22-02-2016, 18.46.20 | #331 |
Cittadino di Camelot
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Milord...ma voi, allora mi fate accendere la curiosità sulle bellissime fattezze di Ardea, quindi posso solo immaginarlo...se era un vostro discendente avrà avuto i vostri famosi occhi limpidi ed azzurri.(sempre modesto..eh? )
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
24-02-2016, 18.33.32 | #332 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Il triste corvo del malaugurio col suo cavernoso gracchiare predice allo sconfitto il transito della disfatta con le sue ali di tenebra."
(Antica tragedia) Quella notte trascorse lunga, inquieta, tormentata. Le stelle attraversavano silenziose e scintillanti il firmamento rischiarato da una lieve e fresca brezza, dove persino il pallore lunare appariva distante, enigmatico e cupo nella sua misteriosa ed etera bellezza. Ardea passeggiò a lungo in quel luogo, tra i fiori, gli alberi e le murature consumate. L'eco della voce di Cramelide era ancora vivo ed ogni parte di quel posto sembrava esserne intrisa. Il cavaliere interrogò a lungo le stelle, con il loro immutabile ed eterno corso, poi la Luna, muta e meravigliosa, senza tuttavia riuscire ad ammansire i fantasmi che albergavano nel suo cuore. Sentiva una profonda malinconia dopo aver parlato con quella ragazza. Un senso di tristezza ora divenuto come una avvilente solitudine. Erano emozioni forti, indecifrabili che lo percuotevano, senza che egli riuscisse a domarle o anche solo a comprenderle fino in fondo. E così fino all'aurora, che con le sue rosate e delicate dita giunse a tingere il cielo, rischiarandolo e liberandolo dagli spettri che dimorano nelle tenebre. E solo allora, solo con i primi bagliori del giorno, Ardea, stanco, cadde addormentato presso un basso muretto tra le aiuole. Ma il suo sonno, già leggero e guardingo per natura, si ruppe all'istante quando delle grida echeggiarono nel castello. Erano voci confuse, accavallate, che si rincorrevano, rimbombando per il maniero. Provenivano da alcuni servitori. Qualcuno chiamava il barone, qualcuno altro invece invocava il Cielo. Altri poi maledivano Acerna ed il suo sfortunato popolo, altri ancora invece piangevano e basta. Ardea, destato e preoccupato da ciò, corse a vedere di cosa si trattasse. Quei servi correvano gridando, rendendo quasi impossibile comprendere la loro disperazione. “Tu...” disse il Taddeide, una volta riuscito ad afferrare per la tunica uno di quei disperati “... cosa accade? Perchè gridate e piangete così?” “E' la fine!” Gridò il servo, dimenandosi. “E' la fine di Acerna e di tutti noi!” “Perchè?” Urlò Ardea. “Perchè? Parla, miserabile!” “E' la fine!” Ancora il servo. “Parla!” Strattonandolo il cavaliere. Ma l'altro, in preda a quell'innaturale disperazione, simile ad una inumana follia, si dimenava come un ossesso. E più Ardea lo strattonava per indurlo a parlare, più quello si agitava per liberarsi. Ed alla fine la sua folle disperazione ebbe la meglio, riuscendolo a liberare dalla morsa del cavaliere. Ardea lo vide correre via, nella confusione e disperazione generale, senza riuscire a comprendere nulla. “Ardea!” Lo chiamò Biago. E con lui vi era anche Giaccos. “Cosa sta succedendo?” Domandò ai due il cavaliere. “Acerna è come impazzita!” Esclamò Biago. “Perchè?” Fidssandoli Ardea. “Perchè il drago ha chiesto un tributo ancora più alto.” Disse Giaccos. “Ossia?” A lui il Taddeide. “Non solo una vergine” svelò il figlio del barone “ma anche quattro fanciulli e quattro fanciulle. Otto e vergini.”
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24-02-2016, 18.39.43 | #333 |
Cittadino di Camelot
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Ardea muto e silenzioso nella notte...ha un fascino particolare. Ma sono certa egli non temeva la solitudine, a volte la solitudine e il silenzio sono i migliori consiglieri e coloro che aiutano a svelare i propri sogni.
