14-06-2012, 23.52.45 | #2421 |
Cittadino di Camelot
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Dopo quella forte scossa di terremoto salii in fretta sul cavallo assieme a Parsifal, ero terrorizzata e non mi stavo rendendo conto di ciò che era accaduto; volevo solo scappare, andarmene in un altro luogo che non mi facesse pensare alla tremenda esperienza appena vissuta.
"Vi prego, andiamocene da questo luogo" dissi balbettando. Quando ripresi coscienza riguardo l'accaduto, chiesi ai cavalieri: "Quello non era un semplice terremoto, vero?" Sapevo riconoscere i terremoti; non ne avevo vissuti numerosi, ma li conoscevo bene perchè i druidi li veneravano: erano forze della natura che servivano a ricordare che gli uomini non avrebbero potuto mai divenire più forti degli déi. Quel terremoto però non era come gli altri, preannunciava un avvenimento negativo ed io ne ero estremamente spaventata.
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"Basta un individuo o un semplice gesto per mettere sottosopra l'ordine del mondo." Mago Merlino |
15-06-2012, 02.14.14 | #2422 |
Cittadino di Camelot
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La solitudine... sospirai a quelle parole... sospirai al pensiero di quanto e quanto profondamente avevo sofferti di solitudine dopo che Guisgard aveva lasciato il Casale... mi ero sentita così tanto sola da sentirmi smarrita, così tanto sola da morire dalla voglia di gridare e sentire di non aver la voce sufficiente per farlo...
Ed ora era accaduto di nuovo, lo avevano cacciato, se n’era andato... e di nuovo mi chiesi dove fosse... e di nuovo ne sentii la logorante lontananza. Quell’uomo mi fissava... sentivo il suo sguardo insistente sulla mia schiena e sapevo che non se ne sarebbe andato... Rimasi in silenzio alle sue parole, tuttavia, continuando a fissare le acque cupe del fiume... e vi rimasi per molti minuti, scrutando il mio volto riflesso, osservando quei lineamenti con la speranza di riconoscere in essi qualcosa, di sentir affiorare un qualche ricordo, un indizio... ma non accadde. Tutto ciò che rammentavo del mio passato, prima di quel monastero, non erano che immagini sfumate e fuggevoli, immagini prive di un significato chiaro e troppo rapide perché potessi soffermarmi a rifletterci... Attimi di silenzio e di attesa... Tutti mi credevano pazza... lo ero davvero? Me lo chiedevo spesso, ormai... chi ero? Da dove venivo? Cos’erano quelle immagini che mi affollavano la mente, altrimenti vuota? “Il fiume ha un suo fascino...” sussurrai all’improvviso “Ma non nel senso che credete voi!” Sollevai lo sguardo, dunque, e mi voltai a fissare il capitano Cairius... “Questo fiume è buio e scuro come la mia memoria... chissà che osservandolo non riesca a scorgervi qualche cosa...” lo fissai per un istante, poi soggiunsi “Chi siete voi? Oppure... sapete forse chi sia io? Sapete... mi sento così sola in tutto questo buio!” Vacillai per un istante... quella visione era stata tanto forte e tanto inattesa da spiazzarmi... Inspirai profondamente, quindi, nel tentativo di restare in quella stanza... cosa avrebbe detto la duchessa se si fosse accorta de mio stato d’animo? “In un ritratto, dite?” mormorai allora, nel tentativo di distrarre la sua attenzione “La Solitudine può dunque avere un solo volto?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
15-06-2012, 02.43.21 | #2423 |
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Tutto ciò ero apparso ad Elisabeth.
Immagini strane, confuse, enigmatiche ed irrazionali. Cosa aveva visto davvero nel giardino? Reas? La fissava e poi, d'un tratto, cominciò a sorriderle. Sembrava Reas, poi qualcosa del suo volto richiamò invece un altro sguardo, un'altra espressione. Un'espressione familiare, forse suo marito. O almeno questo parve alla maga. E tutt'intorno infinite specie di fiori, molte delle quali sconosciute, abbandonate nel vorticoso scorrere delle stagioni che si susseguono e si rincorrono. Elisabeth fissò ancora quel volto e di nuovo le parve diverso. Stavolta era Fin Roma, il menestrello che di tanto in tanto si vedeva presso il parco del palazzo. “Tylesia...” disse il menestrello “... è come un castello... il Castello del Doloroso Amore...” Si, milady...” mormorò Cristansen e facendo così, con la sua voce, destare Elisabeth da quella visione “... sto bene...” “Oh...” buttandogli le braccia al collo Vivian “... papà, mi manchi tanto!” “Sono felice” disse l'uomo mentre stringeva sua figlia “che lady Elisabeth abbia vegliato su di te in mia assenza...”
