07-04-2011, 10.59.27 | #211 |
Cittadino di Camelot
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L'assenso di August non era stato certo accompagnato da grande entusiasmo, ma Morrigan ragionò che in fondo era quanto di meglio si sarebbe potuta aspettare. Quell'uomo l'aveva conosciuta con un vestito cremisi, fiori bianchi tra i capelli scuri e l'aria di chi non ha mai visto niente più che le proprie stanze in un castello... era più che naturale che non si fosse abituato all'idea che lei potesse essere anche qualcos'altro!
Preparò svelta la cavalcatura, con una rapidità ed un'efficienza che volevano evidentemente impressionare gli uomini che aveva attorno e dimostrare loro che ben sapeva come comportarsi. Poi salì a cavallo e partì con loro. Lungo il cammino decise di stare vicino a Guisgard, e anche di parlare con lui, se ve ne fosse stato il tempo e l'occazione. Da quando l'aveva rivisto, tra le macerie del villaggio distrutto, aveva provato profonda curiosità verso il suo atteggiamento. Si chiedeva perchè mai si comportasse a quel modo. Sembrava un animo scherzoso e gioviale, eppure da quando era arrivato non aveva cercato la compagnia di nessuno. Guardava tutto, ma non faceva troppe domande, e se le domande erano volte a lui, sovente le mutava in scherzo. Inoltre Morrigan non aveva potuto fare a meno di notare il profondo mutamento che il suo volto aveva subito di fronte allo spettacolo del villaggio distrutto. Aveva perso perfino la favella, per quanto poi avesse tentato, successivamente, di ritornar scherzoso. Nella foga che stavano generando quegli eventi, lì a Capomazda, nessuno in realtà si era preoccupato di capire chi fosse quell'uomo, da dove venisse e perchè stava restando... e Morrigan pensò che sarebbe stata lei a chiederlo, se nessun altro l'aveva fatto. In fondo, nessuno aveva chiesto nulla nemmeno di lei, e Morrigan era lì per un motivo... cercava informazioni, e qualunque uomo poteva essere l'uomo giusto per lei... tanto più se era un uomo che dava l'aria di essersi spostato molto per quelle terre! Per questo gli restò vicina, e quando furono già per la strada, riprese: "Avete detto il vero sulla Fortuna, signore... e avete detto il vero anche sulla stoltezza degli uomini al riguardo! Se tutti noi fossimo più consci degli inevitabili incroci del Fato, forse la nostra vita scorrerebbe più agevolmente..." Tacque un istante, poi lo fissò intensamente, ma di traverso, senza for scorgere quello che le passava negli occhi. Era un rischio dare ad un estraneo troppe notizie. Però se voleva avere l'occasione di interrogarlo per saperne di più, doveva pur dir qualcosa, concedere qualcosa... la fiducia non si ottiene che con la fiducia... "Voi, ad esempio..." riprese dunque, decisa "portate un nome, signore, che mi è parecchio caro... portate il nome di un uomo che un tempo ebbe un ruolo molto importante nella vita di qualcuno che amo molto... e adesso che io mi trovavo a vagare tra queste terre, alla ricerca di qualcosa che sembra non trovarsi in nessun luogo, l'avervi incontrato mi è sembrato quasi un segno che Madonna Fortuna mi abbia inviato... il primo segno dopo un tempo infinito e deserto di ogni speranza! Ditemi dunque qualcosa di voi... di dove siete? E perchè mai vi incontrammo così male in arnese lungo la strada per Capomazda?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
07-04-2011, 16.19.09 | #212 | ||
Cittadino di Camelot
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Osservai la giovane signora distribuire disposizioni e allontanarsi verso i giardini. Il cortile presto si svuotò di gente e io mi lasciai scivolare su una panca di pietra, nascosta da un colonnato.
