04-04-2015, 04.07.40 | #2081 |
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Sorrisi, anche lui non stava dormendo.
Ma poi qualcosa attirò la mia attenzione, la spada aveva vibrato, possibile? Poi Simonin bussò e io guardai la spada e poi la porta. "Se mi avvisi dei pericoli, sei terribilmente utile oltre che magnifica.." Pensai. "Ma certo, grazie..." Dissi a Simonin "Posalo pure sul tavolo...". E ringraziai di non aver fatto nessuna mossa avventata, così avrebbe trovato entrambi soli, nelle rispettive stanze. |
04-04-2015, 04.09.25 | #2082 |
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Io e Velven uscimmo. Le strade erano vuote rispetto al resto della giprnata, dal momento che era sera inoltrata e gli ultimi rimasti erano diretti in chiesa.
Il cielo limpido offriva un'atmosfera adatta a tutti gli innamorati, noi compresi, fatta di stelle e sogno. Camminando, giungemmo ad una casa un po' malmessa, che recava il nome del mago Awatari. Pochi istanti dopo, le campane suonarono la Mezzanotte.
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04-04-2015, 04.15.27 | #2083 |
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Simoinin entrò e posò sul tavolo il vassoio.
“Se non occorre altro, milady, vado a portare il vassoio a Sua Signoria.” Un inchino. Poi si udirono i passi da sopra il soffitto. “Oh, sono fortunata, Sua Signoria non dorme ancora.” Sorrise a Clio ed uscì.
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04-04-2015, 04.21.05 | #2084 |
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“Se guardi lassù...” disse Velven a Gwen, indicandole un punto preciso del cielo “... tra le Perseidi e Giove, secondo una vecchia tradizione esiste una stella... una stella particolare, quasi magica... infatti ama nascondersi nei bagliori della Via Lattea, tra sciami di stelle cadenti e i loro desideri... è magica perchè secondo alcuni non tutti possono vederla, ma solo gli innamorati... e quelli fra loro che riescono a scorgerne la luce, allora sono destinati ad un Amore senza fine...” scrutando il firmamento.
“Bella storia.” All'improvviso qualcuno. “Però, per coloro che non riescono a vederla, posso sempre preparare un filtro d'Amore. Di quelli infallibili.” “Chi siete?” Chiese Velven. “Awatari, per servivi.” Con un inchino il mago.
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04-04-2015, 04.27.12 | #2085 |
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Simonin entrò e mi portò il vassoio con la cena.
Poi si accorse che Icarius era sveglio, e disse che sarebbe andata da lui. Annuii "Portate a Sua Signoria i miei omaggi, dunque..." Cordialmente alla serva. Poi uscì, e io istintivamente alzai gli occhi sul soffitto. Dopo un lungo istante sospirai, e iniziai a mangiare. "Buon appetito..." Mormorai, con un sorriso. Era buffo pensare a quanto gli avevo parlato in quel modo durante quei lunghi mesi, come se potesse sentirmi, come se fosse accanto a me. E quanto continuassi a farlo, anche se non dovevo far volare la mente tra le stelle ma solo un piano più su. Sorrisi a quel pensiero. |
04-04-2015, 04.30.50 | #2086 |
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A quelle parole di Altea, Sissi e le sue sorelle si scambiarono una lunga occhiata.
“Milady...” disse Sissi alla dama di Bastian “... esistevano un tempo solo due nobili dimore in queste terre con statue di leoni come guardiani... una era il palazzo dei Taddei prima che andassero perdute... ed un altra è la fortezza di lord Gvineth...”
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04-04-2015, 04.31.33 | #2087 |
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Velven mi indico` un punto preciso nel cielo dove, secondo una leggenda, si trova una stella visibile solo agli innamorati e coloro che riescono a vederla sono destinati ad yn amore senza fine.
Una voce irruppe alle nostre spalle. Era Awatari. "Vi ringraziamo, messere" dissi, sorridendo "Ma non ci occorre nessun filtro" guardando Velven.
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04-04-2015, 04.55.19 | #2088 |
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“Oh, allora siete fortunati.” Disse Awatari a Gwen e a Velven.
“Si, certo.” Annuì l'ufficiale. “Bene, meglio così.” Sorrise il mago. Ma all'improvviso una civetta si udì cantare. “Eh, la brughiera è nervosa...” fece Awatari. “Che vuol dire?” Fissandolo Velven. “Non avete sentito la civetta?” A lui il mago. “Il suo canto, portava le inquietudini della brughiera.” “A me sembrava il normale verso di una civetta.” Disse Velven. “Questo perchè voi non avete il dono di poter comprendere il linguaggio degli animali.” Ridendo il mago. “Voi si?” “Certo.” Rispose Awatari. “Fui io che salvai un nobile principe tramutato in nibbio da una strega cattiva.”
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04-04-2015, 05.00.50 | #2089 |
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A quell'ultima affermazione del mago sobbalzai. Forse lui poteva aiutarmi.
"Avete spezzato per sempre il sortilegio? Come avete fatto?" chiesi. Se lui poteva davvero aiutarmi, allora un leggero bagliore chiamato speranza iniziava ad accendersi in me.
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04-04-2015, 05.40.53 | #2090 |
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Clio cominciò a mangiare, quando ad un tratto si udì una dolce melodia giungere dalla finestra.
