03-08-2012, 10.09.04 | #2981 |
Cittadino di Camelot
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Scelte... se c’era una cosa sulla quale non avevo mai avuto alcun dubbio, era che la vita -tutta la vita- non è altro che un susseguirsi di scelte e conseguenze. Ed il talento sta tutto nell’avere il coraggio e la fortuna di fare le scelte giuste.
‘E tuttavia, Talia...’ mi rispose il Maestro una volta ‘Un giorno imparerai che la cosa più difficile non consiste nel saper fare una scelta... tutti gli uomini presto o tardi si trovano ad un bivio e, talvolta, compiere una scelta diventa una necessità... ed allora, facile o difficile che sia, una scelta viene fatta... quasi come una liberazione! E giunge un tempo in cui si capisce che non vi è una scelta più giusta dell’altra, non vi è una strada più facile, non vi sono scorciatoie! No, Talia... no! Il difficile non sta nello scegliere... il difficile sta nel saper accettare le conseguenze, nel saper affrontare gli esiti e le ripercussioni, qualsiasi esse siano, con la fronte alta ed i nervi saldi!’ Battei le palpebre... saper accettare le conseguenze... le ripercussioni... qualsiasi esse siano... qualsiasi... Erano belle parole! Erano parole sensate e piene di verità! Erano parole nelle quali avevo sempre creduto! Solo in quel momento, tuttavia, mi accorsi che non ero affatto pronta ad accettare le conseguenze delle mie scelte! Mi accorsi, allora, di avere i nervi molto meno saldi di quanto non avessi creduto fino a quel momento. Le conseguenze... le ripercussioni... Fu un attimo... un sibilo... uno spostamento d’aria quasi impercettibile... e capii subito. “Sheylon!” urlai. Ma fu vano! Udii un ruggito, poi un altro sibilo ed un altro ancora... fino a quell’ultimo ed al tonfo cupo del corpo che cadeva a terra. “Oh, no... Sheylon...” la mia voce uscì roca, ruvida “No!” D’istinto mi lanciai avanti e lo raggiunsi, piegandomi sopra di lui ed abbracciandolo... respirava piano, a fatica... ed io presi a carezzargli lentamente, ritmicamente la grossa testa abbandonata sull’erba, mentre gli occhi mi si riempirono di lacrime... “Perdonami Sheylon...” sussurravo pianissimo, e la mia voce si confondeva con il fruscio del vento ed il frinire dei grilli “Perdonami... è tutta colpa mia... oh, Sheylon... non lasciarmi ti prego... ti prego, Sheylon... ti prego...” La tigre mugolò sommessamente ed il mio cuore sprofondò ancora più in basso... mi sentivo male, male come se quelle frecce avessero trafitto il mio cuore, come se ogni forza ed ogni volontà fossero scivolate via da me... ed anche respirare era diventato doloroso.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
03-08-2012, 10.36.23 | #2982 |
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I miei compagni...improvvisamente erano gia' nella sala maestra, il suo padrone era li'...pronto a conoscere tutti noi, ma noi dovevamo essere lontani.....avevamo dimenticato i cigni...non era possibile, Reas era l'unico che poteva desiderare il rientro a Tylesia nel piu' breve tempo possibile.....eppure era tranquillo in quel mondo senza tempo......" Certo.....vi seguo..."....camminavo guardandomi sempre indietro, quella porta era per me motivo di disperazione...la musica, lenta e silente forte ed imponente...sino ad un diluvio di emozioni irrazionali...come potevano le note cosi' impresse in un pentagramma divenire il gioco dell' inferno dell' anima....camminai forzatamente dietro il servitore, ma lel lacrime che sgorgavano dai miei occhi....sembravano bruciare il mio volto sino a quando in ripida disceva cadevano come cascate sul mio seno......" Io...io credo che il vostro padrone ...debba conoscermi in altro luogo...io non posso seguirvi....io non riesco a mantenere saldi i miei pensieri.....suo figlio e' rinchiuso in una stanza...e lui vuole conoscere i suoi ospiti.......ditemi voi...quale padre oserebbe tanto..."............