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15-06-2012, 02.53.24 | #2424 |
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“E' passata un'intera notte” disse Fyellon “e nessuno sembra essersi avvicinato. Forse il terremoto avrà fiaccato quegli uomini... anche perchè molti di loro erano già caduti a causa della mia spada...” si alzò e porse ad Altea alcuni frutti “... mangiate, sono la vostra colazione... li ho raccolti mentre dormivate. E quando sarete pronta, allora riprenderemo il nostro cammino.”
Ma appena terminato di parlare, sul suo volto apparve un'indefinibile espressione. Un misto di stupore e meraviglia, di incredulità e sbalordimento. “Ma questa...” correndo ad agguantare qualcosa piantata nel terreno “... questa è la mia spada... quella appartenente al corredo delle armi di questa corazza rossa...” ed estrasse la spada dal terreno “... come fa ad essere qui? L'avevo piantata nel bel mezzo della testa dell'uomo che vi aveva preso, rammentate? Lo rammentate, Altea? Lui era a terra davanti a voi, con ancora questa spada nella testa... come fa ora ad essere qui? Chi mai avrà riportato qui questa spada?”
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15-06-2012, 03.11.30 | #2425 |
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Redentos restò turbato da quelle parole di Lilith.
Fissò prima Parsifal, poi Lilith. “Damigella...” rivolgendosi alla ragazza “... perchè dite questo? Perchè pensate che quel terremoto sia particolare? Diverso?” Ma proprio in quel momento, Lilith udì il sibilo del vento mutarsi in voce e parlarle: “Non tornare a Tylesia, poiché sono già giunto io. Sono arrivato perchè non vi sarà Misericordia da Dio. Lascia che vi giunga solo il cavaliere, la cui sorte è segnata. Impartirò allora giustizia e quella città ripiangerà di esser nata.” Solo lei aveva udito quelle parole. Ma cosa volevano dire? Tylesia era condannata? Perchè? E chi era destinato ad imporre quella sentenza? Forse la Lacrima di Cristo? E chi era il cavaliere la cui sorte era già segnata? E cosa avrebbe fatto ora Lilith? Tornare a Tylesia, oppure no?
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15-06-2012, 04.01.37 | #2426 |
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“Io sono solo un uomo che vuole aiutarvi...” disse Cairius a quella ragazza “... quel fiume è tanto buio, quanto freddo... non sfuggirete ai vostri demoni buttandovi in quelle acque, credetemi... questa città è piena di fantasmi... i peggiori, quelli che sanno tormentarti fino alla disperazione, alla follia e alla dannazione... forse tutto il ducato è un covo di fantasmi... forse il mondo intero è così... si, è così... e forse è questo che il mondo vuol farvi diventare... un fantasma...” la fissò, come se volesse studiare ogni parte del suo volto, ogni bagliore del suo sguardo ed ogni gesto, anche il più insignificante.
