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Vecchio 18-04-2011, 04.35.03   #371
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Pasuan galoppava verso il palazzo, con mille e più pensieri che attraversavano il suo cuore.

“Passami l’arco ed i dardi, o scudiero!
Fa lucidare la corazza, la migliore invero!
Fa come ti dico, fa tutto con passione ed ardore!
Che ora dovrò misurarmi con Amore, mio signore!”

Era il menestrello col suo liuto, seduto presso la strada.
“Vuoi un passaggio? Sono diretto al palazzo.” Disse Pasuan.
“Non è posto per un menestrello, messere!”
“Il tuo canto può allietare gli animi mesti di chi vi abita.”
“I nobili amano sentire storie di guerre e di battaglie…” replicò il menestrello “… a chi volete che interessino i miei versi sull’amore?”
Pasuan sorrise.
“A voi forse?” Domandò il menestrello.
Il sorriso di Pasuan si mutò in un velo di malinconia.
“Devo tornare al palazzo…” mormorò il cavaliere “… ma vorrei invece andare via… forse ritornare al mio paese… e dimenticare tutti coloro che ho conosciuto qui…”
“Servirebbe a qualcosa, cavaliere?”
“Se vi riuscissi si, servirebbe!”
“E’ possibile riuscire in questo?”
Pasuan non rispose e riprese il suo cammino fino al palazzo.
Vi giunse e subito notò agitazione tra la gente e tra i soldati della guardia.
“Chi non muore si rivede!” Esclamò Finiwell nell’incontrarlo presso la Porta dei Leoni.
“Cosa accade qui?” Chiese Pasuan.
“Il duca è stato ritrovato!” Rispose Finiwell. “A momenti giungerà nel palazzo!”
Suonarono allora le trombe e tutte le guardie presero ciascuna il proprio posto.
“Vieni, ragazzo.” Disse Finiwell a Cavaliere25. “Godiamoci lo spettacolo… oggi è un gran giorno per Capomazda e per tutti noi!”
Il suono del corno però era stato udito anche da Dafne, che si trovava da sola nella sua casa.
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Vecchio 18-04-2011, 04.47.32   #372
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Cimarow fissò Melisendra.
Il tocco delle mani di lei nel dargli il bracciale, il suo sguardo, le sue parole.
Era una donna particolare e Cimarow l’aveva compreso.
“Un’incantatrice? Non ho mai conosciuto un’incantatrice!” Disse Nyclos, il fratello del signore del castello. “Cosa sarebbe un’incantatrice? Una sorta di strega forse? Credevo che fosse solo una delle tante infamie che la Chiesa ha gettato su coloro che non abboccano alle sue fandonie!”
“Questo bracciale è dunque appartenuto a lady Talia…” mormorò Cimarow osservando il prezioso gioiello “… ciò vuol dire che proviene dal leggendario tesoro dei Taddei…”
Nyclos si avvicinò e finalmente cominciò ad osservare con attenzione quel bracciale.
I due fratelli si scambiarono un rapido sguardo.
“Quando metteremo le mani su quel tesoro…” disse Nyclos “… saremo i primi nobili del regno!”
“Milady…” fece Cimarow rivolgendosi a Melisendra “… seguite quella vecchia servitrice… vi condurrà alla vostra camera… da oggi sarete nostra ospite e nessuno vi potrà più minacciare…”
La vecchia servitrice allora condusse Melisendra nella sua camera.
Era una camera non troppo grande, ma sufficiente per una persona.
“L’agnello non dovrebbe dormire nella tana del lupo…” mormorò la vecchia mentre usciva.
Ma un attimo dopo l’attenzione di Melisendra fu rivolta verso il cortile del castello.
Da una finestra vide giungere nel maniero alcuni cavalieri, annunciati dal suono di un corno.
“Sir Gouf è qui!” Gridò qualcuno dalle mura.
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Vecchio 18-04-2011, 05.06.22   #373
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Melisendra sarà presto famoso
Il Lord pareva essere ben risposto nei miei confronti. Difficile a dirsi con esattezza, poichè i draghi sorridono prima di mangiare... pertanto non tirai un sospiro di sollievo quando mi congedò e seguii la vecchia nella camera a me adibita.
Non ero certa, ma la loro ospitalità si poteva considerare più una generosa prigionia che un atto cortese.
Ignorai il commento sarcastico dell'anziana donna e attesi che mi porgesse acqua fresca per rinfrescarmi e alcune vesti.