Ma il Male pretende sempre più vittime...vedremo se Ardea saprà salvare Acerna. Grazie milord
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25-02-2016, 00.10.19 | #334 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Invece, milady, persino il leggendario Ardea temeva la solitudine.
Tutti gli uomini la temono, poichè l'uomo non è nato per la solitudine. Ed infatti, voi che ben conoscete ormai le saghe Capomazdesi, i suoi discendenti, i nobili Taddei, proprio alla solitudine più oscura ed inumana sono stati condannati dalla terribile maledizione che da secoli li perseguita.
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25-02-2016, 00.14.13 | #335 | |
Cittadino di Camelot
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Citazione:
E forse avete ragione, la solitudine a volte porta pure a cambiare e sbagliare, ma mi auguro non sia il caso di Ardea
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29-02-2016, 17.28.16 | #336 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente." (Salmo 10) Quelle parole di Giaccos fecero impallidire Ardea. Un tributo di morte ed un lutto innaturale stavano per macchiare inevitabilmente Acerna. “E' assurdo...” disse il Taddeide quasi scioccato “... nessuno può accettare mai un simile tributo... è contro natura e soprattutto è contro Dio!” “Mio padre” fece Giaccos “non ha altra scelta...” chinando il capo per un istante, rialzandolo poi un attimo dopo, con fierezza nel difendere le scelte paterne “... è disposto a sacrificare anche la sua amata figlia per salvare Acerna... e il nuovo tributo imposto da quella dannata bestia non cambia di molto le cose...” “Non cambia le cose?” Con rabbia il cavaliere. “Una vittima o otto o nove...” guardandolo Giaccos “... in cambio dell'intera popolazione... è forse da biasimare mio padre?” Ardea abbassò lo sguardo ed annuì. “Nessuno credo possa biasimarlo...” mormorò poi il Taddeide “... nessuno... nessuno a questo mondo...” “Cosa facciamo?” Chiese Biago. “Nessuno può far nulla ormai.” Scuotendo il capo Giaccos. “Si, credo sia così...” mestamente lo scudiero. “Io non resterò con le mani in mano!” Esclamò Ardea. “Cosa vorresti fare?” Fissandolo Biago. “Liberare Acerna e le Cinque Vie da quel dannato mostro!” Deciso il cavaliere. “Non c'è posto a questo mondo per quel maledetto drago!” “Ma neanche il duca è mai riuscito ad ucciderlo!” Allarmato lo scudiero. “Io ci riuscirò.” Portando Ardea la mano sull'elsa di Parusia. Ma proprio in quel momento si udì il triste suono di flauti ed il funereo rintocco delle campane. I tre corsero allora ad una delle bifore, in quanto ciò che avevano sentito proveniva da fuori. E videro così una scena simile al peggior presagio di morte. Un corteo di damigelle e valletti, tutti vestiti di nero, guidavano l'incedere di Cramelide seduta in sella ad un cavallo, anch'esso bardato a lutto, mentre i quattro fanciulli e le quattro fanciulle, tutti abbigliati allo stesso modo delle damigelle e dei valletti, chiudevano la processione. Poco più indietro alcuni soldati circondavano un carro con sopra nove bare bianche. E a quella scena, Ardea fu sul punto di saltare giù dalla finestra, per raggiungere l'amata Cramelide. Solo l'intervento di Biago e di Giaccos, che lo bloccarono a fatica, salvò la vita dell'indomito cavaliere. I tre così, con Ardea che si dimenava per liberarsi dalla presa del suo scudiero e del figlio del barone, videro uscire quel triste corteo dalla città, avvolto dal pianto e dalle preghiere della gente. Ed anche Giaccos, a vedere sua sorella diretta a quel mostruoso olocausto, pianse amaramente.
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29-02-2016, 17.36.09 | #337 |
Cittadino di Camelot
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A dire il vero in questo pezzo vedo risaltare il coraggio silenzioso di Cramelide, ella è una damigella romantica ma forte..chissà quali pensieri nella sua mente mentre si apprestava alla morte uniti a quelli di Ardea.