Era l'ocarina di Icarius e proveniva dal balcone soprastante la camera della spadaccina. Era infatti il presunto duca che suonava alle stelle. O forse voleva solo il loro consiglio per raggiungere il cuore della sua amata. E quelle note, che sembravano nascondere i profumi e i colori della sconfinata campagna circostante, suscitarono in lei un lontano ricordo. Era un fresco pomeriggio di inizio Primavera ed il crepuscolo si annunciava con un cielo screziato ed una lieve brezza che soffiava sul bosco, tra i primi boccioli fioriti e i frondosi alberi verdeggianti. Clio era alle prese con alcuni esercizi imposti dal maestro e da completare prima che la giornata fosse finita. Ma la giovane veniva continuamente distratta dalle voci dei ragazzini che giocavano. Da una voce in particolare. Fra loro infatti vi era anche Icarius. E nell'udire quella voce, la sua risata che sembrava scimmiottare un giovane Guascone scapestrato e le grida entusiaste degli altri suoi compagni, rapiti da chissà quale gioco in odore di grande avventura, gli occhi della fanciulla accarezzarono il giglio che lui aveva lasciato pochi giorni prima sulla sua finestra. Ad un tratto qualcosa la destò dai suoi pensieri. “Ehi...” disse Icarius arrampicatosi sulla finestra “... che fai?” “Mi esercito.” Sbottò lei. “Io mi annoierei.” “Io non sono te.” Fissandolo per un momento Clio. “Eh, magari fossi te...” sorridendo lui “... passerei tutti i giorni allo specchio... sorridendo però, visto tu non lo fai mai...” “Che sciocchezza.” Indifferente lei. “E' la verità.” Fece lui. “Almeno con me. Non mi sorridi mai.” “Vuoi una risata ebete?” Con una smorfia lei. “Sembra più un ghigno.” Lui a lei. “Si vede che questo mi susciti.” Cominciando a fare delle flessioni la ragazza. Lui restò a guardarla. “Ma cosa vuoi?” Voltandosi lei. “Nulla, ti guardo...” “Perchè?” “Così?” “Beh, vattene, mi secchi.” “Perchè?” “Mi da fastidio essere osservata...” “Allora non indossare solo quella camicia quando ti alleni...” “Ma cosa vuoi?” Alzandosi lei. “Va via.” “Sennò che fai?” Fissandola divertito lui. “Chiami il maestro?” “Figurati, per te basto io.” Scostante lei. “Una ragazza non può battere un ragazzo.” “Credi?” Lei. “Certo.” “Stupido.” “Cos'hai detto?” “Stupido.” Ripetè lei. “Devo ripeterlo ancora?” E si voltò a raccogliere pantaloni e stivali. Ma in un attimo lui scavalcò la finestra ed entrò, cercando di prenderla di sorpresa. Ma lei, lesta, scivolò dal suo tentativo di presa e lo afferrò a sua volta, facendolo ruzzolare a terra, per poi sedersi a cavalcioni su di lui e bloccandolo. “Sciocco, non provarci mai a cogliermi di sorpresa.” “E sia, mi arrendo...” ridendo lui “... mi arrendo, lasciami andare...” “Vedi?” Guardandolo negli occhi lei. “Voi maschi fate tutti lo stesso errore. Mi sottovaluti, eppure ti ho steso, anche se sono una ragazza.” Lui smise di ridere e si fece serio. “Già, sei una ragazza...” “Già.” Annuendo lei, colpita però dal mutare del suo sguardo. “Una ragazza...” sussurrò lui. E cominciò ad accarezzarle le lisce e nude gambe con cui lei lo teneva fermo a terra. “Smettila...” “Di fare cosa?” “Di fare così.” “Così come?” “Di guardarmi così...” “Non ti sto guardando... ma solo toccando...” senza smettere di accarezzarle le gambe. “Beh, smettila...” “Altrimenti?” Chiese lui. “Ti darò davvero una lezione...” “Non vedo l'ora...” sorridendo appena lui. “Idiota...” sussurrò lei, chinando appena la testa e facendo scendere i suoi capelli biondi sul viso di lui. Lui che non smetteva di accarezzare piano le gambe di lei, con leggeri tocchi della dita che andavano su e giù sulle cosce. Ed i brividi che le causò servirono ad allentare la tensione di Clio. E lui ne approfittò. Con un gesto improvviso si voltò, facendo ritrovare lei a terra e lui sopra stavolta. “Non dovevi distrarti...” piano lui. “Cosa vuoi da me?” Lei con gli occhi nei suoi. Lui non disse nulla e la guardò. La guardò tutta. E si accorse, dalle forme, che sotto la camicia Clio non indossava nulla. “Lasciami, per favore...” leggermente lei. “Dillo più convinta ed io ti lascerò andare...” sospirò lui. “Clio!” Ad un tratto una voce da fuori. “Dove sei finita?” Era il maestro. Stavolta fu Icarius a distrarsi e lei ne approfittò subito per capovolgere il tutto. Lui si ritrovò così con la schiena per terra, mentre lei corse via, uscendo dalla stanza. Icarius restò allora a fissare la porta spalancata dove Clio era svanita, con ancora il profumo della pelle di lei sui suoi vestiti. Quel ricordo scivolò via, nell'incanto della sera, tra le stelle scintillanti, la pallida Luna incantata e le malinconiche e dolci note dell'ocarina di Icarius.
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