04-03-2016, 02.31.22 | #341 |
Disattivato
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Questi ultimi capitoli sono sempre più emozionanti, Milord, questa questione non è affatto come le altre.
Sono sicura che Ardea riuscirà a salvare la sua amata, e a conquistare il suo cuore. E comunque... Biagio è sempre stupendo. Anche i grandi eroi come il nostro Ardea hanno bisogno del sostegno fraterno di un amico. Attendo impaziente di scoprire cosa escogiterà il nostro eroe per sconfiggere il macabro mostro. |
04-03-2016, 20.40.34 | #342 |
Cittadino di Camelot
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Due Amori diversi eppure forti...quello disperato di un Fratello per la Sorella tanto amata e quello passionale e romantico di Ardea uniti per uno stesso fine: salvare Cramelide.
Sono certa Ardea ce la farà...l' Amore Vero fa compiere le azioni e conquiste più forti.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
07-03-2016, 17.37.06 | #343 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Con il dilagare dell'oscurità, alcune specie si dileguarono e altre ne presero il posto, il cambio del turno nella struttura del mondo.”
(John Steinbeck, Le gesta di Re Artù e dei suoi nobili cavalieri) La notte. Profonda, enigmatica, inaccessibile. Attraversata dal silenzio e dalle tenebre, dimora di spettri e demoni, di debolezze, paure e tentazioni. La città sembrava sprofondata in un sonno innaturale, in balia della vastità del bosco, spettrale e ancestrale, che l'avvolgeva come un mare sterminato ed informe fino tutt'intorno le sue antiche mura. E in quel mondo incantato e remoto due figure, animate dal vago pallore lunare, si muovevano guardinghe e furtive mentre attraversavano le mura da una porta laterale e poco sorvegliata. In un attimo sembrarono così lasciare il mondo dei vivi per quello dei morti. La porta si richiuse alle loro spalle e non vi fu altro intorno a loro che quel bosco abissale e assoluto. Ardea si segnò tre volte e segnò allo stesso modo il suo fedele Arante. Poi, con Biago si incamminarono in quel mondo primordiale e misterioso. Raggiunsero il corso del Lago, che dalla notte dei tempi attraversa queste lande e sulle cui acque è giunta la civiltà, fino poi a risalirlo cavalcando parallelamente al suo fangoso argine. Solo la Luna illuminava con lo suo magico ed incantato alone il loro cammino, quasi fosse l'unica alleata che avessero in quella notte. E nell'attraversare quei tratti, al cavaliere ed al suo scudiero parve di oltrepassare un modo stregato, in cui antiche ed innaturali forze vi si trovavano. Versi, urli, grugniti, echi, sibili e altri suoni sinistri lambivano la spettrale atmosfera di quel luogo. Fino a quando arrivati ad un piccolo ponticello in rovina, sospeso tra le due sponde del Lagno, varcandolo una alla volta dall'altra parte vi trovarono un barcaiolo. Ed egli pareva quasi attenderli. “Ci porterà dall'altra parte...” disse Ardea a Biago. “Cosa ci sarà dall'altra parte?” Chiese titubante Biago. “La morte.” Rispose il cavaliere. “La morte?” Ripetè lo scudiero. “Si...” annuì il Taddeide “... la nostra o quella dell'orrore che da troppo tempo dimora in queste terre...” Fece poi un cenno col capo a Biago e i due si avvicinarono al barcaiolo.
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07-03-2016, 18.43.32 | #344 |
Cittadino di Camelot
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Questa atmosfera così gotica mi ha affascinato molto.
Quel barcaiolo...si spera non sia un traghettatore di anime verso la morte, bensì di un eroe verso la vittoria.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
07-03-2016, 20.58.17 | #345 |
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Questo capitolo lascia col fiato sospeso...
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10-03-2016, 19.01.56 | #346 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Attento, è notte e un demone ci insegue lungo la strada!"