Riflettevo... forse il piano era davvero pericoloso, ma dubitai che la mia vita sarebbe mai stata in pericolo. Gouf avrebbe potuto uccidermi prima che lo facessi io: aveva avuto molti mesi a sua disposizione e quando gli confessai ogni cosa... mi avrebbe potuto torcere il collo con una mano legata dietro la schiena. Non ero una guerriera, le mie armi non avevano nulla a che vedere con la forza fisica. Dei rumori di passi mi riscossero. Dei soldati si erano fermati poco lontano da me e stavano parlando tra loro. Citazione:
Citazione:
Quindi mi alzai e oltrepassai il colonnato. Ormai non c'era più molto tempo. Aspettare ancora non sarebbe stato saggio in una situazione in cui gli eventi continuavano a stravolgersi bisognava essere tempestivi. "Capitano Monteguard" lo chiamai e mi avvicinai, ben consapevole che talvolta anche i muri hanno orecchie "ora che sua signoria è disperso, chi potrà avallare il piano di cui vi parlavo? Non vorrei sembrarvi indelicata, ma qui sembra che gli eventi precipitino di ora in ora..." Sospirai sinceramente dispiaciuta.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
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07-04-2011, 17.27.03 | #213 | |
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Seduta sul basso muro di marmo, osservavo gli uomini affaccendarsi per eseguire gli ordini che avevo imposto loro secondo gli utili consigli di Melisendra.
Il draghetto era stato condotto lì e adesso, a dispetto della sua terribile fama, non sembrava più feroce di un cucciolo di cane: esplorava il giardino annusando dappertutto, poi mi tornava vicino e si lasciava carezzare, mordicchiando per gioco l’orlo del mio abito. Pascal, dal canto suo, sembrava tutt’altro che entusiasta del nostro nuovo amico: se ne stava seduto sul mio stesso muro, ma si teneva ad una debita e dignitosa distanza, atta a dimostrare il suo scontento. Inoltre, come se ciò non fosse sufficiente, ringhiava malamente al curioso draghetto, ogni qualvolta questi gli si avvicinava più del dovuto. All’ennesimo ringhio, sospirai... quindi, con un sorriso vagamente divertito, mi alzai e mi avvicinai al gatto. “Andiamo, Pascal...” mormorai, iniziando a carezzarlo piano “Perché non gli concedi una possibilità?” Il drago passò di nuovo lì vicino e, di nuovo, il gatto ringhiò. “Coraggio...” sussurrai “Non vedi che è soltanto un cucciolo? E’ piccolo ed indifeso... è stato preso dal suo rifugio e portato qui, dove rischierebbe davvero molto se nessuno che si occupasse di lui... è qui ed è tutto solo, Pascal, proprio come noi!” Mormorai quell’ultima frase quasi sovrappensiero... I miei occhi tornarono a posarsi sul drago e nell’osservarlo un lontano ricordo affiorò, chissà per quale motivo, nella mia mente... Me ne stavo acquattata dietro il tronco di un enorme albero con quella cordicella in mano, immobile e silenziosa. Matthias, di fianco a me, sospirò d’impazienza e io gli lanciai un’occhiata torva, zittendolo all’istante. “E’ inutile!” sussurrò ad un tratto il ragazzino al mio orecchio “Tanto non la prenderai mai!” “Certo che la prenderò! Aspetta e vedrai!” ribattei. Lui scosse la testa sfoggiando un mezzo sorriso, come faceva spesso di fronte alle mie idee più bizzarre, e tuttavia rimase fermo al suo posto. Poco dopo si udì un leggero fruscio tra l’erba e io mi irrigidii... fissai il punto esatto dove sapevo essere la trappola e, non appena l’erba lì intorno iniziò a muoversi, tirai con forza la cordicella. Si udì un tonfo leggero e subito un paio di orecchie fuggirono da quel punto in direzione degli alberi più vicini. “Oh, accidenti!” esclamai io, contrariata, balzando in piedi e correndo verso il centro di quella piccola radura “Accidenti, mi è sfuggita!” “Ma certo che ti è sfuggita!” esclamò Matthias, raggiungendomi e ridendo sonoramente “Avresti forse avuto qualche possibilità se l’avessi lasciato fare a me, ma tu... tu sei una frana: hai tirato troppo presto, lei si è spaventata ed è fuggita!” Sempre sogghignando divertito, il bimbetto si piegò e iniziò a smontare la nostra rudimentale trappola mentre io, in piedi, lo osservavo in silenzio: eravamo soltanto due bambini, all’epoca, ma lui sembrava più grande di me e possedeva una capacità nel costruire e smontare piccoli meccanismi che a me mancava totalmente. Fatto ciò, si stese