I racconti del Bianco e del nero

[Lady Gwen]

Sollevai le sopracciglia vedendo entrare un indigeno.
Vedendo gli abiti occidentali che aveva addosso, mi tornarono in mente le parole della donna del sogno.
Sorrisi alle sue parole, che seppur incomprensibili, sembravano avere un tono piuttosto bonario.
"Grazie..." dissi sorridendo, prima di prendere la frutta.
Mi sentii subito meglio quando iniziai a mangiare, era fresca e mi aiutava molto con l'arsura che avevo in gola e in tutto il corpo, per via del morso e del veleno.

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[Guisgard]

I selvaggi lasciarono cadere nella polvere il povero Cavaliere26, in uno spiazzo irregolare al centro del villaggio.
Ad un tratto il ragazzo sentì dei passi che si avvicinavano.
Vide allora un uomo alto, non più giovane, al cui arrivo gli indigeni si spostavano di un passo, quasi lo venerassero.
"Ragazzo..." disse l'uomo a Cavaliere25 "... chi sei?"

[Guisgard]

L'indigeno restò a guardare Gwen mangiare, ma poi delle voci che giungevano da fuori lo fecero scattare subito ed uscire dalla capanna, come un animale che sente la voce del padrone.
La ragazza attraverso la finestra sentì la voce di un uomo non più giovane che parlava nello spiazzo la lingua di lei.

[Lady Gwen]

Restò lì mentre mangiavo e non mi dispiacque un po' di compagnia.
Poi, però, sentendo parlare uscì ed io sentii un uomo, circa di mezza età, parlare.
E parlava la mia lingua.
Sempre più tasselli si aggiungevano a quel puzzle.
Cercai allora di affinare l'udito per sentire cosa diceva.

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[Guisgard]

Mentre Gwen cercava di sentire cosa dicesse l'uomo anziano fuori ad un tratto la porta si aprì, stavolta senza che nessuno avesse bussato prima.
Entrò allora un uomo alto e grosso, dallo sguardo bieco che subito si fissò sulla ragazza.
Indossava una divisa.
"Finalmente hai ripreso conoscenza." Disse sedendosi accanto al letto. "Chi sei? Che ci facevi nella foresta?"

[Lady Gwen]

Improvvisamente, senza che me ne rendessi conto, un tizio in divisa entrò in stanza.
Che educazione...
Voleva sapere cosa ci facessi nella foresta.
"Ero con un mio amico, siamo fotografi, siamo venuti qui per un servizio fotografico e mi ha morsa un serpente..." parlavo ancora a fatica, anche se la frutta mi aveva fatta sentire meglio "Dov'è lui? Dov'è Elv?" chiesi poi, visto che non ve n'era traccia.

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[Guisgard]

Lui ascoltò Gwen e si accese una sigaretta.
"Si e ti ha salvata il dottor Flamig..." disse lui fumando "... nessuno però si avventura nella foresta... e nessuno lo farebbe mai solo per scattare qualche foto..." con tono inquisitorio.

[Lady Gwen]

A quanto sembrava, l'uomo bianco era parecchio ben stanziato, da queste parti...
"Abbiamo scalato le rocce per cercare l'equipaggio dell'imbarcazione che ci ha portati qui... Li avevamo visto arrampicarsi, ma poi non li abbiamo più trovati" risposi, perchè era inutile non dirlo e poi perchè non ritenevo che avessimo qualcosa da nascondere.
"Comunque, vorrei sapere dov'è il ragazzo che è con me" dissi ancora, visto che non mi rispondeva.

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[cavaliere25]

Guardai l'uomo dal basso verso l'alto e dissi io mi chiamo cavaliere25 e sono un marinaio voi chi siete signore dissi mentre lo guardavo incuriosito

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[Destresya]

I baci non sono tutti uguali e baci come quello che ci travolse in quel momento era ancora più arduo e caldo di ogni altro mi avesse mai stravolto l'anima.
Potevo sentire il calore del suo viso sul mio, quelle labbra calde e carnose che accarezzavano le mie in un crescendo senza fine. Ero persa in quello sguardo chiaro e limpido che mi dominava e mi faceva perdere il controllo.
Non capivo più niente, ero totalmente in balia di quel gemito, di quel momento che sembrava cristallizzare ogni emozione.
Finimmo contro la parete, ma quello non fece che aumentare il mio desiderio, il mio folle desiderio e la mia passione, così forte e prorompente.
Sentivo le sue mani su di me, strette attorno al mio corpo, calde e ardenti.
Poi fummo a terra, in un attimo, come se il tempo si fosse fermato per darci abbastanza tempo per cogliere ogni istante di piacere come un frutto troppo dolce e maturo per aspettare.
Le sue mani mi spogliarono, facendomi perdere completamente il controllo, gemetti piano quando le sentii sui miei seni, mentre le mie continuavano a cercare il suo corpo, spogliandolo a mia volta.
Lo volevo, desideravo ogni parte del suo essere, impazzivo.
Poi le sue labbra, la sua bocca sul mio seno, persi ogni controllo.
"Ti voglio..." gemetti, folle, mentre la sua lingua mi faceva impazzire come mi sembrava di non aver mai provato.
Ero folle, incontrollata, gemevo e impazzivo mentre il mio corpo esplodeva di eccitazione e passione senza limiti.