15-04-2011, 22.55.22 | #351 |
Cittadino di Camelot
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"No! Resta, entra almeno per un pasto caldo. Hai ragione, sono stata troppo severa con te. Solo un piatto di zuppa per ringraziarti, poi sarai libero di andare per la tua strada"
Per la prima volta quel giorno gli sorrisi, apersi la porta e gli feci segno di entrare. Mentre cucinavo mi voltai per chiedergli "Il tuo nome? Non mi hai ancora detto chi sei..."
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
15-04-2011, 23.28.21 | #352 |
Cittadino di Camelot
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Gli occhi di quella donna erano feroci. Non era più vecchia di me, ma qualcosa di crudele sembrava aver già posto radici nella sua anima.
Non le piacevo. Affatto. Conoscevo quel genere di persona. Ricambiai l'occhiata malevola con un placido sorriso a fior di labbra e mi alzai. Salii sul cavallo che mi indicarono e la seguii. "L'hai ucciso?" "Sì, mio signore", sussurrai continuando a tenere gli occhi rivolti verso il prezioso tappeto su cui appoggiavano le mie scarpine. "Bene... che ne è stato del prezioso metallo che dovevi localizzare per me?" la domanda mi fece tremare. "Io... è stato spostato, mio signore..." la sola idea della collera che si poteva scatenare a quelle parole mi fece sbiancare. "Cosa?" tuonò... mi preparai alla sfuriata, ma parve calmarsi. "Uhm... manderò qualcuno a cercarlo. Tu non mi servi più. Vai, riposati e dimentica questa storia...." Sollevai lo sguardo e mi ritrovai a fissare i veli neri che gli coprivano il volto. Un lampo d'odio mi accese gli occhi. Dimenticare? Impossibile. Probabilmente me lo lesse negli occhi. "Oh, sì... piccola mia, dimenticherai... qualche mese e ci libereremo anche di questa spiacevole conseguenza..." Mi girò attorno e mi cinse la vita, abbracciandomi da dietro. Appoggiò le mani sul mio ventre e la rabbia montò dentro di me. Lo respinsi con violenza. "Non oserete!" tentai di strappargli i veli e di colpirlo, ma con un gesto mi fece mancare il respiro. Rideva, con quella risata beffarda che avrei voluto ricacciargli in gola insieme a tutte le sue minacce. "Non sei nata per essere come le altre donne... piccola mia... e non permetterò che questo ci distragga!" Finalmente potei respirare nuovamente. "E ora andiamo. Si torna a casa." Quei pensieri si interrupero bruscamente. Il sole andava abbassandosi dietro gli alberi. Mi strinsi nel mantello e fissai la schiena della donna davanti a me con cupa determinazione e consapevolezza: quella donna sarebbe stata la mia morte o io la sua.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. Ultima modifica di Melisendra : 16-04-2011 alle ore 00.12.08. |
16-04-2011, 03.35.15 | #353 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il gruppo di cavalieri avanzava a passo breve, addentrandosi sempre di più in un territorio ormai lontano dalla legge e dai valori di Capomazda.
