Vecchio 14-11-2017, 17.52.24   #3661
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Brano tratto dal poema "La vocazione", il poema che narra la giovinezza di Ordifren...

Il cielo era di un pallore bruno, con l'aria, spazzata da un vento freddo ed inclemente, odorosa di fiori sconosciuti.
Tutto il mondo gli era ormai quasi ignoto, visti i lunghi anni trascorsi nel monastero.
Scrutava lo sconfinato bosco divenuto ormai campagna, fino a raggiungere con lo sguardo il piccolo borgo arroccato ed addormentato ai piedi di un basso monte.
“Dimmi...” disse Mefistofele “... sei deciso ad andarci?”
Ordifren non rispose, restando a guardare il borgo come fosse uno scrigno chiuso.
“Ti uccideranno, lo sai?” Ancora Mefistofele.
“Si...” annuì piano Ordifren “... e credono sia molto facile...”
“Sono pagani.” Con indifferenza il demonio. “Ti uccideranno forse per il saio che indegnamente indossi. Odiano i Cattolici. Li odiano tutti.”
“Io non sono Cattolico.”
“Ma sei abbigliato come un chierico, amico mio.”
“Mi aiuterà ad ingannarli.”
“I pagani” stringendosi nel mantello il demone “sono facili da ingannare.”
“Come tutti gli uomini di qualunque Fede.” Mormorò Ordifren. “Chi crede è debole.”
“Io credo in Dio.” Ridendo Mefistofele. “L'ho visto.”
Ordifren strinse le redini del suo cavallo e si avviò verso il borgo, raggiungendolo dopo circa un'ora.
Erano passati molti anni.
Partito bambino vi era ritornato ormai uomo.
Poco però era cambiato nel vecchio abitato.
Le stradine in cui aveva giocato erano come allora ammuffite e racchiuse dalle casupole tutte ammassate l'une sulle altre.
La chiesa del paesino era stata chiusa da anni e la vecchia torre un tempo eretta dai barbari ora era stata adibita a dimora dei nuovi padroni.
L'ex chierico giunse stretto nel suo mantello, in sella ad un cavallo nero come la notte, con tutti gli abitanti che cominciarono a guardarlo.
Qualcuno con sospetto, qualcuno altro con indifferenza, altri poi con curiosità.
Lui avanzò fino alla torre, dove due soldati lo fermarono, chiedendogli chi fosse e cosa volesse.
“Sono solo un viaggiatore...” fissandoli.
Non potevano vedere il suo saio sotto il mantello scuro.
In quel momento si voltò e la vide.
Era forse la donna più bella che avesse mai visto.
Gli occhi di una colomba, la pelle d'alabastro e lunghi capelli biondi che scendevano inanellati come pendagli dorati sul collo e le spalle ben fatte.
Una ciocca ribelle declinava dolce sul viso e lei la spostava con un gesto delicato, quasi senza badarci.
“E' la più bella del paese” disse uno dei soldati ad Ordifren “ma non è per te. Questo posto non è per te.” Ridendo.
Lui lo guardò e proseguì oltre, seguito dagli sguardi sospettosi dei militari.
Gli era bastato poco per capire che i nuovi padroni tenevano in una morsa il paese ed i suoi abitanti.
Nessuno però l'aveva riconosciuto.
Tutti avevano dimenticato il piccolo Giorgio partito anni prima per andare a chiudersi nel monastero.
Raggiunse così il cimitero, dove riposavano i suoi antenati.
