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Vecchio 28-08-2012, 02.28.50   #3131
Guisgard
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Fin Roma si voltò verso Altea.
“Non si può fare più nulla.” Disse il menestrello. “Tylesia è condannata. Obbedite piuttosto alla regina e lasciate questa città prossima alla catastrofe.”
E proprio in quel momento una nuova scossa di terremoto, ben più potente delle precedenti, fece sussultare ancora una volta Tylesia.
I palazzi ancora in pieni cominciarono a sgretolarsi e nelle strade si aprirono delle crepe che finirono per ingoiare tutti coloro che si erano riversati per le vie, per paura di morire sotto le macerie della propria casa.
“Presto, dobbiamo uscire da qui!” Gridò Cristansen ad Altea, ad Elisabeth e a Vivian.
Prese allora tutte loro e le portò fuori dal palazzo reale.
In quello stesso momento un sordo boato scoppiò tutt'intorno e un attimo dopo una muraglia d'acqua si gettò sulla città ormai morente.
“Presto, salite!” Urlò Reas che li aveva raggiunti con una carrozza. “Dobbiamo lasciare Tylesia, o sarà la fine!”
Cristansen fece allora salire Altea, Elisabeth e Vivian sulla carrozza e partirono verso l'unica porta della città ancora in uso.
La vettura correva rapida tra le strade, con Reas che non risparmiava i cavalli.
Molti tentarono di bloccare la carrozza, per appropriarsi dei cavalli, ma il capitano riuscì a tenerli lontani con l'uso della sua frusta.
Alla fine la carrozza attraversò la porta ed uscì dalla città, mentre alle sue spalle l'acqua travolgeva tutto e tutti, come se un Castigo Divino si stesse abbattendo su Tylesia.
Reas riuscì così a condurre la carrozza sui colli vicini, al riparo dall'inondazione che aveva completamente coperto la città.
“Che Dio abbia pietà di noi...” mormorò Cristansen, mentre teneva fra le braccia sua figlia in lacrime. “E' la fine di un mondo...”
“Cosa accadrà ora?” Mormorò Reas.
“Forse nascerà un mondo nuovo e più durevole, spero...” rispose Cristansen.
Ma Reas fissava in lacrime quello spettacolo, ripensando alla sua regina che aveva scelto di morire insieme alla sua città.
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Vecchio 28-08-2012, 03.25.14   #3132
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XXXV Quadro: Il Cavaliere Bianco

"Il guerriero sa che un grande sogno è costituito da tante cose diverse, così come la luce del sole è l'insieme di milioni di raggi."

(Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce)




Guisgard si voltò verso Talia, stupito per quelle misteriose parole pronunciate dalla ragazza.
“Talia...” disse il cavaliere “... cosa vuoi dire?”
“Era la Lacrima di Cristo.” Mormorò all'improvviso Anion, rompendo così il silenzio che lo aveva accompagnato fino a quel momento. “Giunta per portare via il Fiore da Tylesia.”
“Cosa?” Sempre più turbato Guisgard. “Portare via il Fiore? Portarlo dove?”
Anion però non rispose nulla.
“Allora?” Avvicinandosi a lui Guisgard. “Non mi rispondi? Dove porterà il Fiore? Avanti, dimmelo! E' in ballo la mia vita, visto che la tua regina mi ha messo in questo guaio!”
Sheylon alzò la testa e cominciò a ringhiare, come se avesse avvertito qualcosa.
E proprio in quel momento una scossa di terremoto fece tremare la città e il territorio tutt'intorno.
E qualche istante dopo, un sordo boato scosse ancor più la terra, seguito da gigantesche onde d'acqua che travolsero Tylesia.
Guisgard allora raggiunse Talia, cercando di reggersi al carro, ma tutto intorno a loro tremava.
“Ma cosa diavolo...” riuscì solo a dire Guisgard.
“Signori!” All'improvviso una voce. “Presto, per di qua!”
Era un bambino.
Guisgard allora saltò sul carro, si sincerò che Talia stesse bene e poi cominciò ad incitare i cavalli.
“Tieniti forte a me, Talia!” Gridò il cavaliere, per poi guidare il carro nella direzione indicata dal bambino, che avvicinatosi saltò anch'egli sul carro.
“Dove, ragazzo?” Chiese Guisgard, mentre l'acqua stava travolgendo tutto intorno a loro.
