30-08-2011, 03.04.49 | #11 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Per le strade, come accadeva ogni giorno, vi erano canti e balli.
Erano soprattutto i giovani ad abbandonarsi a quelle manifestazioni di gioia. Fresche e candide contadinelle, con i tipici costumi che ne indicavano la provenienza, danzavano a festa, mostrando la loro bellezza appena coperta da abiti leggeri e non certo castigati. Con loro vi erano giovani villani, artigiani, mercanti e qualche soldato che si accompagnavano, invogliati dalla bella compagnia, a quella musica e a quei balli. Era questo uno spettacolo, come detto, ormai usuale, specialmente dopo che la gente aveva assistito all’ennesima rappresentazione offerta da monsier il boia, come veniva chiamato l’esecutore della volontà popolare. Questo stato di cose rendeva le strade, non solo della capitale ma di ogni altra città di Magnus, caotiche e affollate da quell’umanità vivace, variegata ed a tratti grottesca che fino a poco tempo prima era costretta ad un terribile e fatale giogo di miseria e disperazione. E tutto ciò, dal vicino villaggio, giungeva come un eco lontano e farsesco a disperdersi per la campagna altrimenti ammutolita e addormentata. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Un attimo dopo madame Giselle, la nutrice dell’ex marchesa Melisendra de Beuchamps, si presentò sull’uscio della stanza dove c’era la bella vedova. “Madame… ricordate il vecchio Marcien, il mezzadro di vostro padre e sua moglie Clementine? Ecco… non sono fuggiti dal paese come credevamo, ma…” “Lasciatemi passare, voglio rivedere la mia signora!” Interrompendola una voce con fare melodrammatico. “Bontà Divina!” Esclamò Marcien vedendo Melisendra davanti a lui. “Siete sempre bellissima, madame! E ringrazio il Cielo di avervi ritrovata prima della Guardia Repubblicana!” “Sciocco, non esclamare mai tirando in ballo il Cielo!” Lo riprese la moglie, per poi anche lei prostrarsi davanti alla figlia del loro signore. “Zitta tu!” Intimò Marcien a sua moglie. “Madame…” rivolgendosi di nuovo a Melisendra “… abbiate la bontà di offrirci riparo ed un pasto caldo… poiché in cambio noi vi portiamo la salvezza!”
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30-08-2011, 03.30.04 | #12 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Jalem e Gonzaga si dirigevano, attraverso il viale che tagliava il grande giardino, verso il palazzo del Belvedere, dove avrebbero incontrato lord Tudor, signore di Camberbury.
Ma, proprio in quel momento i due incrociarono lo sguardo della bella Ymma. “Lei è la giovane marchesa Ymma De Tour Jazzy.” Disse Jalem a Gonzaga. “E’ da poco giunta qui, insieme a suo marito, dalla Francia.” Ma la giovane marchesa, notando la bella Gonzaga, si avvicinò. Jalem allora subito presentò la marchesa Ymma alla pupilla di lord Tudor. “Sono lieta di fare la vostra conoscenza, madame.” Con un cortese inchino Ymma. “E’ un onore ed una gioia poter conoscere una nobile dama come voi… spero di avere l’onore di potervi frequentare spesso e, magari, di stringere con voi una tenera amicizia. Io e mio marito siamo in debito verso lord Tudor e Camelot, per averci offerto aiuto e sostegno. Dal profondo del mio cuore, madame… che Iddio vi benedica e protegga sempre.” E di nuovo limpide lacrime, a stento contenute, rigarono il suo giovane volto. “Perdonate…” chiese poi a Jalem “… potreste indicarmi un luogo in cui pregare, per favore?” “Vi è la Chiesetta di San Leucio sulla strada verso il villaggio.” Rispose Jalem. “Se volete posso farvi accompagnare fin laggiù, milady. Altrimenti, potete recarvi della cappella di palazzo, mia signora.” “Non voglio approfittare oltre dell’ospitalità di lord Tudor.” Con un sorriso la marchesa. “Mi recherò al villaggio, dove mi attende mio marito.”
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30-08-2011, 03.51.41 | #13 |
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Erano i primi volti amici che vedevo da quando mi ero sposata. Gilbert aveva pensato di allontanarmi dalla città, affidandomi a persone di sua fiducia, così i fedeli servitori della mia famiglia erano stati tutti allontanati, mentre gli altri erano semplicemente fuggiti.
