22-07-2010, 19.30.49 | #21 |
Cittadino di Camelot
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La vita ultaterrena e l' amore di umana concezione........la follia e la disperazione.......perdere qualcuno che si ama follemente e sapere che non e' mai stato reale.........il dipinto per l'artista prende vita e con esso i suoi colori.......continuate Guisgard.......i vostri scritti sono sempre piu' appassionanti
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22-07-2010, 20.00.20 | #22 |
Cittadino di Camelot
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'...che è mai la vita? E' l'ombra d'un sogno fuggente. La favola breve è finita. Il vero immortale è l'amor...'
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
22-07-2010, 20.12.20 | #23 |
Cittadino di Camelot
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E' vero.......cose' la vita senza l' amore ..assolutamente nulla.....che sia un sogno..o che sia un' amore lontano nel tempo.......che importanza ha.......e' amore..
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22-07-2010, 20.24.13 | #24 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Amore è lo slancio che porta a concepire un sogno.
E' l'ispirazione per realizzare l'opera più ardita. Ma anche la storia che non è ancora stata scritta. Amore non è di questo mondo. Esso è a cavallo tra noi e l'infinito assoluto dell'eternità. Amore vive in un volto, in uno sguardo, in un sorriso, in un'immagine, in un gesto. Esso è un eco lontano, un richiamo primordiale che giunge da un mondo ideale, eppure concreto e reale. Un mondo che va cercato in ogni stagione della nostra vita. E in questo mistico viaggio sta il vero senso della nostra esistenza.
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22-07-2010, 20.45.16 | #25 |
Cittadino di Camelot
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L'Amore e' l' Amore.......tutto e' compreso in essa, che sia un momento o una vita...che sia un sogno o un desiderio........che sia la carezza di un momento di malinconia..........
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23-07-2010, 15.34.09 | #26 |
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IL RITRATTO DEL BACIO
A Beatrice, antica, eterna e dolce amica, che col mistico ed eterno battito del suo cuore ha saputo donarmi conforto, speranza e gioia. VIII Un rumore di passi lo destò dal suo sonno. Si avvicinavano quasi a cadenza regolare. Erano ormai prossimi al luogo in cui lui si trovava. L’artista allora alzò il capo e si strofinò gli occhi. Si guardò intorno e riconobbe quel posto. Era una cella, umida e malmessa. Non era molto grande, ma un’ampia grata in cima al soffitto a volta permetteva una più che discreta illuminazione di quell’infelice ambiente. Ad un tratto alcuni uomini giunsero davanti alle sbarre. Uno di loro aprì la porta della cella e tutti gli altri vi entrarono. “Come vi sentite?” Chiese colui che sembrava essere il superiore in grado a tutti gli altri. L’artista non rispose nulla, restando a fissare il vuoto della cella. “Siamo stati costretti a condurvi qui.” Aggiunse l’ufficiale. “Eravate in uno stato che rasentava la follia.” L’artista continuava a restare in silenzio. “Il duca desidera vedervi.” Ma di fronte all’ostinato silenzio dell’artista, quegli uomini si scambiarono occhiate perplesse. Ad un tratto si udirono altri passi giungere verso la cella. Un momento dopo un altro uomo raggiunse quell’ambiente, davanti al quale tutti scattarono sull’attenti. Era il moresco, lo stesso uomo che aveva condotto l’artista dal duca il giorno in cui questi gli aveva proposto la commissione del ritratto. “Il duca vuol vederlo.” Disse alle guardie. “Perché non è ancora pronto?” “Perché sembra stravolto e senza lucidità.” Rispose l’ufficiale. “Allora lo condurremo noi da sua eccellenza!” Sentenziò il moresco. Poi, avvicinatosi all’artista, chiese: “Come vi sentite?” Ma l’artista restò ancora in silenzio. ”E’ come vi dicevo.” Intervenne l’ufficiale, rivolgendosi al moresco. “Voi, presto!” Ordinò poi questi alle guardie presenti. “Conducetelo fuori di qui. Raggiungeremo il palazzo ducale con la mia carrozza.” Così, senza che l’artista opponesse alcuna resistenza , fu condotto fuori e con la carrozza del moresco raggiunsero tutti il palazzo ducale. Giuntivi, l’artista fu condotto presso il duca, il quale si trovava nel grande salone, luogo di rappresentanza ed udienze. La sala, vasta e sfarzosamente arredata da mobili intarsiati e di pregevole fattura, era straordinariamente illuminata grazie alle grandi finestre che si aprivano lungo le pareti settentrionali. Arazzi di superbi panneggi, armi di ogni genere e teste di vari animali impagliati guarnivano le alte e lunghe pareti di quell’ambiente, insieme ai ritratti di tutti gli antenati della stirpe ducale. Il duca stava in piedi, immobile, proprio al centro della sala, mentre la luce che penetrava dalle finestre avvolgeva e risaltava la sua nobile figura. Era intento a fissare un ritratto. Lo stesso ritratto iniziato ed interrotto dall’artista che ora gli conducevano innanzi. Il duca fece un cenno ed i suoi condussero