“Seguite quella radura!”
Il carro allora si lanciò velocissimo dove aveva detto il bambino.
E corsero fino ad imboccare una piccola salita che dava sulla parte alta di una rupe.
Salirono così fino alla cima, dove apparve un grande palazzo su un maestoso ponte, circondato dall'acqua.
“Qui saremo al sicuro, signori.” Disse il bambino. “L'acqua non ci farà più nulla qui.”
“Dove siamo?” Domandò Guisgard.
“A casa...” rispose il bambino “... e il mio nome è Fianò, signore...” lo fissò incuriosito “... si, siete uguale a come vi ho sognato...”
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Vecchio 28-08-2012, 10.46.25   #3133
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Altea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolare
Tutto successe in fretta e non ebbi nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo...Tylesia prima fu scossa da un terremoto e ora stava sprofondando nell'acqua. Mi chiedevo, se Dio era benevolo perchè aveva voluto punire degli innocenti? Quante vittime innocenti ci saranno state...rimasi in silenzio.
Mi chiesi quale era stato alla fine il mio compito, ero partita da Tylesia per sconfiggere il suo nemico e finalmente una volta tornata dopo tanto peregrinare e lottare la vedevo sprofondare.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 28-08-2012, 12.09.02   #3134
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Daniel è sulla buona strada
Tutto distrutto.. tutti uccisi.. Era tutto immerso nel caos più totale..
"Giada cosa devo fare?" ero nel panico.. Salìì in cima alla collina e cn tutto il potere che avevo urlai nelle menti di tutti gli abitanti di Tylesia..
"Cavalieri delle corazze! Dove siete? Serve il vostro aiuto!"
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Vecchio 28-08-2012, 17.23.05   #3135
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
“La Lacrima di Cristo...” ripetei, quasi sovrappensiero, alle parole del misterioso cavaliere.
La Lacrima di Cristo... riflettevo... avevo già visto quella processione, li avevo già visti giungere per prendere il Fiore...

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Il vento ululava tra le nuvole che inquiete si rincorrevano e contorcevano nel Cielo.
Si poteva indovinare la forza di quel vento che soffiava senza sosta sulle cime della boscaglia, rendendole quasi deformi nei tronchi e con i rami protesi tutti in un sol senso, come se implorassero clemenza in quel giorno d’ira.
La torre si ergeva muta e austera, con la base sommersa da incolti cespugli spinosi e le murature ricoperte da sterpi e rampicanti.
E sembrava or ora sul punto di capitolare a quell’assedio portato dalle forze della natura.
Talia fissava l’inquieta boscaglia con i capelli in balia del vento e i pensieri alla mercè di una lenta malinconia mista a solitudine.
“Non restate qui al freddo, milady…” disse la badessa “... rientrate, vi supplico... ora che avete riacquistato la vista potrete vedere il Fiore... ma se resterete qui allora c’è il pericolo di ammalarvi di nuovo...”
Ad un tratto alcune novizie salirono correndo.
“Per l’Amor del Cielo!” Le riprese la badessa. “Che modi sono questi? Non siete più delle fanciulle!”
“Madre…” rispose una di quelle “… siamo qui per vedere lo spettro... dicono appaia per lamentarsi al crepuscolo...”
“Si, vogliamo vedere il fantasma del vecchio cavaliere ucciso dal suo stesso figlio!” Disse un’altra di loro.
“Nessuna vedrà niente!” Sentenziò la badessa. “E ora su, ognuna nella propria celletta!”
Ma appena rimasta sola, Talia fu scossa dal suono di una tromba.
Si affacciò e vide qualcosa.
Un lungo corteo di cavalieri preceduti da 7 chierici dai lunghi abiti neri.
Ciascuno di questi portava una Croce gemmata dai superbi bagliori.
Dietro di loro alcuni penitenti si flagellavano e si lamentavano, mentre qualche passo più indietro avanzavano dei monaci che recitavano orazioni tratte dalla Liturgia dei Morti.
Appresso, finalmente, avanzavano i cavalieri.
Erano preceduti da un cappellano che portava una Croce di legno spoglia e umilissima.
I cavalieri, 13 in tutto, indossavano corazze di un colore simile alla nebbia.
Il corteo era chiuso da un carretto, guidato da un gobbo, che trasportava una bara chiusa.