"Signor Marcien! Clementine!" Esclamai, alzandomi di scatto e affrettandomi a fare loro cenno di alzarsi. "Non c'è bisogno di questa formalità... sono così felice di sapere che vi siete salvati!" Strinsi le mani di Clementine tra le mie e ricordai quando, da bambina, sgattaiolavo nelle cucine del castello del feudo di Beauchamps e mi rannicchiavo sotto i tavoli, nascosta dalle tovaglie, per sfuggire alle noiose lezioni di ricamo o alla recitazione del rosario. Clementine mi allungava sempre una focaccia o un pezzo di pane appena sfornato. Quando la notizia della morte del mio sposo aveva raggiunto Beauchamps, della magica terra della mia infanzia non erano rimaste altro che ombre. Il castello era deserto. I preziosi arazzi erano stati strappati dalle pareti e l'argenteria trafugata. Un uomo di fiducia di mio marito si occupava della mia sicurezza e pochi servi tenevano in ordine l'ala della casa che occupavo con Giselle. Scacciai quei pensieri tetri. "Oh, Marcien... Clementine... come avete fatto a trovarmi qui, nella capitale? Deve essere stato un lungo viaggio... accomodatevi e raccontatemi ogni cosa." Mostrai loro il salotto che mio marito usava per accogliere i suoi ospiti e versai un bicchiere di liquore al buon Marcien, che aveva tutta l'aria di averne bisogno. "Cosa mai può ancora succedere? Papà è morto... la mia signora madre morì di crepacuore, così mi hanno riferito, alla vista della testa del suo sposo poggiata su una picca... e io sono la vedova di quello spregevole Gilbert Lambrois! Oh, possano bruciare all'inferno lui e tutti quelli della sua razza!" Non ero mai stata avvezza all'alcol, ma i recenti eventi avevamo mutato molte delle mie abitudini. Buttai già un bicchierino, ignorando l'occhiata di disapprovazione di Giselle. Mi voltai benevola verso gli ospiti e li incoraggiai: "Ditemi tutto..."
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30-08-2011, 03.53.51 | #14 |
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Padre Adam restò a fissare la finestra, quasi a voler confondere il suo sguardo col buio che aveva ormai coperto ogni cosa.
Le dolci note dell’arpa di Chantal cominciarono a diffondersi nella stanza, tra i vecchi e preziosi mobili intarsiati e i ritratti, quasi tutti a tema sacro, che ornavano le pareti. Il vecchio chierico rise alla riuscita imitazione della ragazza, per poi abbandonarsi al suono del suo strumento. “Non ho nulla da temere…” disse con voce calma, quasi a voler accompagnare il suono dell’arpa “… Davide non temeva la pazzia di Saul, mentre Erode era intimorito dal Battista… ormai questa è la mia terra e da tempo ho deciso che qui sarei invecchiato e, a Dio piacendo, qui sarei stato seppellito.” Sorrise. “E poi, ragazza mia, il Cristianesimo non si è estinto quando al mondo ve ne erano solo tredici a predicarlo, a maggior ragione non finirà ora dopo che l’intero mondo civile si riconosce nei suoi valori.” Restò allora a fissare la sua dolce nipote. “Un uomo…” mormorò “… devo forse preoccuparmi?” Ridendo. “Mi ritroverò dunque un tuo spasimante per casa?” Si fece poi serio di colpo. “Credo passerò la notte nel mio studio… non attendermi. E’ tardi e domani hai lezione. Va a letto, piccola mia. Ah…” aggiunse dopo un istante “… mi hai parlato di un fiore… di che fiore si tratta?”
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30-08-2011, 04.18.20 | #15 |
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Marcien buttò giù, senza far troppo caso alle buone maniere, il liquore offertogli dalla sua signora.
“Non bere tutto quel liquore!” Lo riprese sua moglie. “Non è il momento, idiota!” “Zitta tu!” Urlò Marcien. “Io non mi ubriaco, io! Ne bevo quattro più di te, io! Un altro, per favore!” Chiese poi fissando Giselle. “Mi occorre forza…” mormorò il mezzadro “… lo sai il Cielo quanta me ne serve!” “E smettila di invocare il Cielo!” Lo richiamò Clementine. “Vuoi farci passare un guaio! Se proprio non riesci a tenere la bocca chiusa, allora invoca il demonio! Che possa portarti via… insieme a tutti quei dannati!” Mercien allora fece un gesto di disapprovazione verso la donna, per poi rivolgersi a Melisendra: “Madame, per essere tranquilli a questo mondo occorrono santi in Paradiso e i vostri, ahimè, sono caduti entrambi…” “Ancora ad evocare il Cielo, imbecille?” Gridò Clementine. “Vuoi proprio che ci scoprano!” “Zitta, megera!” Con disprezzo Marcien. “Dicevo, madame…” tornando a fissare Melisendra “… i vostri… protettori” gettando uno sguardo verso sua moglie “sono caduti entrambi… gli aristocratici hanno perso il potere con la rivoluzione… e la fazione del vostro defunto marito, i Pomerini, stando a quando si dice ad Ostyen, vedono calare vertiginosamente il loro consenso popolare a discapito dei Ginestrini… temo che questa vostra dimora possa non essere più tanto sicura…” “Ma perché poi i Pomerini e Ginestrini si stanno scontrando fra loro?” Chiese Clementine al marito. “Eh, donna…” atteggiandosi, in modo grossolano, a filosofo “… è la natura dell’uomo che lo porta a scontrarsi sempre e comunque… e quando mancano i nemici, è allora il turno degli amici…” e buttò giù un altro bicchiere di liquore.