Ad un tratto una vasta conca si aprì davanti a loro, cosparsa di chiazze verdeggianti, dalle quali sorgevano a fatica spuntoni di pietra che il Sole morente rendeva simili a luccicanti speroni conficcati nella nuda terra. Querce, olmi e abeti, piegati e contorti dal secolare vento che soffiava su quel luogo, si ergevano in quella depressione, rendendola oscura e impenetrabile. E sopra quegli alberi si ergevano quattro massicci dongioni che, come pilastri, sembravano sorreggere un cupo cielo che appariva sul punto di travolgere ogni cosa sotto di esso. Aytli fece cenno ad uno dei cavalieri e questo soffiò nel suo poderoso corno. Un suono simile, come risposta, si diffuse dal castello celato tra quei secolari alberi. Il gruppo allora avanzò e giunto davanti al maniero fu calato il ponte levatoio. Una poderosa costruzione in pietra, preceduta da un padiglione ed un portico di granito nero, rappresentava la parte signorile del castello. Le quattro torri erano unite da alte e massicce mura che correvano intorno all’intera costruzione, avvolgendola e rendendola praticamente inespugnabile. Contrafforti e barbacani si ergevano lungo quelle mura, rafforzandole e munendole di numerosi punti di difesa, atti a scoraggiare qualsiasi tentativo di attacco. Il gruppo fu accolto dai servitori ed ognuno tornò al proprio posto. Aytli chiese udienza al signore del maniero, conducendo con sé Melisendra. E attesero l’arrivo del loro padrone in una grande sala, arredata da rozzi mobili di gusto sassone, stendardi consumati dal tempo e dalle polvere e teste di animali impagliati inchiodate alle pareti di legno scuro. All’improvviso si udirono dei passi ed un uomo, dal portamento fiero e scortato da un giovane e da alcuni cavalieri, entrò nella sala. “Lord Cimarow, sir Nyclos i miei omaggi.” Disse Aytli accennando un lieve inchino. “Com’è la situazione lungo i confini orientali?” Chiese Cimarow. “Per ora sembra tranquilla, milord.” “Vedo che portate con voi delle novità!” Esclamò Nyclos guardando Melisendra. “E’ forse un bottino predato in qualche villaggio, lady Aytli?” “L’abbiamo incontrata nel bosco… era inseguita da alcuni cavalieri di Capomazda… i cavalieri sono morti, mentre lei…” si avvicinò a Melisendra e, afferrandole il polso, mostrò il bracciale ai due fratelli “… è viva solo perché mi ha incuriosito questo bracciale al suo polso!” “E’ quindi grazie a quell’oggetto che l’avete risparmiata, milady?” Domandò Nyclos senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a Melisendra. “Eh, è proprio vero allora che una donna non deve mai giudicarne un’altra! Sarebbe stato davvero un peccato che una simile bellezza fosse stata uccisa solo per un vostro capriccio, lady Aytli!” “Quel bracciale…” intervenne Cimarow e zittendo con un cenno suo fratello Nyclos “… non mi è nuovo… eppure non riesco a ricordare dove l’ho veduto… chi siete voi?” Rivolgendosi a Melisendra. “E come avete avuto quell’oggetto?”
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16-04-2011, 04.43.05 | #354 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“No, non devi sentirti in obbligo…” disse Pasuan a Dafne, continuando a sistemare la sella del suo cavallo “… non occorre che tu sia gentile perché ti ho riportata a casa… meglio che ora torni in caserma…”
Accarezzò il suo cavallo e prese le redini per montare in sella. “Ah…” mormorò senza voltarsi “… ricorda che quella fasciatura domani va cambiata… non fare sforzi inutili… e… scusami ancora, ti prego... ti auguro dolci sogni per stanotte…” La pioggia aveva bagnato il suo viso e piccole gocce gli scendevano lungo le guance, immalinconendone l’espressione, mentre i suoi occhi sembravano attraversati da tutti i sogni che quella notte poteva portare. Sogni che, proprio in quella notte, sembravano lontani ed inafferrabili.
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16-04-2011, 04.50.55 | #355 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il cucciolo di drago sguazzava nell’acqua della fontana, tenendo fra i denti un piccolo ramo preso chissà dove.
Agitava a destra e sinistra la testa, schizzando ovunque l’acqua e sempre stringendo il ramo in bocca. Si immergeva e riemergeva, per poi accanirsi per gioco su quel ramo che sembrava essere diventato il suo compagno di giochi. Ma a furia di stringere, il ramo, pur se abbastanza massiccio, finì per rompersi tra le acerbe fauci del draghetto, che restò un attimo stupido dalla fine fatta da quel suo primo giocattolo. Ma appena vide Talia, saltando fuori dalla vasca, le corse incontro, quasi a volerla salutare con i suoi strani versi. Kodran giocò prima con l’orlo della sua gonna, per poi sdraiarsi a pancia sotto, scodinzolando, come ad attendere le coccole della sua padrona. “Ma… è incredibile! Non ho mai visto un animale simile!” Disse Matthias stupito. “Che cosa è? Dove l’hai trovato?”
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16-04-2011, 05.27.29 | #356 |
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August sgranò gli occhi.
