14-09-2011, 06.27.09 | #251 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Daniel, nel frattempo, era sto portato via da Jalem.
Questi, in precedenza, aveva avuto ordine da Guisgard di abbigliare come si conveniva il nuovo scudiero del nipote del duca. Guisgard infatti aveva scelto il giovane Daniel come suo scudiero. Così Daniel ora aveva un ruolo ed un lavoro in questa nostra avventura. I poemi e i romanzi ci parlano spesso di giovani apprendisti di quella che è la grande scuola della vita. Il nostro audace ladruncolo, anche se ora si è guadagnato il più onorevole titolo di scudiero di sir Guisgard, sembrava adatto, quasi predestinato, all’avventura. Era coraggioso, abbiamo visto come aveva apostrofato il burbero lord Tudor, indomito, mai infatti si era abbandonato alla disperazione e allo sconforto, e leale. Inoltre si era anche meritato, proprio grazie alla sua lealtà, la fiducia del nipote del duca e questa, amici miei, è spesso la chiave, dato che i Tudor erano i nobili più potenti del regno, per riuscire in tutte le cose. “Ascolta, ragazzo.” Lo chiamò Jalem. “Prendi la carrozza e recati al villaggio. Lì troverai, presso la locanda delle Due Rose, sir Hagus ad attenderti. Prendilo e conducilo qui. E’ atteso da lord Tudor.”
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14-09-2011, 12.29.44 | #252 |
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Gia' non ero una nobile e neanche una suora, se mi avesse venduta potevo finire solo sul rogo, non sapeva invece quanto gli uomini mi facessero paura, avevo subito e questo mi aveva allontanata per anni ormai dal vivere accantoa giovani uomini, i maestri che frequentavo erano delle persone speciali, loro avevano un'energia universale erano figli del cosmo.......la comunita' in cui ero stata cresciuta, era fatta di donne......seguii il mio salvatore cercando di pulire la mia mente, entrai in casa, una casa piccola, un pasto caldo che aiuto' il mio stomaco a non borbottare piu'........" Perdonate il mio comportamento...non volevo mostrarmi ingrata, vi chiedo scusa se avete avuto questa impressione.....vi devo ringraziare, mi avete fatto entrare in casa vostra e avete diviso con me il vostro pasto......non avrei mai creduto che un uomo potesse avere un tale riguardo nei miei confronti. Sappiate che dal luogo da cui vengo, viviamo in piccole dimore e dormiamo sulla nuda terra......mangiamo cio' che la mnatura ci offre, la nostra giornata e' fatta di ritualita' e studio....il mio vestito e' una semplice clamide azzurra e alla vita ho una cintola in canapa......il mio mantello e' della stessa stoffa del vestito ....ed e' dei colori della natura...che sia estate o che sia inverno il mio abbigliamento non cambia.......L'obbedienza delle regole mi ha fatto lasciare il mio porto sicuro, perche' io potessi portare un dono.....e per conoscere i miei natali, mi e' stato detto che in quella casa avrei trovato una risposta.........se guardate le mie mani, sono mani che hanno lavorato tutti i giorni, se guardate il mio volto.....potrete vedere il calore del sole e la luce della luna...se guardate i miei occhi potrete vedere il solco delle miei lacrime...ma agli angoli delle mie labbra ci sono rughe di gioise risa......riconosco di essere stata messa alla prova, la mia sapienza e la mia conoscenza deve dare i suoi frutti...con questo principiuo sono stata cresciuta........Sono schiva neio confronti degli uomini, da loro so che posso avere solo del male.....ma a quanto pare voi siete un'eccezione...!! "........Mi alzai, presi il mio piatto e il cucchiaio...poi presi il suo e cercai di rendermi utile, volevo dargli il poco che potevo.....approifittando di questo, gli voltai volutamente le spalle, per me quella situazione era di grande imbarazzo, sola con un uomo non c'ero mai stata....le mani tremavano...
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14-09-2011, 15.13.54 | #253 |
Cittadino di Camelot
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Chantal rimase a lungo preda dello sgomento.