disinvoltamente nel ritaglio di sole che penetrava tra le fronde degli alberi e incrociò le braccia dietro la testa. Io mi stesi di fianco a lui e, a mia volta, osservai quel triangolo di cielo terso... “E poi ti immagini che scandalo se proprio tu venissi sorpreso a cacciare lepri?” lo punzecchiai io dopo un istante. Anche lui sorrise, poi ribatté: “Beh... tecnicamente questo non è bracconaggio dato che tu sei la principessa e queste terre, essendo di tuo padre, sono anche tue! E poi...” ruotò la testa e mi lanciò un’occhiata sarcastica “In effetti, non si può neanche dire che stavamo cacciando, dato che non credo tu avessi intenzione di ucciderla e mangiartela, quella povera lepre. No?” Un’espressione sconvolta si dipinse sul mio viso... “Ucciderla e mangiarmela?” ripetei allarmata “Ma certo che no! Io non volevo farle alcun male... volevo soltanto prenderla!” “Ci avrei scommesso!” ghignò lui, fece una breve pausa e poi soggiunse “A proposito... perché la volevi prendere?” “Perché è carina!” risposi semplicemente. Di nuovo lui si voltò a guardarmi, questa volta con un’espressione decisamente sconcertata sul volto... “Perche è... carina?” chiese. “Sì, lo è!” confermai. “Come il capriolo che hai voluto portare a palazzo tempo fa?” chiese sarcastico. “Oh... quello dovevamo farlo! Poverino... si era ferito, ricordi? Non potevo lasciarlo al suo destino!” Lui scosse la testa, divertito... “E comunque...” proseguii io con rammarico “Mio padre ha voluto che lo liberassi di nuovo, una volta guarito! E adesso chissà dov’è...” “E così, ora che non hai più quel capriolo, ti sei messa in testa questa storia della lepre!” commentò lui dopo un istante “Ma possibile che tu non possa vivere se non hai qualche creatura di cui occuparti?” “Beh...” sospirai candidamente, ignorando l’ultima cosa che aveva detto “Sai, ho anche pensato che il capriolo sono stata costretta a farlo rinchiudere in un recinto fuori del palazzo, poverino! Mentre una lepre... beh, quella è piccola e la potrei anche portare nella mia stanza!” Lui si sollevò e si mise seduto, voltandosi a guardarmi... mi scrutò per un lungo momento, con la fronte vagamente corrugata, poi scoppio a ridere: “Lady Talia... tu sei completamente matta!” sentenziò “Completamente!” “Oh, non ridere!” lo rimproverai, mettendomi a mia volta seduta. Lui scosse la testa e riacquistò un tono falsamente serio: “Sai... tutto considerato è andata bene!” disse “E’ una fortuna che ti sia scappata... non avrei voluto vedere la faccia del Principe se tu fossi tornata a palazzo con un nuovo animaletto sotto braccio! Una lepre da compagnia, poi!” “Beh...” ribattei con lo stesso tono “E io non avrei voluto vedere quella di tuo padre quando avesse scoperto che eri stato tu ad aiutarmi a prenderla...” “...tu che sei proprio il figlio del guardiacaccia, dannazione!” ribatté lui, esibendosi in una perfetta imitazione della voce profonda e vagamente roca di suo padre. Ed entrambi scoppiammo a ridere. Infine lui guardò verso il cielo, sospirò e si alzò in piedi... “Andiamo, milady!” disse, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi “E’ tardi: dobbiamo tornare a palazzo, prima che ci scoprano!” Quel ricordo sfumò lentamente tra i miei pensieri e mi lasciò con un vago sorriso sulle labbra... era stata un’infanzia felice la mia, era stato un periodo totalmente spensierato durante il quale mai un dolore o un dubbio avevano sfiorato il mio cuore. Sensazioni che avevo lasciato a Sygma, evidentemente... poiché tutto era cambiato dopo il mio arrivo a Capomazda. Citazione:
Poi mi voltai verso il servitore e sorrisi: “Benissimo!” annuii alzandomi “Vi ringrazio! Adesso tornate pure alle vostre mansioni... se mi occorrerà qualche altra cosa, chiamerò!” Il drago, intanto, si era precipitato verso quella fontana piena d’acqua e vi era saltato dentro, schizzando tutto intorno... lo osservai agitarsi e sguazzare al colmo della gioia e, nonostante tutto, sorrisi.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." Ultima modifica di Guisgard : 08-04-2011 alle ore 05.30.31. |
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07-04-2011, 21.02.37 | #214 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole calava stancamente oltre i monti lontani, persi nella foschia e nelle illusioni di un orizzonte che sembrava incantato.
