19-01-2012, 00.52.59 | #211 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 08-04-2010
Residenza: Ignota ai più
Messaggi: 2,235
|
Corsi fuori dal Tempio subito dietro a Nestos, lo vidi raccogliere un sasso e lanciarlo con forza verso una delle vetrate... ma la mira di Nestos non era mai stata molto buona e il sasso andò a finire molto lontano, tra gli alberi... e lui si accasciò al suolo, gli occhi pieni di lacrime e il capo chino.
Mi fece male vederlo in quello stato... avevo sempre sospettato che a Nestos mancasse quel nostro fratello ribelle, ma non avevo mai immaginato che avesse sofferto tanto... per tutto quel tempo... tanto in solitudine... Il cuore mi si strinse ed una lacrima scese a rigarmi la guancia... Di corsa raggiunsi Nestos, quindi, e mi inginocchiai accanto a lui, cingendogli le spalle con entrambe le braccia... “Manca anche a me, Nestos...” mormorai, con la voce che tremava “Manca anche a me! Non sai quanto!” Talvolta, al mattino, il Maestro usciva per il bosco. Quella mattina, come molte altre, uscì di buon’ora... “Vegliate su vostra sorella!” disse ai ragazzini prima di uscire. La mattinata passò tranquilla... poi il pomeriggio, sereno e piacevole tra giochi e compiti da portare a termine. Si fece buio, infine, e allora tutti rientrammo in casa e ci sedemmo in cerchio, in attesa che il Maestro, il nostro padre adottivo, facesse ritorno... Tuttavia, quando poco dopo il Maestro tornò, non era più solo. C’era un ragazzino con lui, un ragazzino che non avevo mai visto prima... era tutto sporco e con i vestiti strappati in più punti, non parlava ma ci guardava tutti con diffidenza e quasi con astio... Lo scrutai per qualche minuto, incuriosita... non sapevo perché ma, per qualche strana ragione, quella sua aria diffidente e quasi ostile suscitava in me simpatia. “Chi è questo, Maestro?” chiese ad un tratto uno dei ragazzi, dando voce alla curiosità di tutti. “Un nuovo fratello...” rispose il Maestro, con un piccolo gesto della mano “Resterà con noi!” “Come ti chiami?” chiese allora qualcun altro, facendosi un poco avanti. Lui non rispose... ed anzi, si voltò a guardarlo con aria combattiva e addirizzando la schiena, quasi pronto a difendersi. Tutti rimasero interdetti da questa sua reazione e per qualche istante nessuno parlò. Egli mosse lo sguardo intorno... sembrava quasi stesse cercando una via di fuga... poi i suoi occhi, chiari e profondi come mai ne avevo visti, si posarono su di me... E per la prima volta, da quando era entrato, vidi la sua maschera cadere... per un istante mi parve sorpreso, mentre fermava i suoi occhi nei miei... Gli sorrisi... E, per un attimo, ebbi la precisa sensazione che anche lui stesse per sorridermi... “Dopo un bagno caldo ed un buon pasto, ci rivelerà il suo nome!” la voce del Maestro ci interruppe, riportandoci tra loro “Su, forza! Prepariamoci per la cena!” Quel ricordo, il ricordo del suo arrivo tra noi, mi attraversò la mia mente. Ed altre lacrime mi rigarono le guance. Strinsi un po’ di più Nestos, allora, cercando di infondergli calore e speranza.
__________________
** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
19-01-2012, 01.27.05 | #212 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
|
Fu un attimo.
Cavaliere25 stava guardando fuori dal Carrozzone, quando gli parve di scorgere qualcosa. Una sorta di visione, un attimo, indefinito e sfuggente. Sette cavalieri, bardati di pesanti corazze e rivestiti di lunghe tuniche, stavano dall’altra parte del fiume Calars. Tutto attorno a loro taceva, mentre solo il vento sembrava in grado di attraversare quell’innaturale silenzio col suo soffio, simile ad un lungo e straziante lamento. Un istante dopo,quella terribile visione svanì tra i vapori che salivano dalle calde acque del Calars.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
19-01-2012, 02.07.57 | #213 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
|
A quelle parole di Altea, Goz non disse nulla.
