28-11-2011, 03.59.58 | #251 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Emrys, amico mio, ci sono molti modi per espiare una pena.
Il più forte samurai di tutti i tempi, Musashi Miyamoto, purificava se stesso e la propria katana fendendo il fuoco e l’acqua senza mai scottarsi o bagnarsi. Il Biblico Davide per ogni colpa dedicava una preghiera e un canto al Signore. Lancillotto, che voi così poco amate, trascorreva giorni e giorni da solo a vagare nella foresta, soffrendo per amore e purificando così il proprio cuore. Ercole, per aver ucciso i suoi stessi figli, intraprese le mitiche Fatiche. Più un eroe è grande, più severa sarà la sentenza per le sue colpe. Ardea non possiede altra scelta che terminare ciò che ha iniziato. Solo così salverà se stesso e tutti i suoi nobili discendenti
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28-11-2011, 18.21.22 | #252 |
Cittadino di Camelot
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Ma...allora quando arriva Ardea.........mio caro Guisgard non si fa' aspettare Una vecchia Signora...uno perche' una vecchia saggia maga....secondo perche' anziana............sto aspettando
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28-11-2011, 19.16.05 | #253 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Avete ragione, milady (ma smettetela, per carità, con questa storia della vecchia maga!)
Ma prometto che stanotte qualche menestrello giungerà alla corte di Camelot e riprenderà il cantare del nostro Ardea
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28-11-2011, 19.30.12 | #254 |
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Sia ringraziato il menestrello...attendero' tutta la notte...............
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29-11-2011, 03.22.00 | #255 |
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ARDEA DE' TADDEI
"CREONTE: << Buono! Fin la sciagura, ov'ella un esito felice trovi, diverrà fortuna. >> ÈDIPO: << Che responso è mai questo? Io non m'allegro per tali detti, né timor mi coglie. >> (Sofocle, Edipo re) Il vento soffiò impetuoso per tutta la notte, attraversando, come a volerla violentare, l’intera vallata con tutto il suo ardore. La piccola chiesetta vibrava e scricchiolava sotto i colpi della foga della natura, mentre la legna si consumava lenta sul braciere ed era rimasta ormai l’unica fonte di luce ad illuminare l’austera stanza. Ardea e Biago vegliarono così tutta la notte, tra dubbi, incertezze e paure. Il frate dormiva finalmente tranquillo, sebbene di tanto in tanto qualcosa agitava e tormentava il suo sonno. Farfugliava nervosamente qualcosa, ma le parole uscivano storpie dalla sua bocca, come se nel pronunciarle il chierico si mordesse la lingua. Giunse così l’attesa alba. Il vento sembrava aver esaurito la collera con la quale aveva flagellato l’intera vallata per tutta la notte. Un tiepido Sole si affacciava sul bosco, dissipando la foschia che si alzava lenta e silenziosa dalla nuda terra. I primi uccelli del mattino, timidi, iniziavano a diffondere il loro melodico canto, come a voler destare quel luogo dalle sue inquietudini e dalle sue paure. Biago si era leggermente appisolato poco dopo l’albeggiare, adagiandosi accanto alle ultime forze del braciere morente. Ardea invece non aveva chiuso occhio per tutta la notte. La sinistra atmosfera che dominava quel luogo e le folli ed assurde parole del frate avevano reso inquieto il suo animo. Qualcosa di orrendo e terribile albergava in quei luoghi. Qualcosa che era riuscito a rendere quasi folle un uomo di Chiesa. Ma cosa? Si chiedeva Ardea. Cosa si celava a Maddola? E mentre Ardea era tormentato da questi pensieri, il frate si destò dal suo sonno. Si alzò dal suo giaciglio e restò a fissare il vuoto della stanza per qualche instante. “Avete fatto un lungo sonno.” Gli disse Ardea guardandolo. Il frate gli lanciò una rapida occhiata senza aggiungere nulla. “Spero che il giusto riposo vi abbia reso la tranquillità che avevate perso ieri sera.” Aggiunse il Taddeide. “Tranquillità che avevate smarrito insieme al vostro senno.” “Siete ancora qui?” Chiese il frate, quasi incurante delle parole di Ardea. “Sarebbe stato avventato