Lunghe ombre si allungavano sulla campagna che circondava Capomazda, quasi a disegnare spettri e fantasmi a cui il lieve soffio del vento pareva dare voce sottoforma di angoscianti lamenti. E tra le austere mura del palazzo prese vita quell’etera figura. Sembrava una donna. Aveva un velo nero che le scendeva dai capelli fino alle spalle, lasciando appena scoperto il viso tinto di un pallore innaturale. Camminava quasi senza posare a terra i propri passi, fino a giungere ad un confessionale. Qui si inginocchiò e vi restò per un tempo indefinito. Poi, dall’altra parte del confessionale uscì un monaco per svanire nel buio di quel luogo. Dopo un attimo anche la donna lasciò quel confessionale, per andare a pregare ai piedi della statua della Vergine. All’improvvisò, dopo essersi alzata e segnata con la croce, si voltò verso Melisendra. Gli occhi, verdi come le limpide acque del mare al mattino, sembravano spenti ed il volto era segnato da una sofferenza senza fine. “Non ho detto ad alcuno del mio bambino…” mormorò fissando l’incantatrice “... solo al buon monaco… devo tenerlo nascosto... è un maschio, lo so, lo sento…” sospirò accarezzandosi il ventre “… ma lui non devo saperlo o giungerà a strapparmelo! E’ li fuori!” Fissando il vuoto oltre una finestra. “Non sa ancora del nascituro, ma è come una fiera attirata dall’odore del sangue… il nobile e maledetto sangue dei Taddei…” In quel momento Melisendra udì i rintocchi della campana della Cappella della Santa Vergine, che la destarono da quella visione. "Milady..." la chiamò all'improvviso il capitano Monteguard "... cosa avete? Forse un capogiro? Mi sembrate strana... va tutto bene?"
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07-04-2011, 21.28.06 | #215 |
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Vidi il mio cavaliere avanzare verso di me, aveva un passo tranquillo, forse era un po' stanco.
Appena mi fu abbastanza vicino feci un inchino scherzoso abbassando gli occhi come se davanti a me ci fosse il duca Icarius in persona. Poi alzai lo sguardo e sorrisi, mi avvicinai a Friederich e gli baciai dolcemente la guancia mettendogli in mano il cestino prieno di panini dolci e frutta. "Sei stanco caro?" chiesi e scostai il tovagliolo che copriva il cibo "Tieni, ti ho portato qualcosa da mangiare, se vieni a casa subito e non ti devi trattenere c'è anche del sidro caldo che ti aspetta. Ho pure cambiato le lenzuola del letto così, se vorrai riposarti un po' le troverai pulite e profumate". Alzai il viso per guardarlo diritto negli occhi visto che ancora non mi aveva risposto e aggiunsi: "Ma guarda quelle stupide guardie come ci osservano, non hanno mai visto una moglie e un marito parlare? Certo che voi soldati siete proprio strani, vi scandalizzate per così poco e poi la sera andate a fare baldoria con le donnacce delle osterie. Eh ma tu non c'andrai più, mio caro..." Risi, girai i tacchi e feci per andarmene ma mi voltai un'ultima volta lanciando a mio marito un'occhiata languida come per dirgli: "forza tesoro! Non stare lì fermo come un mammalucco, vieni a casa che ti aspetta una sorpresina..." Come sempre non capì immediatamente le mie intenzioni...