Fissò la vasca e nel vedere i cigni nuotare, la madre col suo piccolo, un velato sorriso ingentilì il suo volto rude. Era un uomo dalla robusta stazza e dai modi non propri gentili. Era loquace, aveva gli occhi attraversati da una chiara vivacità e gesticolava abbondantemente, come amano fare molte persone del Sud. La sua andatura era dinoccolata e quasi sempre un largo sorriso era sospeso sul suo viso. I suoi uomini lo temevano e lo amavano allo stesso tempo e questa cosa, come affermava Tucidite, è di gran lunga la più importante virtù da possedere per un capo. Goz appariva simile a quegli uomini capaci di dominare sempre i propri sentimenti, pur essendo votati ai propri istinti e ai propri impulsi; fondamentalmente un animo buono, a tratti ingenuo, in altri momenti di un fanciullesco egoismo ed affascinato dal magnifico e dal meraviglioso. Chi scrive ha conosciuto tutti i lati del suo carattere, ammirandone i pregi e biasimandone le debolezze. E può ben raccontare la cupa sensazione che prendeva forma nel suo sguardo, ora che stava fissando quei cigni. “Mi chiedete cosa davvero mi rende triste, milady?” Parlando ad Altea, pur senza voltarsi verso di lei. “Forse vedere la felicità, riconoscerla, arrivare quasi a sfiorarla e gridando per fermarla, mentre essa si allontana indifferente al mio dolore…” poi si destò “… è stata di vostro gradimento la colazione, signori?” Rivolgendosi a tutti loro. “Bene, allora vi consiglio di raggiungere il ponte del Carrozzone… tra un po’ supereremo l’ansa settentrionale del Calars e allora ai nostri occhi si mostrerà una regione sconosciuta ai nostri simili… le sorgenti del Calars non sono lontane…” Un marinaio gli si avvicinò e riportò il messaggio di Gaynor. Goz annuì e raggiunse la ragazza sul ponte. Isolde lo fissò e decise di seguirlo, restando però a debita distanza.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
19-01-2012, 03.02.00 | #214 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 05-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
|
Talia e Nestos restarono davanti alla grande vetrata, sotto una pioggia di infiniti e colorati riflessi, frutto dei giochi di luce che il Sole mattutino generava a contatto con quei vetri.
Gli occhi di lei, inondati da quei bagliori e resi lucidi dalle lacrime, risplendevano come gocce d’ambra, assumendo riverberi, limpidi e trasparenti, di un’indefinita intensità. In quel fraterno abbraccio, i suoi lunghi e chiari capelli scendevano leggeri come un velo sul più debole e sensibile dei figli del maestro, mentre le sue braccia, racchiudevano l’affannoso e incerto respiro di Nestos in un tenero tepore. Restarono così, immersi nella medesima tristezza, fino a quando, poco a poco, il respiro di Nestos si placò e tornò normale. Ad un tratto qualcosa li destò dai loro pensieri. Rumori di cavalli e voci si udirono nel viale del Casale. Talia e Nestos sentirono i loro fratelli parlare con qualcuno. “Chi vi ha fatto entrare?” Domandò uno dei figli del maestro ai nuovi arrivati. Erano quattro cavalieri che scortavano un signorotto locale. “Il cancello era aperto, figliolo…” rispose questi “… e poi, se ben ricordo, l’accesso al Casale non è mai stato vietato ad alcun visitatore…” “Siete qui per il Tempio?” Chiese nuovamente il figlio del maestro, mentre tutti gli altri suoi fratelli lo raggiunsero. “Solo al Tempio è permesso l’accesso ai visitatori.” “Davvero?” Fissandolo il signorotto. “E quale documento da forza a questa vostra affermazione?” “E’ sempre stato così…” rispose un altro dei fratelli. “Già, gli usi e le consuetudini sono dure da far crollare…” mormorò il signorotto, fingendo di lucidare il proprio anello “… Ghiovin…” rivolgendosi ad uno dei suoi “… cosa dice in merito a questa situazione la legge del Gastaldato?” “Secondo quanto è riportato nei documenti ducali” cominciò a dire Ghiovin “questo Casale fu dato in gestione da sua grazia il vescovo ai Cavalieri dell’Ordine della Luna Nascente. Con la morte però dell’ultimo cavaliere del suddetto