06-03-2013, 20.52.21 | #341 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Zio...” disse guardandosi intorno “... zio!” Correndo poi per il cortile colonnato “... zio... dove siete? Zio!”
Corse allora verso la cappella. “Zio!” Chiamò ancora. “Zio!” Entrò. Vi era la statua dell'Arcangelo Michele. “Niente è più bello dell'Arcangelo Michele... … che risplende in chiesa al chiaror delle candele...” “Zio!” Uscendo. Infine lo vide. L'alta e robusta figura stava ferma all'ingresso del giardino. “Zio!” Raggiungendolo. “Mi avevate promesso una spada di legno per giocare...” L'uomo fissò il bambino. “Un giorno avrai una spada vera.” Disse. La brughiera. Il crepuscolo tingeva tutto di un alone indefinito, impenetrabile, inquieto. “Io sarò tuo compagno...” quella voce “... e tu sarai il mio...” “Compagno o schiavo?” Chiese il cavaliere. “Cosa cambia?” Fece la voce. “Saremo la stessa cosa l'uno per l'altro...” Il Palazzo. “Voi venite da Sygma?” “Si, milord...” “Cos'è questa Pantera incisa sui vostri stendardi?” “E' il simbolo di chi è rimasto fedele a voi e a vostro zio, milord... il simbolo di chi sta aspettando il ritorno delle vostre armate...” Guisgard era inquieto. Aprì per un momento gli occhi ed intravide una figura. Era una dama bianca che usciva dalla stanza. “Aspetta...” sussurrò tentando di allungare la mano in quella direzione “... aspetta... chi... chi sei...?” E richiuse gli occhi. L'orizzonte lontano e la campagna racchiusa in esso. “Chi era quella dama?” Fissando la sua spada. “Tu la conosci, vero?” Poi il vento ed il suo sibilo. “Non ti lascerò andare...” una voce. “Chi sei?” “Non ti lascerò andare...” non era più una voce, ma qualcosa di indefinibile, come decine di voci sovrapposte. Poi solo il vento. Ad un tratto si sentì seguito. Si voltò, ma non vi era nessuno. Allora un castello apparve in lontananza, tra verdi colline. “Non ti lascerò andare...” Si voltò ancora per cercare quella voce. “Non ti lascerò andare!” All'improvviso un volto alle sue spalle. “No!” Gridò Guisgard, saltando su. Ansimava ed era stravolto. Si guardò intorno e vide la porta chiusa. Era stato tutto un sogno. I ricordi, le voci, quel volto. Persino quella misteriosa dama bianca. Nel frattempo Talia era tornata nelle sue stanze. Poco dopo qualcuno bussò. “Altezza...” entrando Marijeda “... il Maestro George chiede di vedervi...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 06-03-2013 alle ore 20.58.20. |
07-03-2013, 01.00.15 | #342 | |
Cittadino di Camelot
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Ero uscita da quella stanza ed avevo percorso la strada a ritroso fino ai miei appartamenti quasi senza farci caso...
ero sovrappensiero, la mia mente era distratta e lontana da lì... continuavo a pensare alla voce dell'Arconte che avevo udito per caso in quella sala... continuavo a farmi mille e più domande... e continuavo a pensare a quel cavaliere e alle sensazioni che mi aveva provocato... e continuavo a pensare a quella spada contesa... perché era tanto importante quella spada? Entrai nella mia camera e, stancamente, mi lasciai scivolare sulla chaise longue, riflettendo... Ad un tratto, un leggero picchiettare sulla porta mi fece sussultare... Citazione:
mi stupii molto. "A quest'ora?" domandai... ed in un primo tempo ne fui persino infastidita... poi invece pensai che, per farmi chiamare a quell'ora insolita, forse il maestro George dovesse avere qualche cosa di urgente da dirmi, forse di grave addirittura... e così mi rassegnai. "Molto bene!" conclusi quindi, andando al baule ed estraendo e un ampio, lungo mantello dalle maniche larghe ed indossandolo "Digli pure che, se ha assoluta urgenza di parlarmi, lo attenderò immediatamente nella mia saletta delle udienze... ma pregalo di non tardare, per favore, Marijeta... giacché è già molto tardi!" E così dicendo, mi strinsi nel mio spesso mantello ed oltrepassai la donna, diretta nella stanza in questione.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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07-03-2013, 02.05.20 | #343 |
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Elisabeth così, tornata nella sua stanza, cadde addormentata.