Neppure il tempo di cambiarmi e subito il suono del corvo attirò la mia attenzione. Mi sporsi al balcone per osservare meglio ciò che avveniva. La veste bianca spiccava contro le nere pietre del castello.
Lo vidi e mi aggrappai convulsamente al parapetto. Animo!, mi dissi.
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Vecchio 18-04-2011, 05.21.46   #374
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Il passo era sicuro, il portamento fiero.
Lo sguardo indecifrabile, in quegli occhi neri come la notte, l’espressione vagamente compiaciuta.
Raggiunse i suoi alloggi e subito alcuni servitori l’aiutarono a svestirsi.
“Bentornato, mio signore…”
“Vieni pure avanti, Aytli.” Disse lui. “Non credevo di trovarti già qui al mio ritorno.”
“Il sopralluogo non ci ha portato via troppo tempo.”
“Novità?”
“Niente che già non sapessimo.” Rispose la donna. “La stretta di Saggesia è l’unico passaggio vitale ancora in mano ai nostri nemici.”
“Già…”
“Ci sono delle novità, mio signore.”
Gouf fissò incuriosito Aytli.
“Abbiamo incontrato una donna… era inseguita da due cavalieri di Capomazda.”
“E cosa è accaduto?” Chiese Gouf sorseggiando dalla sua coppa.
“Abbiamo ucciso i due cavalieri e condotto con noi la donna.”
“Perché? Sai bene che nessuno deve scoprire l’ubicazione di questo luogo.”
“Aveva con sé uno strano bracciale, mio signore.”
“Che bracciale?”
“Ora l’ha preso sir Cimarow.”
“Hai commesso una leggerezza, Aytli.”
“Io non mi fido di quella donna.”
“Da ordine che sia condotta a me.”
“Si, mio signore.”
Poco dopo la vecchia servitrice bussò alla porta di Melisendra.
“Hai destato il lupo più grosso e più affamato…” mormorò ridendo in maniera grottesca “… vieni, ti condurrò nella sua tana…”
Un attimo dopo Melisendra fu fatta entrare negli alloggi di Gouf.
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Vecchio 18-04-2011, 05.36.55   #375
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Quella donna iniziava a irritarmi, ma anche questa volta la ignorai.
Spazzolai la veste e mi diressi a testa alta attraverso i corridoi, seguendo la mia infernale traghettatrice. Dovevo apparirle come una fragile colomba gettata in un covo di belve. Come darle torto? Non avevo altre doti che non fossero i miei poco belligeranti poteri.
La vecchia aveva ragione: al confronto gli altri lupi parevano dei lupacchiotti, lo avevo percepito nell'aria. Ci stavamo avvicinando alla tana del lupo.
Al momento di entrare abbassai gli occhi, quasi con rassegnazione e li rialzai solo quando la vecchia uscì, sbattendo la porta.
Non dovetti impegnarmi molto per mettere in atto una credibile reazione di sopresa.
"Voi...", sussurrai arretrando di un passo, come colta da una vertigine. Sul mio volto si dipinse lo stupore, il timore e un'oscura felicità.
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Vecchio 18-04-2011, 05.56.13   #376
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Il rosso.
Il rosso liquido che riempiva quella coppa, dalla quale il Cavaliere del Gufo sorseggiava.
Su di esso si specchiava l’immagine del suo volto, che sull’increspata superficie assumeva tratti contorti e deformi.
I celti raccontano che di notte, fissando uno specchio è possibile vedere la propria anima.
Un’anima che in quelle circostanze appare col suo vero volto.
Gouf fissò Melisendra.
Ed in quel momento qualcosa attraversò il suo sguardo.
Qualcosa di indecifrabile.
E dopo alcuni istanti ritornò a sorseggiare da quella coppa.
“Non so perché…” disse fissando nel vuoto “… ma ho sempre sentito che ti avrei rivista… eppure donne come te non arrivano a vivere a lungo… e invece eccoti qui…”
Si alzò e si avvicinò alla finestra.
Poi verso Melisendra.
“Tu sei molte cose…” continuò sfiorandole i capelli “… ma non una ladra…” lasciò scivolare la sua mano sul braccio di lei “… perché allora fuggivi da quei cavalieri? Un servo mi ha parlato del bracciale che avevi con te… due soli cavalieri ad inseguire una ladra capace di rubare un oggetto dal leggendario tesoro dei Taddei…”
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Vecchio 18-04-2011, 06.17.18   #377
