era tutto programmato.......eppure ci siamo persi, abbiamo smarrito la strada ...vi sembrano assurde le mie parole, eppure ci sara' un momento in cui tutto vi sembrera' piu' chiaro.......quei cigni esistono, vedete c'e' un mondo visibile ed uno invisibile, e perche' l'uomo riesca a riconoscere il mondo invisibile......si e' creato dei segni....quei Cigni Reas....sono l'invisibile incarnato nel visibile.......avete mai ammirato ...la Luna quando innamorata cede il posto al suo amato Sole ........li' tutto si trasforma.....e i dubbi si dissolvono. Abbiamo una mappa.....aiutatemi a trovarli, e non preoccupatevi per Guxio......la sua armatura sara' la sua ultima dimora, dovesse essere l'ultima cosa ce faro'..."........aveva ancora le sue mani chiuse sulle mie braccia..........aveva gli occhi smarriti, ed ebbi paura....la paura di chi non era creduta......
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