Cairius fissava quasi con ossessione il volto di quella ragazza. Come se volesse quasi plagiarlo, modellarlo e renderlo credibile per chissà quale scopo. “Chi sono io?” Continuò il capitano. “Forse un amico. Un vostro amico. E sapete cosa rende speciali gli amici? La loro volontà di aiutarci. Ed è quello che farò, se vi fiderete di me.” Sorrise quasi in modo impercettibile. “Io non so chi voi siete, ma so chi non siete... per questo voglio comprendere il perchè dei vostri racconti, di quelle strane e assurde storie rivelate a quella suora... ora venite con me...” porgendo alla ragazza la sua mano “... fidatevi, sarete al sicuro con me... anche dai vostri fantasmi...” “La solitudine” disse la duchessa, destando Talia da quella visione così forte “ha sempre un solo volto. Un volto che ci appare a volte tanto lontano da farci dubitare persino della sua esistenza. Un volto che talvolta sembra destinato solo ai nostri sogni. Un volto che in notti come questa pare confondersi ora con la Luna, ora con tutte le altre stelle del cielo. Un volto che abbiamo ricamato tante di quelle volte sui nostri pensieri, che alla fine è divenuto lo stesso che diamo a tutti i nostri desideri più ambiti.” Restò un attimo in silenzio. “Si, la solitudine ha sempre un volto... forse anche tu, Talia, in questa momento, nel cuore di questa notte senza nome, stai prestando il tuo volto ai pensieri, ai ricordi e ai sogni di qualcuno smarritosi in una solitudine senza fine... una solitudine a cui avrà dato non solo il tuo volto, ma anche il tuo nome, ragazza mia...” tossì. E quel colpo di tosse parve riportare la duchessa al freddo di quella notte. Si, a Faycus la notte, quella notte, era quasi fredda. Il freddo della solitudine. Il suono del campanellino ruppe quel silenzio. Un attimo dopo, Paolo si presentò nella sala. “Mostrate a Talia la sua stanza.” Fece lady Vicenzia. “Quella accanto alla mia. Se avrò bisogno di qualcosa, allora chiamerò lei. Farò dunque a meno di voi per stanotte, messere.” “Ma, milady...” mormorò Paolo “... la ragazza è cieca e potrebbe non essere in grado di occuparsi di voi e...” “Talia è tutto ciò di cui ho bisogno, per stanotte.” Lo interruppe la duchessa. “Ora accompagnatela nella sua stanza. E... buonanotte, messere.” Paolo mostrò un lieve inchino e prese con sé Talia, per condurla nella stanza a lei destinata. Era una camera confortevole e della stessa tonalità dei gigli. E qui la ragazza riposò fino al mattino successivo, quando il limpido Sole di Faycus giunse ad illuminare la Stanza del Giglio.
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15-06-2012, 09.35.47 | #2427 |
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Presi i frutti offerti da Fyellon e mentre li stavo mangiando vidi Fyellon quasi sbiancare e correre verso un punto della terra, da qui estrasse la spada con cui uccise l'uomo che mi teneva come ostaggio, era sbalordito e lo ero pure io.
"Si certo, rammento, Fyellon, e in quella spada sembra non vi sia nemmeno segno di sangue." mi avvicinai a lui "Siete certo di non esservi addormentato un attimo stanotte? E non siano arrivati gli uomini di Heyto e questo sia un segnale? Ma è anche vero che la vostra corrazza ha qualcosa di speciale, ma voi non credete a queste cose." Mi guardavo attorno ma tutto era silenzioso, tranne il rumore degli animali del bosco tra la vegetazione.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 15-06-2012 alle ore 09.57.39. |
15-06-2012, 17.06.05 | #2428 | |
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La mia mente vagava, come sospinta dalle parole di lady Vicenzia...
“Ma, milady...” sussurrai dopo qualche istante “Allora...” Il campanellino però mi interruppe... perciò tacqui. Citazione:
Eppure tacqui. Avevo imparato, ormai, quando era bene tacere e quando, invece, potevo parlare... Mi inchinai appena... “Buon riposo, milady!” mormorai, prima di voltarmi e seguire Paolo. La stanza in cui fui accompagnata era ampia... la misurai in lungo ed in largo per diversi minuti, assaporando quel gradevole profumo che la pervadeva, come sprigionato dagli stessi mobili, dalle pareti perfino... poi raggiunsi il letto e vi sprofondai, cadendo immediatamente addormentata... Lo fissavo, incerta e preoccupata... ero agitata e tremante... diceva di essermi amico, diceva che mi avrebbe creduta ed aiutata, diceva di sapere... eppure nessuno mi aveva creduta da che ne avevo memoria e meno ancora avevo trovato qualcuno disposto ad aiutarmi... ed ora quell’uomo mi offriva tutto quello, tutto in una volta... esitai, tuttavia... ne avevo passate tante che mi riusciva difficile, ormai, riuscire a fidarmi di qualcuno... “Come lo sapete?” mormorai “Come sapete di quelle storie?” Sorrideva quell’uomo... un sorriso così sereno, così sicuro... ed io lo osservavo in silenzio. Ed allora, in modo così inatteso, iniziai sentirmi più sicura... quel sorriso era così sicuro di sé e così rassicurante... quegli occhi fermi su di me e così limpidi... Il fiume scorreva sereno alle mie spalle, quasi come un dolce richiamo... sorrisi appena ripensando alle parole di quell’uomo: lui credeva che volessi buttarmi... si, questo aveva detto, questo credeva... non poteva capire... Ed improvvisamente, quasi senza rendermene conto, allungai appena la mano verso la sua... Un sottile raggio di sole, insinuandosi tra le imposte della finestra socchiusa, giunse ad accarezzarmi il viso... così, lentamente, aprii appena gli occhi... Non potevo vedere la luce che mi avvolgeva, ma potevo percepirla... così come percepivo con assoluta chiarezza quell’ovattato silenzio... lo ascoltai per alcuni istante, immobile... poi mi misi seduta.