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Si aggirava intorno a me come un gatto che gioca col topolino.
NOn aveva alcun timore di sfiorarmi, ben conoscendo i miei poteri, pareva sfidarmi.
Afferrai una coppa e mi versai da bere. Il liquido rosso scivolò nella mia gola sciogliendo il nodo che vi si era formato. La appoggiai.
"Credevo... io pensavo... che voi foste..." le parole morirono silenziosamente. Lo guardai negli occhi, mettendo da parte ogni incanto.
"Sono riuscita a fuggire... due lune dopo il nostro ultimo incontro. Ora devo badare a me stessa... lui mi sta cercando." Bevvi un altro sorso. "Quello stupido bracciale... sono arrivata a Capomazda qualche giorno fa e ho messo gli occhi sulla triste moglie di quel pomposo arciduca, dal cui polso presi il bracciale... non mi ero accorta di aver dimenticato di incantare quelle due guardie, quando sono corsa fuori era ormai troppo tardi."
Mi ritrassi al suo tocco, come se mi bruciasse e gli domandai: "A proposito di vita... sarebbe lecito chiedervi quanto ancora pensiate possa durare la mia?"
Lo guardai con aria di sfida. Mi voltai e mi appoggiai contro il suo petto.
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Vecchio 18-04-2011, 06.44.24   #378
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Il corpo di lei contro quello di lui.
Ed anche gli sguardi, per un attimo, furono l’uno nell’altro.
Gouf prese la mano di lei con la coppa e vi versò altro liquido.
“Questo nettare” disse “pare sia la Panacea per ogni male ed il preludio per ogni piacere…”
Sorseggiò dalla sua coppa.
“Non credi che questo sia poi il vero senso della vita? Già, la vita… una parola che ricorre spesso… la vita dei miei uomini, quella dei miei nemici… la vita dell’ultimo dei Taddei e quella di sir Cimarow… quante vite… e la tua? La tua non vale tanto ora che tutto dipende da questa guerra… e perché allora non ucciderti?”
Accennò un sorriso.
“E se così fosse, in che modo ucciderti? Forse lui già sa che ti trovi qui… non conosce questo luogo, nessuno può conoscerlo. Ma conosce te. Avverte il tuo odore e tu lo sai…”
Posò la coppa sul tavolo e si avvicinò di nuovo a lei.
Il suo petto era contro la schiena di lei.
“Ora sei nel castello di colui che prenderà il posto dei signori di queste terre…” le sussurrò all’orecchio “… e devi essere all’altezza… per ora, fino a quando lo vorrò, solo tu ed io sapremo che razza di donne tu sia veramente… nel frattempo sarai una degna ospite di questo luogo…”
Con un gesto improvviso le strappò la lunga veste, che, sfiorandole la bianca e morbida pelle, scivolò come una carezza lungo le spalle, i fianchi e le gambe, fino ai suoi piedi.
In quel momento entrarono alcune ancelle con delle vesti nuove.
Gouf si sedette davanti a lei, facendo cenno alle ancelle di preparare la donna.
“Stasera, per la prima volta in vita tua, sarai una degna dama… degna di sedere al tavolo con nobili uomini…”
E restò a guardarla mentre le ancelle la preparavano.
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Vecchio 18-04-2011, 07.02.45   #379
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“Cosa devo fare ora che giungeremo al palazzo? Io non so neanche cosa dire…” disse Icarius fissando Izar e August.
“Non datevi pensiero di questo, mio signore.” Lo tranquillizzò il filosofo. “La gente vuole solo vedervi. Non occorre che diciate o facciate nulla.”
August lo guardava senza dire nulla.
Icarius incontrò il suo sguardo ed il fedele cavaliere gli sorrise.
“Non abbiate paura, siete a casa vostra.” Disse l’amico d’infanzia.
A quelle parole Icarius sentì un senso di serenità prendere piede dentro di sé.
“Grazie, amico mio.” Sorridendo anch’egli.
August restò stupito da quel gesto e da quelle parole del suo signore.
La carrozza superò la monumentale Porta dei Leoni e Capomazda fu avvolta dal suono di tutte le sue campane e di tutte le sue trombe.
E giunta nel cortile del palazzo, finalmente la carrozza fermò la sua corsa.
La porta di aprì e il duca si mostrò a tutti loro.
L’araldo cominciò a recitare:

