30-10-2010, 12.10.05 | #411 |
Cittadino di Camelot
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Lanciai un’occhiata torva al cavaliere a quella sarcastica domanda... gli avrei risposto per le rime se non fossi stata frenata dal pensiero che, dopo tutto, se non ero finita in fondo a quella trappola era stato per merito suo. E tuttavia una feroce delusione mi ribolliva dentro: mi sporsi un poco e lanciai ancora uno sguardo sul fondo della crepa... il mio arco era laggiù, l’arco che possedevo da sempre, quello che mio padre mi aveva regalato e con il quale mi aveva incitata ad esercitarmi per intere giornate...
“Andiamo!” sbottai, senza che il tono secco riuscisse a nascondere del tutto quella frustrazione “Ce la faccio a camminare... e voglio scoprire a chi dobbiamo questo scherzetto!” Mi voltai per riprendere la via e, non potendo più trattenermi, canticchiai a bassa voce: “L’intrepido e prode cavaliere batte fior di nemici ma vien battuto da due topolini...”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
30-10-2010, 17.27.47 | #412 |
Dama
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"Mia cara...non so nemmeno il tuo nome...ma conosco le tue pene. Dobbiamo rassegnarci a stare qui...finchè qualcuno, magari più veloce di Sir Morris, anch'esso imprigionato in un limbo sconosciuto quindi impotente ad aiutarci, venga in nostro aiuto. Ho chiesto almeno un libro da leggere...speriamo almeno che sappiano, quei testoni di carcerieri, "che cosa" sia un libro...."
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30-10-2010, 17.39.49 | #413 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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E mentre Louis era intento a parlare con Morven, qualcuno bussò alla sua porta.
"Strano..." mormorò il vechio cavaliere "... sembra che il bosco sia frequentato più del solito..." Chiese permesso al suo ospito e ad andò ad aprire la porta. Qui trovò una giovane fanciulla e la cosa lo incuriosì non poco. "Il bosco non è posto per una ragazza sola..." disse "... entrate e venite accanto al fuoco... l'umidità di questo luogo è nociva alla salute." E fattala entrare, Louis fece sedere la giovane Gonzaga davanti al camino, porgendole una calda tisana di erbe. "Chi siete, damegella?" Chiese il vecchio cavaliere. "E cosa vi spinge ad avventurarvi da sola in questo luogo inospitale e dimenticato?"
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30-10-2010, 17.54.16 | #414 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso istante, nel cuore oscuro del bosco, in un'umida cella Llamrei e la ragazza prigioniera cercavano di farsi forza a vicenda.
"Argalie..." mormorò la ragazza "... il mio nome è Argalie... ed il vostro, milady?" Ma prima che Llamrei potesse risponderle, nella cella giunsero tre di quegli uomini tatuati. "Ora inizia lo spettacolo..." disse uno di questi alla fanciulla. "Portiamo con noi anche l'altra..." aggiunse un altro di loro "... così potrà rendersi conto di cosa sono i nostri rituali di purificazione..." Gli uomini allora liberarono dalle catene le due prigioniere e le condussero in una grande sala. Innumerevoli candele, di ogni dimensione, ne illuminavano lo spazio, mentre strani disegni ornavano le colonne disposte lungo le pareti. Al centro della sala vi era un grande altare e ai suoi angoli bruciavano quattro grossi bracieri poggiati su semicolonne. La ragazza fu legata sull'altare, mentre Llamrei alla colonna più vicina da questo. All'improvviso tutti gli uomini presenti, forse un centinaio, cominciarono a recitare una sinistra litania. Un attimo dopo dalle porte in fondo alla sala apparve una delirante figura.
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30-10-2010, 17.54.30 | #415 |
Cittadino di Camelot
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" Vi ringrazio messere per la vostra ospitalità. Di solito non mi avventuro mai nella parte del bosco che va al di là del fiume.So dei suoi pericoli e dei briganti che di solito si possono incontrare.
Io vivo in una modesta dimora , in solitudine dopo la morte del mio amatissimo padre. Amo passeggiare per il bosco andando in cerca di erbe medicinali, con la quale creo profumi e medicamenti, che possano alleviare ogni genere di dolore. Questa tisana che mi avete offerto , per esempio, è tiglio e camomilla, molto adatta per questo momento". Mentre cercavo di scaldare le mie mani stringendo la tazza , mi giravo intorno per cercare di capire se accettare la loro ospitalità era stata cosa giusta. Il mio corpo aveva di certo bisogno di ristoro e quella tisana con il calore di quel bel camino acceso erano perfetti.
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30-10-2010, 18.03.08 | #416 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Louis osservò con attenzione quella ragazza.
"Si... è tiglio e camomilla..." disse "... vedo che conoscete molto bene le erbe ed i loro effetti..." Gettò allora altra legna sul fuoco. "Vivete quindi al di là del fiume..." continuò "... dovreste essere però più accorta, milady... in questo bosco accadono spesso cose non tanto belle..." Morven, intanto, era rimasto nella stanza dove si trovava la spada di Louis.