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15-06-2012, 18.02.56 | #2429 |
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Era giunta la notte ed il menestrello, invitato a riposare nelle scuderie dell'osteria, aveva interrotto il suo racconto.
Guisgard aveva preso una stanza insieme ad Umans ma non era riuscito a chiudere occhio. Ripensava a quel racconto e ai suoi protagonisti. Così, al mattino seguente, fu il primo a scendere giù e ad attendere il menestrello. Questi, giunto nella stanza, riprese il suo racconto... Andros scese dal cavallo e fu osannato da tutti come se fosse il primo uomo del mondo. Ora finalmente il ragazzo era sereno. Poteva gridare al mondo la sua gioia, la sua soddisfazione. Ora tutti sapevano che era lui il migliore. Il migliore di tutti. Quegli uomini che fino a poco fa l’avevano visto come un semplice bottegaio, incapace anche di bere come un vero uomo, ora erano li, quasi a suoi piedi. “Ho veduto grandi guerrieri combattere tra la latinità e l'Oriente greco… “ cominciò a dire Palm “… ma nessuno era capace di ciò che avete fatto voi oggi! Io credo… si, insomma… credo che nessuno possa starvi alla pari!” “Ma perché mai vi siete nascosto fino ad ora, amico mio?” Gli chiese ancora incredulo Hunz. “Siete una vera e propria leggenda vivente!” “Io ne ho visti tantissimi di cavalieri…” intervenne anche Vision “… ma nessuno possiede la vostra abilità, Andros!” E nell’udirli, Andros era al settimo cielo. “Oggi è un gran giorno!” Gridò Philow. “Ora anche la nostra sperduta cittadina può vantarsi di avere un degno cittadino! Tutti da me, offro io!” Andros rise di gusto ed abbracciò tutti coloro che gli andavano incontro. Ma in mezzo a tanta gioia ed allegria, tra mille voci e risate, avvertì, d'un tratto, un vuoto, una mancanza. Si, qualcosa mancava a quel suo trionfo. Cercò allora tra la folla. Cercò un volto. E cercò quel volto fino a quando non gli apparve tra quei mille volti tutti uguali. Un volto che recava uno sguardo spento. Era il volto di Chymela. I suoi profondi occhi scuri erano ancora più belli del solito e lo fissavano trasmettendogli una grande, immensa delusione. I lunghi capelli chiari che circondavano il suo bellissimo volto erano agitati dal vento che aveva iniziato a soffiare forte sulla piccola cittadina. Lo fissò così per alcuni istanti, per poi correre via in lacrime. “Andiamo, Andros, la birra ci attende!” Gli disse Vision. “Cominciate a bere senza di me, ragazzi… “ rispose distrattamente. Lasciò allora la compagnia e raggiunse Chymela nella loro casa. La ragazza era stesa sul letto, in lacrime. Andros le si avvicinò e si sedette accanto a lei sul letto. “So cosa provi…” cominciò a dire “… perdonami, l’ho fatto di nuovo… domani lasceremo questa cittadina e ricominceremo da capo. E vedrai che saremo felici. Te lo prometto, Chymela.” “Una nuova promessa?” Gridò lei sollevando finalmente il volto dal suo cuscino. “E a cosa dovrebbe servire? Ogni volta è sempre la stessa storia! La stessa maledetta storia! Io sono stanca! Stanca di fuggire e di ricominciare ogni volta!” “Perdonami, ti prego…” “Per cosa?” Chiese lei in lacrime. “Tanto accadrà di nuovo! Ieri è stato a Dussensia, oggi a Solopas e domani sarà in un altro posto! Cambiano i luoghi, ma non la storia!” “Da domani sarà diverso, te lo prometto!” “Basta, non promettere più!” Gridò Chymela. “Tanto è più forte di te! Non puoi cambiare! E’ la tua natura! Ti ho creduto fino ad oggi, ma ora è chiaro che tu non potrai mai mutare ciò che sei!” “Chymela, io…” tentò di dire Andros. “Ed ora lasciami, ti prego!” Lo interruppe lei. “Lasciami da sola!” “Preparerò io i bagagli… partiremo all’alba.” Disse lui. “No, io non verrò!” Sentenziò lei. “Io mi trovo bene qui e