Incredulo, sorpreso, meravigliato. Quel volto, quegli occhi, era lui. Una vita insieme. Fanciullezza e giovinezza. Nei momenti più difficili, di indecisione, di paura, gli bastava cercare quello sguardo. Ed ora, di colpo, l'aveva ritrovato. Avanzò, titubante, di alcuni passi. I due uomini a cavallo arrestarono il loro cammino quando furono davanti al gruppo di volontari. “Mio signore…” disse August inginocchiandosi “… Dio sia lodato…” mormorò con un fil di voce. Perecourt invece non ebbe la forza di dire neanche questo, gettandosi ai piedi del cavallo di Icarius e abbandonandosi ad un pianto quasi infantile. Icarius si voltò turbato verso Lho. “Cavalieri…” disse questi “… sua signoria è vivo solo per miracolo…” “Chi siete voi?” Chiese Icarius. A quelle parole August e Perecourt si scambiarono uno sguardo di profonda meraviglia. “Mio signore…” mormorò il fedele cavaliere “… non mi riconoscete?” “Io… no, non so chi voi siate…” “Mio signore, io sono Perecourt! Da fanciullo vi tenevo sulle mie ginocchia, rammentate? Vi ho visto crescere!” Icarius li fissava turbato, tradendo anche una sorta di sincero dispiacere per quella sua impotenza nel ricordare quegli uomini. “Sua signoria è stato ferito” intervenne Lho “e probabilmente il forte trauma gli ha fatto perdere la memoria…” “Come sarebbe?” Domandò incredulo August. “E voi chi siete?” “Sono Lho Tanziul, antica guardia del corpo dell’Arciduca Rauger. Ho raccolto io sua signoria quando è caduto ferito nel Lagno.” “Mio signore…” avvicinandosi August al cavallo di Icarius “… non temete, ora vi riporteremo a Capomazda, dove sarete al sicuro…” e gli sorrise. “Sir Finiwell, Cavaliere25!” Chiamò poi voltandosi verso i suoi. “Tornate più velocemente possibile a Capomazda ed informate, con la massima segretezza, Izar dell’accaduto e pregatelo di venirci incontro lungo la strada con una carrozza per accogliere sua signoria! Andate, ci ritroveremo lungo la via.” Senza esitare, Finiwell e Cavaliere25 tornarono subito a Capomazda per informare il filosofo. Poco dopo anche gli altri presero la via per Capomazda. Finiwell e Cavaliere25, tornati al palazzo, raccontarono ogni cosa ad Izar. Questi allora, con la massima segretezza, andò incontro al gruppo di August con una carrozza per accogliere il duca.
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16-04-2011, 10.47.32 | #357 |
Cittadino di Camelot
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Ero in un mondo che non aveva niente a che fare con le finezze e la grazia capomazdese. Lì tutto sembrava essere un riflesso della spietatezza che scorsi nello sguardo degli uomini intorno a me.
Il signore del feudo era davanti a me e mi guardava con i suoi occhi acuti. Liberai il polso con uno strattone. "Mio signore, il mio nome è Melisendra.." mi inchinai di fronte al lord. "Il bracciale apparteneva a Lady Talia, ma ora appartiene a me. E questo deve aver causato quell'indelicato inseguimento fino alla vostra foresta..." Sorrisi. "Una dama deve pur sopravvivere", dissi con un sospiro. Mi tolsi il bracciale dal polso e mi avvicinai al lord. "Non so nulla di questa guerra in cui pare che io sia caduta proprio in mezzo... sicuramente Vostra Grazia sa cosa sia un'incantatrice... ed è questa la mia natura, così viaggio e sopravvivo al mondo." Gli porsi il pesante bracciale. "Se ho fatto qualcosa per attirare le vostre ire, mi auguro che questo piccolo dono possa in qualche modo porvi rimedio." Sfiorai le sue dita, mentre le stringevo attorno al bracciale. Quel contatto mi fece gustare tutta la forza che scorreva sotto quella pelle. Era come accarezzare un lupo affamato che avrebbe potuto in qualunque momento affondare le fauci nel mio collo. Ma la brama di sangue assomiglia al desiderio più cieco e istintivo, in entrambi i casi vi è una bestia affamata che si risveglia nell'animo umano e grida a gran voce il proprio appagamento. Arretrai di un passo e squadrai bene tutta la corte del Lord. Cavalieri in arme che mi guardavano curiosi. Il giovane uomo che non mi toglieva gli occhi di dosso doveva essere un parente del Lord, la somiglianza lo suggeriva. Aitly avrebbe tanto voluto sgozzarmi in quel preciso momento, ne ero certa dalla tensione che proveniva dalla sua direzione. Ma io continuai a guardare verso il Lord. A quel punto feci quello che mi suggeriva la prudenza e con un movimento fluido mi inginocchiai. La veste bianca si era aperta come i petali di un fiore intorno a me e, inginocchiata, con la testa bassa, nella posizione di chi riconosce la superiorità del proprio interlocutore e sa che la propria vita si trova tra le sue mani mani, mi rimisi alla sua benevolenza.