“Non potremo resistere al lungo!” Gridò la badessa che era di nuovo salita in cima alla torre. “Milady…” fissando Talia “... milady... vale davvero tanto difendere il tesoro rinchiuso in questa torre?”
Tremai mentre quella visione mi tornava alla mente, chiara e nitida come appena vissuta...
‘Vale davvero tanto difenderlo?’ aveva chiesto la badessa...
Era possibile farlo? mi chiedevo io adesso.
Rimasi pensierosa a lungo... preoccupata, perché ora non erano più soltanto in ballo le mie visioni e qualsiasi cosa le mandasse, ma ora in ballo c’era la vita stessa di Guisgard... e questo mi spaventava più di qualsiasi altra cosa!
Poi, improvvisamente, una scossa di terremoto mi riscosse da quei pensieri... gridai e mi aggrappai al carro, mentre la terra tremava e schizzi d’acqua mi raggiungevano il viso e le braccia... Guisgard, allora, balzò di nuovo sul carro e partimmo... tremavo, tenendomi stretta al suo braccio...

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Salirono così fino alla cima, dove apparve un grande palazzo su un maestoso ponte, circondato dall'acqua.
“Qui saremo al sicuro, signori.” Disse il bambino. “L'acqua non ci farà più nulla qui.”
“Dove siamo?” Domandò Guisgard.
“A casa...” rispose il bambino “... e il mio nome è Fianò, signore...” lo fissò incuriosito “... si, siete uguale a come vi ho sognato...”
Esitai... mentre le mie mani, lentamente, allentavano la presa sul braccio di Guisgard...
“A casa?” mormorai, come riprendendomi solo a fatica dallo spavento.
Poi le ultime parole del ragazzino mi sorpresero...
“Sognato?” domandai, voltandomi in scatto verso di lui e tornando, istintivamente, a stringere il braccio di Guisgard, come a volerlo proteggere “Che cosa hai sognato?”
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Vecchio 28-08-2012, 18.09.31   #3136
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“Ho sognato il Cavaliere Bianco.” Disse Fianò a Talia.
Il bambino fece poi loro segno di seguirlo e li condusse in quel palazzo tra il ponte sospeso sulle acque.
Era un edificio solenne, figlio di un'architettura sconosciuta per quel tempo, dove il gotico sembrava sbocciare da forme romaniche di una insolita delicatezza.
Non mancavano però anche richiami classicistici, capaci di mutare in forme ora pompose, ora sofisticate.
All'interno, invece, il monumentale palazzo mostrava un aspetto più austero, quasi simile a quello di una cattedrale, con forme essenziali e slanciate come si possono ammirare in gran parte delle chiese del tempo.
“Papà, sono a casa!” Chiamò Fianò.
“Piccolo scellerato!” Arrivò gridando suo padre. “Dove sei stato? Ti avevo detto di restare qui, perchè fuori non è sicuro!”
“Stai tranquillo, papà.” Sorridendo il bambino. “Sto bene.”
L'uomo si accorse di Guisgard e Talia.
“Papà, Tylesia è...”
“Si, lo so.” Annuì suo padre, per poi fare cenno ai tre di seguirlo.
Così, Guisgard, Talia e Fianò, condotti dal padre di questi, raggiunsero un grande terrazzo e davanti a loro si mostrò un'immagine tanto apocalittica, quanto incredibile.
Dove fino a poco prima sorgeva ciò che restava di Tylesia, ora invece vi era un grande lago, proprio nel cuore della selva, con caldi fumi che dalle acque si libravano nel cielo.
“Dov'è finita Tylesia?” Chiese Fianò.
“Travolte dalle acque...” rispose suo padre.
“Nessuno si è salvato?”
“Solo pochi superstiti, dispersi ora nella selva.”
Il padre di Fianò si voltò allora verso Guisgard e Talia.
“Chi siete, signori?”
“Io sono un cavaliere ed il mio nome è Guisgard... lei è Talia.”
“Siete profughi da Tylesia?”
“No, siamo arrivati qui proprio oggi” fissandolo Guisgard “e ci siamo trovati nel bel mezzo di questa tragedia.”
“Volevate visitare Tylesia?”
“Cercavamo Qualcosa...”
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Forse sono dei superstiti.” Disse il padre. “Corri ad aprire, Fianò.”
Il bambino obbedì e poco dopo tornò con un ospite.
