28-02-2018, 19.34.17 | #3221 |
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Quel movimento, lento e sensuale aveva scoperto tutto il mio corpo, mostrandomi a lui.
Avevo sentito la stoffa accarezzare la mia pelle pezzo per pezzo, scoprire prima il bacino, poi arrivare al seno coperto da un reggiseno nero, fino a lasciarmi completamente indifesa davanti ai suoi occhi ardenti. Allora avevo potato una mano dietro la schiena, slacciato il reggiseno, senza mai togliere gli occhi dai suoi, fatto cadere a terra, mostrando così i miei seni già turgidi di desiderio. Allora avevo portato le mani al sottile perizoma nero che copriva la mia nudità, per poi farlo scivolare piano fino a terra mostrando così la mia pelle incredibilmente liscia e bianca. Solo allora avevo tolto le scarpe e mi ero avvicinata a lui. Alle mie parole annuì e se ne andò nella vasca, in piedi, mostrandosi meravigliosamente fiero e virile, pronto per essere insaponato. Io presi una spugna, la immersi nell’acqua, e la strofinai contro una saponetta profumata creando subito un’esplosione di bollicine che la ricoprirono interamente. Allora guardai il capo negli occhi e iniziai ad insaponarlo con devozione. Iniziai dalle spalle, le braccia, fino a scendere sul suo petto. Movimenti lenti, appassionati, quasi volessi assaporare ogni centimetro della sua pelle. Poi scesi, sempre di più, chinandomi a poco a poco mentre le mie mani insaponavano le tue gambe, attentamente, stando sempre attenta a sfiorare solo quella virilità indomita che mi si mostrava così prorompente. Oh lo facevo apposta, era una lunga tortura... inebriante, eccitante. Finché poi, inginocchiata davanti a lui, non posai la spugna sul bordo della vasca per poi prendere il sapone con le mani, frizionarlo per creare quelle bolle che profumavano di pulito. Allora lo guardai con un sorriso impertinente e solo allora presi il suo membro tra le mani, iniziando ad insaponarlo, tastarlo, toccalo, assaporarlo. Più cresceva tra le mie mani più la mia eccitazione cresceva, il mio intimo si faceva umido, i capezzoli turgidi, il respiro affannoso. Era un meraviglioso gioco di seduzione e piacere. |
01-03-2018, 01.19.27 | #3222 |
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Ad un tratto dalla parete si udì un grido straziante e selvaggio di un animale che soffriva.
Forse si trattava del giaguaro. Fabius sussultò, poi prese un altro sorso di liquore. “Mi dica...” disse Musain “... dove l'ha trovato quel suo servitore?” “Ad Afragolopolis...” rispose Fabius “... si, è proprio un bruto, ne convengo.” Bevendo. “Mezzo cretino. Non ricordo più dove sia nato. Ormai mi sono abituato a lui. Così anche il dottor Kimns si è abituato alla sua presenza. Cosa vi ha colpito tanto in lui?” Domandò ai militari e a Gwen. Hiss annuì ad Altea, stringendo la sua mano e proseguendo il cammino. I quattro raggiunsero così una radura irregolare, per poi arrivare ai piedi di un lieve pendio tra felci e palmeti. Ad un tratto i tre sentirono qualcosa. Una sorta di brusio tra la vegetazione. La stanza era densa di vapore e di profumi di esotiche essenze. Si sentiva il sandalo delle Indie, il mandorlo di Hokinawa, l'ambra di Giava ed il corallo delle Antille. Il Capo stava in piedi nella vasca, Clio inginocchiata fuori, col petto appoggiato contro il bordo di ceramica. Insaponava con cura il suo padrone per tutta la lunghezza delle gambe, sui fianchi e sui glutei, con lui che se ne stava immobile ed eccitato a fissarla. Nell'insaponare la pelle dell'uomo, la cameriera si muoveva non solo con le braccia ma anche col petto. I suoi seni sodi e bianchi sfioravano l'umida e fredda ceramica della vasca. Forse quel contatto, insieme all'eccitazione del momento, rendevano turgidi i suoi capezzoli. Lui la guardava tutta, dall'alto, mentre era inginocchio ai piedi della vasca. Le sue mani continuavano ad insaponarlo con cura, devozione e sensualità. La virilità del ricco cacciatore era ormai allo stremo, gonfia, soda, carica con le mani della cameriera ogni volta sul punto di afferrarla, ma poi restando sempre appena distanti. Era una tortura oramai. Nel fare tutto ciò gli occhi chiari di Clio era fissi in quelli azzurri di lui. Poi lei lo guardò impertinente e l'uomo comprese. Un attimo dopo finalmente le mani della bella cameriera raggiunsero la sua mascolinità prorompente, cominciando a tastarlo, ad insaponarlo, a massaggiarlo. Sentì così quel vigore crescere ancora, pulsare fra le sue dita insaponate e scivolose. “Oh, se sei brava...” disse lui in gemito di puro piacere.
