03-01-2013, 15.40.36 | #21 |
Cittadino di Camelot
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E' trascorso più di anno dall'ultima volta che ho avvertito il gelo dipanarsi su Camelot come un demone dei ghiacci, impossessarsi delle coscenze più feconde e recondite dell'essere fino ad interrezzire, come rami carichi di freddo, i moderni calamai che un tempo solcavano le pagine icartapecorite di questa lunga e tortuosa strada che conduceva verso il Passato....
E' scesa nuovamente la notte sulle fredde coscenze ed ha reso apocrifa la relazione che divampava tra il sacro legame dell'anico codice ed il bizzarro quanto irrecuperabile mondo moderno che le ha generate. La Tavolo Rotonda è nuovamente rimasta vuota, un crescente seggio periglioso, poichè attorno ad essa nessuna storia viene nuovamente narrata ed i suoi cavalieri hanno smarrito la vera via del dialogo. Il Sacro Calice impolverato gronda le sue ultime gocce di sudore in uina chiazza sbiadida di liquido avvizzito, e la sua essenza è stata relegata a futile novella per stolti e sognatori. Il Re d'Inverno è forse troppo distratto o forse troppo lontano per ascoltare quei brandelli di sussistenza che invocano pazzi bardi o menestrelli d'occasione vestiti a festa per ingraziarsi la loro icona. Perfino i più valenti Cavalieri si sono persi in un vortice di parole e nel turbinio di storie in disuso distaccandosi dal sinottico sentiero intrapreso, e mentre Dame sognatrici rammendano la tela di logori "versi in coro", il Presente incerto avanza spietato tra le pareti ovattate di questa virtualità, lasciando al Futuro solo una malinconica tenerezza. Taliesin, il bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) |
03-01-2013, 15.53.04 | #22 |
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Sir Taliesin..io come Dama..continuerò come moderna Penelope a rammendare come tela quei "versi in coro", aspettando il disgelo e il fiorire degli alberi.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
03-01-2013, 16.04.17 | #23 |
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Lady Altea..ed io come Bardo..continuerò sempre a cantare le mie canzoni intrecciarsi nella vostra tela, come un'indelebile corrispondenza di amorosi sensi che in mondo civilizzato ha obliato per lidi più sicuri.
Taliesin, il bardo
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03-01-2013, 16.12.42 | #24 |
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Sono anni ormai, che vivo tra queste pietre, molte volte mi viene difficile, entrare nella sala dove dame e cavelieri scrivevano e il loro sapere diventava il sapere di molti.......dove i Cavalieri intorno alla tavola rotonda dopèo aver poggiato le loro spade ergevano al centro il Calice della sapienza, dell'Antica cavalleria........eppure sono sempre qui....a mettere una piccola parola perche' Camelot possa continuare ad avere il suo splendore......
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03-01-2013, 16.21.35 | #25 |
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Lady Elisabeth..ed io come Bardo..ho raccolto quella vostra goccia di splendore e come per incanto, tra le nebbie dell'inidfferenza e della modernità, è divampato per le strade il calore del vostro vulcano, scagliarsi supremo sulle nuvole apocrife che non potranno mia annientare il Sole.
Taliesin, il bardo
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21-12-2013, 19.27.29 | #26 |
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Mio caro amico bardo..
Ho pensato di scrivervi in questo giardino silenzioso..poiché senza di Voi Camelot sembra aver perso un pezzo di frizzantezza e cultura..vi aspetto..Camelot ha bisogno anche di Voi.
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23-12-2013, 20.41.51 | #27 |
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Dolcissima lady Altea...purtroppo il lavoro in questo periodo sembra essere piu' gravoso del solito.........pero' anch'io vorrei tanto che il nostro Bardo Taliesin...ritoni tra di noi......
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24-12-2013, 09.26.56 | #28 |
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Camminando aspramente lungo l'antico crinale di ciottoli e pietraglie che delimitano il confine della valle solitaria con il mondo della civiltà degli uomini, discendendo la foresta di pietra dove mani scheletriche avvinghiano l'animo di ricordi ancestrali, mi sono fermato nello sconfinato orizzonte di monti innevati che nella loro imperfezione, mi hanno ricordato la creazione di un mondo giovane sospeso ancora nei Giardini della Preesistenza...Ho assaporato la visione di un cervo ferito bagnarsi nello stagno della guarigione dove sampillava la trota d'oro bagnata nella polvere di eccelsa vanità, mentre a meridione il volo di gabbiani chiassosi mi portava il salmastro del mare con i suoi vascelli vagabondi ormeggiati nell'attesa del tuo passo leggere intriso di sogni, per soddisfare i tuoi desideri...