Nel chinarsi su una lapide sentì un latrato.
Si voltò di scatto e vide un cane, vecchio e stanco, accovacciato presso quelle tombe che guaiva verso di lui.
“Astro...” incredulo Ordifren “... Astro, vecchio compagno di giochi e giorni spensierati... sei proprio tu?” Accarezzandolo. “Mi hai riconosciuto... tu solo... fra tutti... mi hai riconosciuto...” stringendo con affetto il suo pelo “...eh, siamo cambiati tutti e due... io un bambino ricco di fantasia... tu il primo della muta, il più veloce e forte... saldo nella presa, fedele nel seguirmi... almeno per te, vecchio amico, il mio è un ritorno...” amaramente.
“Ti ha riconosciuto...” ad un tratto una voce alle sue spalle “... ti ha riconosciuto...”
Ordifren si alzò rapido e portò il suo coltello alla gola del giovane uomo che era dietro di lui.
“Chi sei?” A quello Ordifren.
“Ti ha riconosciuto...”
“Chi sei?” Agitando il coltello Ordifren.
“Non mi riconosci?” L'altro. “Sono... sono Flavio... il tuo compagno di giochi...”
“Flavio...” piano Ordifren “... quanto tempo...” poi i suoi occhi tornarono ad essere freddi “... mi sei caro come un fratello, ma se pronuncerai il mio nome i mi tradirai... io ti sgozzerò come un cane...”
“Perchè dici così?” Stupito l'altro. “Perchè torni straniero a casa tua?”
“Perchè per ingannare i miei nemici” rivelò Ordifren “devo prima ingannare i miei amici...”
“Sei venuto a liberarci!” Gridò quasi Flavio, se Ordifren non gli avrebbe impedito di farlo.
I due si strinsero forte per un lungo istante.
“Vieni...” Flavio.
Così lo portò in aperta campagna, fino a raggiungere un pozzo.
“Qui si radunano...” fece Flavio.
“Chi?”
“I pochi che non hanno paura di pregare nonostante i pagani...” spiegò Flavio “... c'è una cripta sotterranea, accessibile da questo pozzo...”
Sul pozzo però c'era una pietra incisa con delle parole apparentemente normali.
“Celano un enigma, la chiave per raggiungere la cripta...” indicando la pietra Flavio “... solo il parroco la conosce, ma è stato arrestato dai pagani...”
Ordifren naturalmente risolse l'enigma, scoprendo cosa legava quelle parole l'una all'altra.
Scesero nella cripta e trovarono il luogo in cui i credenti del paese giungevano a pregare prima che il parroco venisse arrestato.
Flavio corse a chiamare gli altri e in breve arrivarono nella cripta con Ordifren.
Vedendolo col saio lo credettero un chierico.
Su un altare di pietra vi era una statua di San Michele senza però più la lancia.
“La lancia era d'oro” raccontò Flavio al falso chierico “ma il capo dei pagani l'ha presa e la usa per cacciare cervi e fagiani...”
Allora un vecchio si avvicinò, porgendo ad Ordifren una lancia di legno.
“Padre...” disse il vecchio “... l'ho fatta io... sono un falegname... mettetela voi fra le mani di San Michele...”
Ordifren prese la lancia e la guardò, per poi spezzarla in due.
“Riavremo quella vera.” Con decisione, suscitando la loro commozione e la loro speranza.
Ecco cosa c'era inciso sulla pietra del pozzo:

