11-01-2016, 21.39.48 | #11 |
Cittadino di Camelot
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Marwel aveva perso il senso del tempo ormai. Non riusciva a contare le ore che aveva trascorso in groppa al suo cavallo, sapeva solo che le cosce cominciavano a fare un male tremendo e il fondo schiena non se lo sentiva nemmeno più.
Era in viaggio da troppo tempo ormai e non aveva ancora trovato riposo alcuno, poichè quegli uomini le stavano alle calcagna e non poteva permettersi il lusso di scendere dal destriero e farsi una dormita. Mantya, la sua giovane cavalcatura, cominciava a battere il terreno in modo più pesante e trascinato. Il suo chiaro muso aveva preso ad imbiancarsi di saliva ed ella scuoteva la testa esausta. Marwel le diede una pacca sul collo e le sussurrò "forza bella, siamo quasi arrivati". I corvini capelli di Marwel danzavano con il vento e i suoi occhi azzurri guizzavano da una parte all'altra per paura di veder sbucare i suoi inseguitori in mezzo alla vegetazione. E poi la vide. Sygma si stagliava di fronte a lei e tanto era bella, quanto inquietante. Troppo grande ai suoi occhi, troppo sconosciuta per una ragazza della sua età. Ma era l'unico luogo in cui avrebbe potuto trovare salvezza. Quando fu abbastanza vicina alle porte, nascose l'elsa della spada sotto il suo mantello e, senza scendere da cavallo, entrò nella città a passo lento. "Ed è dunque qui che Marwel, figlia di uno dei Duchi più influenti di Capomazda, troverà riposo e protezione?" sussurrò a se stessa prima di scendere da Mantya. Cercava una locanda dove poter passare la notte, ma continuava a distrarsi dai tanti colori che le volteggiavano intorno, come se fosse carnevale e lei non se ne fosse accorta. Tutte le luci brillavano con un'intensità che raramente aveva visto a Capomazda e le persone sembravano allegre e serene, come se nulla di male potesse mai accadere nella loro bella città o alle persone a loro care. L'unica con l'aria triste e malinconica sembrava lei.
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L'amore non ha un senso, l'amore non ha nome, l'amore bagna gli occhi, l'amore scalda il cuore... L'amore batte i denti, l'amore non ha ragione. L'amore è così grande da sembrarti indefinito, da lasciarti senza fiato, il suo braccio ti allontanerà per sempre dal passato. |
11-01-2016, 22.02.38 | #12 |
Cittadino di Camelot
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Appena arrivai vidi la padrona di casa.
Feci un tirato sorriso. "Non preoccupatevi, ci avevo già pensato. I vostri affari sono al sicuro. Buonanotte. Ah e comunque" dissi, voltandomi un attimo "È un'erboristeria, non una bottega" andando via. Non sopportavo quella donna; non so perchè, ma non mi piaceva e poi avrebbe dovuto conoscermi dopo tre anni. Allontanando quel pensiero, mi affrettai a preparare qualcosa di veloce per cena in modo da andare presto a dormire.
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" Ultima modifica di Lady Gwen : 11-01-2016 alle ore 22.11.51. |
12-01-2016, 01.47.20 | #13 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Tutto accadde velocemente.
Il rapimento, il viaggio, la paura e la disperazione. In breve, come se tutto fosse divenuto un incubo indicibile, ogni cosa mutò intorno a Dacey. Non più il mormorio del mare, le onde spumose sulla sabbia, il profumo di salsedine e la bellezza del Palazzo d'Estate. Non più le bianche coste sull'Egeo, né le torri saracene lungo i promontori. In un attimo il suo mondo svanì. Chi l'aveva rapita? Nemici di suo padre? Pirati? Mercanti di schiavi? Queste ed altre infinite domande tormentarono Dacey fino a quando quella nave giunse a destinazione. Fu fatta salire su una carrozza e poi lasciarono il molo, fino a salire su un battello che prese a risalire la corrente di un fiume. Ed infine un castello dalle mura massicce ed invalicabili, alte torri quadrangolari e merlate, stendardi consumati che si agitavano al vento ed un'infinità di verde tutt'intorno che aveva preso il posto dello sterminato mare che avvolgeva la sua ventilata isola. Alcuni rozzi soldati la condussero così nel maniero, fino a rinchiuderla in una piccola ma Tutto sommato accogliente stanza, lasciandola alle cure di una ragazza, per poi andare via. “E così tu sei il prezioso ostaggio...” disse fissandola la ragazza.
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12-01-2016, 01.54.39 | #14 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Kostor e Tussor, divertiti come chi ha appena assistito ad uno spettacolo comico, liberarono il rozzo soldato, per poi ridare i pugnali a Clio.