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03-08-2012, 19.26.16 | #2983 |
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Talia era piegata su Sheylon e poteva avvertire chiaramente come il respiro della tigre diventasse sempre più debole e incerto.
Ad un tratto qualcuno sollevò la ragazza di peso. “Su, smettila di frignare.” Disse il soldato, per poi spingere Talia verso i suoi compagni. “Dove vai così di fretta, bella dama?” Ridendo quelli. “Lasciamo questo lercio posto...” facendo segno Iwan ai suoi di aiutarlo. “Riuscite a stare a cavallo, sergente?” Chiese uno di quelli. “Si...” annuì Iwan “... ma non posso guidare il cavallo...” “Vi aiuteremo noi.” “Prendete la ragazza ed imbavagliatela.” Ordinò Iwan. “Andremo a casa mia...” Presero allora Talia e lasciarono la locanda, abbandonando Sheylon ormai senza più forze. Appena furono andati via, la locandiera corse a vedere e trovò la tigre ormai in fin di vita. Poco dopo, i soldati giunsero presso una casa. Aiutarono il loro sergente ad entrare e poi legarono Talia ad un pesante mobile. “Dobbiamo chiamare un medico...” ansimò Iwan “... queste ferite sembrano fuoco... ed io... non credo di stare molto bene...” “Avete un pessimo aspetto sergente...” “Già...” tossendo Iwan “... credo di avere la febbre...” Un attimo dopo perse i sensi. “Accidenti...” fece uno di loro “... e ora?” “Sta molto male, credo...” avvicinandosi a lui un altro “... molto...” “Cosa facciamo? Non voglio avere dei guai per questa storia!” “Credo sia spacciato... c'è solo una cosa da fare... portiamolo nel bosco e lasciamolo là... penseranno sia stato vittima di qualche animale feroce...” “E la ragazza?” Domandò un altro. “Lei conosce la verità.” “E' una povera cieca a cui nessuno presterà fede.” Rispose l'altro. “La sbatteremo in una cella con l'accusa di essere una ladra!”
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03-08-2012, 20.02.54 | #2984 |
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“Milady...” disse il servitore ad Elisabeth “... non dovevate entrare in quella stanza... questo addolorerà molto il mio padrone... dimenticate tuttavia quell'incontro... ora vi condurrò dal mio padrone e lo conoscerete... non è un uomo comune... volete vederlo, dunque?”
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03-08-2012, 20.07.58 | #2985 |
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Come una bambina che decide di non seguire le ragioni sconnesse del proprio cuore...chinai il capo e diligente seguii il servitore......." Non credo di avere scelta....porro' a lui le domande che tormentano la mia mente...".............
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03-08-2012, 20.10.40 | #2986 |
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Quello che accadde dopo che mi ebbero strappata da Sheylon non lo compresi bene... li sentii parlare, ma non ascoltavo le loro parole... la mia mente era lontana da lì, lontana da loro... la mia mente era con la tigre, la teneva stretta e la cullava...
Mi accorsi vagamente di venire imbavagliata e caricata su un cavallo... avrei potuto opporre resistenza, ma non lo feci, perché ogni mio pur minimo sforzo fisico avrebbe costretto la mia mente a lasciare sola quella di Sheylon, e non volevo... sapevo che Sheylon sentiva la mia mente... ad un livello quasi inconscio, la tigre poteva sentire la mia anima sopra di lui, poteva sentire che ero lì per proteggerlo e per curarlo... ed allora io non lo lasciai neanche per un istante... sentivo che, in quel momento, Sheylon era più importante di me, più importante di ciò che stava accadendo, più importante del pericolo che potevo correre... e così rimasi con Sheylon... Non so quanto tempo passò quando mi tirarono malamente giù da quel cavallo e mi spinsero in un luogo chiuso per poi legarmi a qualche cosa... Ero spaventata e le loro voci concitate mi preoccupavano... La tentazione di prestare loro attenzione fu forte, ma la dominai. Sheylon, nella foresta, continuava a mugolare piano... potevo sentirlo come se fosse stato vicino a me... ‘Coraggio, Sheylon...’ mormoravo mentalmente, certa che in qualche modo potesse sentirmi ‘Coraggio, resisti... Guisgard arriverà! Andrà tutto bene! Resisti...’