voglio restarci. Partirai senza di me! E se un giorno la guerra sarà finita, allora ritornerò a Sygma!” Andros la fissò quasi incredulo. Ma non poteva darle torto. Cosa le aveva dato fino ad oggi? Nulla. Niente stabilità, nessuna certezza. Niente che poteva definirsi una vita. Era troppo da chiedere a chiunque. La fissò per alcuni incalcolabili istanti, poi prese il suo mantello ed uscì fuori. E vi restò per tutta la notte. Il giorno seguente, essendo Domenica, tutti si ritrovarono nella chiesa della cittadina. C’erano tutti, anche Chymela. Ma non Andros. Ad un tratto la porta si aprì ed apparve la sua sagoma nella navata centrale. Il sacerdote si zittì e tutti si voltarono. “Perdonatemi se interrompo la Celebrazione.” Cominciò a dire Andros mentre si avvicinava all’Altare. “Volevo salutare tutti e sapevo di trovarvi qui. Sto partendo.” Un brusio di stupore e meraviglia si diffuse nel sacro edificio. “Partite?” Chiese Hunz. “E dove siete diretto?” “Non lo so, forse a Nord.” Rispose Andros. “Ma perché?” Chiese Palm. “Vedete… quando si è stato un cavaliere, lo si resta per tutta la vita. E’ un marchio che non svanirà mai.” Rispose Andros con lo sguardo basso. “Ieri ho fatto una stupidaggine a rivelarvi la mia vera identità… ed ora è giusto che ne paghi le conseguenze.” “Ma perché?” Chiese Vision. “Perché la vita di un cavaliere è fatta di battaglie, scontri, duelli!” Intervenne a dire Chymela. “Quando sei un cavaliere la terra sotto i piedi scotta e non puoi fermarti mai per mettere radici!” Andros la fissava senza dire nulla. Era bellissima. Come non lo era mai stata. E sembrava incarnare, in quel momento, tutti i sogni ed i desideri di Andros. La sua giovinezza, le sue speranze e tutte quelle cose che costellavano il suo mondo. E come ogni altra cosa, Andros sentiva che stava perdendo anche lei. Qualcuno bussò alla porta della Stanza del Giglio. Erano delle servitrici. Aiutarono Talia a prepararsi e poi la condussero nella sala dove la duchessa attendeva per fare colazione insieme a lei. “La colazione è il pasto più importante...” disse lady Vicenzia vedendo arrivare Talia “... così almeno dice il mio medico... io invece la preferisco perchè ormai è l'unico pasto che riesco a digerire bene... sai quando si è veramente vecchi? Quando si deve sottostare al proprio medico.” Tossì. “Su, facciamo colazione, poi usciremo... sono settimane che non metto piede fuori da questo castello... quando vi giunsi la prima volta fu per il matrimonio di mio nipote... mi era sembrato così caotico allora e tanto distante dal Belvedere... ma ora questo vecchio gigante addormentato” guardandosi intorno “è diventato il mio più fedele e devoto servitore e compagno...” fissò Talia “... ti piacciono i cavalli, vero? Ad ogni dama dell'alta società devono piacere. Soprattutto se di Capomazda. Appena terminata la colazione usciremo per un giro in carrozza...” fece cenno ai servi e questi servirono la colazione.
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15-06-2012, 18.27.25 | #2430 |
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“No, stanotte nessuno si è avvicinato.” Disse Fyellon ad Altea. “Sono stato sempre sveglio a fare la guardia.” Fissò di nuovo la spada. “Forse questa spada possiede qualcosa... come questa mia corazza...” i suoi occhi brillavano “... si, non è una spada comune, ma comunque non può essere giunta qui da sola... io sono sicuro di non averla portata con me durante la fuga, visto che avevo la vostra di spada... voi neanche siete stata... allora?” Scosse il capo e si guardò intorno. “Meglio lasciare questo luogo... non mi piace... rimettiamoci in marcia verso Tylesia...” e fece segno ad Altea di andare.
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