Leggeva incredula,interrogandosi se fosse un segno,o solo un gioco del destino che,in quel momento di attesa,la stesse riconducendo al mancato rientro di suo zio. Ritrovò la ragione. "E' solo una coincidenza",pensò,mentre continuava ad asciugarsi le lacrime con le mani. Ma ella non credeva al caso ed alle coincidenze,non s'era mai sbagliata sulle sue sensazioni.E le sensazioni di quel momento erano inquietanti. Ancora cercava di prosciugare il pianto quando udì un rumore proveniente dal giardino. "Zio!"Si precipitò,attraversò la casa con la lettera in mano e si avviò alla porta. L'aprì,ma non vide suo zio. D'istinto e con scaltrezza,nonchè celerità richiuse la porta,la sprangò,e con tutto il peso della sua esile figura si pose con le spalle a bloccarla per ragionare,comprendere,decidere o, forse, per ritrovare le forze. Non aveva cognizione di chi potesse esserci là fuori,che fosse un uomo o una bestia,non faceva differenza alcuna,ciò che le importava era che non aveva certo potuto cogliere il suono della voce di suo zio a confortarla o rassicurarla,o ad annunciarle il suo rientro. E suo zio era solito invocarla per nome appena varcava il cancello d'accesso al viale del giardino.Sempre,senza eccezione alcuna. E non l'avrebbe fatta in quella notte. Questo la fece insospettire,come anche il non aver veduto una qualunque fonte di luce,quale viene diffusa da una lanterna o una candela,a rischiarare il viale e i cespugli. Il cuore in gola le faceva mancare il fiato,era spaventata,ed ora anche sospettosa e turbata. Era notte alta,sebbene fosse prossima l'alba. Il sogno,la lettera,quei rumori,la finestra misteriosamente aperta. Tutto la spaventava e tormentava i suoi sensi e la sua ragione. Aveva comunque due scelte alle quali abbandonarsi;fidarsi ed aprire per invocare aiuto ed intraprendere le ricerche di suo zio nelle strade del borgo,o diffidare,e cercare un nascondiglio,poichè avvertiva pericolo ed inquietudine. Non fu la ragione a suggerirle quale delle due strade imboccare,ma la paura. Chantal era una figura molto esile,vestiva sempre in modo semplice e leggero,spesso indossava una veste scivolosa come una camicia da notte di lino o mussola leggera,o di impalpabile georgette,come quella sera.A differenze delle belle ragazze del paese,donne aristocratiche e raffinate,non amava quei pesanti gonnelloni a balze e corredati di numerosi strati di sottogonne che le impedissero di muoversi con leggerezza,nè indossava mai corsetti che la costringessero.Solo una veste camicia,per lo più bianca,che le avvolgeva la figura quasi come una carezza. Ed era ancora estate. E così anche quella notte.Ma ora le veniva utile poichè pensò che le avrebbe facilitato l'accesso ad un luogo angusto e ristretto che stava meditando di varcare. Non esitò a trovare rifugio,infatti.Del resto,non aveva certezza che a suo zio fosse realmente accaduto qualcosa,così ragionò nel senso della tutela di se stessa.Era sola,era buio,fuori c'erano conflitti ed illegalità ed ella era la nipote di padre Adam,una delle poche figure ecclesiastiche,anche di notevole temperamento,che ancora sfuggiva ai Repubblicani. Pensò,quindi,di nascondersi,solo così poteva venire più utile anche alle ricerche di suo zio che avrebbe intrapreso l'indomani. Da piccola,infatti,giocando a rimestare il grande pentolone di rame che si calava dal camino,aveva scopeto tra il fondo e le colonnine di marmo del focolare localizzato sulla parete est della sala,un'apetura segreta,celata dietro la muratura di terracotta.Come una porticina che s'apriva con facilità a chi sapesse come accedervi. Si indirizzò verso il camino,scostò appena gli alari ed il parascintille per attraversare quel passaggio che non sapeva dove l'avrebbe condotta,suo zio le aveva sempre impedito di attraversarlo,ma di sicuro le offriva sicurezza in quel momento. Cercò con le mani su quella parete annerita dal