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16-04-2011, 12.40.52 | #358 |
Dama
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Presi il codice in mano. Lo nascosi sotto la tonaca e lo tenni stretto a me con tutte le cure come se fosse un neonato.
Mi avviai lungo il corridoio cercando l'abate Ravus e pensando a quanto stesse accadendo. "La porta dovrebbe essere quella" dissi tra me e me. Provai a bussare una volta,..una seconda volta...una terza volta con più forza..ma nessuno mi invitò ad entrare. Afferrai la maniglia. La porta si aprì con poca fatica. La stanza era illuminata dalla luce di alcune candele. Vidi l'ombra sul muro e volsi lo sguardo in direzione dell'unico rumore che sentivo. Un respiro affannoso proveniva dalla mia destra. Vidi un uomo chino su una scrivania |
16-04-2011, 14.13.12 | #359 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Signore, mentre eravamo nei pressi del monastero, abbiamo assistito al massacro delle monache... il vostro uomo, ha affermato di conoscere gli uomini che hanno compito l'azione. Ha parlato della Legione degli Imperiali, che pensa sia al servizio dei vostri nemici... ora io pensavo che due o tre uomini in seno ai vostri nemici, potrebbe, se questi riescono ad ottenere la fiducia, aiutarvi a risolvere questo conflitto. So che è un piano folle, rischioso e che non vi è certezza della sua riuscita, per questo, se voi accetterete, mi offrirò volontario, e se mi è concesso, cercherò un paio di volontari fra gli uomini che sicuramente vi saranno stati inviati da Camelot... per questo compito, ritengo che siano necessari uomini che non sono del posto.
Mi dispiace imporre tutti questi vincoli... so di non avere poteri qui presso di voi, quindi la decisione finale la lascio a voi."
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
16-04-2011, 22.27.43 | #360 |
Cittadino di Camelot
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Non proferii più verbo e lo lasciai andare via. Mi rendevo conto che forse non l'avrei più rivisto, magari era meglio così visto che avrei dovuto portare il mio lutto e che un corteggiatore non sarebbe stato opportuno.
Lo guardai allontanarsi, malgrado non avesse che da percorrere alcune centinaia di metri, correva via veloce approfittando della strada deserta. Entrai in casa e decisi di mangiare solo un po' di pane, non avevo appetito. Mi coricai subito dopo una velocissima toilette. Non riuscii a dormire sia per il dolore, sia per il freddo che per i pensieri che sembravano rincorrersi l'uno dopo l'altro nella mia mente. Ripensai a Friederich, alla prima volta che lo vidi. Era stato al matrimonio del Duca con Lady Talia: "Milady, non avete voglia di ballare? Vi osservo da mezz'ora, siete sempre appoggiata a questo muro. Non vi state divertendo?" "A dire il vero non volevo nemmeno venire, mi manca l'aria quando ci sono così tante persone in un'unica stanza" "Signora, questa non è una stanza, è la sala più grande del Palazzo, credo che a nessuno abbia mai fatto quest'impressione tranne che... a me. Anche io odio queste occasioni mondane. Vi piacerebbe se vi mostrassi i giardini del palazzo?" "Beh sì, mi piacerebbe ma non amo stare sola con persone che non conosco..." "Avete ragione Milady, sono Sir Friederich, cavaliere del Duca e voi?" "Sono Lady Dafne di Camelot, sono qui con la rappresentanza di Artù in onore degli sposi." Già quella sera ci demmo il primo bacio e pochi mesi dopo mi aveva già chiesta in sposa. Era stato un buon marito, l'unico uomo della mia vita e, ovviamente, l'unico che avessi mai amato. Non avrei potuto dimenticarlo mai, e non l'avrei fatto se non altro per il bambino che aspettavo e che era figlio suo. Però, stranamente, appena chiudevo gli occhi per il sonno era il viso di quel cavaliere misterioso che vedevo, non quello di mio marito. Così preferii rimanere sveglia e la notte passò completamente in bianco.
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