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#381 |
Cittadino di Camelot
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Ci avevano divisi, e probabilmente...conoscevano le nostre identita', ma ormai non si poteva tornare indietro......se avessi potuto togliere il cappuccio, lo avrei guardato negli occhi........ma lo lascia calato sulla testa...e mi avvia verso la torre
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#382 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Voglio andare con lui" disse Guisgard "ti confesserò al mio ritorno."
"No" rispose il monaco "domattina all'alba devo celebrare messa e sono in peccato. Mi confesserai ora." "E sia" disse Guisgard "ma facciamo presto." Si voltò e vide Elisabeth uscire dalla cappella. La donna giunse alla torre e qui le guardie la condussero verso una cella. "Qui dentro c'è il prigioniero" disse una delle guardie "entra e confessalo, monaco." Elisabeth entrò nella cella e vide un prigioniero addormentato in un angolo e coperto da un a coperta vecchia e maleodorante.
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#383 |
Cittadino di Camelot
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Quel posto era dimenticato da Dio, mi avvicinai a quel fagotto inerme che giaceva a terra.......l'odore era tremendo, mi chinai....e scossi il prigioniero...era buio e non vedevo nulla o poco......
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#384 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Elisabeth scosse quel prigioniero e subito la coperta svivolò a terra.
Il prigioniero si voltò e la debole penombra bastò ad illuminargli il viso. Ed agli occhi di Elisabeth si mostrò una scena orrenda: quel prigioniero era un vecchio lebbroso. La pelle e le carni si staccavano via, sotto il flusso continuo ed infetto del sangue e ovunque era diffuso un nauseabondo odore di marcio. Le guardie scoppiarono a ridere a quella scena. "Prendete questa donna prima che il lebbroso la infetti!" Ordinò una delle guardie. "Al barone occore che sia sana!" E di nuovo le loro risate invasero quell'infelice luogo, mentre Elisabeth veniva portata via, nei meandri più segreti ed inespugnabili di quel castello.
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#385 |
Cittadino di Camelot
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Provai un senso di nausea che a stento trattenni, era questo l'intento, " toglietemi le mani di dosso, so camminare da sola...."....fino a che ne avessi avuta la possibilita' almeno.....ero andata a vigilare su Guisgard e non riuscivo neanche a proteggere me stessa....speravo per lui e per gli altri una fine migliore
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#386 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, nella locanda, Jigaen aveva ascoltato le parole di Llamrei.
"Una porta per ritornare in quel luogo, mia signora? E se li dentro dovessimo veder giungere la nostra ora? Ma non andrete da sola, pur se temo questo pensiero. Vi accompagnerò e da quella porta saremo nel maniero!" Così, la dama ed il buffone, con il favore della notte, percorsero quella via che Llamrei ben ricordava. E giunti a quel passaggio ai più segreto, oltrepassandolo si ritrovarono di nuovo nel castello. Morris, nel frattempo, camuffato da spia, raggiunse altri tre individui. "Mortimer" disse uno di loro "dove ti eri cacciato? Aspettavamo te. Sir Geowan ci ha fatto chiamare. Ci attende nel cortile all'alba. E' quasi l'ora, muoviamoci!" Sulla strada per Camelot, intanto, Hastatus cercava riparo in quel vecchio monastero, mentre si avvicinava sempre più il poderoso galoppo dei cavalieri neri. Ad un tratto si aprì una porta nella muratura ed una mano invitò Hastatus ad entrare. Dentro, illuminato da un grosso cero, vi era un uomo vestito di umili stracci e pelli per ripararsi dal freddo e dall'umidità. Aveva barba e capelli bianchi. Si accostò ad una fenditoia del muro ed osservò all'esterno. "Quei maledetti" cominciò a dire "non osano entrare in questo santo luogo. Non possono." Guardò poi Hastatus e aggiunse: "Qui sarete al riparo da quei demoni." Poi gli fece cenno di seguirlo. Giunsero in una stanza dove era preparata, con umili cibi, una tavola. "Sedetevi e mangiate con me, cavaliere" disse l'eremita "il male vuol fiaccarci nello spirito come nel corpo. Mangiate e riavrete le forze." I cavalieri neri, intanto, restavano fuori al monastero, tenendo a stento i loro nervosi cavalli, in attesa che la loro vittima uscisse da quel luogo per loro invalicabile. Elisabeth intanto era alla mercè delle guardie. "Se osi fare ancora resistenza" minacciò una delle guardie "ti mozzerò quella tua maledetta lingua!" E fu così condotta in una piccola cella segreta, situata in fondo ad un lungo corridoio ben sorvegliato dalle guardie. "Bada di non darci noie, bellezza" intimò il carceriere "oppure di darò come premio ad ognuno di questi soldati!" Ad illuminare quella piccola e umida cella, vi era solo una piccola finestrella sul soffito, dalla quale penetrava la luce della Luna. Ma poco dopo iniziò ad albeggiare ed anche la Luna, come l'ultima compagna di quella sventura, svanì, investita dall'aurora, lasciando Elisabeth ancora più sola in quell'infame luogo.