“Che io sia dannato...” disse alzandosi il soldato “... donne mercenarie...” “Cosa sta succedendo qui?” Arrivando un altro militare evidentemente più alto in grado. “Signore, i mercenari sono giunti.” Un altro soldato a quello appena arrivato. “Ah, si...” questi osservando Clio ed i suoi compagni “... i Montanari...” annuì “... seguitemi.” E li portò dall'altra parte del cortile del castello, dove c'era un vasto androne, per poi fermarsi davanti ad una robusta porta chiusa. E vi bussò. “Avanti.” Una voce seccamente dall'interno. Il soldato aprì la porta e fece segno ai mercenari di entrare con lui. “Maresciallo, sono giunti i Mercenari.” Rivolto poi all'uomo che stava all'interno della stanza.
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12-01-2016, 01.55.00 | #15 |
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Il viaggio, durato settimane secondo me, mi aveva completamente stordita. Ricordavo solo un insieme confuso di frammenti, piccoli momenti di vita che mi erano stati rubati da uomini che non conoscevo, per motivi che non capivo. Mi ero scervellata per comprendere qualcosa ma era valso a poco. Ero spesso incappucciata o chiusa al buio. Nessun riferimento di dove mi stessero portando o quasi. Pochi indizi troppo difficile da decifrare per la mia mente indebolita dalla fatica.
E quando il viaggio terminò infine le domande erano ancora tutte nella mia testa così come le paure. La stanza che mi ospitava faceva presagire un certo benessere del proprietario anche se la cosa non mi rincuorava. Perché un uomo del genere avrebbe dovuto farmi rapire? La cosa più bella di tutte fu quella di trovare un letto, un vero letto, ben saldo al suolo con coperte e cuscini. Tutta la stanchezza accumulata si fece sentire e mi addormentai di sasso. Fui svegliata da una voce, femminile. Sussultai e trovai dinanzi a me una giovane che mi definì ostaggio. Una prima, piccola indicazione di quale era il mio destino. << Chi siete? Dove mi trovo?>> balzai in piedi sperando in una risposta, << io voglio andarmene da qui>>
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12-01-2016, 02.00.46 | #16 |
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Dopo lunghe cavalcate, Marwel intravide la città tra dolci colline.
Si inerpicava sulla parte alte di un tenero poggio, tutta arroccata attorno alla sua pieve ed al castello baronale poco più defilato. Il sentiero divenne strada e giungeva fino alle porte di Monsperon. Qui le ultime botteghe erano sul punto di chiudere i battenti e le strade pullulavano ancora di gente presa dalle ultime faccende della giornata. “Una straniera, mamma...” disse un bambino che camminava con sua madre “... dovrà andare dai soldati...” indicando proprio Marwel.
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12-01-2016, 02.03.27 | #17 |
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“Per me cambia poco...” disse madama Bettina a Gwen “... qualunque negozio per me è una bottega. Bene, allora vi lascio riposare, visto domattina presto dovete presentarvi dagli uomini del Maresciallo.” Ed andò via, lasciando Gwen finalmente da sola.
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12-01-2016, 02.08.06 | #18 |
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Feci un sospiro di sollievo quando se ne andò, lasciandomi finalmente da sola in pace.
Preparai una cena veloce, mangiai, sistemai la cucina e mi misi a letto a leggere un po', prima di addormentarmi.
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12-01-2016, 02.08.21 | #19 |
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“Mi chiamo Betta...” disse la ragazza a Dacey, posando su un basso tavolino un vaso con dei fiori di campo che dovevano dare colore ad una stanza un po' troppo austera “... sono al servizio del barone di Monsperon e da oggi lo sarai anche tu. Ignoro chi tu sia, so solo che sei qui come ostaggio ed ora il tuo destino, come quello di tutti coloro che vivono in queste terre è nelle mani del nostro signore. Ma dimmi... hai mangiato qualcosa? Devo occuparmi io di te e se ti ammali la responsabilità sarà mia.”
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12-01-2016, 02.15.07 | #20 |
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Il Barone di... Non riuscivo neanche bene a pronunciarlo a causa del mio accento, per me era un uomo senza volto e senza anima e non capivo ancora perché io, proprio io dovevo stare lì.
<< No ... No aspettate... Perché? Che vuole da me? >> il mio cervello faceva fatica a collegare, anche perché dovevo tradurre tutto ciò che mi veniva detto. Essendo una principessa avevo studiato le lingue europee ma avevo sempre ritenuto più affini a me le lingue mediorientali. << Betta... Voi dovete aiutarmi... Fatemi uscire da qui e potrete venire con me, al sicuro nell'isola di mio padre... Io non posso stare qui... Mio padre mi starà cercando, saranno tutti preoccupati.... E mia madre, mia madre sarà distrutta. Devo tornare a casa>> guardavo con ansia un cercando una via di fuga.
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