e sciocco, da parte nostra, partire con la tempesta di stanotte.” Rispose il cavaliere. “Ora che il tempo sembra clemente potremo riprendere il nostro viaggio.” “Tornatevene da voi siete venuti.” Disse il frate. Poi si alzò e prese una vecchia pentola di argilla lasciata ad inumidirsi accanto al braciere. Vi versò dentro un intruglio colorato preso da un piccolo timo coperto da uno straccio e la pose accanto a ciò che restava della brace. Raccolse allora due tronchetti posti sotto un vano del braciere ed alimentò il debole fuoco rimasto dalla sera scorsa. Avviato il fuoco, attese che l’intruglio iniziasse a bollire. Quando avvenne, riempì con questo tre ciotole e le servì a tavola. “E’ una tisana aromatica con i frutti di questa valle.” Disse ai suoi ospiti. “Desterà i nostri spiriti dal sonno che ancora ci ammansisce.” Biago, svegliatosi, subito raggiunse la tavola e sorseggiò con gusto la sua tisana. “Voi non bevete, cavaliere?” Chiese il frate ad Ardea. “Si, vi ringrazio.” Rispose il cavaliere. “E subito poi andrò a sellare i nostri cavalli.” “Vedo che la notte ha portato giudizio.” Disse il frate. “Vi avevo detto che ci occorreva solo un riparo per la notte. Ora dobbiamo riprendere il nostro cammino. Maddola è ormai prossima.” “Siete tanto cocciuto quanto irriverente!” Tuonò il frate. Ardea sorrise sarcastico. “Che il diavolo vi porti!” Inveì il frate. “Un’ultima cosa, frate...” disse Ardea “... prima di ripartire vorrei confessarmi.” Il frate lo fissò meravigliato. Poi con un gesto lo invitò ad accovacciarsi su un umile sgabello. “Io vado a preparare i cavalli.” Mormorò Biago, con il chiaro intento di lasciare soli i due. “Padre ho peccato, contro il Cielo e contro gli uomini.” Cominciò a dire Ardea. “Siamo tutti peccatori, figlio mio” rispose il frate “e possiamo solo confidare nella Misericordia di Dio.” Ardea allora iniziò la sua confessione, raccontando tutta la sua storia. Ad ogni parola la sua voce diventava più incerta e tentennante. Il suo fiero tono, la cadenza sicura ed il nobile linguaggio sembravano annullarsi man mano che il cavaliere apriva il suo tormentato animo al chierico. Un lacerante pianto ben presto cominciò ad accompagnare le sue parole, tradendo l’infinita pena che Ardea ospitava nel suo cuore. E quando ebbe concluso il suo racconto, si abbandonò a lacrime ancora più amare e miserevoli. Il frate gli accarezzò il capo con infinità dolcezza. “Anche San Pietro” disse al cavaliere “rinnegò e deluse Nostro Signore. Ma Egli non cesserà mai di avere fiducia in te, figlio mio.” Ardea in lacrime non riusciva più a parlare. Aveva il viso coperto dalle mani che stringevano forte i suoi occhi, divenuti rossi per l’intenso pianto. “Hai vagato da terra in terra e ciò ti ha purificato dalle tue colpe.” Disse il frate scuotendolo forte. “Tuo padre non avrebbe potuto chiedere al Cielo un figlio più devoto!” “No, frate...” rispose Ardea tentando a fatica di soffocare le sue lacrime “... non sono degno di considerarmi figlio di mio padre... e riguardo al mio cammino... esso non è ancora concluso... e non lo sarà fino a quando non avrò liberato le altre contrade dal male che le attanaglia... e la prossima sarà proprio Maddola... dovessi versare anche l’ultima goccia del mio sangue per farlo!” A queste parole uno stridulo sibilo lontano si diffuse sinistro e grottesco nell’aria, ammutolendo i suoni con cui la natura salutava il nuovo giorno. “Avete udito?” Fece Biago tornato di corsa dentro. “Cosa può essere stato?” “E’ il grido di morte di quella maledetta!” Rispose il frate, fissando con rabbia l’infinito azzurro del cielo attraverso una piccola finestra che si apriva illuminando la piccola stanza.
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29-11-2011, 22.58.07 | #256 |
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Ben tornato Ardea.....ho ripreso con gioia a rileggere la storia del tuo cammino......e forse in un modo o nell'altro e' il cammino di molti uomini......
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02-02-2015, 02.39.49 | #257 |
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Qualcuno ha detto che nessuno scrittore inventa ciò che scrive.
