07-09-2009, 17.51.10 | #11 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Cara lady Elisabeth, spesso ciò che ricordiamo o che viviamo, si confonde con i nostri sogni e i nostri desideri.
Forse quando si narra una storia, per lontana ed estranea che possa essere, in essa riviviamo incontri, amori, amicizie vissute in passato. O forse, più semplicemente, il canto della musa inebria i sensi e ci spinge a riflettere un pò di noi stessi in quello che scriviamo. Chissà. Restano però le vostre bellissime parole, indispensabili ad ogni poeta e cantore. Grato di ciò, mia signora, vi prometto che le prossime gioie del nostro protagonista saranno dedicate a voi
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07-09-2009, 22.23.19 | #12 |
Cittadino di Camelot
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Sir Guisgard vi ringrazio per il pensiero ne sono lusingata, credo che abbiate pienamente ragione i nostri scritti sono l'essenza di quello che siamo, sono gli incontri non casuali della nostra vita. Attendo allora il continuo della storia.................
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07-09-2009, 23.54.29 | #13 | |
Dama
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Citazione:
Io attendo (sono impaziente Sir) il continuo |
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08-09-2009, 02.47.12 | #14 | |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Citazione:
Auguro al protagonista di questa storia, se riceverà la benedizione di Amore, di incontrare una donna che riassuma nella sua figura i vostri tratti e che, come voi, sia animata da cortesi e nobili sentimenti Per stanotte ho lasciato la mia finestra aperta, affinchè la mia musa possa raggiungermi al più presto e rinvigorire la mia memoria per il continuo di questa storia
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08-09-2009, 12.22.26 | #15 |
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Vi leggo..in silenzio..amico mio......non voglio disturbare la vostra magistrale ispirazione.......complimenti....continuate pure..........tutti quanti...attendono impazienti!
Sir Morris
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09-09-2009, 01.57.30 | #16 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Grazie, mio devoto e poetico amico.
Felice che questo antico racconto vi stia piacendo
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09-09-2009, 03.33.45 | #17 |
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ARDEA DE' TADDEI
V "La Santa Rita scricchiolava sotto il peso dei mortai e delle provviste, mentre il mare avvolgeva ogni cosa fino a confondersi con il cielo infinito. Il fillibustiere era solo e sconsolato, ma poi finalmente vide dal molo l'amico correre verso la nave, Insieme sarebbero salpati per un'avventura sognata da sempre." (I pir di Capom, 1,7) Passarono inesorabili i giorni, poi i mesi e poi gli anni, tre in tutto, ma la vita continuò a scorrere come sempre era stato nel vecchio borgo Saggese. Nemmeno le lotte scoppiate intorno alla successione al trono, che insanguinarono il paese, sembravano aver scosso il perenne torpore del borgo. Era infatti accaduto che il re morendo aveva imposto come suo erede, non il figlio legittimo, ritenuto avido e venale, ma suo nipote, figlio di sua sorella andata in sposa al re di un vicino reame. Così, attorno alla successione, scoppiò lo scontro tra i due cugini che ambivano alla corona. I nobili si divisero tra i due contendenti ed alla fine il nipote del re ebbe la meglio e fu proclamato sovrano di Afragolignone. Così, dopo sette anni di violenti scontri, la pace era tornata finalmente nel reame. Ma, come detto, quasi nulla di tutto ciò era stato avvertito nel vecchio borgo, fatta eccezione per quanto era accaduto proprio in quella lontana sera di Aprile. E proprio quella sera non era stata dimenticata da Ardea. Il ragazzo non riusciva e non voleva dimenticare quel misterioso cavaliere che aiutò a fuggire dai suoi nemici. Come una visione senza tempo, quella scena vissuta anni prima, ritornava costante, come un’ossessione, nei sogni di Ardea. E in quella visione rivedeva il suo cavaliere in mille vesti; ricoperto dalla sua lucente armatura mentre abbatteva i suoi avversari, o al galoppo con armi e stendardo, o ancora nell’atto di uccidere un drago. E sempre, in questi suoi ricorrenti sogni, il ragazzo vedeva il medaglione indossato quella sera dal cavaliere, quello raffigurante il gufo e la