12-09-2009, 14.39.48 | #11 |
Dama
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Permettete? Condivido appieno il vostro pensiero e quindi lo appoggio. Non aggiungerei altro perchè avete già detto tutto perfettamente voi.
Una frase di Sir Guisgard mi ha fatto sorridere (sacrosante parole sue!) e come associazione di idee citerò in calce quanto balenato a me in mente a tal proposito: Guisgard scrive: L'uomo ha da sempre la tendenza a guardare al passato, idealizzandolo e ponendolo a modello assoluto per il presente e per il domani. Faccio mio il pensiero di Orwell: Chi controlla il passato, controlla il presente Buono studio |
12-09-2009, 17.59.12 | #12 | |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Citazione:
Sante parole, mia signora, sante parole. La tendenza a voler far rivivere il passato l'uomo l'ha portata anche nell'arte. Ecco perchè spesso rinascono movimenti e mode che ambiscono a far risorgere la grandezza di un determinato periodo storico. La letteratura e le arti figurative sembrano essere il veicolo prediletto per riportare nel presente lo splendore del passato
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14-09-2009, 02.01.37 | #13 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nell’arte medievale, anche nell’occidente latino, ricopre un ruolo importantissimo la cultura bizantina.
Ultimo eco del millenario impero romano, l’impero bizantino occupa un ruolo guida fondamentale in tutti gli aspetti della vita medievale, ovviamente compreso quello artistico. Le influenze che arrivavano da Costantinopoli furono fortissime, soprattutto in quelle aree della nostra penisola dove il controllo bizantino era più diretto. L’arte bizantina trova nell’aspetto religioso un sua chiara e totale realizzazione. Il cosmo ed il creato trovano nella religiosità la loro massima rappresentazione ed espressione. Nell’ideale bizantino la religione va di pari passo con la vita terrena; infatti l’imperatore si occupava, diversamente da quanto accadeva in occidente, direttamente degli aspetti riguardanti la religiosità. Nelle bellissime chiese bizantine, diffuse sia in oriente che in tutto l’occidente mediterraneo, straordinari mosaici e sfavillanti icone dominano le navate, le cripte, le nicchie e le absidi, mostrando lo splendore di questa millenaria concezione artistica. Come l’immagine del Cristo Pantocratore, vero emblema della visione cosmica del genio bizantino. E come detto l’influenza bizantina in Italia fu davvero notevole. Basta citare come chiese importantissime mostrino una chiara influenza proveniente da Costantinopoli. E’ il caso della magnifica basilica di San Marco a Venezia, che con la sua caratteristica pianta a croce, traeva spunto dal famoso Apostoleion di Costantinopoli. O la chiesa di Santa Sofia di Benevento, santuario, insieme a Monte Sant’Angelo sul Gargano, del popolo longobardo. Santa Sofia di Benevento prendeva appunto spunto dalla celeberrima Santa Sofia di Costantinopoli. Ma per comprendere la complessità e la straordinarietà con cui era concepita l’arte bizantina, occorre andare a Ravenna, capitale dell’Esarcato, il dominio bizantino in Italia, nella straordinaria chiesa di San Vitale. Qui possiamo ammirare i famosissimi mosaici imperiali. Nel primo possiamo vedere raffigurato Giustiniano e la sua corte; nel secondo sua moglie, l’imperatrice Teodora, e la sua corte. Osservandoli con attenzione ci si rende conto che, pur essendo le figure poste di fronte all’osservatore, i piedi di queste “pendono”, come quelli di burattini appesi al muro. In realtà non si tratta di un grossolano errore dell’artista. E per comprendere tutto ciò occorre una chiave di lettura particolare. L’autore infatti ha voluto rappresentare l’essenza del “mondo mortale”. Un mondo fatto di immagine illusorie, che tradiscono una sorta di incompletezza. E’ un messaggio come ad avvertire chi guarda che questo mondo non è reale e che può causare illusione. E’ infatti il mondo dell’aldilà, quello celestiale, ad essere in realtà vero e completo. Infatti i due mosaici imperiali fungono come una sorta di basamento all’arcata che introduce ed incornicia il mosaico dell’abside: la Maestà di Cristo. E osservando questo mosaico possiamo vedere come i piedi delle figure non pendono, ma sono perfettamente posti sulla solida roccia, come a voler rappresentare la concretezza e realtà di quel mondo. Questo ci mostra come l’arte bizantina sapeva rappresentare in maniera forte e complessa l’eccezionale visione che aveva del creato, posto tutto in funzione dell’aldilà, meta ultima del vita umana.
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16-09-2009, 02.50.56 | #14 |
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L'arte Longobarda, soprattutto per quanto riguarda il nostro paese, ha rappresentato una tappa obbligata, non solo inerente gli studi artistici, ma anche nello studio generale del medioevo.
Infatti la cosiddetta "questione Longobarda" è ancora oggi oggetto di studi. Essa consiste nel secolora enigma che avvolge i primi due secoli della dominazione Longobarda in Italia (VI e VII secolo). Questo periodo si è sempre presentato, agli occhi della storia, come muto. Pochissime sono infatti le testimonianze storiche ed artistiche pervenute negli anni passati, riguardo a questi secoli. Tutto ciò ha da sempre spinto gli stidiosi a credere che tale epoca sia stata dominata dalle barbarie e dall'arretratezza. Oggi invece che importanti ritrovamenti sono stati portati alla luce, è stato possibile squarciare quel velo che copriva questo momento storico, mostrando la sua grande creatività. Infatti è proprio in questo periodo che si forma una cultura vivissima e comp'essa che sengnerà una pagina importante dell'arte e della storia medievale. In questi due secoli vediamo entrare in contatto e fondersi due grandi culture: quella germanica portata dai Longobardi e quella mediterranea che dominava l'Italia. Questa unione ha dato vita a ciò che dominerà durante tutto il medioevo, rappresentando una base essenziale per la civiltà moderna. Così possiamo oggi ammirare opere uniche e strordinarie che sfoggiano il meglio di "due mondi". Come la famosa tecnica detta "ad alveolo", che utilizzza paste vitree e pietre colorate, tipica delle civiltà nomadi e guerriere di stirpe germanica. E poi opere nate dalla volontà dei conquistatori di far propria la cultura mediterranea, sicuramente più complessa ed evoluta. Come ad esempio la famosa "Lamina di Agilulfo", tentativo da parte di un re Longobardo di assumere i tratti e l'immagine di un Cesare. O le straordinarie croci in lamina d'oro e d'argento che rappresentano uno dei punti più alti della cultura Longobarda. Tutto ciò, assieme a nuovi ritrovamenti che presto potrebbero dissipare ulteriori nebbie da quel passato lontano, ci mostra come il periodo Longobardo in Italia, sin dal suo inizio, sia stato tutt'altro che barbaro ed arretrato. Infatti, quando nel 774 i Franchi di Carlomagno conquistarono il regno Longobardo in Italia, non liberarono il nostro paese da un dominio barbarico, ma anzi trovarono una società in tutto simile a quella della Francia, sia sotto l'aspetto culturale, sia sociale e sia religioso (i Longobardi infatti si convertirono al cattolicesimo grazie alla regina Teodolinda ed al papa San Gregorio Magno).
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