(Antica canzone Provenzale) Una fitta umidità era calata attorno alla sponda del Lagno, rendendo il paesaggio vago, mutevole e sinistramente enigmatico. La barca galleggiava silenziosa su quello specchio d'acqua putrido, con le leggere increspature che facevano oscillare quella vecchia imbarcazione. Seduto su di essa vi stava una figura alta, magra, dal volto incanutito e la postura curva, avvolta in un lungo mantello consumato. Aveva lunghi capelli grigi ed una folta barba bianca che ne celava non solo i lineamenti, ma anche l'espressione. Solo il suo sguardo, animato da due profondi e penetranti occhi scuri, pareva tradire l'umore di quell'individuo, misto tra l'austero ed il distante. Appena Ardea e Biago si avvicinarono, senza dire nulla il nocchiero allungò la mano scarna e rugosa. “Portateci dall'altra parte...” disse il Taddeide, lasciando una moneta sul palmo del vecchio. E questi, senza proferire parole, portò la moneta alla bocca e la mordicchio, per accertarsi che fosse autentica. Scese allora sulla sponda fangosa e spinse in acqua la barca, che per metà era ferma sull'argine. Era quella un'imbarcazione lunga ed ampia, al punto che oltre i due passeggeri permetteva al barcaiolo di far salire a bordo anche i loro due cavalli. Poco dopo la barca cominciò a scivolare sulle melmose e silenziose acque del lagno. E più avanzava, più le tenebre intorno a loro si infittivano. Come se quel viaggio li stesse facendo scendere nell'Oltretomba. “Vi troveremo al nostro ritorno?” Chiese Ardea. “Per tornare sulla sponda dalla quale siamo giunti?” E il nocchiero, per tutta risposta, si abbandonò ad una stridente risata. Attorno alla sponda che avevano appena lasciato si potevano vedere fitte fila di alberi, i cui rami, come mani che tendevano verso il Cielo, quasi ad implorare pietà ed aiuto, parevano intrecciarsi ed erigere un muro volto a cancellare ciò che si vedeva. Come se quello fosse un confine tra due mondi. E quando la sponda svanì nell'oscurità e nella foschia, solo allora si iniziò ad intravedere quella opposta, quasi che non fosse permesso vederle contemporaneamente. La barca raggiunse infine una piccola insenatura di quell'argine e lì ormeggiò. “Volete essere pagato prima anche per il viaggio di ritorno?” Ardea al barcaiolo e con in mano un'altra moneta. Ma il nocchiero scosse il capo, per poi far cenno ai due passeggeri di scendere insieme ai loro cavalli. E lasciati i due con i loro cavalli, il vecchio rimise il remo in acqua e tornò a scorrere silenzioso sulla tenue corrente del Lagno, fino a svanire, come uno spettro, nel buio circostante e nel silenzio della foschia. Il cavaliere ed il suo scudiero, così, si voltarono verso l'interno della sponda, ritrovandosi ai limiti di una fitta ed oscura foresta. E nell'osservarla, i due compagni sentirono una profonda angoscia ed un'innaturale paura scendere nei loro animi. “Andiamo, Biago...” mormorò Ardea, dopo essere salito in sella al fedele Arante.
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10-03-2016, 19.07.31 | #347 |
Cittadino di Camelot
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Quel traghettatore non ha voluto i soldi del ritorno, certo della morte di Ardea e Biagio.
Sicuramente li ha sottovalutati, poichè io credo nella vittoria di Ardea...e ora tocca scoprire i misteri di quel Bosco.