E quel lungo sogno, ristoratore e pacificatore, ridiede vigore al suo corpo e soprattutto al suo spirito. Al mattino la donna si risvegliò. Il sole filtrava dalla finestra e dal cortile del castello salivano le voci dei servitori intenti nei normali lavori quotidiani. Elisabeth però si ritrovò sola in quella stanza. Elina infatti non c'era. Poco dopo, però, la donna udì dei rumori e poi la porta della stanza si aprì all'improvviso. “Ah, buongiorno.” Disse Elina entrando. “Pensavo di fare prima e trovarti ancora addormentata, ma vedo che ti sei svegliata presto. Sono stata un po' per la città. Non mi sono ancora abituata a questo posto e così avevo voglia di prendere aria. In verità ero anche curiosa di vedere queste strade senza più la confusione per la Festa delle Mele e senza l'entusiasmo generato da quel torneo. E devo dire che è una città tranquilla questa.” Si lasciò cadere su una sedia. “E sicuramente densamente abitata.” Prese qualcosa da una delle tasche. “Non immaginavo infatti che qui vivessero anche persone giunte dall'Oriente. Uno strano individuo mi ha fermata per strada, dicendomi di aver riconosciuto i tratti della mia padrona. Ovviamente parlava di te. Mi ha così chiesto di mandarti i suoi auguri di salute e tranquillità, insieme poi a questo biglietto per te.” Le mostrò il biglietto nel quale vi erano queste parole: “Che Allah illumini il vostro cammino, sorella. Abbiamo riconosciuto i vostri tratti e gli abiti che indossate. Anche noi proveniamo dall'Oriente. Dalla città del Profeta per la precisione. Se avete piacere ad incontrare fratelli e sorelle che portano nel cuore ancora la loro terra d'origine, allora ci troverete in fondo alla via detta Della Torretta. Che Allah vi preservi.” E quel biglietto recava come firma uno strano disegno, raffigurante un pugnale nella Mezzaluna. E nel vederlo Elisabeth rammentò subito di averlo già conosciuto. Era infatti inciso in un diario appartenuto a suo marito.
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07-03-2013, 02.17.08 | #344 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Altea, la servitrice fu sul punto di dire qualcosa.
“Tu, non importunare gli ospiti di sua signoria.” Disse all'improvviso la governante dell'Arconte Meccanico. “Ritorna piuttosto ad occuparti delle tue faccende.” La servitrice annuì. Ma prima di allontanarsi, riuscì a sussurrare qualcosa ad Altea: “Non qui... domattina, nel giardino... ci troveremo là...” Ed andò via. “Su, Altea, sono stanca...” fece Vivian che non aveva udito le parole della servitrice “... andiamo a dormire?” Così ritornarono nella loro stanza. La notte trascorse lenta ed inquieta. Fuori infatti pioveva ed una cupa atmosfera avvolgeva il castello. Giunta poi l'alba, il castello si destò dai tormentati sogni appena trascorsi. Vivian si alzò presto. E poco dopo anche Altea si svegliò.
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07-03-2013, 02.38.50 | #345 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Mamyon fissò Clio.
Poi gettò uno sguardo da dove erano giunti. “Non era certo un vile stratagemma per adescarvi, milady...” disse “... non ho bisogno di mettere il vostro amico su di un mulo per seminarlo...” sistemò le briglie del suo cavallo, per poi dargli una pacca sul collo “... il mio destriero può distanziare qualsiasi palafreno... fosse anche il leggendario Ippogrifo... il vostro compagno si sarà solo attardato... dopotutto montava su un mulo... non abbiate timore, tra qualche istante lo vedrete arrivare e così vi sentirete di nuovo al sicuro...” si sedette allora su un piccolo sasso sporgente ed attese l'arrivo di Lucius. Passò però altro tempo e quello non si vedeva. “Comincia a sorgermi un dubbio...” fece Mamyon “... che il vostro amico non sappia cavalcare?” Era infatti passato troppo tempo. La selva appariva cupa ed impenetrabile, animata da suoni sinistri e profondi. “Forse sarà meglio andarlo a cercare...” con un sorrisetto ironico il cavaliere “... ah, tenete questo...” dando un pugnale intarsiato a Clio “... così vi sentirete al sicuro... sia dai fantasmi, sia dai cavalieri malintenzionati...” aggiunse con vago sarcasmo. Legò allora il suo cavallo ad uno degli alberi e fece segno a Clio di seguirlo. Fecero così qualche passo verso il punto dal quale erano giunti. “Clio...” all'improvviso una voce “... Clio... sono qui...” Clio la riconobbe. Era la voce di Lucius che la chiamava. Anche se non riusciva a capire da dove provenisse. Un attimo dopo, la ragazza udì confuse e lontane voci di fanciulli. Poi calò un irreale silenzio, a stento intaccato dai passi di Mamyon che, precedendo Clio, calpestava degli arbusti.