ordine, il Casale torna nelle rendite ecclesiastiche.” “Eccellente!” Esclamò il signorotto. “E vi annuncio” fissando i figli del maestro “che ho già fatto un’offerta a sua grazia per acquistare questa proprietà.” “Non si può mettere in vendita il Casale!” Gridò uno dei figli del maestro. “E perché mai?” Ridendo il signorotto. “Il diritto di possesso è scaduto con la morte dell’ultimo cavaliere della Luna Nascente!” “Ci siamo noi!” Replicò un altro di loro. “Siamo i suoi legittimi figli!” “Siete dei bastardi!” Esclamò con superbia il signorotto. “Bastardi trovati all’angolo di qualche strada, davanti ad una chiesa o in qualche lercio letamaio, dove le vostre madri, simili a cagne in calore, vi hanno generato con chissà quali gaglioffi!” “Come osate!” Gridarono alcuni di loro. “Voi parlate a futuri cavalieri!” “E chi vi armerà mai come cavalieri?” Con disprezzo il signorotto. “Il re dei mendicanti? Buffoni e attori girovaghi saranno la vostra corte? E a quale dama offrirete i vostri servigi? Alle donne di qualche bordello forse?” I suoi quattro sgherri accompagnarono quelle parole del loro padrone con pesanti risate. “Siete degli straccioni e dei bastardi!” Continuò il signorotto. “E non avete neanche la forza per rivendicare questo posto!” “Bastardo!” Ringhiò uno di loro, lanciandosi poi verso il nobile arrogante. Ma uno dei suoi colpì il ragazzo e lo fece cadere nella polvere. “Il prossimo fra voi” intimò il signorotto “che oserà fare una cosa del genere non se la caverà solo con un pugno.”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
19-01-2012, 09.19.16 | #215 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 24-07-2011
Messaggi: 12,963
|
Ascoltai le parole di Goz, era un uomo misterioso, dalle mille sfaccettature, non riuscivo a capire il vero lato del suo carattere. Lasciai la vasca dei cigni, quando egli ci preannunciò l'arrivo presso una Terra interessante, cosi chiamai il mio maestro e ci dirigemmo verso il ponte, ero curiosa di scoprire quali bellezze ci avrebbe riservato. Guardandomi attorno però notavo il malcontento che appariva nei volti dei compagni di viaggio.
__________________
"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
19-01-2012, 10.02.06 | #216 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 12-11-2008
Residenza: catania
Messaggi: 3,453
|
Ascoltai lo sfogo di Daniel...era lo sfogo della gioventu'....pensava di avere soluzioni ad ogni problema....io intanto avevo la morte nel cuore, il nostro incontro non doveva essere cosi', il nostro incontro doveva essere diverso...ancora qualche anno e sarebbe stato portato nei boschi nella sua casa natia e Daniel avrebbe conosciuto sua madre........Lo guardai cosi' fiero, aveva il cuore del cavaliere e i doni dell' universo...era l'unione Alchemica di suo padre e di........di me !!!...." Daniel....ascolta, e ti prego di acsoltare col cuore e con la ragione cio' che ti dico.......la malvagita' non e' un problema a cui si trova una soluzione, non basta puntare una mano per anientare Isolde, se cio' fosse stato possibile stamane l'avresti arrostita bene bene, in te c'e' tutto il bene che l'universo ti abbia potuto concedere......ma devi imparare, devi saper attendere e come un buon Cavaliere ha il grande dono dell' umilta'....un Mago ha il dono dell' attesa, puo' leggerti nel cuore come farebbe tua madre, e lei lo userebbe solo per farti del male...........conosco Isolde e lei conosce me, non fare nulla per darle modo di ucciderti....io ne morirei !!!!....".......avrei voluto parlare con lui per ore, spiegargli le leggi del nostro mondo ed il motivo per cui era vissuto con me per poco tempo, il tempo necessario per cui venisse allevato dal Mago Supremo.......in quel momento non trovai le parole, e il destino mi fu di aiuto, dalla sala da pranzo si sentivano le voci degli altri passeggeri salire sul ponte, guardai Daniel e gli poggia la mano sulla guancia " Devi credere ij me Daniel, se staremo uniti Isolde non avra' nessuna possibilita' di vittoria".....