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03-08-2012, 20.34.53 | #2987 |
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Voci confuse, timorose, egoiste, indifferenti, vigliacche.
Tutte queste voci circondavano Talia, che però sembrava distante da quel luogo. Lontana da tutti loro e forse anche dalle sue paure. Nella sua mente correvano le immagini confuse che aveva ricostruito. E quell'ultimo gemito di Sheylon. Ma a scuoterla da tutto ciò, ci pensarono le forti braccia dei soldati. Si divisero in due gruppi. Uno portò Iwan ormai moribondo nel bosco, l'altro prese Talia e galoppò verso la città. La ragazza era cosciente e sentì ogni cosa. Attraversarono la Città Bassa, fino a giungere presso le mura che delimitavano il confine tra quella e la Città Alta. Talia sentì il suono del corno di quei soldati e poi un clangore quasi assordante, come se qualcosa di metallico ed infinitamente pesante cominciasse ad azionarsi. Di nuovo i cavalli ripresero a correre e attraversarono l'ingresso della città. Qui galopparono fino alle prigioni, dove Talia fu trascinata. “Galep...” disse il soldato che la teneva ferma “... presto, apri una cella!” Galep si avvicinò ed obbedì. Talia allora fu rinchiusa in quella cella. “Cosa ha fatto?” Chiese il carceriere. “E' una ladra” rispose il soldato “e ha insultato un ufficiale. Pare sia una strega!” “Che l'Inferno mi inghiotta!” Esclamò Galep. “Dicono conosca oscure formule per causare la pesta, la lebbra e la malaria.” Fissandolo il soldato. “E non potevate bruciarla” mormorò Galep “invece di portarla qui?” “Strappale la lingua.” Disse il soldato. “E vedrai che sarà innocua.” “Si, farò cosi!” Annuì il carceriere. Intanto, Guisgard, Sangò e Umans, raggiunta la Città Bassa, si ritrovarono davanti ad un pittoresco edificio. “Ninfale Gioioso...” disse Guisgard leggendo l'insegna in bella mostra. “Eccoci giunti.” Fece Umans. I tre entrarono e subito furono avvolti dall'atmosfera di quel luogo. Ragazze abbigliate in modo esotico, altre in modo picaresco, altre ancora solo appena coperte da pochi veli. Ovunque dominava una leggera e soffusa musica, mentre l'aria era inebriata da una forte essenza sconosciuta. Una donna allora si avvicinò ai tre. “Come posso servirvi?” Chiese. “Ci occorre una ragazza.” Rispose Umans. “Una ragazza però particolare...” “Una ragazza?” Ripetè la donna. “Una sola per tutti e tre, miei signori?” “Oh, no!” Ridendo Umans. “No, una soltanto per il nostro amico qui!” Indicando Guisgard. “Dicevate una ragazza particolare?” “Si...” annuì Umans “... vedete, il nostro amico è innamorato perso di una certa dama... e quindi stanotte vuole, diciamo, sentirsi vicino alla sua amata...” “Comprendo...” sorridendo la donna “... e come deve essere questa ragazza?” “Avanti, spiegalo tu alla nostra madama!” “Si, ecco...” mormorò Guisgard “... deve essere bionda... e con la pelle chiara...” “Vedrò di non deludervi...” disse la donna, per poi accompagnare Guisgard in una stanza. Il cavaliere allora cominciò a passeggiare in maniera nervosa su e giù per quella camera. Ad un tratto la porta si aprì ed una figura entrò. Era coperta solo da un lungo velo, che dal capo toccava fino a terra. “Sono qui, mio signore...” disse lei. “No, ti prego...” fece lui “... non chiamarmi così...” “Come desideri...” sussurrò lei “... vuoi che ti lavi prima? O vuoi lavare prima me?” “No...” sorridendo Guisgard “... in verità... io voglio portarti con me... in un luogo...” “Perchè?” “Perchè...” mormorò lui “... va bene, sarò sincero... voglio che tu finga di essere qualcun'altra... devono crederti un'altra ragazza...” “Perchè?” “Perchè devo salvarla...” “Da chi?” “Dai soldati di questa città.” Rispose lui. “Ne sei innamorato?” “Si...” sussurrò lui. “E credi che io possa sostituirla?” “No, nessuno può...” fece lui “... ma col favore delle tenebre, magari...” “Non vuoi vedere neanche il mio volto, cavaliere?” E cominciò a togliersi il velo, fino a mostrare il suo viso. “Talia!” Gridò Guisgard davanti a quel volto. “Talia, cosa ci fai qui?” Fissandola incredulo lui.