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07-03-2013, 03.01.23 | #346 |
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Poco dopo, nella saletta delle udienze, giunse il Maestro George.
“Salute a voi, altezza...” disse mostrando un lieve inchino a Talia “... perdonate per l'ora in cui ho chiesto di vedervi... in verità sono in veste di ambasciatore... sapete, sua signoria si è confidato con me poco fa... parlavamo del torneo e dei suoi vincitori. Domani ci sarà la cerimonia in cui i cavalieri giureranno fedeltà alla vostra persona e nella quale saranno poi proclamati come vostra Guardia del Corpo. Ebbene, sua signoria mi ha fatto partecipe dei suoi dubbi e dei suoi timori circa il quinto cavaliere, quello ferito nell'ultima tenzone...” fissava la principessa e sorrideva amabilmente “... e ad essere sincero anche io ora nutro perplessità circa l'effettiva affidabilità di quel cavaliere, riguardo al delicato compito a cui è destinato... forse, non essendo pienamente in salute, potrebbe non essere all'altezza... e vostra maestà si è resa conto, quasi a sue spese, di quanto invece possono essere abili e pericolosi i nostri nemici... per questo, forse, si potrebbe prendere in considerazione l'idea di escludere quel cavaliere dalla vostra guardia personale... e magari sostituirlo con un altro cavaliere. Naturalmente accuratamente scelto per l'importante incarico.” E mostrò un nuovo inchino alla ragazza.
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07-03-2013, 09.22.49 | #347 |
Cittadino di Camelot
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La notte passò tra vari sogni inquieti...Vivian si svegliò di buon'ora e io la seguii assonnata.
Suonai il campanellino e arrivò una serva.."Per favore, vogliate prepararci una abbondante colazione, sarà un giorno impegnativo, presumo." Quando ella uscì sorrisi a Vivian.."Bene, oggi si proclameranno i Campioni del Torneo, e mio cugino è senza madrina, vero lady Vivian?" ma, improvvisamente, mi feci seria "E' strano, ho sognato proprio quel cavaliere, ed era angosciato e turbato. La mia balia diceva, sempre, che i sogni in fondo celano sempre un chè di verità. Dobbiamo indossare uno dei migliori vestiti o non ci faranno entrare a palazzo." Indossai un vestito di seta color porpora e merletti, niente di troppo sontuoso, e vi appuntai la spilla del casato. Puntai i capelli con un fermaglio in oro e rubini, lasciando i capelli sciolti. Ovviamente sul collo faceva mostra di sè la collana che Egli mi regalò, mi ero ripromessa che la avrei indossata fino a quando questa avventura non sarebbe finita. Andammo in sala da pranzo ed a servirci vi era pure la anziana servitrice, ci lanciammo uno sguardo di intesa ed ella si avvicino e bisbigliai..."Dopo milady..dopo al nostro ritorno in giardino per la storia..della Gioia dei Taddei". Dopo colazione uscimmo di fretta dal castello, oltrepassammo la piazza ormai vuota dopo la Festa delle Mele, e ci trovammo di fronte al Palazzo Reale, già vi era una calca di persone per acclamare i vincitori. Mi rivolsi a una guardia.."I miei omaggi cavaliere, sono la contessa Altea Trevor e vorrei conferire con un Maresciallo di Campo. Mi promise di poter venire a Palazzo per sincerarmi dello stato di salute di mio cugino, sir Guisgard del Lagno, ferito durante il Torneo". Eglì aprì il massiccio portone e si consultava con una altra guardia, feci cenno a Vivian e furbescamente entrammo di fretta a Palazzo senza che si accorgessero.."Ecco fatto" sorrisi "ci hanno autorizzate!" Guardai il Palazzo, le sue statue classiche, il controsoffitto e le volte con affreschi di ogni tipo ma Vivian mi strattonò per la fretta. Già..non era tempo per pensare all'Arte ora. Fermammo una servitrice.."Milady, sono qui per recar visita a sir Guisgard, ferito e uno dei cinque vincitori del Torneo, è mio cugino, potete accompagnarmi alla sua stanza?"