|
19-01-2012, 11.55.20 | #217 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 10-01-2010
Residenza: milano
Messaggi: 1,396
|
Ma che mi stava accadendo iniziavo a avere le visioni che posto è questo pensai e perchè mi venne davanti agli occhi quella visione di quei cavalieri mi domandavo pensai che non era niente di buono ciò che avevo visto e rimasi fermo a guardare fuori piu attentamente
__________________
fabrizio |
19-01-2012, 12.33.13 | #218 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 28-07-2011
Messaggi: 203
|
Vyavet fissò Chantal come incuriosito.
“A quei bastardi” disse “non è stato inflitto nulla che non meritassero… ora staranno bruciando insieme a qualche dannato satanasso all’Inferno…” si adagiò meglio che poteva su quella sedia “… non avvicinatevi, oltre…” intimò alla ragazza “… restate ferma dove siete… sono ferito, ma posso immobilizzarvi quando voglio… e poi questa ferita non è un bello spettacolo da vedere per una gentile donzella…” tradì una velata smorfia di dolore.. Chantal era come avvolta in una cappa che,seppur in modo flebile,la teneva isolata da quell'agghiacciante visione. Non udiva le parole dell'uomo. Non riusciva ad udirle.Giungevano e cozzavano contro quella coltre di timore e di paura nella quale si era rifigiata,esse giungevano come l'eco che si infrange sui vetri e si smorza,disperdendo il senso del suo messaggio. Così,incurante di ciò che le aveva detto l'uomo,continuò ad avanzare verso di lui. Forse questi provò ancora ad intimarle di non muoversi,di rimanergli lontana,ma Chantal non l'udiva,non udiva niente se non il suo petto affannoso ed il suo sangue a percuoterle violentemente le arterie.. Eppure,ad un tratto..sentì come se il cuore avesse arrestato d'improvviso i suoi battiti. Fu quando si ritrovò così vicino all'uomo che potè toccarlo. Gli occhi della ragazza erano immobili in quelli di lui,come inchiodati da qualcosa che non le permetteva di separsene,e le impediva di chinare il capo o serrare le palpebre. Allora,improvvisamente,si fece forte il suono della smorfia di dolore dell'uomo,così forte che giunse alle orecchie di Chantal come un fragoroso ed improvviso frastuono. Come se l'aura che l'aveva avvolta,e che le impediva di udire i rumori e le parole di quella circostanza,si fosse,improvvisamente,spezzata,infranta,rotta come un'ampolla di cristallo che si frantuma. Si chinò piano sull'uomo.Così piano,così lentamente che i suoi occhi non si staccarano mai da quelli dell'uomo. E con la stessa lentezza,la stessa flemma,mosse la mano per portarla a scoprire il lembo della camicia dell'uomo. Che inspiegabile sensazione l'attraversò. Si muoveva con flemmatica leggerezza ma la sua mano tremava,tremava così tanto che la rouche della manica si posò,coi suoi candidi merletti,sulla ferita,inzuppandosi un poco di sangue,prima ancora che la mano riuscisse a scoprire lo squarcio. Chantal guardò lentamente quella goccia rossa impregnare la bordura dela sua camicia,ma non ritrasse la mano,pur ancora tremante come una foglia sebilante al vento. Forse quello fu l'unico istante in cui i suoi occhi si staccarono da quelli dell'uomo che le stava di fronte per passare dalla sua manica impregnata alla ferita al petto dell'uomo. E poi ritornare in quelli dell'uomo. E le bastò quel frangente per rendersi conto che trattavasi di una ferita importante,grave,mortale. Lasciò i suoi occhi in quelli dell'uomo che,a sua volta,aveva ceduto,in parte,al dolore che il taglio gli procurava. Fu allora che la ragazza disse:"Ho visto curare una ferita simile.Credo di essere in grado di poterlo fare." Poi,prese a scoprire piano il petto dell'uomo. Si sentì fermare le mani da un gesto inconsulto e forte dell'uomo,bloccando le mani della ragazza nelle sue,ma