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03-08-2012, 20.45.38 | #2988 |
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Il servitore annuì e riprese a camminare, pregando, con un cenno, Elisabeth di seguirlo.
Giunsero così nella sala. Era vuota. Ma in fondo stava una figura, di spalle, in piedi ad attendere. “Puoi andare.” Disse la figura al servitore. Questi annuì ed uscì. La voce di quell'uomo era calda, forte, penetrante. Tradiva un ardore ed una sicurezza non comuni. “Ero ansioso di conoscervi, lady Elisabeth.” Fece senza però voltarsi. “Ditemi... vi piace la mia dimora? Siete stata accolta bene? Posso esaudire una vostra richiesta?”
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03-08-2012, 21.02.16 | #2989 |
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Altea, Fyellon e Asser partirono così verso la zona in cui cresceva quell'erba.
I fumi che salivano dal Calars sembravano indicare la strada da seguire. Ad un tratto, giunti presso una radura, Asser fece cenno ai suoi due compagni di viaggio di fermarsi. “Presto giungerà il crepuscolo” disse “e poi comincerà a fare buio. Dobbiamo fermarci ed accamparci qui. Proseguire oltre può essere pericoloso.” “Manca molto al territorio delle Locuste?” Chiese Fyellon. “Non molto.” rispose Asser. “Per questo aspetteremo il nuovo giorno per arrivarci.” “Dunque” fissandola il cavaliere “di giorno è più tranquillo attraversare quel luogo?” “Affatto.” Sorridendo lei. “Le Locuste attaccano e mangiano sia di notte che di giorno... è solo che, magari, con la luce riusciremo a vederle... così, per curiosità... almeno moriremo soddisfatti per aver scoperto il loro vero aspetto.” E scoppiò a ridere. “Divertente!” Esclamò Fyellon. “Davvero divertente!”
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03-08-2012, 21.04.29 | #2990 |
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La sala Maestra mi sembrava vuota.....i miei passi rimbombavano....e quando fu chiesto al servitore di andare via....era come se una figura cara mi abbandonasse......mi sentivo abbandonata, Reas e gli altri dov'erano.....mi avevano abbandonata li' e perche'......la voce dell' uomo era....baritonale, calda ed imperiosa...una tono che non ammetteva repliche.........non vedevo il suo volto era di spalle........" Sono lusingata messere.....sono stata trattata con tutti i riguardi e non sapro' mai come ripagarvi di tutto questo.......mi chidevo perche' mai non vi e' la presenza dei miei compagni di viaggio....sembra che tutte le volte che io penso di raggiungerli essi sono gia' andati via...........in questo palazzo ..in queste ore sono stata cullata da una splendida melodia........deduco che non eravate voi a suonare...?...".....avevo le braccia lungo i fianchi e la concreta certezza di non essere una sconosciuta per lui..........ma quel luogo era un luogo simile a mille prigioni....e io sembravo far parte di un disegno ben preciso...il punto era che desideravo conoscerne i dettagli...
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