Amico caro
Alba tropicale
Perni cedevoli
Festival canoro
Impasse rovinosa
Fecondo romanziere

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'enigma?
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Vecchio 14-11-2017, 18.08.41   #3662
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Lady Gaynor è sulla buona strada
Un'altro pezzo della storia di Ordifren... Sempre interessante, anche se dobbiamo conoscerla a pezzi...
Per l'enigma, in ogni riga è celato il nome di un uccello...

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Vecchio 14-11-2017, 18.11.18   #3663
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Bellissima storia, Ordifren è un mistero...sebbene il fatto egli rimetta la lancia a San Michele non mi va molto a genio

@lady Gaynor: penso la vostra sia la giusta risposta, pure io ho fatto gli anagrammi ma non trovavo alcuni nomi di uccelli.
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"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

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Vecchio 15-11-2017, 01.00.08   #3664
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Siete davvero un asso a risolvere enigmi, lady Gaynor!
C'è poco da fare e di questo passo mi costringerete a portare qui su Camelot arcani sempre più complicati ed impenetrabili
Ovviamente la risposta è esatta!
I miei complimenti




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Bellissima storia, Ordifren è un mistero...sebbene il fatto egli rimetta la lancia a San Michele non mi va molto a genio
Milady, la lancia di San Michele rimessa al suo posto non è un atto di Fede da parte di Ordifren, ma solo una forma di disprezzo verso i nemici che attanagliavano il suo paese natio.
Lui resta sempre un ateo e soprattutto un anticlericale, il che è tutto dire
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Vecchio 16-11-2017, 19.53.50   #3665
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Altro brano da "La vocazione", in cui si narra del giovane Ordifren...

Da quella sera la cripta sotterranea tornò ad essere il rifugio dei credenti del paese che si radunavano attorno al falso chierico, credendolo davvero un Ministro della Chiesa.
Ordifren invece aveva abbandonato il Convento di San Michele Anni prima prima, rinnegando così la sua vocazione.
Tuttavia quel travestimento sembrava davvero un perfetto stratagemma per ingannare la gente del posto e soprattutto i nobili pagani che li tenevano in pugno.
Così per giorni e segretamente il falso pastore guidò le ignare pecorelle, celandosi come un lupo famelico sotto quel saio bugiardo.
Ogni giorno, fingendosi un poeta, Ordifren si incamminava per la campagna del borgo, ma invece di recitare rime egli era impegnato ad intrecciare piani per liberarsi dei suoi nemici.
E fu in una fredda e grigia mattinata d'Inverno che rivide la bionda ragazza incontrata per un attimo il giorno del suo ritorno nel borgo.
Aveva incontrato altre donne prima di lei e da tutte aveva preso qualcosa, quasi come pegno funereo per la loro debolezza verso il suo fascino diabolico.
Ma lei sembrava diversa.
E forse diverso lo era anche lui ormai.
La giovane passeggiava distrattamente tra i boccioli di eriche, gli acerbi giacinti ed i castagni maturi.
I suoi occhi parevano mutare come il vento e l'umore di chi restava a fissarli per troppo a lungo, quasi si alimentassero delle passioni che animano gli uomini bramosi.
I capelli erano di un biondo pallido ed indefinito, come il grano non ancora maturo ma già accarezzato dal Sole cocente.
Le sue labbra erano simili al corallo ed i suoi denti brillanti come perle.
La pelle era cangiante, come se il cielo riflettesse la sua bellezza su di lei.
Qualcosa di inquieto, una vaga soddisfazione sembrava seguirla e forse per questo nessuno era riuscito mai, nemmeno suo marito, a conquistarla davvero.
Indossava un abito di un verde vivo, con nastri rossi e maniche a sbuffo di un bianco candido.
Tra la gonna e gli alti stivali scuri si vedevano le ginocchia nude e ben fatte.
Tra le mani stringeva un libro dalla copertina blu cobalto e le parole impresse di un inchiostro chiaro, quasi argenteo.
Ordifren ai piedi di una quercia poco distante era lì a fissarla.
Lei proseguì la sua passeggiata, fino a quando sentì dei passi giungere alle sue spalle.
“Per Paride era tutto molto facile...” disse lui apparendo dietro di lei.
La ragazza si voltò di scatto ad udire quella voce.
“Cosa?” Stupita lei.
“Paride...” lui “... nel conquistare Elena... aveva l'aiuto di Afrodite...”
Lei non disse nulla.
“Se bastasse una mela d'oro...” Ordifren avvicinandosi a lei, per poi sfiorarle i capelli “... sarebbe tutto molto semplice...” mostrandole poi una mela rossa, quasi l'avesse fatta comparire per magia dai suoi capelli.
“Siete un illusionista?”
Lui sorrise.
“Non vi conosco.”
“Io conosco te, Maria...”
“Come conoscete il mio nome?”
“Forse dal tuo diario...” indicando lui il libro che lei aveva con sé.
Maria restò meravigliata, quasi impressionata.
“Di certo avete udito da qualcuno in paese il mio nome...” la ragazza dopo un istante.
“Non parlerei mai con nessuno di te.”
“E magari notando questo” lei agitando il diario “avete intuito che fosse il mio diario...”
“E come potrei conoscerne il contenuto?”
“Il... il contenuto?” Titubante lei.
“So che sei infelice, Maria...” il finto chierico “... che questo luogo è per te una prigione... che immagini e sogni il mondo intero... che dubiti esista davvero l'amore...”
“Io devo andare ora...” e si voltò per andar via a passo svelto.
“Non andartene, Maria...”
Lei si fermò di colpo, senza capirne il perchè.
“Conosco l'indovinello di Mana Serace...”
“L'indovinello?” Ripetè lei incredula.
“Quello che tuo padre ti leggeva ogni sera prima di andare a letto...” guardandola negli occhi lui “... quello di Mana Serace, l'uomo nero che dal buio spaventava le bimbe cattive... tuo padre di voleva suora, chiusa in un convento...” ridendo piano “... non è vero? E quell'indovinello, per qualsiasi bambino che si avvicinava a te, era il solo modo per scacciare Mana Serace... se non lo indovinavano tu avresti portato loro la sua maledizione...”
“Era...” lei inquieta “... era solo una sciocca favola che spaventava i bambini...”
“Eppure tu non hai mai incontrato la felicità.” Sentenziò Ordifren.
Poi allungò la mano e prese il diario di lei.
Lo aprì e lo sfogliò, trovando quasi subito la filastrocca di Mana Serace e l'indovinello che in essa si celava, che così recitava:

“Colorata di azzurro, questa destra a gestire il potere è abilitata,
lo tiene nelle mani e lo amministra anche se viene spesso bacchettata.”


Ordifren chiuse allora il diario, guardò Maria e le sussurro ad un orecchio la soluzione, per poi baciarla.
Lei lo schiaffeggiò e poi corse via.
Ma la ragazza ben sapeva che qualcosa era accaduto dentro di lei in quel momento e che nulla sarebbe stato più lo stesso.

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Vecchio 16-11-2017, 19.57.50   #3666
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Oh Maria, che ancora non sai cosa ti attende...
Per l'enigma, provo con "fata Turchina"

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Vecchio 16-11-2017, 20.04.17   #3667
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Un Ordifren davvero particolare..ma come avete detto, Sir, era la sua gioventù.

Io direi "penna".
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Vecchio 17-11-2017, 01.00.22   #3668
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Oh Maria, che ancora non sai cosa ti attende...
Per l'enigma, provo con "fata Turchina"
Non è che anche a voi, come a Maria, hanno raccontato da piccola dell'uomo nero per tenere lontani i ragazzini?
Beh, comunque anche stavolta avete centro, milady!
E' proprio questa la soluzione!
I miei complimenti



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Un Ordifren davvero particolare..ma come avete detto, Sir, era la sua gioventù.

Io direi "penna".
Milady, naturalmente Penna non è la risposta esatta
Quanto ad Ordifren, beh, spesso il Bene ed il male hanno lo stesso volto...
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Vecchio 17-11-2017, 10.04.13   #3669
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Due presunti aurei in pochi giorni... Sir, dite che mi sto specializzando?

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Vecchio 18-11-2017, 18.19.10   #3670
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Due presunti aurei in pochi giorni... Sir, dite che mi sto specializzando?

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Complimenti lady Gaynor...solo due??Non siate modesta, ne avete indovinati quasi tutti.
Infatti Sir Guisgard, proprio per questo, dovreste dare uno dei vostri famosi premi a lady Gaynor
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