10-02-2015, 02.59.45 | #281 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Più tardi” disse il Priore Tommaso ad Altea “mi parlerete di quella ferita riportata da lord Guisgard durante il vostro viaggio, milady.”
Poi entrarono nello studio del pittore. “Parlare a me?” Stupito l'artista. “In verità non ho molto tempo. E poi non capisco cosa vogliate chiedermi.” “Non temete...” fece il religioso “... solo parlarvi del vostro lavoro...” guardandosi intorno, dove erano esposte varie tele dell'artista, che perlopiù raffiguravano nudi. “Avanti, vi ascolto.” Disse il pittore. “Abbiamo saputo” fissandolo il Priore “che stavate dipingendo la sera in cui è morto l'Arciduca.” “Probabile, io dipingo sempre.” Con indifferenza il pittore. “Sono sempre molto ispirato.” “Si, immagino, visto i modelli che amate dipingere.” Sarcastico il religioso. “Cosa intendete dire?” “Nulla di che.” Sorridendo il Priore. “Possiamo vedere l'opera che avete dipinto quella sera?” “Quale sera?” Per poi voltarsi verso Altea. “Milady, sareste una superba modella. Volete farmi l'onore di posare per me? Posso raffigurarvi come più preferite. Ditemi... volete apparire come una musa? Una ninfa? O addirittura una dea?” Sorridendo e senza curarsi più del religioso.
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10-02-2015, 03.07.37 | #282 |
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Sembrava non esserci nessuno, così mi avvicinai sempre più.
Le imposte erano chiuse, esattamente come le avevo lasciate io, non c'erano cavalli, panni stesi, provviste, niente indicava che qualcuno si fosse appropriato della mia casa. Sospirai di sollievo, e mi avvicinai alla porta, quasi tremando. Ma prima che potessi sfiorare la chiave, per entrare, un rumore mi fece girare di scatto, e impugnare la pistola. Non c'era nessuno. Magari era solo un animale, pensai, scrutando comunque la campagna con sospetto. Poi, però, per un brevissimo istante lo sentii: il suono dell'ocarina. Era più di quanto il mio cuore potesse sopportare. E allora caddi a terra a capo chino, scossa dai singhiozzi. Cosa sei venuta a cercare Clio? Conforto? Rifugio? Risposte? Oppure sei qui in cerca di fantasmi? Rialzai la testa, e la casetta sembrava troneggiare di fronte a me. "Io l'ho sentita davvero..." sussurrai pianissimo, a me stessa, quasi a voler fermare quella voce accusatoria che cercava solo di proteggermi, o forse di confondermi. Presi un profondo respiro e mi alzai, asciugando appena le lacrime con un lembo del mantello, quel tanto che bastava per permettermi di vedere chiaramente. "Io l'ho sentita davvero.." sussurrai, più convinta, guardandomi attorno. Lanciai una rapida occhiata alla casetta, ma poi non entrai, mi incamminai tremante nella direzione di quel rumore, senza riuscire a trattenere le lacrime. |
10-02-2015, 03.16.03 | #283 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La campagna, sterminata, inquieta era tutt'intorno, come avesse occhi e coscienza per guardare, per giudicare, per condannare.
L'aria gelida aveva come pulito l'aria, rischiarandola, quasi impreziosendola di un mistico odore di infinito. E tutto ciò conferiva un'indefinita suggestione a quella sinistra distesa, ammutolita dai misteri e dai fantasmi della notte che sembravano rincorrersi e confondersi nell'oscurità opprimente che dominava su ogni cosa. Clio avanzava verso quest'immensità, mentre la natura circostante pareva chinarsi in torno a lei per proteggerla, nasconderla, o forse solo per inghiottirla, rapirla dal mondo dei vivi e condurla in quello dei morti. Poi il verso di una civetta. Lo scintillio delle stelle, lo splendore del firmamento e l'etera bellezza della pallida Luna. E poi silenzio. Sovrano, opprimente, immenso. Come se avesse coperto ogni cosa. Come se il dominio delle ombre dominasse ovunque. Clio avanzava in quel nulla, senza più sentire niente che non siano stati suoni e versi della campagna. Di quell'ocarina più nulla. Poi ad un tratto una luce pallida e lontana.
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10-02-2015, 03.25.23 | #284 |
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Più avanzavo in quella distesa incantata e surreale, più mi chiedevo se quel suono non l'avessi davvero immaginato.
Era stato solo un secondo, infondo, magari dettato dalla indisponente speranza che ogni tanto veniva a turbare il mio dolore. Doveva essere così, pensavo, devo averla immaginata. Eppure continuavo a camminare, quasi rapita da quel paesaggio tanto inquietante eppure affascinante. Sorrisi al verso della civetta, chinando appena il capo, per poi alzare lo sguardo ad osservare la luna. Quel nobile animale ci univa anche se per motivi completamente diversi. Ma forse non era poi una strana coincidenza, avevo imparato che nulla lo era. Quando ormai ero quasi sul punto di tornare indietro, vidi una luce, in lontananza. Il cuore iniziò a battere sempre più forte. Ma dovevo essere prudente, e non permettere ai miei sentimenti di sopraffarmi. Ero sola nella campagna, potevano sempre essere nemici. Però mi avvicinai, seppur circospetta e nascosta, a quella luce. |
10-02-2015, 03.42.00 | #285 |
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Clio, prudente come un animale che fiuta il cibo, eppure restio a scoprirsi per non mostrarsi ad eventuali predatori, si avvicinò a quella luce soffusa.