al suo cospetto l’artista, che a stento riusciva a stare in piedi. “Questo quadro è meraviglioso.” Disse il duca. L’artista non rispose nulla, volgendo lo sguardo nel vuoto del salone. “Non so come ci siate riuscito” continuò il duca “ma questo ritratto è opera di un genio… e tale vi ritengo.” L’artista continuò a restare in silenzio. “Perché ieri notte volevate appiccare il fuoco alla vostra bottega?” Chiese il duca avvicinandosi all’artista. Questi abbozzò un confuso sorriso, più simile ad un ghigno. “Chi è la donna che avete ritratto?” Chiese ancora il duca. “Dove l’avete vista? In sogno? In una visione? O forse la vostra musa vi ha fatto qualche straordinario dono, mostrandovi ciò che a noi mortali è precluso dalla umana natura?” L’artista allora scoppiò a ridere con irriverenza. “Bada a come ti comporti o la pagherai cara!” Minacciò il moresco. “Perché avete interrotto il vostro lavoro?” Domandò il duca al pittore, zittendo con un cenno il suo fedele funzionario. “E’ un delitto non ultimare un’opera simile. Questo quadro è uno straordinario capolavoro.” “Il sogno era vostro…” rispose l’artista, rompendo finalmente il silenzio in cui si era chiuso “… nessuno potrebbe riuscirci… ci ho provato io, ma ho finito col perdere il senno…” E si abbandonò ad una grottesca ed insana risata. “Quest’uomo è pazzo, mio signore!” Sentenziò il moresco. “Non si può realizzare una simile opera” rispose il duca tornando a fissare il ritratto incompleto “senza perdere qualcosa. Qualsiasi opera nasce in seno al suo autore e nel forgiarla l’artista dona ad essa una parte di se stesso…” E dopo un momento di silenzio, ordinò: “Pagate a quest’uomo l’intero prezzo per il suo lavoro.” “Ma, signore…” replicò turbato il moresco “… l’opera non è completa. Quest’uomo non ha ultimato il suo lavoro e non merita l’intera paga promessagli!” “Fate come vi dico e poi rilasciatelo.” “Si, milord.” Rispose obbediente il moresco. “Ora lasciatemi solo.” Concluse il duca. E rimasto da solo, restò a fissare ed ammirare quel meraviglioso e misterioso ritratto, che, se anche incompleto, non smetteva di incantare il nobile signore di quelle terre. L’artista, ricevuta la sua paga, abbandonò per sempre quelle terre e nessuno più seppe niente di lui. Circolarono sul suo conto diverse storie, alcune tragiche, altre fiabesche Oggi si ignora il suo nome e tutti lo ricordano con il titolo di “Maestro del Ritratto del Bacio”. Il duca poco dopo prese in sposa una bellissima fanciulla di un feudo vicino. Il loro fu un grande amore. Bellissimo ed intenso ma breve. Lei infatti morì poco dopo nel mettere al mondo un erede per suo marito. La loro storia si interruppe proprio come era stato interrotto il ritratto. Il duca non prese mai più moglie e chiamò al suo cospetto artisti di ogni dove per ultimare quel ritratto, quasi fosse un modo per far rivivere la sua amata, ma nessuno fu in grado di compiere tale impresa. Lo stesso fecero i suoi discendenti, ma nessuno riuscì mai a vederlo ultimato Nacque così la leggenda che solo chi, tra i discendenti del duca, fosse riuscito a far completare quel quadro avrebbe potuto trovare l’amore vero e la felicità assoluta. Oggi il Ritratto del Bacio è ancora dove lo pose il duca, conservato nel grande salone del palazzo ducale delle mie nobili terre. Tantissimi visitatori ogni giorno, soprattutto innamorati di ogni età, visitando il palazzo, si fermano ad ammirare quel ritratto. La sua perfezione stilistica, l’armoniosità e la liricità del soggetto, la delicatezza della composizione. Ma oltre la pregevolezza artistica, del ritratto li rapisce l’incanto che sa emanare. Chi si ferma ad osservarlo, non può non percepire l’ambizione ed il bisogno di ricercare la felicità assoluta che si celano in esso e la volontà di rappresentare un sogno. Il sogno più grande, imprigionato proprio tra i suoi colori e le sue forme: il sogno d’amore. E proprio come il sogno d’amore, che appare indefinito, mutevole e sfuggente, quel ritratto è ancora lì, in attesa che qualcuno lo completi, realizzando finalmente la promessa di eterna ed assoluta felicità conservata in esso. (Fine)
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23-07-2010, 15.43.28 | #27 |
Cittadino di Camelot
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Meraviglioso!!!
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23-07-2010, 15.45.03 | #28 |
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bellissimo racconto mi a emozionato sir Guisgard sapete sempre come far esplodere i nostri cuori di felicità
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fabrizio |
23-07-2010, 16.37.44 | #29 |
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E' una storia bellissima... molto dolce, anche se un po' malinconica.
Sai, a questo punto mi sarebbe tanto piaciuto vederlo il dipinto di cui parli... anche se quelli che hai messo sono comunque splendidi!!
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23-07-2010, 18.39.30 | #30 |
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Mio caro amico, complimenti per il racconto.
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