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30-08-2011, 04.47.37 | #16 |
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Posai il bicchierino vuoto sul tavolo, non senza che un tremito mi attraversasse e facesse quasi vacillare il delicato cristallo.
"Intendete dire che la Guardia Repubblicana potrebbe venire ad arrestarmi?" Mi tolsi il velo scuro e lo posai sul bracciolo della poltrona. "Ma io... io non ho fatto nulla... questa rivoluzione... che c'entro io con tutto questo?" Sospirai. "Dovrei rassegnarmi e raggiungere la mia famiglia... il mio posto è con loro." Sfiorai la collana al mio collo, da cui pendeva una foglia d'edera cesellata in oro zecchino. Tutti i membri della mia famiglia ne portavano uno simile al collo. Io lo portavo nascosto tra le vesti. Mi infondeva coraggio. "Mio padre stava conducendo una trattativa per farmi sposare un gentiluomo straniero, ma è stata bruscamente interrotta dagli eventi... e ora ho perso ogni cosa. Non posso nemmeno pronunciare il mio nome per il timore che orecchie nemiche possano udirlo. Mi chiamano Madame Lambrois... posso solo ringraziare il Cielo che mio padre non possa assistere a questo scempio!" Lanciai un'occhiata a Giselle e, esitando, mi versai un bicchiere d'acqua fresca. Non avevo bisogno di irritarla con un comportamento poco femminile come quello di imprecare e bere liquore. Strinsi la foglia d'edera tra le dita e mi mordicchiai un labbro, pensierosa. "Non posso rassegnarmi... non posso credere che tutto possa finire così..." mormorai tra me e me.
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30-08-2011, 04.56.37 | #17 |
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Daniel aveva approfittato della distrazione di Jalem e degli altri servitori per intrufolarsi nel palazzo ducale.
Era stanco, braccato come un animale in fuga e sentiva sempre di più il fiato delle guardie sul suo collo. Un collo, il suo, che sarebbe stato appeso sulla torre più alta di Camelot se lo avessero catturato. Il giovane ladruncolo allora cercò riparo nell’ampio giardino del palazzo. Ormai camminava da ore e quel tozzo di pane che aveva rubato non bastava più a dargli la forza di proseguire. Fu allora che cominciò a sentire un odore che gli parve giungere direttamente dal Paradiso. In realtà proveniva da molto più vicino: le cucine del palazzo. Si trovava infatti a pochi passi da dove si stava preparando il pranzo per il signore del palazzo. Un profumo di selvaggina arrosto, di legumi, di pannocchie stufate e di pane caldo ridestarono il suo spirito ormai fiaccato da quella disperata fuga. Nel frattempo, dall’altra parte del giardino, al cancello di entrata, mentre la marchesa Ymma salutava Gonzaga e Jalem, giunsero alcuni soldati. “Salute a voi, mie signore.” Disse uno di loro, mostrando un lieve inchino verso Gonzaga e Ymma. “Perdonate se vi rechiamo disturbo, ma stiamo cercando un ladruncolo che, da quanto affermano alcuni testimoni, sembra sia fuggito verso questa zona.” “Qui intorno non abbiamo visto nessuno, capitano.” Rispose Jalem. “Non credo che un ladro possa pensare di trovare riparo qui.” “Non credo di avere il piacere di conoscere quest’affascinante dama.” Con un sorriso il capitano. “E’ lady Gonzaga, pupilla di lord Tudor.” Spiegò Jalem. “E’giunta oggi a Camberbury.” “I miei omaggi, milady.” Sorridendo il soldato. “E voi, nel giungere qui, non avete notato nessun ladruncolo in fuga?”
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30-08-2011, 05.20.01 | #18 |
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“Siamo tutti vittime di questa follia generale!” Disse Mercien fissando Melisendra. “Cosa me ne faccio io della libertà e dell’uguaglianza, ora che non ho più un lavoro? Per quel che mi riguarda, preferisco servire un padrone che mi nutra e che mi protegga!” E buttò giù un altro bicchiere di liquore. “Al diavolo!” Esclamò. “Il buon Dio Ha creato le gerarchie e l’uomo non può sovvertire l’ordine naturale delle cose!”