fumo un chiavistello nascosto in alto,e ricoperto di fuliggine,nel buio muoveva le dita con scrupolosa meticolosità e,finalmente,riuscì a forzarlo,lasciando che uno scatto facesse aprire un varco. Ma subito,come un lampo,ritornò alla lettera ed ai suoi contenuti,durante quell'operazione l'aveva tenuta stretta tra i denti,non l'aveva posata un solo istante per timore che rimanesse incustodita.Si rialzò,si precipitò nello studio,prese il vasetto di creta a cui si faceva riferimento,lo strinse al petto ed andò a nascondersi,richiudendo il varco alle sue spalle. Quella lettera e il contenuto di quel vaso ora erano il filo emotivo ed affettivo che la tenevano legata al suo caro zio. Erano come la speranza. Non sapeva cosa l'attendesse,procedeva a tentoni attraverso quel passaggio,aveva sentito sotto i suoi piedi nudi dei gradini di umida pietra,iniziò a percorrerli lentamente,si aiutava rimanendo china,accovacciata,nel buio le mani erano l'unica fonte di conoscenza che le fecessero apprendere come fosse architettato quell'ambiente così angusto,umido e ammuffito. Ad un tratto,però,si sentì smarrita,si lasciò cadere su quei gradini e si abbandonò di ad un nuovo pianto di disperazione. Aveva paura. Strinse,così,in seno la lettera ed il vasetto invocando la protezione di Dio e proferendo il nome di suo zio. Ultima modifica di Chantal : 14-09-2011 alle ore 15.54.25. |
14-09-2011, 15.17.48 | #254 | |
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<<Grazie mille.. Vado subito..>> Andai fuori le mura e vidi una carrozza semplice.. Trainata da due destrieri marroni.. Era nera.. Sembrava più un carro funebre.. Vidi che non c'era il cocchiere.. La devo guidare io?? Io non so guidare carrozze.. Salii al posto di comando e imitai quello che fanno i cocchieri.. Feci schioccare le briglie e urlai <<YA!>> i cavalli partirono velocissimi.. A momenti mi facevano cadere a terra.. Non riuscivo a frenarlli non so come si faceva.. Arrivai al villaggio correndo.. Stavo per schiantarmi quando tirai le briglie con tutte le mie forze.. I cavalli si fermarono a un palmo da una locanda.. Fuori c'era un uomo che guardava la scena divertito.. Sir Hagus?
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14-09-2011, 16.23.10 | #255 |
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certamente che vi concedo l'onore.
brianna era molto agitata di andare a palazzo con l'uomo dei suoi sogni aveva pensato molte molte a quella scena e mai si sarebbe immaginata tanta agitazione . salirono sulla carrozza e via a palazzo brianna fece un inchino a lord tudor
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14-09-2011, 17.34.16 | #256 |
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"Il giglio verde..." sussurrai sottovoce. Poi mi inserii nella conversazione. "Chiunque sia l'uomo dal volto coperto che ci ha salvati, gli sarò eternamente grata per quel nobile gesto."
Picchiettai pensierosamente le dita sulla mensa. "Mi ha profondamente colpita la loro conoscenza della lingua di Animos... la parlava senza la benchè minima traccia di accento straniero, sebbene poi tra loro li abbia uditi parlare la vostra lingua. La sua conoscenza della lingua mi fa pensare che non fosse una persona comune, ma ben istruita." Guardai i commensali. "La leggenda che si creerà attorno a questi fatti presto farà nascere ballate e poesie su questo misterioso Giglio Verde." Sorrisi tra me e me.
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14-09-2011, 19.34.04 | #257 | ||
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15-09-2011, 02.24.57 | #258 |
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“Se fossi di qualche anno più giovane” disse lord Buttleford fissando Melisendra “sarei quasi geloso del modo in cui parlate di quel misterioso individuo. Chiunque sia davvero il Giglio Verde, sembra vi abbia profondamente affascinata, milady.”