Che nessun uomo può raccontare e sognare più di quanto il suo cuore possa vivere. Per questo molte storie nascono e crescono con noi, somigliando e ricalcando la nostra stessa vita, combattendo i nostri stessi nemici ed inseguendo i nostri stessi sogni. Storie destinate a giungere insieme a noi alla fine del viaggio intrapreso. E la storia di Ardea è la storia di tutti i Taddei. Senza questo valoroso cavaliere non esisterebbe Capomazda e le sue leggende. E forse senza di lui non ci sarebbe neanche una parte della nostra Camelot, con le sue avventure in quel mondo di sogni. Per questo la redenzione di Ardea è la redenzione di tutti i suoi discendenti. “La Petillo ci odia e farà delle carni d'eroi orribile pasto per cani ed uccelli.” (Le Geometriche, Libro III, canto XXVIII) Quell'urlo, disumano ed angosciante, penetrò ed echeggiò in tutta la vallata di Maddola, lasciando nei tre uomini un profondo senso di inquietudine ed una cupa disperazione. “Ora” disse Ardea al vecchio monaco “voglio sapere chi può mai emettere un simile urlo, un così terribile verso animalesco!” “Non un essere umano...” fissando il vuoto della stanza il monaco. “Cosa dunque?” Gridò il Taddeide. “E' lei...” mormorò il monaco con gli occhi spiritati “... è quella maledetta che reclama il suo sacrilego pasto di anime...” “Cosa nascondete in questa valle, monaco?” Avvicinandosi Ardea al religioso e guardandolo negli occhi. “Dobbiamo saperlo.” “Perchè?” Alzando lo sguardo su di lui il monaco. “Per fare cosa poi? Morire anche voi come tanti altri?” “Ed altri ancora moriranno” replicò il cavaliere “se qualcuno non farà qualcosa.” “Qualcuno?” Con un ghigno di folle disperazione il monaco. “Voi due forse?” Fissando Ardea e Biago che assisteva immobile a quella scena e ancora scosso per quel verso di morte. “A Maddola” fece Ardea “è arrivata la Fede di Dio e si manifesterà attraverso la legge degli uomini.” “Quale legge?” Urlò il monaco. “Quella del Duca.” Sentenziò Ardea. “Un anno fa” chinando il capo il monaco “giunse in questa valle una donna. Era giovane e bella. Anzi, molto più che bella. Aveva un fascino particolare... e tutti ne restarono abbagliati. Ciò non solo per il suo aspetto ed i suoi modi, ma anche per le sue conoscenze. Disse di essere un'allevatrice ed aiutò molte donne a partorire. Addirittura una notte arrivò a salvare la vita alla moglie del Borgomastro... il suo bambino, infatti, non si era girato nel ventre materno e rischiava di morire soffocato... quella donna però ci parlò di un modo per salvare la madre e suo figlio... con un'operazione aprì il ventre e tirò fuori il piccolo, per poi ricucire quel taglio... per noi fu un prodigio... in breve quella donna divenne la personalità più in vista di Maddola, acquistando sempre più autorità... iniziò così a parlarci di antichi culti, di una nuova fede, vecchia come il mondo e potente come l'animo indomito della Terra... e allora quei suoi insegnamenti cominciarono a penetrare come veleno fra la nostra gente... impose il culto pagano della Dea Madre, facendo sì, pian piano, che molti abbandonassero la Fede Cattolica... e quando questa contrada, da sempre devota alla Vergine Maria e protetta dall'Arcangelo Michele, perse il Dono della Fede, non fu poi difficile a quella malvagia donna imporvi il suo infernale potere... si mostrò così per ciò che era... un essere diabolico, dagli oscuri poteri e persino in grado di mutare se stessa in ogni forma di animale conosciuto... ha fatto di questa valle il suo covo, impedendo a chiunque di uscire o di entrare, imponendo come dazio la risoluzione di un impenetrabile arcano... quella donna, o meglio quel mostro, si fa chiamare Vammana ed è di fatto la padrona di Maddola...” “Ecco perchè da qui non viene più pagato il tributo al duca.” Rivolgendosi Biago ad Ardea. “Già...” annuì l'eroe Taddeide “... nessuno ha mai tentato di affrontarla?” Chiese poi al monaco. “Molti in verità...” annuì il religioso “... sia semplici volontari partiti da Maddola, sia cavalieri giunti qui di passaggio... ma tutti loro sono stati sottoposti all'enigma della Vammana, fallendo poi miseramente... ed è terribile la fine che spetta