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
07-03-2013, 11.27.29 | #348 | |
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Non avevo la minima intenzione di scusarmi col cavaliere. Ero una nobile fanciulla e non era decoroso che me ne restassi sole con uno sconosciuto nel cuore della notte.
Almeno, mia madre di sicuro l'avrebbe pensata così. Restai in silenzio, nascosta dietro il mio sguardo di ghiaccio, mentre Mamyon parlava e presi, quasi con riluttanza, il pugnale intarsiato che mi porgeva. Lo guardai, era davvero molto bello ma, infondo, non avrei nemmeno saputo come usarlo. Per quanto apprezzassi i racconti sulle antiche donne guerriere, di certo non ero una di loro. Gli lanciai un'occhiataccia quando insinuò che Lucius non era in grado di cavalcare. Tuttavia, non dissi nulla e lo seguii a qualche passo di distanza. La mia mente vagava tentando, inevitabilmente, di razionalizzare la situazione in cui mi trovavo. Certo, mi spiaceva essere stata dura e fredda con Mamyon che, fino a prova contraria, aveva intenzioni onorevoli ma, d'altro canto, ero rimasta vagamente infastidita dal suo atteggiamento. Sospirai. Infondo, si è fermato quando gliel'hai chiesto... è rimasto ad aspettare Lucius.. se avesse voluto farti del male si sarebbe inoltrato ancora di più.. Già, probabilmente mi stavo preoccupando troppo. Infondo, non avevo motivo per non fidarmi di lui, anche se ritenni necessario mostrarmi ferma e decisa. Mentre camminavo immersa in questi pensieri, qualcosa mi destò. Citazione:
Ma poi la sua voce si fuse ad altre, lontane e confuse. E quasi dubitai di averla sentita. Allungai il passo e raggiunsi Mamyon che mi precedeva, gli presi la mano perchè si voltasse. Chiusi gli occhi per un momento, respirando profondamente. Quando li riaprii il ghiaccio si era come sciolto al sole e tornarono brillanti e vivaci. E fissai Mamyon negli occhi. Posai delicatamente il pugnale intarsiato nella mano del cavaliere. "...Grazie..." sussurrai "...Ma non temo i fantasmi... e poi.." con un sorriso "...ci siete voi a proteggermi dai cavalieri malintenzionati.. sono certa che sarete più.. efficace, direi.. di questo pugnale tra le mie mani..". Mi avvicinai a lui di un altro passo, senza togliere gli occhi dai suoi, quando gli fui vicinissima, tuttavia, abbassai lo sguardo. Restai ferma per un momento e poi mi guardai intorno "..Le sentite anche voi queste voci?" sussurrai piano, alzando il viso. "...Ho udito Lucius che mi chiamava un attimo fa, ma non riesco a capire da dove venisse.. dove siamo? Credete sia lontano il luogo della torre e il cancelletto di cui custodite così gelosamente la chiave?". |
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07-03-2013, 12.06.47 | #349 |
Cittadino di Camelot
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Non ci misi molto ad addormentarmi, eppure era da molto tempo che non riuscivo a dormire di notte....Sognai casa mia...le strade strette fatte di gradini che portavano al Suk....mio padre strepitava......Rula non puoi andare..non puoi essere toccata, nessun uomo puo' toccarti.....ma la giovinezza e l'incoscenza erano il mio pane quotidiano, e lui uomo paziente mandava Elina e altre guardie..perche' tra quelle stradine strette non venissi sfiorata......c'erano colori ed odori che si mescolavano......un vocio in festa che richiamavano le persone.....che salivano e scendevano quei bassi e scivolosi scalini delle viuzze interne.........uscii fuori dal suk per ritrovarmi alla Porta di Jaffa...avevo corso sperando di lasciarmi tutti alle spalle......mi fermarono due occhi verdi...di un giovane Cavaliere....gli arrivai in pieno petto....ma lui subi' l'urto...mi sembro' una roccia.....e da allora fu la mia perdizzione......sino a quando decisi di sposarlo contro tutto e tutti...contro la mia stessa religione......Mi svegliai di colpo...ma ero serena felice, lo avevo ancora incontrato......Allah mi aveva dato un'altro dono..aver visto i suoi occhi e aver sentito la possenza del suo petto....Elina, dov'era andata...non usciva mai senza di me.....e poi come una nuvola di freschezza entro' in stanza, gioiva di quella citta'.....le piaceva era stanca e con le gote rosse..........." Dai Elina sono felice di sentirti parlare cosi' di questo posto..almeno mi sentiro' meno in colpa..."