Ma Ardea ha ragione...l' unico modo è sconfiggere la bestia che vuole il suo tributo di sangue o ci saranno sempre delle vittime. E sono certa lotterà con Ardore per salvare la sua amata
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29-02-2016, 17.39.10 | #338 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Giustissima e romantica osservazione, lady Altea.
Cramelide è la vera protagonista di questo passo. Quanto al nostro Ardea, beh, mi sembra interessante notare di come sin dagli albori i nobili Taddei abbiano nutrito una fortissima antipatia verso i draghi
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29-02-2016, 17.44.22 | #339 | |
Cittadino di Camelot
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Citazione:
Ad ogni modo aspetto, con ansia, di leggere il Destino della bella dama....
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03-03-2016, 17.48.11 | #340 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Il malvagio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti." (Salmo 37) La saletta era avvolta da una silenziosa penombra, mentre da una piccola finestra socchiusa, a fatica, penetravano i mesti bagliori di quel triste meriggio. I tre stavano in silenzio, ciascuno con un atteggiamento diverso, come in balia di una sconfinata disperazione. Biago era in piedi, con le spalle addossate alla parete e lo sguardo perso nel vuoto. Giaccos invece era seduto su un basso sgabello di legno, con il capo chino e le mani sul volto, ormai senza più lacrime da versare per sua sorella. Tante infatti ne aveva versate fino a quella miserabile ora. Ardea, infine, era accanto alla finestra, con le mani che cercavano quasi di afferrare i sottili raggi di luce attraverso la leggera tendina, come a voler cercare segni da decifrare in quella tragica situazione. “Giaccos...” disse voltandosi verso il figlio del barone “... dove si trova la tana di quel mostro?” “Perchè?” Guardandolo il giovane. “Dimmelo.” “Il Gorgo del Lagno?” Turbato Giaccos. “Si.” Annuì il Taddeide. “Cosa vorresti fare?” Intervenne Biago. “Taci, Biago.” Con un gesto della mano il cavaliere. “Giaccos, dimmelo.” “Oltre l'estremità del bosco conosciuto...” svelò Giaccos “... ma nessuno ora può più giungervi.” “Perchè mai?” Domandò Ardea. “Perchè i soldati impediscono di giungervi.” Spiegò il figlio del barone. “Nessuno può attraversare quella strada fino alla...” “Alla?” Ripetè il Taddeide. “Alla conclusione del sacrificio...” tornando a piangere Giaccos. “Cercare di forzare quel blocco” disse Biago “equivale a sfidare l'intero esercito baronale, giusto?” “Si...” in lacrime Giaccos. “Non vi è un'altra strada?” Avvicinandosi Ardea al giovane. “Dimmelo, ti prego... se tieni a tua sorella la metà di quanto ci tengo io, allora, in Nome del Cielo, dimmelo...” “Mia sorella...” alzando lo sguardo sul cavaliere l'altro “... allora...” “Si...” fece Ardea “... si e darei la vita per lei...” “E' un suicidio...” mormorò Giaccos. “Preferisco morire con lei” replicò il Taddeide “che continuare a vivere senza più tua sorella.” “C'è solo un altro modo per raggiungere il Gorgo del Lagno...” fissandolo Giaccos. “Quale?” “Risalire il Lagno...” rispose il giovane “... ma è una via difficile, angusta, pericolosa...” “Descrivi quel passaggio” sorridendo Ardea “ed io partirò stanotte stessa.” Giaccos annuì. Il Taddeide allora guardò di nuovo la luce che filtrava dalla tenda, poi, nel voltarsi, incrociò lo sguardo di Biago. “Puoi dirmi di tacere” guardandolo lo scudiero “ma non trattarmi mai più come se tutto questo non mi riguardasse. Sono stato con te fianco a fianco in ogni Questione e ho il diritto, se Dio vorrà, di morire con te in questa.” Ardea non disse nulla e abbracciò stretto il suo fraterno compagno. Tutto ciò mentre su Acerna si alzava il lamento dei suoi abitanti.
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