a chi non riesce a risolvere l'arcano della bestia... essa ne abusa carnalmente, per poi sbranarlo...” “E' inumano!” Esclamò Biago. “Un essere simile” pensieroso Ardea “immagino non abbia fragilità o punti deboli...” “No...” fece il monaco “... nessun punto debole, se non una singolare ossessione...” “Ossia?” Incuriosito Ardea. “Giungendo qui avete visto sulla mia porta quella treccia di crine di cavallo?” “Si e ci ha sorpreso non poco.” Annuì il cavaliere. “Ebbene” rivelò il monaco “ne troverete una su ogni porta di Maddola... la Vammana infatti sembra attratta dal crine di cavallo, arrivando persino a rubare le nostre bestie... la sua ossessione è quella poi di intrecciare il crine... di notte, quando lascia la sua tana in cerca di prede per il suo appetito innaturale, trovando il crine sulle porte è tentata di intrecciarlo... e così trascorre l'intera notte, per poi tornare nel suo covo all'alba...” “Dove si trova la sua tana?” Domandò Ardea. “Perchè?” Alzandosi il monaco. “Dove?” Deciso il cavaliere. “Sul monte detto dei Mulini...” rispose il religioso “... dove può dominare l'intera vallata...” “Possiamo avere la Benedizione prima di andare?” Chiese Ardea. “Se andrete morirete entrambi.” Disse il monaco. “Moriremo tutti comunque, no?” E dopo un attimo di esitazione, il monaco impose sui due la Solenne Benedizione dell'Altissimo: “Possa Colui che benedì Davide nell'atto di sfidare Golia posare la Sua Suprema e Paterna Mano su di voi... nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Amen.” “Amen.” Ripeterono Ardea e Biago inginocchiati. Poco dopo lasciarono quel luogo per dirigersi verso il Monte dei Mulini. +++
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02-02-2015, 13.53.48 | #258 |
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Le avventure di Ardea continuano..e chissà se sapremo riuscirà vincitore in questa impresa. È pure un ottimo motivo per rileggere le sue gesta.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
02-02-2015, 17.12.56 | #259 |
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Mi sembra quasi impossibile....riprendere leggere questa storia iniziata tanto tempo fa.....pero'....un tempo mi fu promesso...che sarebbe stata portata a termine...chissà che il mio desiderio si avveri....
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02-02-2015, 18.35.31 | #260 |
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Confesso di aver iniziato a leggere questa antica storia un paio di mesi fa, considerando che Ardea veniva citato così spesso nel Gdr e io non conoscevo affatto la sua storia.
Però non l'avevo mai finito, così nel vedere che l'avevate continuato l'ho ripreso da dove avevo interrotto. Ieri mi ha tenuta sveglia fino a tardi, poi oggi l'ho portato con me per tutto il giorno. E vi dirò che, arrivata all'ultima pagina, come spesso accade quando si legge un libro tutto d'un fiato, avrei voluto avere meno fretta, e non giungere alla fine tanto velocemente cosicché potesse di nuovo accompagnarmi. Ma sono davvero felice di vedere che l'avete ripreso. E' stato affascinante veder scorrere il passare degli anni scandito dal cammino di Ardea, di cui tanto avevo sentito parlare dal mio arrivo a Camelot. Sapete che adoro il modo in cui scrivete, quindi mi limiterò a commentare la storia, che peraltro mi è piaciuta moltissimo. L'infanzia di Ardea, l'appuntamento con il Destino, il sogno di diventare Cavaliere che diventa realtà, il misterioso cavaliere, le Questioni e il senso di colpa, senza contare i paesaggi, i personaggi singolari incontrati lungo la strada, duelli epici. Splendido, degno di un romanzo cortese di tutto rispetto! E poi.. Biagio! È un personaggio splendido, uno di quegli amici che chiunque vorrebbe avere! Va da sè che anche Ardea sia un personaggio davvero complesso e affascinante con il suo temperamento, le sue emozioni, e il suo travaglio interiore. Conoscendolo meglio, rivedo molto di lui nei suoi discendenti che ho avuto modo di incontrare in questi anni. (E come potrebbe essere diversamente?) Bene, vi ho annoiato abbastanza... Attenderò con ansia un nuovo capitolo di questo appassionante racconto. |