Infine giunse ad un irregolare pianoro erboso, dove una sagoma si ergeva quasi come fosse un limite, un confine da non valicare. Ed avvicinandosi ancora, la ragazza svelò la natura di quella sagoma. Era un rudimentale edificio in pietra, ammantato d'edera sui fianchi e nascosto da querce e pini che trovavano nutrimenti per le loro radici negli interstizi del terreno, oscillanti alla fredda aria della notte come le piume dell'elmo di un guerriero addormentato, quasi conferendo una velata nobiltà a quello scenario che incuteva una certa paura. Il tronco di un giovane e robusto noce, spogliato dei rami, con un pezzo di legno legato di traverso, era piantato sulla porta dell'abitazione, come rudimentale simbolo della Santa Croce. Poco distante, sulla destra, sgorgava dalle rocce un piccolo flusso d'acqua purissima che si raccoglieva in una vasca di legno piantata nel terreno. Era chiaro che si trattava di una casa adibita a cappella e l'ingresso di questo edificio di culto era posto sotto un basso arco di pietra, decorato con numerosi bassorilievi, quali spesso appaiono nell'antica architettura Longobarda. Poco dopo il cielo cominciò a schiarirsi, mostrando le fattezze di quel luogo. Ormai albeggiava.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 10-02-2015 alle ore 03.48.36. |
10-02-2015, 03.53.28 | #286 |
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Mi guardai intorno, curiosa e prudente allo stesso tempo, finché quella particolare e antica costruzione non si mostrò.
Era di una bellezza singolare, pietra e natura che si intrecciavano perfettamente, creando una strana armonia. Doveva essere una piccola cappellina longobarda, pensai, avvicinandomi un poco di più. Eppure non sembrava esserci nessuno. Dunque veniva da lì quella luce? E il suono dell'ocarina? Anche quel suono proveniva da quella piccola chiesetta? Non indugiai oltre, e mi avvicinai alla costruzione, cercando di capire se potessi entrare, e se ci fosse qualcuno. Ma ormai albeggiava, dunque non avevo molto tempo, però, ormai ero li, dovevo tentare, dovevo sapere. |
10-02-2015, 04.02.49 | #287 |
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Clio si avvicinò alla cappella, con ormai il favore delle prime luci del giorno nascente.
E sulla porta di legno che faceva da ingresso a quel Sacro Luogo, la ragazza vide una scritta incisa sul legno: “In questo luogo remoto, lontano dagli occhi del mondo, crebbe dalla giovinezza alla vecchiaia un venerabile eremita. Il muschio era il suo giaciglio, una grotta la sua umile cella, bacche e frutti il suo semplice cibo, la fonte pura la sua rigenerante bevanda. E qui, lontano dagli uomini, trascorreva i giorni e le notti in compagnia del Signore. Glorificarlo era il suo dovere, pregarlo il suo bisogno.” E appena Clio terminò di leggere quelle parole, ad un tratto udì miagolare. Ed un gattino apparve sulle antiche murature della cappellina, restando poi a fissarla.
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10-02-2015, 15.30.07 | #288 |
Cittadino di Camelot
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Se il dottore era sicuro di sè e rispose tranquillamente, il pittore tradiva nervosismo e fingeva...si sapeva benissimo ciò che intendeva il Priore Tommaso..paura di qualcuno o vi era qualcosa che lo turbava? Si rivolse di nuovo a me...e annuii al pittore parlando al priore sottovoce.."Mi farò ritrarre..sta cercando di sviare e non capisco il motivo..forse col disegno in cui mi ritrarrà, ci darà un indizio..ci penso io, mentre dipinge voi potete fare domande..questi artisti si rilassano mentre lavorano".
"Cosa potrei essere? Una ninfa...si...del bosco e osserva nascosta il suo amato mortale, intento a suonare malinconicamente..e poi si spaventa..il suo amato viene predato dalla morte ed ella andrebbe fino all' Ade per riportarlo nel regno dei vivi". Mi misi davanti a lui.."Sono curiosa in che contesto e dove mi ritrarrete..magari potrei entrare nel quadro che l' Arciduca vi chiese quella nefasta notte della sua morte".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
10-02-2015, 18.28.16 | #289 |
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Ormai l'alba illuminava la radura, e potevo vedere bene quella porticina di legno con una scritta sopra, mi avvicinai e la lessi attentamente.
Dunque poteva essere stato quell'eremita a suonare l'ocarina, eppure l'iscrizione parlava al passato. Un miagolio catturò la mia attenzione, e sorrisi nell'osservare il gattino che mi guardava. "Ma ciao bello..." sorridendo. Dovevo tornare indietro, ma ormai ero lì, e decisi di avvicinarmi. "C'è nessuno?" chiesi titubante. |
10-02-2015, 18.37.00 | #290 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Oh, dimenticate quel quadro e l'Arciduca...” disse sorridendo il pittore ad Altea “... io l'ho già fatto. Infatti neanche rammento più cosa facevo quella sera. Piuttosto, pensiamo a voi... si, come una ninfa... ma io ritraggo solo donne nude, per liberarle della fuliggine della realtà, del grigiore quotidiano, lasciando che sia la loro bellezza a riempire di impulsi lo scenario circostante...” accarezzandole i lunghi capelli chiari “... lì c'è un camerino in cui potrete spogliarvi, milady...”
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