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14-03-2016, 19.10.48 | #348 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita." (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto I) Ardea e Biago, in sella ai loro cavalli, si allontanarono dalla sponda fangosa del Lagno e si addentrarono sempre più nell'oscuro e sterminato bosco. Una natura primordiale, opprimente e variegata sembrava sorgere e diffondersi in ogni dove, con ampi cespugli, sterpi e rovi che parevano come sbucare ovunque, rincorrendosi e confondendosi ad ogni passo, mentre nodosi tronchi intrecciavano come disegni ancestrali i loro rami frondosi, rendendo impossibile alla luce della Luna riuscire a filtrare e ad illuminare quel luogo. Una vaga ed enigmatica penombra così si diffondeva intorno a loro, con giochi di chiaroscuro sul punto di dar forma a sinistre figure, pronte ad animarsi nel silenzio di quella tetra foschia. Gli zoccoli dei loro cavalli dal melmoso e denso argine del Lagno, giunsero a calpestare arbusti e pietrisco di quel terreno umido ed incerto, con quella lussureggiante vegetazione che man mano avanzavano si apriva per accoglierli, per avvolgerli ed inghiottirli in un mondo di primordiale e sinistra atmosfera. Versi e latrati cominciarono ad echeggiare intorno al cavaliere ed al suo scudiero, prima vaghi e lontani, poi più intensi e vicini. Ad un tratto il fievole sibilo del vento fra le foglie, poi come un lamento basso e leggero. E all'improvviso una voce. Lieve, appena accennata, eppure chiara. Era la voce di uomo. Ardea si fermò un istante ad ascoltarla e la riconobbe. Era quella di suo padre. Suo padre che lo chiamava sofferente, pietoso, come implorante. “Padre...” disse Ardea “... padre, dove sei?” “Ardea...” fissandolo Biago. Ma il cavaliere udì ancora quella voce. “Padre!” Chiamò il Taddeide. “Ardea...” mormorò lo scudiero “... Ardea, è solo il vento... non c'è tuo padre qui...” Il cavaliere lo fissò ed annuì. I due così proseguirono. Avanzarono per un altro tratto, in uno scenario che sembrava non mutare mai, negando la possibilità ai due di capire quanta strada avessero fatto. Poi ancora il sibilo del vento tra le querce immobili come statue pietrificate. E di nuovo Ardea udì qualcosa. Una voce. Lenta, lamentosa. Era quella di Cramelide che lo chiamava. Lo chiamava come se stesse scappando via per quei meandri di oscurità e dannazione. La ragazza correva per il bosco ed in lacrime chiamava il cavaliere. “Cramelide!” Gridò Ardea. “Cramelide! Continua a chiamarmi! Guidami con la tua voce!” “Ardea!” Cercando di farlo ragionare Biago. Ma il Taddeide spronò il suo destriero e galoppò verso la direzione da cui pareva provenire la voce. “Ardea, non è lei!” Urlò Biago, cercando di raggiungerlo. Ma il cavaliere galoppava come senza meta, fino a quando una faina attraversò la sua corsa, proprio mentre la Luna illuminò i suoi occhi feroci. L'animali emanò uno stridulo ed Arante si imbizzarrì. Ardea allora scese di sella e si guardò intorno, in cerca di Cramelide. E fu in quel momento che intravide qualcosa. Come un gioco di riflessi e bagliori tra l'alone lunare e le lucide fogli degli alberi inumidite. Una figura, eterea e spettrale. Una bellissima ragazza in lacrime che tendeva verso di lui le sue braccia aperte. Il Taddeide così tentò di avvicinarsi a lei, muovendo pochi passi verso quella figura. “Ardea, no!” Biago alle sue spalle. Ardea si arrestò di colpo e chinò il capo. Alzò allora lo sguardo ed estrasse rapido Parusia, facendola brillare tra i bagliori lunari, per poi puntarla contro la figura. Ed essa, all'istante, si dissolse nel nulla. “Ardea...” avvicinandosi Biago a lui. “Amico mio...” rimettendo Ardea la spada nel fodero “... le forze del male sono beffarde e crudeli... abbiamo ancora molto cammino da fare ed ardue prove da superare...” E ripresero ad attraversare il bosco con i suoi misteri.
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14-03-2016, 20.20.01 | #349 |
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Un natura benevola e nello stesso tempo nemica.
È vero, le forze del Male hanno tentato di toccare, forse, i punti più deboli di Ardea...il ricordo del Padre e l' Amore verso la sua Cramelide. Ma il Cavaliere si è mostrato saldo...sembra la via essere perigliosa per Ardea.
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16-03-2016, 02.42.06 | #350 |
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Eh, cosa farebbe il nostro eroe senza il fido Biagio?
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