le mani di Chantal tremavano così tanto che,a quel tremore,l'uomo si arrese,ritrasse le sue grosse grose e robuste da quelle della fanciulla piccole e incerte,e lasciò che continuasse,agonizzante per il dolore che la ferita gli procurava. Chantal colse quel gesto come una sorta di fiducia affidatale da quell'uomo così sicuro,eppure debole ora che soffriva. Non doveva essere malvagio,pensò. Ma aveva ucciso. Aveva ucciso senza pietà e senza cogliere incertezza nella sua mano assassina. Eppure,avrebbe potuto lei giudicarlo? Lei,figlia di un cavaliere,un comandante della guardia reale che aveva trovato nella spada e nelle vite spezzate la giustizia infinite volte? Quel pensiero la turbò. Si scosse,lungi da lei assimilare un fuggitivo,un ladro forse,alla venerabile per lei figura cavalleresca di suo padre! Ma,in quel frangete,di fronte a lei vedeva un uomo.Un uomo come lo era suo padre.Un suo simile,con le paure e le debolezze di una creatura imperfetta,e sofferente. Non sarebbe stata lei,dunque,a giudicarlo. Non in quel momento che egli era ferito mortalmente. Inspirò profondamente fino a che l'odore del sangue di quella ferita gli salisse nella mente e raggiungesse i suoi pensieri. E,continuando a scoprire la ferita,e slacciando la camicia dell'uomo,aiutandolo,infine,a sfilarsela debolmente fino a rimanere a torso scoperto,ripensò alla sua domanda. “… non mi sembra di aver compreso il vostro nome… forse perché non l’avete rivelato… e non credo sia buona educazione celare il proprio nome, milady… e poi io sono un tipo all’antica e mi piace conoscere il nome della dama che mi offre la sua cortese compagnia… come vi chiamate? E badate che non rifarò ancora questa domanda…” "Il mio nome potrebbe essere l'ultima cosa che sarete in grado di apprendere se,nel curarvi di esso,lascerete che quella ferita vi dissangui.." Chantal,allora,si alzò piano e cominciò ad adagiare legna sulla brace che stava oramai spegnendosi.Piano piano,pose piccoi rametti,poi legna un po' più grossa prelevata dalla cesta posizionata di fianco al focolare. Aveva colto,oramai,arrendevolezza nella superbia di quell'uomo. Mente attendeva che il fuoco prendesse piede,si tolse la veste da camera che aveva indossato sopra la bianca e leggera camicia da notte e la distese sull'uomo. Gli coprì il petto e riprese a governare il fuoco. La fiamma si ravvivò velocemente e con la stessa velocià chantal,riscandata da quel fuoco che aveva preso a scintillare anche nei suoi occhi,inspirò fortemente ed imboccò la forza che le perimese di pronunciare apertamente il suo pensiero:"Porgetemi il vostro pugnale,ve ne prego.." Comprese che l'uomo avesse ragione nel guardarla con perplessità e dubbiosa incertezza. Chantal,allora,glielo strappò di mano,senza spiegare le sue intenzioni. L'uomo tentò di immobilizzarla,ma era così sofferente per la sua ferita che gli mancarono la forza ed il fiato. Chantal prese il pugnale e depose la sua lama nella brace ardente del fuoco che oramai illuminava tutta la stanza,anche il suo volto pallido,e quello dell'uomo,deturpato dal dolore e dal sudore. Poi,si mosse verso la credenza,prese l'infuso alcoolico più forte che fosse presente in casa,sentiva la forza mancarle nelle gambe,ma,pur tremanto,giunse di nuovo a lui,si chinò sul suo corpo oramai inerme,posandosi con le ginocchia verso di lui,all'altezza del petto e la sua schiena al fuoco,e fece bere l'uomo,sorreggendogli la testa con una mano e reggendo con l'altra la bottiglia. "Ingoiatente quanto più ne potete.."Disse Chantal. Questi bevve.Bevve senza esitazione nella speranza di lenire l'agghiacciate dolore. Poi,Chantal scoprì il petto dell'uomo facendo scivolare piano la sua veste da camera dalle spalle alle gambe del ferito,perchè continuasse