“Il figlio del vento… il magnifico, il magnanimo, il migliore!
Il prediletto del Cielo…


“Ma cosa significa questo?” Chiese stupito Icarius ad Izar che gli stava accanto.
“Sono gli epiteti che contraddistinguono la vostra persona, milord.” Rispose questi a bassa voce.
“Ah, ma io non so… non credo sia il caso… va bene così, fermati ora…” disse Icarius all’araldo.
“Milord!” Esclamò Izar.
“Cosa ho detto?”
“Non si possono interrompere gli epiteti che annunciano uno dei Taddei!”
“Ah… io non… e sia, perdonami, amico mio, continua pure…” fece Icarius all’araldo.
“Milord!” Esclamò di nuovo Izar.
“Cosa c’è ancora?”
“Il duca non chiede scusa a nessuno che non sia il re, o il vescovo!”
“Veramente io… e sia… riprendi pure!” Disse, fingendo aria solenne, all’araldo.
Izar fissò l’araldo ed annuì.

“Il figlio del vento… il magnifico, il magnanimo, il migliore!
Il prediletto del Cielo… il campione della Cristianità e vassallo della Chiesa!
Il prescelto di San Michele… il primo cavaliere del regno, l’eroico!
Sua eccellenza… lord Icarius de Taddei, signore delle terre e delle genti di Capomazda!”


E tutti i cavalieri salutarono il loro signore alzando in aria le lance.





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"Vedo che ancora apprezzate questi crudeli giochetti...", replicai asciutta, accarezzando i lembi del mio povero vestito. A fronte alta e del tutto a mio agio di fronte ai suoi occhi che scrutavano minuziosamente la mia persona, allargai le braccia e lasciai che le donne mi liberassero dei brandelli di stoffa.
"Su una cosa avete torto, però... la mia vita non ha mai avuto tanto valore..." sorrisi, alzando fieramente il mento. "Sono libera, adesso. Non dimenticatelo."
Le mani delle ancelle scorrevano sul mio corpo, rinfrescandolo con acqua di rose e frizionando. Sollevai le braccia e mi infilarono una leggerissima tunica color smeraldo, trasparente e soffice. La allacciarono stringendo i lacci sulla schiena e mi fecero passare sulla testa una veste di colore simile, ma di seta. L'ampia scollatura era ornata di piccole perle e fili dorati. Le maniche scendevano accarezzandomi i polsi. Una cameriera si indaffarò nel chiudere tutti i bottoncini di quel prezioso abito. Altre presero a spazzolare i capelli in morbide onde e a profumarle. Una volta terminato se ne andarono silenziose come topolini.
Mossi qualche passo nelle scarpine nuove e osservai la stoffa aderire al mio corpo ad ogni movimento. Una dama per bene non avrebbe mai indossato qualcosa di tanto sfacciato.
"Siete un mistero, Gouf... potreste uccidermi senza battere ciglio e invece mi fate indossare un bel vestito e mi offrite un sontuoso banchetto..." scossi il capo. "Ci ritroviamo sempre sul filo del rasoio, dove ci eravamo lasciati... uhm, qual era quella cosa che amavate ripetere?" mi soffermai pensosa. "Amore e morte...", accennai a un sorriso. "Voi siete l'istinto di morte quanto io quello che ci spinge alla vita... ecco che razza di donna sono."
Mi avvicinai a lui e gli sfiorai una tempia, lasciando fluire le ancestrali forze che scorrevano sotto la mia pelle. Il tocco non parve mutare la sua espressione. Allontanai la mano, ben conscia invece del fatto che lo aveva avvertito con la stessa forza di una vampata di fuoco.
"Non mi pare che abbiate mai avuto di che lamentarvene."
Assunsi un'espressione distaccata e tornai ad ossevare rapidamente il mio riflesso nello specchio. Poi mi voltai verso di lui, fingendo sfacciatamente una docilità che non mi apparteneva. "Quando volete, Gouf... sono pronta a seguirvi."
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