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01-03-2018, 01.24.50 | #3223 |
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Sobbalzai quando sentii quel verso e mi stupii della anturalezza di Fabius.
Non mi piaceva come parlava di quell'uomo, era crudele, sprezzante, irrispettoso. "Il fatto che sembri più animalesco che umano, è quello che salta di più all'occhio."
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01-03-2018, 01.33.08 | #3224 |
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"Mah, non me ne sono mai accorto..." disse Fabius a Gwen "... non ho mai notato nulla di speciale in lui... è un inetto... probabilmente i lavori manuali sono la sua sola abilità... immagino susciti parecchio stupore o peggio... dopotutto anche gli uomini sulla nave lo trattavano male... il capitano poi..."
Il giaguaro ricominciò a guaire peggio di prima. Fabius mormorò qualcosa, un'imprecazione probabilmente. I versi sofferenti del giaguaro divennero insopportabili. Un urlo acutissimo lacerò il sangue di Gwen e dei militari.
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01-03-2018, 01.43.25 | #3225 |
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Quest'uomo mi piaceva sempre di meno.
E non era normale che parlasse in quei termini del servitore, sia perchè non era giusto, sia perchè non era normale che non avesse notato nulla. Probabilmente c'era qualcosa sotto. Non ebbi modo di chiedermi cosa, però, che un verso straziante del giaguaro mi fece di nuovo sobbalzare. Fabius cercò di farlo smettere, ma quello riprese più forte e straziante di prima, come se stesse soffrendo in modo tale da farci accapponare la pelle. Cosa mai stavano facendo a quel povero animale? Era una conseguenza di quegli "esperimenti" di cui parlava Fabius? Improvvisamente avevo un terrore matto a stare qui, infatti guardai Musain perplessa e dubbiosa.
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01-03-2018, 01.59.15 | #3226 |
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Fabius per tutto il tempo non era riuscito a nascondere la sua irritazione ad ogni verso e grido del giaguaro.
Alla fine si alzò ed andò via. Tornò allora il suo grottesco servitore per sparecchiare. Di tanto in tanto gettava uno sguardo verso Gwen e gli altri militari. Pian piano i versi sofferenti del giaguaro si fecero sempre più frequenti ed esasperanti. Dapprima avevano suscitato la compassione della ragazza e dei soldati, ma poi, via via, li aveva resi quasi nevrastenici. Ad ogni istante quelle grida sembravano diventare più insopportabili. Come se tutta la sofferenza del mondo si concentrasse in quei versi. “Non resisto più...” disse Musain “... ho bisogno di aria pulita...”
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01-03-2018, 02.11.12 | #3227 |
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Quel gioco ardito, caldo, sensuale.