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#387 |
Cittadino di Camelot
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Avrebbero potuto mozzare la mia lingua,ma non il decorso dei miei pensieri........guardai l'amica luna che copriva benevola il mio volto con i suoi raggi.....il silenzio in quella cella era scandito solo dal mio respiro, quello e' il momento in cui un essere umano rimasto solo, rimpiange di non aver espresso i propri sentimenti.....di aver reagito sempre in memoria dell' amor proprio...la presunzione umana di essere immune a signora Morte, intanto la desideravo con tutta me stessa......Se almeno fossi stata sicura sulla buona sorte dei miei compagni, avrei potuto sperare che Arno' un giorno potesse diventare Cavaliere...........poi come per magia..un lieve raggio di sole bacio' la luna......e rischiaro' quel posto che mi fece raggelare il sangue nelle vene...rimasi in piedi sotto quel piccolo punto luce......era l'alba
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#388 |
Cittadino di Camelot
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Arrivai al cospetto di Sir Geowan e ..subito..esclamai:
"Sono stato costretto ad uccidere Morris, era riuscito ad eliminare i miei due affiancati...maledetto!!! Ora.. voglio la morte di tutti gli altri...dove sono adesso"???!!! ![]() Morris's Creed |
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#389 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Sir Geowan osservò Mortimer/Morris ed un ghigno gli attraversò il volto.
"Conserva il tuo ardore per quando li avremo trovati!" Disse. "Uno dei miei, travestito da monaco, sta intratenendo uno di quei dannati nella cappella. Recatevi là e sgozzatelo come un maiale." Poi aggiunse: "Sua signoria ha trovato le due donne da sacrificare. Una è già nelle nostre mani. Quando avrete finito il lavoretto alla cappella, andate in cerca dell'altra donna e quando l'avrete catturata la condurrete a me!" Llamrei e Jigaen, intanto, attraverso quella porta segreta erano penetrati nel castello. Si ritrovarono in un lungo e semibuio corridoio. Le porte che si affacciavano su questo erano tutte chiuse. Tutte tranne una. Jigaen con attenzione l'aprì e si accorse che non vi era nessuno dentro. Entrarono e videro il suo misterioso arredamento. Libri, uccelli impagliati, strani dipinti raffiguranti sabba demoniaci ed idoli orientali con fattezze caprine. E sulla parete centrale era incisa una grande croce a cinque punte. "Atmosfere demoniache e visioni infernali, dominano questa stanza negata ai mortali!" Disse Jigaen tradendo un forte senso di paura. Ad un tratto si udì un grido allucinante seguito da una lunga e delirante risata di donna. "Oh Cielo, avete udito mia signora?" Di chi sarà quel grido della malora?" Chiese terrorizzato Jigaen. Al monastero, nel frattempo, Hastatus aveva trovato riparo dai cavalieri neri grazie a quel vecchio eremita. "Chi siete, cavaliere" cominciò a chiedere questi "e da dove venite? Cosa vi ha spinto in questo remoto e maledetto luogo?" E nella sua cella, Elisabeth era inondata dal chiarore dell'alba. Come una fontana di luce, i primi raggi del giorno riepivano quella buia stanza, diffondendo ovunque un leggero tepore. La donna era in piedi, quasi a voler attendere il suo destino. Ad un tratto udì dei passi e alle sbarre della cella apparvero un gruppo di uomini. Erano tutti armati tranne uno. Sembrava un chierico e cominciò a dire: "Siete stata vista svolgere strani riti durante il vostro soggiorno a Tintagel. Insieme a voi vi era un'altra donna. Siete entrambe accusate di stregoneria e presto sarete processate. Se ci rivelerete dove si trova ora la vostra compagna, potrete sperare nella clemenza di chi vi giudicherà".
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#390 |
Dama
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Rimasi pietrificata nell'udire quel ghigno malefico. Realizzai che la tensione mi aveva fatto prendere la mano di Jigaen e notai subito il suo sorriso sornione.
"Non ti mettere in testa strane idee ragazzo. NOn ho tempo per questi mielosi scambi di occhiate. Andiamo avanti: cerchiamo di capire chi sia quella cosa che ha ghignato in tal orripilante modo. Ricorda la strada del ritorno: nel caso io non riesca a far ritorno, tu dovrai uscire di qui ed avvisare i nostri compagni. Hai capito? NOn tradirmi: se mai tu lo facessi, o solo lo pensassi, una volta fuori di qui, se Dio mi vorrà viva, ti spezzo le braccine. Chiaro? Ora proseguiamo. Fai silenzio"...e gli afferrai nuovamente la mano e proseguimmo lungo lo stretto corridoio. |
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