“Salute a tutti voi, miei signori.” Avanzando questi. “Mi chiamo Fin Roma e sono un menestrello. Cerco ospitalità per stanotte.”
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Vecchio 28-08-2012, 20.05.10   #3137
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Guidati dal ragazzino, entrammo nel palazzo ed incontrammo suo padre... ero sorpresa... ci invitarono ad entrare e ci offrirono ospitalità senza chiederci niente ed accontentandosi delle poche informazione che dette loro Guisgard, circa il nostro arrivo e i nostri interessi a Tylesia...
Ero sgomenta... la città sembrava essere franata sotto un terremoto e poi dissero che le acqua calde del fiume l’avevano completamente sommersa... dovunque c’era disastro e desolazione... gran parte della popolazione non era riuscita a salvarsi, dissero, ed i pochi dispersi si trovavano nella foresta...
Ed allora a me mancò l’aria!
Aveva visto la città di Tylesia in molte, moltissime visioni... eppure c’eravamo arrivati soltanto quando ormai era caduta... com’era possibile? Perché?
E poi il Fiore... perché era stato portato via?
E quel ragazzo che aveva detto di aver sognato Guisgard... il Cavaliere Bianco, aveva detto... che cosa significava?
La testa mi girava forte... sempre più forte... ed io ero confusa... mille e più domande si affacciavano alla mia mente ed ognuna portava con sé mille altri dubbi e questioni...
Poi qualcuno bussò alla porta.

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In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“Forse sono dei superstiti.” Disse il padre. “Corri ad aprire, Fianò.”
Il bambino obbedì e poco dopo tornò con un ospite.
“Salute a tutti voi, miei signori.” Avanzando questi. “Mi chiamo Fin Roma e sono un menestrello. Cerco ospitalità per stanotte.”
Inspirai, sorpresa... e tentai di scacciare quella marea di sensazioni che mi stavano dominando...
“Giungete, forse, dalla città distrutta?” domandai, allora, al nuovo venuto “Giungete solo? Non ci sono altri superstiti con voi?”
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Vecchio 28-08-2012, 20.49.16   #3138
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“Si, giungo da Tylesia.” Disse Fin Roma a Talia. “Sono solo e la città è ormai distrutta e i pochi superstiti sono fuggiti sulle montagne.”
“Cosa accadrà loro?” Chiese il padre di Fianò.
“Col tempo spetterà a loro edificare una nuova Tylesia.”
“Come è potuto succedere?” Scuotendo il capo il padre di Fianò.
“E' stata colpa della Lacrima di Cristo, papà!” Con rabbia Fianò.
“No, chi è causa del suo mal pianga se stesso.” Disse Fin Roma.
“Perchè tutto questo?” Mormorò il padre.
“Per il Fiore.” Fissandolo Fin Roma. “La Lacrima di Cristo è stata inviata per portarlo via.”
“Portarlo dove?” Fece Guisgard. “E cos'è la Lacrima di Cristo?”
“Sono Angeli...” rispose il menestrello “... inviati per portare il Fiore in un nuovo luogo. Probabilmente in questo momento hanno già scelto la Sua nuova dimora.”
“Angeli?” Ripeté Fianò.
“Si, Angeli.” Ribadì Fin Roma.
“Parlateci del Fiore!” Disse Guisgard. “Dove cercarlo? Come riconoscerlo?”
“Chi ha la fortuna di vederlo” spiegò il menestrello “lo riconoscerà subito... basta liberarsi da ogni paura... poiché è la paura che rende ciechi...” e fissò Talia.
“Sono perduto...” alzandosi Guisgard “... non lo troverò mai...”
“Cercate il Fiore” disse Fin Roma “come se fosse la cosa più preziosa del mondo...”
Guisgard si voltò verso Talia.
“Papà...” avvicinandosi Fianò al suo genitore “... è lui il cavaliere del mio sogno...” indicando Guisgard.
“Già, l'hai detto anche prima...” mormorò questi “... cosa hai sognato, ragazzo?”
“Il Cavaliere Bianco...” rispose lui “... aveva il vostro volto...”
“Seguitemi, cavaliere...” disse il padre di Fianò e li condusse in una sala colma di armi di tutti i generi e di tutti gli imperi conosciuti.
E tra esse vi era una corazza bianca posta contro una parete.