rosa. A nessuno aveva raccontato però di quella sera. Per quanto lo riguardava infatti, avrebbe portato con sé quel segreto nella tomba. Solo Karim era stato con lui durante quell’episodio, ma come ricorderanno i lettori era fuggito via prima che succedesse tutto. Probabilmente ancora oggi il povero Karim viveva convinto di aver visto un fantasma quella sera al vecchio cimitero celtico. In realtà Ardea aveva cercato, più volte, di raccontare tutto al suo migliore amico, ma Karim non aveva mai preso sul serio il suo racconto, credendo che il suo amico volesse solo prendersi beffe di lui e dello spavento che si era preso quella sera. E così, alla fine, restavano solo i ricordi ed i sogni a condividere con Ardea ciò che era accaduto in quella lontana sera. Ma la vita trova proprio negli incontri che facciamo la sua linfa vitale e nulla di ciò che accade avviene per caso. E talvolta il passato torna a chiedere conto delle nostre azioni. Così, durante una soleggiata mattinata di Marzo, in una luminosa radura irregolare, ai limiti del bosco, Ardea ed altri ragazzi, come spesso facevano, trascorrevano il tempo ad immaginare di essere cavalieri e tiranni, correndo e nascondendosi tra la verde vegetazione. E mentre Ardea era nascosto in un vecchio tronco cavo, in attesa che qualcuno dei suoi amici riuscisse a trovarlo, udì un rumore di passi. Scrutando tra il folto fogliame selvatico vide passare una nobile compagnia di uomini a cavallo. La misteriosa brigata era formata da una decina di uomini ed era guidata da due personalità di lignaggio apparentemente molto alto. Uno, da come era abbigliato, sembrava in tutto e per tutto un chierico. Mentre guardando l’altro non era difficile capire che apparteneva al rango di cavaliere. L’andamento della compagnia era lento e austero e la direzione che aveva intrapresa portava senza dubbio al borgo Saggese. Ardea lì seguì per un po’ con lo sguardo, poi, quando scomparvero lungo la via, uscì dal suo nascondiglio e chiamò a se gli altri. “Avete sentito quei passi? Disse agli altri ragazzi. “ Sembra che un gruppo di cavalieri sia diretto verso il borgo.” “Cavalieri? Al borgo? Impossibile!” Rispose lesto Karim. “Li ho visti io un attimo fa! Ora torno al borgo per vedere cosa accade.” “Tempesta avrebbero dovuto chiamarti!” Sbottò spazientito ancora Karim. “Possibile che tu non riesca ad aver giudizio?” Ardea lo fissò scuotendo il capo. “Se davvero sono diretti al borgo, potrebbero esserci presto dei guai per noi che vi abitiamo. Meglio restarcene qui ad aspettare.” Continuò Karim. “Fa come credi. Io invece vado! Se qualcuno vuol seguirmi sa che direzione prendo!” Detto questo, Ardea corse via verso il borgo. Giuntovi, si accorse che c’era un’insolita agitazione nel borgo e tutti parlavano di quella compagnia appena arrivata e cosa potesse mai cercare in quel posto. Poi con sua grande meraviglia gli venne detto che quegli uomini avevano chiesto proprio di casa sua. Ardea in un momento la raggiunse, trovando nel cortile gli uomini di quella compagnia. Entrato in casa trovò ad attenderlo i suoi nonni e i due uomini, il chierico ed il cavaliere, visti nel bosco. “E’ lui il ragazzo?” Chiese il cavaliere fissandolo. “Si, è lui.” Rispose la nonna, raggiungendo il nipote e baciandolo sulla fronte. Una strana inquietudine scese allora nell’animo di Ardea, che non capiva cosa stesse accadendo, mentre la luce di quella luminosa mattinata si diffondeva raggiante in tutta la stanza. (Continua...)
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09-09-2009, 08.34.49 | #18 |
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Fantastico Sir Guisgard, come le anime si cercano nel tempo, il cavaliere sconosciuto, ha visto nell'animo del giovane Ardea l'essenza del cavaliere ...siamo come antenne nel mondo se abbiamo l'animo predisposto tendiamo ad incontrarci......
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09-09-2009, 15.14.22 | #19 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Avete ragione, damigella.
Da sempre le anime simili, animate dalle stesse passioni, alla fine sono destinate ad incontrarsi. Ed attraverso questi incontri si realizza il destino di ognuno di noi
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09-09-2009, 15.53.21 | #20 |
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Vi porgo i miei complimenti Sir Guisgard il vostro racconto è un opera degna di merito!
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