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire Ultima modifica di Lady Dafne : 07-04-2011 alle ore 21.34.51. |
07-04-2011, 21.43.19 | #216 |
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“Il mio nome? E’ un nome come un altro…” disse Guisgard sorridendo alle parole di Morrigan “… forse addirittura scelto a caso… in queste terre, pare, solo gli aristocratici sono vincolati a nomi che si tramandano per generazioni… credono nella capacità del sangue e dei nomi di essere portatori di grandezza e virtù… io, per mia sfortuna o fortuna, sono di umili origini e ai miei è bastato scegliere un nome che fosse facile da ricordare e non troppo difficile da chiamare!” E scoppiò a ridere.
Hastatus, intanto, incrociato il gruppo, aveva preferito continuare il cammino verso Capomazda, dove giunse poco dopo. Il gruppo invece, proseguendo per la propria strada, era giunto, alcune miglia dopo, al luogo chiamatop Gorgo del Lagno. La selva, distrutta per un tratto dal fuoco della spaventosa bestia emersa dalle acque, presentava ancora qualche falò qua e là. “Perecourt…” chiamo August “… indicaci il luogo esatto dove è caduto in acqua sua signoria.” “Qui!” Indicò il guardiacaccia. “Proprio qui!” “Queste acque sono come sabbie mobili…” mormorò Finiwell. “Presto, procuratevi dei lunghi rami…” ordinò August al gruppo “… li useremo come pertiche per tastare il fondo melmoso di queste acque.” Così fecero e cominciarono le disperate ricerche. Ma ben presto il crepuscolo si fece annunciare. “Maledizione…” mormorò August “… è quasi già buio… restare oltre sarebbe troppo pericoloso…” “Io non lascerò questo luogo senza aver ritrovato il mio signore!” Esclamò Perecourt. “Forse quella bestia che avete visto al momento della sparizione di sua signoria” intervenne Finiwell “potrebbe proprio ritornare col favore delle tenebre!” “Cos’avete, cavaliere?” Chiese divertito Guisgard. “Paura forse?” “Amico mio, la paura mi è ignota” rispose lesto Finiwell “quanto lo è il peccato alla coscienza di un neonato!” “Restare comunque qui” prendendo la parola August “è pericoloso… ricordate che i nostri nemici si muovono nella brughiera devastando ogni cosa… e loro mi preoccupano più di qualsiasi bestia di questo mondo!” Fissò un’ultima volta le acque del Lagno. “Presto, si torna a Capomazda…” disse senza tradire alcuna emozione. Almeno in apparenza. “Dio del Cielo, no…” cominciando a piangere Perecourt. “Torneremo qui domani mattina presto… ora andiamo.” Ordinò August ai suoi. In quel momento Morrigan avvertì qualcosa. Una sorta di profonda inquietudine. Un senso di angoscia tanto irrazionale, quando reale. E, all’improvviso, Samsagra cominciò a vibrare intensamente.
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07-04-2011, 22.09.46 | #217 |
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Dafne si voltò per tornare a casa, ma la mano di Pasuan, afferando la sua, la fermò.
La fissò per qualche istante. “Perché tornare a casa? C’è un bellissimo crepuscolo…” disse “… il capitano Monteguard mi ha… ehm… messo in libertà fino a domattina… prendi quel cestino che hai preparato… ti voglio mostrare un luogo speciale…” In sella allora al suo cavallo, i due giovani galopparono verso il borgo di Capomazda. Poco dopo giunsero ad una vecchia torre diroccata. Pasuan si tolse il mantello per stenderlo sull’erba. “Sai…” fissando le ultime luci del giorno morente “… ci venivo spesso qui quando ero uno dei cadetti… dalla torre diroccata si può vedere in direzione del mio paese natale… è un posto bellissimo e ti sarebbe piaciuto vederlo, ne sono certo… quando l’aria è limpida come adesso è possibile contare quasi tutte le stelle del Cielo… e più le conti, più ti sembrano vicine… fino a quando giunge un soffio di vento per farle volare quasi tutte via…” sospirò malinconicamente. Si voltò verso di lei e le sorrise. “Dai, sono curioso di assaggiare quello che hai preparato per me!” Esclamò. “Un cavaliere, soprattutto dopo aver affrontato il capitano Monteguard, ha bisogno di nutrirsi bene!"