...e risi....risi della sua felicita'....sino a quando, mi diede un biglietto.........lo lessi una due tre e piu' volte..." Elina...non avrei mai voluto che qualcuno mi riconoscesse...lo abbiamo evitato sino ad ora.........mio padre non mi ha mai perdonata....e sai anche che il mio sospetto ricade su di lui...........ma il segno su questa missiva io l'ho visto e non in casa di mio padre.......fammi pensare.."...andai alla finestra e chiusi gli occhi.......Elisabeth pensa, pensa......" Elina...ecco dove l'ho visto...una volta entrai nello studio di mio marito e aprendo un diario sulla sua scrivania vidi questo sigillo......non lessi cosa vi era scritto...un rumore mi fece chiudere subito il diario...ma mi sembro' strano...........forse sara' male,ma andremo ad incontrare queste persone....ricorda....per loro sar' Elisabeth....Rula in questo momento e' morta....".......mi preparai ero ansiosa....avevo paura, ma avevo scelto la strada del sapere.......misi il mantello e chiesi ad Elina di starmi accanto..raggiungendo il luogo indicato..........mi sembrava tutto cosi' normale, che mi sentii smarrita per un po' sino a quando qualcuno mi afferro' per un braccio e mi tiro' dentro ad una casa...............quella casa era la personificazione di una casa Orientale......il caldo dei tappeti cuscini a terra....e il profumo dell' incenso......." Se non vi fate vedere .....come posso fidarmi di voi, visto che voi sapete....."....
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07-03-2013, 15.59.11 | #350 |
Cittadino di Camelot
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La sala che l’Arconte aveva riservato alle mie udienze private era un piccolo ambiente riccamente decorato. Su di una parete faceva bella mostra di sé un ampio e sontuoso camino che io avevo chiesto a Marijeta di accendere quella sera, al centro della sala vi era un grande tappeto circolare e su di esso un’ampia poltrona dall’alto schienale e dai braccioli imbottiti, di fronte alcune poltroncine più basse ma altrettanto comode.
Quando il maestro George entrò, io ero vicino al camino e fissavo la fiamma scoppiettare. Risposi con appena un cenno al suo saluto ed andai a sedermi sull’alta poltrona al centro del tappeto, facendogli poi cenno di sedersi di fronte a me. Ascoltai in silenzio le sue parole, con attenzione, osservandolo attentamente ma senza che dal mio sguardo trapelasse la pur minima emozione, le mie mani erano appoggiate in grembo, immobili... Quando, infine, il maestro tacque, io annuii impercettibilmente... “Capisco...” mormorai “Comprendo il vostro punto di vista!” Lunghi attimi di silenzio... i miei occhi si spostarono di nuovo sulla fiamma del camino, danzante e crepitante, e la osservarono a lungo... “Sapete, Maestro...” ripresi poi a dire, distogliendo infine gli occhi dal fuoco e tornado a guardare l’uomo di fronte a me “Non vi nego che sono stata vagamente incuriosita dall’attenzione e dalla preoccupazione che quel cavaliere ha generato nell’Arconte fin dal suo arrivo... e comprendo che, probabilmente, Sua Signoria avrebbe preferito che non vincesse... Noi, però, gli abbiamo dato la possibilità di giostrare e di misurarsi con gli altri cavalieri, ed è indubbio che egli abbia vinto il suo girone con non poca abilità. Correggetemi, dunque, se sbaglio ma sarebbe alquanto improprio da parte nostra escluderlo a questo punto... non trovate? Sarebbe improprio anche perché, stando a ciò che dicono i saggi, le ferite in battaglia servono al valoroso cavaliere per rafforzarsi e migliorarsi... dico bene?” Tacqui... e nella stanza calò un denso silenzio. Il fuoco nel camino spargeva cupe ombre per la stanza, ma non io non vi badavo. Tacqui finché non ebbi la precisa impressione che il maestro George stesse per parlare di nuovo... “Tuttavia...” dissi allora, precedendolo “Vi sono grata per questo parere. I vostri consigli sono sempre bene accetti, Maestro, anche quando giungono ad un ora tanto insolita. Vi assicuro, dunque, che la questione sarà da me debitamente esaminata e presa in considerazione... conoscerete la mia decisione in merito domani, alla cerimonia di investitura dei Cinque!” Lentamente mi alzai in piedi... “Ora... vogliate scusarmi... ma è molto tardi ed io gradirei ritirarmi!”
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