“Questo è il Cavaliere Bianco.” Indicò il padre di Fianò.
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Vecchio 29-08-2012, 17.23.24   #3139
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Il menestrello Fin Roma ci parlò di ciò che era accaduto a Tylesia, della Lacrima di Cristo e del Fiore...
Poi quelle parole...
‘...basta liberarsi da ogni paura... poiché è la paura che rende ciechi...’
Avvertii il suo sguardo su di me a quelle parole... e sussultai, portando istintivamente una mano a stringere il ciondolo di Chymela...
La paura...
E pensai a quanta paura avevo avuto io... la paura per la sorte di Guisgard e la paura di perderlo, la paura che i Cavalieri della Luna Nascente ci trovassero, la paure per quelle visioni, la paura di non riuscire a decifrarle, e poi la paura di non vedere più i miei fratelli, la paura per l’anima di Fyellon, la paura di aver deluso il Maestro...
Tante, forse troppe paure.
Sospirai... ed allora avvertii anche un altro sguardo su di me, uno sguardo dolce e che conoscevo così bene... allungai una mano, dunque, e carezzai piano quella di Guisgard, ricambiando così quel suo sguardo.

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“Papà...” avvicinandosi Fianò al suo genitore “... è lui il cavaliere del mio sogno...” indicando Guisgard.
“Già, l'hai detto anche prima...” mormorò questi “... cosa hai sognato, ragazzo?”
“Il Cavaliere Bianco...” rispose lui “... aveva il vostro volto...”
“Seguitemi, cavaliere...” disse il padre di Fianò e li condusse in una sala colma di armi di tutti i generi e di tutti gli imperi conosciuti.
E tra esse vi era una corazza bianca posta contro una parete.
“Questo è il Cavaliere Bianco.” Indicò il padre di Fianò.
Il silenzio più assoluto cadde nella sala a quelle parole dell’uomo... sentivo gli sguardi di tutti, vagamente ammirati e stupiti, rivolti alla parete di fronte a noi, ma io non potevo vedere che cosa quella parete ospitasse...
Esitai per qualche momento...
Poi, lentamente, avanzai di qualche passo... le mani tese avanti a cercare il motivo di tanta meraviglia...
Un passo esitante... poi un altro... ed un altro ancora...
Infine le mie dita sfiorarono una superficie fredda, liscia e resistente...

Avanzava verso di me come portato dal vento. La luce che rifletteva sulla sua corazza candida gli donava un’aura abbacinante che feriva i miei occhi, e tuttavia ero assolutamente incapace di distogliere lo sguardo... la sua bellezza, la sua magnificenza erano tali da impedire ai miei occhi di abbandonarlo, fosse stato anche solo per un istante. Una bellezza terribile, la magnificenza di quel cavaliere possente e letale, spietato con ogni nemico...
Tremavo... ma non tremavo di paura, no. Tremavo di emozione e di turbamento.
Avanzava verso di me, e ad ogni passo la terra tremava e la luce si faceva vieppiù intensa ed accecante...
Poi, quando giunse a qualche distanza da me, si fermò.
E solo allora mi accorsi che non era solo: altri tre Cavalieri erano con lui e lo attendevano, arretrati di appena qualche passo.
Uno aveva la corazza di un verde brillante, possente e salda come la terra.
Un altro indossava una corazza blu come il mare più profondo, con la tunica che sventolava appena ed un’ascia che emanava riverberi dello stesso colore.
L’ultimo portava una corazza di un rosso intenso e vagamente screziato, tanto da apparire quasi avvolto dalle fiamme e spaventoso all’aspetto.
I miei occhi vagarono tra i tre cavalieri solo per un attimo, poi tornarono sul Cavaliere Bianco... una parte di me era triste, una parte di me desiderava che restasse... e così, quasi istintivamente, allungai una mano e la tesi verso di lui.
Il Cavaliere la fissò per appena un istante, ma non la prese... non poteva... gli altri lo stavano aspettando...
Ed io lo sapevo.
Sospirai.
Poi, lentamente, sollevai la mano per una carezza, giungendo a sfiorare la celata con la punta delle dita, e sorrisi.
Un sorriso triste, ma incoraggiante... un sorriso che non lo abbandonò neanche per un momento mentre si voltava e si allontanava con gli altri tre Cavalieri.
Ero triste... ma non avevo più paura, adesso: sarebbe tornato.