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07-04-2011, 22.24.26 | #218 |
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Il piccolo draghetto fissava incuriosito la sua nuova tana.
Osservava quel rifugio girandogli intorno, annusandolo ed osservandolo con attenzione. Emise poi uno dei suoi strani versi e vi saltò dentro agitando la coda e le piccole ali che aveva sul dorso. Pascal intanto era corso dentro, nel palazzo. Talia lo ritrovò nel corridoio, ormai immerso nella penombra della sera. E per un attimo la giovane principessa di Sygma ebbe l’impressione che Pascal non fosse da solo. Un’immagine, una figura sembrò muoversi tra le ombre del corridoio. Poi i luminosi occhi di Pascal fissarono l’infelice moglie del duca. Proprio sotto uno dei tanti ritratti del palazzo. “E’ lady Gyaia…” disse una voce alle spalle di Talia “… tanto bella, quanto sfortunata ed infelice…” è tardi, milady, forse dovreste mangiare e poi riposare…” aggiunse Izar avvicinandosi a lei, mentre gli enigmatici occhi della Granduchessa Gyaia li fissavano.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 08-04-2011 alle ore 05.26.33. |
07-04-2011, 22.35.26 | #219 |
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"Oh no mio caro, il cestino può aspettare, ora ho troppa voglia di vedere il tuo paese natale. Dai, è ancora abbastanza chiaro per vedere un po' in lontananza!"
Detto questo mi alzai di scatto e mi precupitai alla torre cercando di mettere i piedi sui gradini buoni di una vecchia scala. Raccogliendo le gonne intorno alla cintura mi arrampicai fino in cima senza troppa fatica. Il cavaliere mi seguiva un po' perplesso. Io ero felicissima, un po' accaldata a dire il vero. Mi passai una mano sulla fronte dicendo: "Uff che faticaccia, era un pezzo che non mi muovevo così velocemente, e pensare che prima di sposarmi correvo a destra e sinistra per tutti i nascondigli di Camelot per sfuggire alla suora che voleva a tutti i costi farmi studiare la matematica... che sceneggiate! " Lo guardai, lui non era affaticato per nulla. Mi voltai per dirgli: "Mi è venuta un'idea, perchè non ci fermiamo a dormire qui questa notte? Non fa freddo e non credo nemmeno che ci sia d'aver paura qui. Che ne dici, ti va?"
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08-04-2011, 03.26.12 | #220 |
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“Non c’è bisogno di correre!” Disse divertito Pasuan a Dafne. “Guarda che il mio paese non scappa mica!”
Fece allora gli scalini a tre alla volta e raggiunse la ragazza che lo precedeva, animata com’era dal suo vivo entusiasmo. Pasuan e Dafne salirono così fino in cima alla vecchia torre diroccata. La sera era ormai giunta e la fresca brezza che aveva soffiato per tutto il giorno aveva reso il cielo chiaro di stelle scintillanti e l’orizzonte limpido, sgombro da nebbia e foschia. “Eccolo, è laggiù…” disse Pasuan indicando il punto in cui si trovava il suo paese natio “… se fissi con attenzione il punto che ti indico, potrai vederne le luci in lontananza…” Dafne, raggiante era davanti al cavaliere, con la schiena poggiata sul suo petto. E sentiva battere forte il cuore di lui. Pasuan invece la fissava mentre, con un sorriso e gli occhi luminosissimi per la gioia, la ragazza si perdeva in quello scenario reso incantato dalla magia della sera. Restarono a fissare quello spettacolo per un tempo indefinito, fino a quando Pasuan l’avvolse nel suo mantello. “L’aria comincia ad essere un po’ troppo fresca…” mormorò “… vieni, meglio scendere…” Si sistemarono allora nel vano sottostante, che presentava ancora la copertura lignea per poterli riparare. Pasuan coprì Dafne col suo mantello e poco dopo la ragazza si addormentò. Lui restò però sveglio, a fissarla tutta la notte. “Sorridi, piccola…” pensava il cavaliere guardandola “… forse era da tanto tempo che non sorridevi… troppo tempo…” Fissò allora il cielo attraverso una delle finestre e si accorse che mai come quella notte gli era parso così bello.
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