a tenergli caldo. Prese il contenuto della bottiglia,ne versò sulla ferita vivamente sanguinante e strinse un momento la mano dell'uomo. Questi sussultò per il bruciore,e quando si fu calmato e aveva ripreso fiato,Chantal,ancora con le mani che non accennavano ad abbandonare il tremore,strinse i denti e ripetè un'azione che aveva visto fare una volta a suo padre,emulandolo in tutto e per tutto.Prese il pugnale dalla lama rovente e lo posò per un infinitesiame istante,sulla ferita aperta dell'uomo,sottraendolo,poi,alla carne con un gesto rapido e sicuro. L'uomo urlò disperatamente,tentando di sottrarsi,inutilmente,a quel male che le stava procurando il ferro rovente. Ma era debole,così debole,che,pur respirando affannosamente,non riuscì a sottrarsi alle intenzioni della ragazza. Tuttavia,non perse i sensi. L'acre odore della pelle che bruciava,frammisto al sangue che si era riversato dalla ferita,creò un'aria dall'emanazione nauseabonda che Chantal,per un momento,avvertì come un riflessivo contato di vomito. Chiuse gli occhi un momento,allora,si portò il braccio al viso per coprirsi il naso e la bocca,lascciando che il fresco profumo della sua veste notturna,bianca e candida,scacciasse un momento quell'odore di dolore e ferita,frammisto a quello di morte che s'era formato nella stanza. E guardò la ferita e ciò che lei le aveva procurato. Ci era riuscita. Riaprì gli occhi e vide che era stata in grado di farlo. Sorrise appena,tirando un sospiro di sollievo. Creando quella bruciatura sulla ferita al petto dell'uomo era riuscita a bloccare la colata di sangue che si riversava copiosa da essa e che sarebbe stata causa certa di morte per lui. Chental guardò l'uomo,strinse il pugnale accompagnando con la sua mano nella mano dell'uomo,ella stessa costrinse le dita di lui sul manico del pugnale. Questi,infatti,non aveva più forze in seguito a tanto strazio. "Vi ho ridato ciò che è vostro.."Disse Chantal fissando l'uomo con un'inaspettata compassione per il male che percepiva svivolare dagli occhi di lui. Poi gli asciugò la fronte dal sudore con un lembo della camicia della quale aveva svetito l'uomo e,allontanandosi piano da lui,si tolse la catenina dal collo. Una catenina che recava un piccolo ovale di porcellana sul quale era stata ritratta l'immagine della Vergine. Chantal lo portava sempre al collo perchè la Vergine vegliasse su di lei. Guardò quell'ovale che pendeva dalla catenina come una goccia,lo strinse nella sua mano e poi lo posò nella mano libera dell'uomo che aveva appena curato. E gli strise forte anche quella mano,così come aveva fatto con quella che aveva accolto il pugnale. Strinse la mano forte e grande dell'uomo,sporca di sangue assassino,nella sua,piccola,fragile e tremante.,affinchè accogliesse quel che lei gli stava donando: "Avrete questo.."Disse la ragazza,avvicinandosi di nuovo a lui posando gli occhi in quelli dell'uomo e stringendo forte nelle sue la mano dove aveva posato il ciondolo,"..in cambio del mio nome." Infine,la ragazza sentì il bisogno di ritrovare le sue forze,aprì piano la finestra affinchè filtrassero i primi lumi dell'alba attraverso la fenditoia,accolse con cura nelle mani la piccola creatura che aveva trovato rifugio sul davanzale e,mentre la guardava,seduta nella penombra che ancora regnava della sala,a capo chino espresse la sua preghiera all'uomo ferito:"Lasciate che ora raggiunga mio padre,ve ne prego.." |
19-01-2012, 13.35.04 | #219 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 08-04-2010
Residenza: Ignota ai più
Messaggi: 2,235
|
Lentamente Nestos si calmò, il suo respiro tornò piano piano alla normalità e i singhiozzi si placarono... sciolsi quindi l’abbraccio e tornai a guardarlo negli occhi, con un sorriso incoraggiante.