Grazie per avermi cercato, grazie per avermi ritrovato... Buon Natale. Taliesin, il Bardo
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27-12-2013, 17.07.09 | #29 |
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A proposito di Natale...e del Silenzio del Suo Ritorno... La tradizione dell’albero di Natale è un’usanza che affonda le sue radici nella notte dei tempi e che risale ad antichi riti pagani legati al solstizio d’inverno. Oggi l’albero si presenta adorno di luci e illuminazioni, decorazioni e fili colorati, simboli che rimandano a costumi pagani come i nastri colorati che ricordano i capelli delle fate o le illuminazioni che riportano alle tradizioni dei falò e del "ceppo" di Natale. Da tempo immemorabile, infatti, i contadini di tutta Europa usavano accendere falò, i cosiddetti fuochi di gioia, non è neanche raro che in questi fuochi si ardessero fantocci o nei quali si fingesse ardere una persona viva. Le date per l’accensione sono molte e coincidono spesso con le feste dell’anno celtico. In particolare nel solstizio d’inverno era usanza accendere falò perché l’uomo primitivo in corrispondenza di quei giorni in cui il calore del sole e la sua luce iniziava a diminuire, quasi come per magia "simpatica", accende fuochi in terra quasi per riportare il calore e la luce tra gli uomini. La prima cosa da notare è la notevole somiglianza tra i vari rituali che prevedono l’accensione di questi fuochi. La cerimonia natalizia si distingue però un po’ dalle altre per il suo carattere domestico, dovuto in parte al cattivo tempo che spesso impediva una cerimonia pubblica o l’accensione di un falò all’aperto. Le spiegazioni che gli antropologi hanno dato sono essenzialmente due, anche se per noi la verità sta come sempre "in Medio". Infatti da una parte si è pensato che tali riti si basassero su una magia imitativa del ciclo solare, mentre d’altra si è pensato ad una funzione purificatrice. A favore della teoria "solare" sono spesso le date in cui tali fuochi venivano accesi e che coincidevano spesso con il solstizio d’inverno o d’estate, i due momenti fondamentali di ogni "culto solare". Ma non sono solo le date a suggerirci una imitazione dell’astro! Anche l’usanza di far ruzzolare una ruota giù per una collina può imitare simbolicamente il percorso dell’astro nel cielo. A favore della Teoria della purificazione vi è invece la tradizione che collega tali feste alla purificazione. Il popolo batte sulla funzione distruttiva, apotropaica del fuoco, che serviva a bruciare e allontanare le streghe e quindi il male, come trapela nell’usanza di bruciare l’effigie di una strega o il fantomatico fantoccio. Ma tornando al "ciocco" di Natale, questi di solito era di olivo, betulla o molto più frequentemente di quercia, albero spesso associato alla divinità del tuono (deriva da qui la convinzione che il ceppo proteggesse la casa dai fulmini). Molti altri erano comunque i "poteri" attribuiti al tronco natalizio, che era spesso associato ai riti di fertilità: le sue ceneri, ad esempio, erano disperse nelle campagne per renderle più fertili (secondo un’altra credenza, sarebbero invece nati tanti capretti quante erano le scintille che fossero saltate fuori dal fuoco). L’albero è anche un simbolo cosmico oltre che solare. Esso rappresenterebbe un tratto di unione tra la terra (simboleggiata dalle sue radici) e il cielo (rappresentato dai rami). E così, l’abete natalizio non sarebbe altro che una imitazione del Frassino Universale, il Yggdrasil delle tradizioni nordiche, l’albero al quale rimase appeso Odino per raggiungere la conoscenza suprema e tra le cui radici si trovano ancor oggi, tra mille luci, quei "doni" natalizi che simboleggiano tuttora la sua generosità verso di noi. Taliesin, Bardo tratto da www.avalonceltic.com di Andrea Romanazzi
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27-12-2013, 17.28.49 | #30 |
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L'Albero di Natale,ogni anno che ci si ritrova immersi tra palline e filamenti dorati, qualcuno magari e' talmente vecchio che rappresenta i natali di tutta la vita........ci si dimentica perchè e' nata questa tradizione........ma voi come sempre......avete raccontato la storia...la storia dell'Albero di Natale
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