Quel gioco che mi stava facendo perdere la testa già dal primo sguardo, ore prima, da quando ho compreso che l'atmosfera tra di noi si sarebbe accesa di un calore incontrollabile, travolgente, incredibile. Ora in quel bagno fatto di essenze orientali, bolle di sapone, vapore ed eccitazione tutto sembrava sfuggirci di mano, la situazione stava degenerando sempre di più come una pallina che rotola su un piano troppo inclinato per poterla fermare, sempre più forte, sempre più forte. Eppure, nessuno di noi due voleva fermare tutto quello, anzi, volevamo assaporarne ogni istante, ogni momento, gustarci ogni sensazione che ci dava quell'intesa ormai divenuta incandescente, che pregava perché esplodessimo. Osservavo la sua virilità farsi sempre più salda, gonfia, invitante. Potevo percepire quanto fosse sempre più umida nonostante fosse ricoperta di sapone. Quel sapone che rendeva quel gioco ancora più intrigante, quasi davvero la nostra priorità fosse lavarci e non scoprirci l'un l'altro, piano piano, e perderci in quel mare di eccitazione e desiderio in cui entrambi non vedevamo l'ora di annegare. Alzavo gli occhi a cercare i suoi, perchè adoravo quell'espressione, o anche vedere come li contraeva forte, strizzandoli quasi, come volesse resistere a quell'eccitazione troppo forte. Oh, la prendevo come una sfida, la sfida a fare di più, a farlo impazzire ancora e ancora, sempre di più, sempre di più. Volevo vederlo ardere, fremere, bruciare, gemere. Non mi sarei fermata finché non fosse completamente in estasi. E più lo toccavo, lo assaporavo, muovevo la mia mano ora piano, ora invece sempre più forte, sempre più forte, sentivo la mia eccitazione crescere a dismisura, il mio corpo farsi sempre più bagnato e caldo, il respiro ansante, gli occhi determinati e folli. Quelle parole poi, furono come una scarica di eccitazione sempre più forte, sempre più travolgente. Lo guardai con un sorriso folle, eccitato e perso. "Oh il mio signore sa che voglio vederlo soddisfatto...." con un sorrisetto impertinente, mentre abbassavo le mani sull'acqua, ne prendevo una manciata e la riversavo sulla mascolinità ormai al limite, folle e bellissima, sciacquandola. "Ed eccitato..." sussurrai, avvicinandomi con le labbra, per poi lasciargli un bacio laddove era più umido e caldo "E perso..." tirando fuori la lingua per accarezzarlo con essa raccogliendo una goccia di eccitazione. "E mio..." sussurrai infine, vinta dalla passione, prima di accoglierlo tutto nella mia bocca e iniziare ad assaporarlo prima piano, con la lingua che lo cerca, lo trova, lo assapora mentre tutta la bocca gli si stringe addosso assaporandolo sempre di più, in un crescendo di passione, eccitazione folle, meraviglioso godimento. |
01-03-2018, 02.13.02 | #3228 |
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Fabius uscì e al suo posto arrivò il servitore per sparecchiare.
I versi del giaguaro erano sempre più insostenibili, gridavano sofferenza, dolore, ed erano angoscianti. Infatti Musain ad un certo punto uscì fuori, mentre io affondavo esasperata le mani fra i capelli e cercavo con tutta me stessa di ignorare quel lamento, ma non era facile. Poi però anch'io uscii, pensando che distrarmi mi avrebbe aiutato. Intanto, continuavamo a stare qui, senza concludere nulla ed Elv era ancora lì fuori chissà dove, e noi qui a far niente.
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01-03-2018, 02.17.35 | #3229 |
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Gwen e Musain uscirono nel cortile, cercando di riprendersi da quei versi insopportabili.
Il cielo era cupo, inquieto e sordi boati si udivano esplodere da lontano. “Non ne potevo più...” disse Musain accendendosi una sigaretta “... sembra che questo posto sia un mattatoio...” fumando.
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01-03-2018, 02.25.40 | #3230 |
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Il cielo era cupo e minacciava ancora tempesta.
"Sì, è vero, è un posto terribile e credo nascondano qualcosa. Ha notato gli atteggiamenti di Fabius e del ragazzo?" gli chiesi "E poi, siamo ancora qui, Elv e gli altri sono là fuori e non abbiamo fatto nemmeno un progresso in questa situazione, maledetta tempesta..."
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