“Che sciocchezze!” Intervenne lord Tudor. “Non sappiamo neanche cosa ci sia di vero in queste storie!” “Qualcosa di vero esiste, milord.” Replicò la giovane Ymma. “Ed era rappresentato da quegli uomini che ci hanno tratti in salvo. Li ho visti e ho potuto parlare con loro, come adesso sto facendo con voi.” “Sono sicuramente degli inglesi.” Disse lord Carrinton. “Solo il coraggio e l’audacia del nostro sangue possono spingere a tali atti di eroismo.” “Devo dire che tutto ciò è deprimente, amici miei…” con aria seccata Guisgard “… trovo assurdo che qualcuno possa celare così la sua identità. Voglio dire… sei diventato celebre, dalle due sponde della Manica non si fa altro che parlare di te, sei ammirato dagli inglesi ed odiato da quelli di Animos… e tu cosa fai, mio caro Giglio Verde? Nascondi il tuo nome ed il tuo volto! Bah… lo trovo assurdo… forse poteva fare effetto qualche secolo fa, ma al giorno d’oggi questi atti di effimero romanticismo non vanno più di moda…”
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15-09-2011, 03.03.37 | #259 |
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Guardai Sir Guisgard con un'espressione di sorpresa.
"Oh, Sir... non potete pensarla veramente così... un'aura di effimero romanticismo, come dite voi, contribuisce ad aumentarne il fascino e a confondere i nemici... perciò direi che, chinque sia quell'uomo, è senz'altro astuto." Mi voltai verso Lord Buttleford. "Noi donne, Milord, siamo molto sensibili all'audacia... e quando ci si presenta un raro esemplare di questa virtù... bè, non possiamo che riconoscerne il merito." Sorrisi. "Tanto più che questa persona è così reale che gli devo la vita... e di questo gli sarò eternamente riconoscente." Mi rivolsi a Lord Tudor "Come sarò sempre grata a voi, Milord, per la vostra ospitalità e il vostro aiuto." Sospirai. "Avrei voluto conoscere il nostro misterioso salvatore, ma i suoi uomini sono ben decisi a preservarne l'anonimato... e a ragione aggiungerei. E' stata ammirevole la grazia con cui il capitano italiano della nave che ci ha condotti in Inghilterra ha deviato ogni mia domanda in proposito!"
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15-09-2011, 03.29.41 | #260 |
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“Eh, la curiosità è femmina!” Esclamò Buttleford. “Ed immagino che quel capitano abbia dovuto penare molto per resistere alle vostre domande, milady.”
“Cosa posso dire, milady…” accomodandosi il colletto Guisgard e fissando Melisendra “… ormai ho sviluppato un forte cinismo, che detesto io per primo, riguardo alle azioni compiute dai miei simili… guardo il senso pratico delle cose… perché tanto mistero? Perché mascherarsi? E’ forse brutto questo Giglio Verde?” Sorrise. “Vi immaginate, amici miei? La nostra lady Melisendra è tanto affascinata da quell’individuo e magari lui è sfigurato, deforme!” “Perché dovrebbe esserlo?” Chiese Ymma. “Magari ci sono buoni motivi che lo spingono a celare la sua identità.” “E la bruttezza non vi sembra un motivo più che giusto?” Scherzò Guisgard. “Solo nei romanzi cavallereschi gli eroi sono bellissimi e coraggiosi. Entrambe le cose sembrano difficili da potersi avere.” E rise di gusto. “Io mi accontenterei di avere un nipote coraggioso.” Sbuffò lord Tudor. “La bellezza, a quanto vedo, serve a poco. Forse è considerata una virtù dalle donne, ma non certo da me.” “Grazie al Cielo madre Natura non la pensava come voi, caro zio, altrimenti a quest’ora anche io andrei in giro con una maschera e magari firmandomi con qualche pseudonimo… non so, del tipo Rosa Viola, Peonia Turchina o Orchidea Amaranto!” “Siete sempre il solito, sir!” Ridendo Buttleford. “Con voi non si può mai essere seri! Scherzate su tutto!” “Chi, sir? Io, sir? No, sir!” Scuotendo il capo Guisgard. “Non scherzerei mai sul mio aspetto.” Sorridendo. “E neanche sul tuo coraggio potresti scherzare!” Fissandolo lord Tudor. “Visto che non ne hai!”
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