Le mie dita si staccarono di scatto dal freddo metallo della corazza ed io, inspirando in modo profondo, vacillai vistosamente.
Quella visione era stata chiara, nitida, potente... tremai... ed istintivamente cercai la mano di Guisgard.
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Guisgard, sfiorato dalla mano di Talia, la strinse come a voler rassicurare la ragazza di ogni sua preoccupazione.
Da una bifora penetrava un raggio di Sole che pareva danzare sul volto e sui capelli di lei.
Poi, quasi come a riflettersi, la luce toccava l'elmo della corazza proprio sulla visiera.
“Insomma...” disse Guisgard “... perchè ci avete condotti qui?”
“Perchè Fianò vi ha sognato.” Rispose il padre del bambino.
“Già, ma cosa ha sognato?”
“Cavaliere...” fissandolo il padre di Fianò “... ascoltatemi... e anche voi...” rivolgendosi a Talia e a Fin Roma “... antiche leggende parlano di quattro cavalieri destinati a proteggere Tylesia... quello Blu, quello Verde, quello Rosso e quello Bianco... quattro custodi, tre dei quali io ignoro l'ubicazione o anche l'esistenza, vegliano sulle corazze... lo scopo di queste armature è quello di difendere Tylesia... ora però che la città è andata distrutta non c'è più motivo che la corazza bianca resti qui... deve andare via... e qui entrate in scena voi, messere...”
“Io?” Ripetè stupito Guisgard.
“Si, Fianò vi ha sognato accanto alla corazza...” annuì il padre di Fianò.
“Un momento...” interrompendolo il cavaliere “... io non voglio certo diventare un mito o una leggenda solo perchè una vecchia tradizione...”
“Aspettate.” Disse il padre del bambino. “Non vi ho detto questo. Nessuno può scegliere chi sarà il Cavaliere Bianco, se non la sua stessa corazza. Voglio solo affidarvi una missione... anzi, chiedervi una grazia... portate via la corazza...”
“Per farne cosa?” Domandò Guisgard.
“Portatela via, per lasciarla poi in un luogo adatto...”
“Quale?”
“Una chiesa.” Rispose l'uomo. “Una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. In queste terre ve ne sono parecchie. Una chiesa qualsiasi, purchè dedicata all'Acangelo, andrà bene.”
“Io devo cercare il Fiore...”
“Troverete presto una chiesa e lascerete la corazza.” Fissandolo l'uomo. “Vedrete che non vi darà peso.”
Fece allora loro segno di uscire e Fianò li condusse sul terrazzo.
“Talia, siediti qui...” disse Guisgard, accompagnandola accanto ad un'amaca “... non voglio che tu ti affatichi troppo... appena ti sentirai, riprenderemo il nostro cammino...”
“E i Cavalieri che vi inseguono?” Fissandolo il menestrello.
“Come sapete di questo?”
“Vi daranno sempre la caccia.” Disse Fin Roma.
“Chi siete voi?”
“E' importante?”
Guisgard allora si voltò verso il lago, dove un tempo dominava Tylesia.
“Tutto perduto...” mormorò “... è la fine?”
“No, è solo l'inizio, Cavaliere...” rispose Fin Roma “... vi stanno cercando... e stanno cercando la vostra Talia...”
“Cosa posso fare?”
Fin Roma sorrise.
“I Cavalieri la cercano perchè credono appartenga a loro, promessagli dal vostro Maestro...” disse il menestrello “... ma se invece fosse vostra? La vita, ragazzo mio, non è che un immenso gioco di ruolo, dove ognuno, consciamente o inconsciamente, possiede un ruolo... ma chi, invece, può viverlo davvero il proprio ruolo?”
“Chi siete voi?” Domandò nuovamente Guisgard.
In quel momento tornò il padre di Fianò con una scatola cromata e lucidissima.
“Ecco, la corazza...” dandola a Guisgard.
“Lì dentro?” Stupito questi. “Impossibile! Quella corazza è...”
“E' qui dentro.” Fece il padre del bambino. “Ma non apritela mai. Intesi?”
Guisgard annuì e prese la scatola, fissandola e provando una strana inquietudine.
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Saggio Lo re Artù k’avemo perduto (Mario de Matteis, Antonio Trinchese) Hastatus77 Libri 4 30-07-2011 14.07.54


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