Poi, d’un tratto, qualcosa ci richiamò alla realtà... scalpiccio di cavalli sul viale, voci... Scambiai una rapida occhiata interrogativa con Nestos, appena un istante... e subito mi alzai, aggirando il Casale verso il viale d’ingresso. Ciò che vidi mi preoccupò... cinque uomini a cavallo: modi sgarbati e prepotenti, sguardi superbi e noncuranti... parlarono come chi non teme niente e di niente ha rispetto. Ascoltai la loro parole, celata oltre i rami del salice piangente, udii le domande dei miei fratelli e le risposte secche di colui che tra loro era certamente il capo... probabilmente un nobiluccio di bassa lega, a giudicare dalle sue maniere arroganti e proterve... E tuttavia presto la situazione precipitò: uno dei miei fratelli si lasciò fomentare dalle parole del signorotto, si lanciò contro di lui, ma fu colpito e gettato a terra... Non potevo lasciarli fare ancora, così mi feci avanti. “Signori...” dissi, attraversando la volatile cortina di rami del salice e giungendo tra loro con passo leggero “Siate i benvenuti al Casale degli Aceri!” Lanciai una rapida occhiata ai miei fratelli, per controllare che stessero tutti bene e ingiungendo loro, con un solo sguardo, il silenzio. Poi tornai a posare gli occhi sui nuovi venuti, il mio sguardo era gentile ma non mostrava il pur minimo segno di disagio né di imbarazzo. “Il mio nome è Talia, figlia del Maestro, ultimo valente Cavaliere della Luna Nascente. Vi prego di scusare i miei fratelli, essi sono giovani ed irruenti ma non volevano certo mancarvi di rispetto, né venire meno alle regole che la cortesia ci impone.” Feci appena una breve pausa, durante la quale i miei occhi continuarono implacabili a fissarli, poi ripresi: “Ho udito che avete già interpellato il Vescovo circa questa piccola diatriba, perciò ritengo che non vi sia ragione di discutere ancora... sono certa che egli, nella sua grande e magnanima saggezza, deciderà ciò che è giusto. A noi non resta che attendere! Intanto, qualora desideriate riposarvi qualche momento nel nostro giardino prima di riprendere il vostro viaggio, sarete di certo i benvenuti. Potete affidare i vostri cavalli ai miei fratelli, che provvederanno ad accudirli ed abbeverarli, in modo che siano poi pronti.” La mia voce si spense e per appena un istante fu il silenzio. Poi mi inchinai appena... “Vi auguro una serena giornata, miei signori!” Mi voltai e mi avviai verso il Casale con passo sereno, facendo impercettibilmente segno a due dei miei fratelli di seguirmi... avrei immediatamente scritto al Vescovo ed ai frati del convento vicino: non potevano buttarci fuori!
__________________
** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
19-01-2012, 16.11.37 | #220 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 18-04-2011
Residenza: Dove il sole è più cocente, e il mare più limpido..
Messaggi: 428
|
Fissai Elisabeth.. Mi sembrava di conoscerla..
<<Voi mi capite.. Come se già mi conosceste..>> Poi sentii le persone arrivare sul Ponte.. <<Come la sconfiggeremo? è più potente di me.. E non voglio che rischiae la vostra vita per me..>> Ero pieno di pensieri..
__________________
"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" |
|
|
Discussioni simili | ||||
Discussione | Autore discussione | Forum | Risposte | Ultimo messaggio |
Saggio Lo re Artù k’avemo perduto (Mario de Matteis, Antonio Trinchese) | Hastatus77 | Libri | 4 | 30-07-2011 14.07.54 |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 11.35.24.