“Pezzo d’asino, la smetti di tirare in ballo il Cielo!” Lo richiamò ancora Clementine. “Credi forse che le leggi non valgano qui in campagna? Sono certa che anche questo posto pullula di spie! Accidenti a te!” “Donna, mi farei arrestare solo per vederti alla mercè del boia!” Con disprezzo il mezzadro. “Madame…” tornando a fissare Melisendra “… in realtà ovunque domina un gran caos… lo scontro tra i Pomerini e i Ginestrini ha prodotto un clima di sospetto e paura… la vostra posizione è molto incerta… siete comunque la vedova di uno dei più illustri rivoluzionari, ma nessuno può sentirsi al sicuro fino a quando le due fazioni non giungeranno ad un accordo…” “Digli di noi, Marcien…” mormorò Clementine. “Si, ci stavo arrivando…” “E’ il troppo bere che ti confonde.” “Che il diavolo ti porti, donna!” Esclamò Marcien. “Madame…” rivolgendosi poi a Melisendra “… come detto, io non ho più un lavoro ed avevamo pensato, io e mia moglie, di lasciare questo paese ed andare in Inghilterra a cercare fortuna… fra tre giorni un gruppo di profughi con un battello partirà da Calais per Dover… potete unirvi a noi, se la cosa vi piace…” In quel momento Giselle si avvicinò alla sua padrona e le posò una mano sulla spalla. “Non avrei mai creduto di dover abbandonare questa terra…” mormorò “… cosa avete intenzione di fare, madame?”
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30-08-2011, 05.57.18 | #19 |
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Feci un respiro profondo. Non era il momento di esitare.
Semper prospera... speranza. Come un lampo di luce che mostra il cammino in mezzo alle difficoltà. Mi attaccai alla speranza di poter ricominciare a vivere. Fino a pochi mesi prima ero così felice e scioccamente certa che niente al mondo avrebbe potuto sovvertire il mio mondo. Da quando Gilbert era entrato nella mia vita aveva avuto inizio un incubo da cui non potevo svegliarmi. Il mio matrimonio, invece di essere fonte gioia, era diventato la condanna per me e per i miei. Tutto ciò che sapevo della rivoluzione era che aveva ucciso i miei genitori e mi aveva seppellita viva. Alzi il mento e mi voltai verso Giselle. "E' arrivato il momento di mettere radici altrove..." Mi diressi al mio scrittoio, all'interno del quale avevo racchiuso tutte le carte e i documenti di mio padre. Vi era un documento all'interno del quale erano indicati con precisione tutti i beni che mia madre, nata nella nebbiosa terra oltre il mare, aveva portato in dote al suo sposo. Vi era indicato anche il nome di un piccolo feudo situato in terra straniera, proprio oltre lo stretto. Al momento quello costituiva il mio unico patrimonio, insieme ai preziosi di famiglia e a poco altro. Ben presto i rivoluzionari avrebbero messo le mani su tutti i possedimenti dei Du Blois e io non avrei potuto fare niente per impedirlo. "Immagino che ci sia pur qualche parente di mia madre su quell'isola nebbiosa... potrei chiedere asilo lì." Lessi nuovamente quelle carte e le riposi con cura. Fiducia. Speranza nel futuro. L'incertezza si dissolse e parlai con fermezza. "Così sia, dunque... partiremo con voi e porteremo a termine ciò che mio padre non è riuscito a fare: garantire il futuro e la prosperità della nostra casata."
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30-08-2011, 09.27.33 | #20 |
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Daniel non amava rubare.. Non l'aveva mai fatto.. I genitori gli avevano insegnato dei valori.. Ma purtroppo a causa dei Ginestrini una notte i miei genitori morirono per salvarmi la vita da quei maledetti.. Sono stato messo in un orfanotrofio ma ora sono scappato e la fame non si può placare.. Sentii un profumino invitante.. Erano le cucine del palazo.. Buttai un occhio dentro e vidi talmente tanto cibo che quasi mi sentivo male.. Dovevo entrare e mangiare! Dietro di me sentivo persone che parlavano.. E Se erano le guardie? Sgattaiolai dentro la cucina.. Mi nascosi un pò sotto un lungo tavolo di legno e vidi passare un uomo.. credo un soldato a causa delle sue vesti.. Appena decisi di uscire mi ritrovai faccia a faccia con un cameriere lì di passaggio.. Oh Madonna e adesso?
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" Ultima modifica di Daniel : 30-08-2011 alle ore 15.01.11. |
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