24-11-2011, 02.42.46 | #21 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Emrys, amico mio: mi sa tanto che a voi non sta molto simpatico il prode Lancillotto
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24-11-2011, 19.30.19 | #22 |
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Chi preferisco tra Bedivere e Lancillotto?
Lancillotto è figlio dello scontatissimo "scandalo a tutti i costi"... sennò la storia è noiosa. Bedivere è figlio del puro eroismo: cavaliere che combatte con un sol braccio! E' chiarissimo, al di là della veridicità della loro esistenza, scelgo Bedivere. Sir Morris
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24-11-2011, 21.22.06 | #23 |
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Eh, come siete severi col povero Lancillotto, amici miei… … dopotutto è stato solo coerente con se stesso fino all’ultimo, visto che egli è il campione di Amore per eccellenza!
Beh, speriamo almeno che, quando qualcuno un giorno si rammenterà della nostra Camelot e dei suoi invincibili cavalieri, la critica sarà più indulgente verso sir Guisgard che, come Lancillotto, è il prediletto di messer Amore per antonomasia…
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24-11-2011, 21.39.11 | #24 | |
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Visto che le leggende sono state reinterpretate molte volte ed in molti modi perché anche non in questo? Inoltre è sbagliato parlare di omosessualità nell'epoca greca poiché non esisteva. Anche nel medioevo in realtà sarebbe sbagliato (ma dipende dall'anno credo, devo andare a rivedere la storia dell'omosessualità).
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25-11-2011, 00.45.00 | #25 | |
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Un giorno, quest'ultimo, non fu più tale! Ne avete pane da mangiare! Sir Morris
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25-11-2011, 02.42.11 | #26 | |
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Milady, nessuna offesa, per carità! L’omosessualità probabilmente è esistita in ogni epoca ed in ogni cultura. Nel mondo classico greco/romano era una realtà (si narrava, ad esempio, che il grande Terenzio ricambiasse la protezione dei nobili Scipioni “offrendosi” alle loro feste) e molte opere letterarie ne parlano senza troppi fronzoli. Ma il mondo cavalleresco medioevale, come detto, fu sempre descritto “incontaminato” da tutto ciò che la Fede Cattolica demonizzava, poiché rappresentava un’esperienza volta ad elevare, attraverso la Fede, il coraggio e l’Amore, l’uomo a Dio. Noi oggi possiamo tranquillamente infarcire i classici Arturiani di tutto ciò che vogliamo (e il New Age ci sta riuscendo alla grande), ma resta il fatto che le opere di questo genere per essere comprese appieno, come si fa con ogni genere letterario, vanno viste in relazione alla cultura che le ha prodotte, poiché ogni espressione artistica è frutto della civiltà che le genera. Il discorso non ha assolutamente fini etici o morali, ma solo squisitamente letterari. Come dire: “perché non analizziamo l’individualità dei poeti nella poesia altomedioevale?” Semplice, perché il parlare di se stessi, il voler analizzare il proprio “io”, è una modalità che nel Medioevo ricompare, dopo i fasti del periodo classico, solo dal XI secolo in poi. Tutto qui Ora però forse sarà meglio ritornare in tema, altrimenti rischiamo di confondere chi legge questa discussione Eh, il cammino di un cavaliere è lungo e periglioso, come voi mi insegnate, amico mio
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26-11-2011, 21.49.16 | #27 | |
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28-11-2011, 01.50.32 | #28 | |
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Ma infatti, milady. Per questo oggi nella svariata letteratura legata al ciclo arturiano si ritrovano diversi temi che, spesso, alterano la struttura e l'ideologia dei testi classici (i romanzi di Chretien de Troyes, Goffredo di Strasburgo, Wolfram von Eschenbach ecc...)
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28-11-2011, 09.55.40 | #29 | |
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Per questo non capisco perché voi abbiate scritto:
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28-11-2011, 11.33.18 | #30 |
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Al pari di Sir Guisgard, rimango piuttosto spiazzato nel leggere tutta questa acredine nei confronti di quella che è forse la figura più romantica e poetica dell'Amore letterario dopo Orfeo.
Ho già avuto modo tempo fa di dire la mia sul "caso Lancillotto", nella discussione sui nostri nomi dove spiegavo appunto da dove derivasse il mio. Senza tediarvi con inopportune ripetizioni, vorrei invece porre l'accento su quanto questo virtuale processo alle intenzioni del prode cavaliere assomigli nella forma e nella sostanza a un noto episodio evangelico... Quello di Gesù e dell'adultera. Che l'adultera abbia peccato, è fuori discussione. Sotto questo punto di vista, la morale degli scribi e dei farisei che puntano il dito contro di lei condannandola, è ineccepibile. Eppure Gesù chiede per lei il perdono, distinguendo il peccato dal peccatore, e introducendo una nuova morale, rivoluzionaria, un'etica che sarà la base poi di ogni comportamento virtuoso e cavalleresco. Un'etica alla quale tutti noi che crediamo in Camelot abbiamo giurato in cuor nostro di rifarci. "Chi è senza peccato scagli la prima pietra." Il peccato di Lancillotto è stato l'Amore. Ma chi, fra i cavalieri della Tavola Rotonda, non ha mai peccato d'ambizione, d'orgoglio, di vanagloria, di intemperanza? Nessuno si salva. Persino Galahad, il cavaliere perfetto, nella sua consapevolezza della perfezione che lo porta da sé a prendere il posto che fu di suo padre pecca di presunzione, che molto spesso è il contraltare dell'eccellenza. L'episodio evangelico invita inoltre a contestualizzare i peccati che ci troviamo a giudicare. L'adultera (cito testualmente dall'ottimo commento sul sito adonaj.net) "prende coscienza di essere stata solo un oggetto. Strumento di piacere di un uomo che, in effetti, ha approfittato di lei per poi abbandonarla al suo destino, senza cercare di difenderla. Strumento nelle mani di coloro che vogliono usarla per scopi reconditi che neppure lontanamente immagina. In pratica lei è la vittima di una violenza, che le toglie l'intimità, l'identità, la dignità, scoprendo l'amarezza e il disgusto." E' un peccato il suo, sì, ma che merita la comprensione e il perdono. Il contesto di Lancillotto e Ginevra ci porta a vivere come nostro il dramma di due persone che conoscono l'amore in una società rigidamente fondata su schemi feudali e rituali. Il matrimonio è un contratto fra feudatari, e l'amore è spesso relegato alla sfera extraconiugale. Lancillotto sotto questo punto di vista rappresenta colui che è dilaniato perché crede nella sua epoca e morirebbe per difenderne i valori, ma al contempo rimane travolto da un sentimento troppo grande per essere dominato. Io ho vissuto sulla mia pelle un'esperienza simile a quella di Lancillotto, e comprendo la sua sofferenza e il suo dramma fin troppo bene. A livello umano, provo molta empatia nei suoi confronti, e l'errore che ha commesso non mi porta a ritenerlo meno valoroso o meno eroico... Tutt'altro, la sua caduta e la sua umanità, mi testimoniano come simili gesta non siano bagaglio esclusivo di figure archetipiche, ma meta raggiungibile per ognuno di noi. Non volevo sembrarvi molesto, vi chiesto perdono se tale vi sono apparso, ma dopo tanti commenti negativi sentivo la necessità di spezzare una lancia a favore del mio alter ego.
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