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30-10-2010, 18.33.49 | #417 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, nelle profondità del bosco, Guisgard e Talia cercavano di comprendere dove fossero finiti.
"Cosa?" Chiese stupito Guisgard alla ragazza, avendo in qualche modo compreso il senso di quella canzoncina. "Cosa sarebbe questa canzone ora?" Le si parò davanti e con le mani sui fianchi continuò: "Sia chiaro che io non ho paura dei... si, insomma, di quelle bestiacce! No, mi danno solo il disgusto! E comunque, in natura non esiste niente di più sporco e stomachevole dei ratti! E per dirla tutta..." Si interruppè e scosse la testa. "Ma che perdo a fare il mio tempo tempo con voi..." mormorò "... stupido io che mi sono fatto trascinare in questo posto dalle vostre suppliche! Si, perchè mi avete supplicato!" Esclamò guardandola. "E... bah... proseguiamo, che è meglio..." Ripresero così il cammino, fino a quando, finalmente, quel sinistro corridoio sembrò essere finito. Infatti una nicchia si apriva nella parete di pietra, dando accesso ad un vestibolo laterale. Guisgard allora prese due candele e cercò di illuminare l'interno di quell'ambiente. Era una stanza quasi vuota, fatta eccezione per alcune stoffe variopinte gettate a terra. Ma il vestibolo dava ad un altro ambiente attraverso un piccolo passaggio. E quando l'ebbero attraversato, Guisgard e Talia si ritrovarono in un sala illuminata da alcune torce. A terra vi erano dipinti segni simili a quelli che i due avevano visto in precedenza. "Ascoltate..." disse Guisgard a Talia "... sentite queste voci?" Infatti si udivano tante voci sovrapposte, come se recitassero una qualche litania. "Sembra provengano dall'altra parte della parete." Indicò Guisgard. "Eccovi questa candela" disse porgendole una di quelle che aveva con sè "e cercate di restarmi vicina, stavolta. Non ho intenzione di trovare guai nel tentativo di salvarvi di nuovo!" I due così uscirono dalla sala e si ritrovarono davanti ad una piccola porta laterale. Ed una volta apertola furono nella grande sala dell'altare, dove la ragazza e Llamrei erano state portate. "Ma che razza di incubo è mai questo?" Mormorò Guisgard davanti alla scena che si mostrava ai loro occhi. I due allora si nascosero dietro a una colonna della sala, attenti che nessuno li scoprisse.
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30-10-2010, 21.43.58 | #418 |
Viandante
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Arowhena cercava di percepire le parole di Belven e sentirne le sensazioni per comprendere meglio ciò che era accaduto attraverso il suo tono e il suo sguardo. Ma le fastidiose interruzioni di quel Guxio... Era come ascoltare la musica suonata da menetrelli in cui uno di essi stona continuamente... un fastidio all'orecchio e alla mente!
Aveva sentito "morte", aveva sentito che non sapeva chi fosse sopravvissuto del gruppo... ed ha sentito di Llamrei scomparsa... e gli altri? Era preoccupata... non potevano morire... Tre donne intorno al cor mi son venute Riprese questo verso... lo recitò tra sé... era l'interpretazione del sogno fatta al principe Frigoros... Non poteva permettere che accadesse loro qualcosa. Era lì per questo... sentiva che era giunto il momento di andare... "Voi?" Chiese il Cappellano ad Arowhena. "Se ricordo bene siete una buona conoscitrice del bosco. Potreste accompagnare voi i nostri cavalieri." Fu destata dalle parole di Ludovico che, come sempre, arrivavano nel momento giusto come un accordo di liuto che accompagna la voce del cantore. "Sì Cappellano, ricordate bene... Per natura i bardi come me difficilmente rimangono a lungo nelle stesso posto. Il mio vagabondare mi ha resa un'esperta conoscitrice non solo di questi boschi, ma di tutti i territori descritti nell'Atlas, e oltre le terre a voi conosciute" Guardò Belven mentre parlava con Ludovico e facevano riferimento ad antiche storie mitologiche che lei ben conosceva... Sentiva in quel cavaliere tanta frustrazione... e leggeva preoccupazione nei suoi occhi.. "Andiamo dunque"
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La Conoscenza è Potere |
30-10-2010, 23.08.15 | #419 |
Cittadino di Camelot
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La tisana stava facendo il suo effetto, un senso di pace e serenità riprese posto nella mia anima.Mi senti più serena e fiduciosa verso questa persona a me sconosciuta. Sollevai lo sguardo verso colui che mi parlava e in tono paccato risposi: "Avete capito bene messere, sono un esperta in fato di erbe medicamentose. E' una passione che mi trasmise un vecchio abate di una antica abbazia dove vissi per tanti anni. Lui mi trasmise le prime conoscenze fino a quando tutto si trasformò in passione vera e propria. In quell'abbazia passai gli anni migliori della mia vita, la conoscenza della lingua latina mi permise di attingere nozioni importanti su antichi libri.Infusi ed erbe per me non avevano misteri" Nel raccontare queste cose ,mi resi conto che forse la mia presenza aveva interroto qualcosa di importante e osservando la tavola con gli avanzi della cena , capii che colui che mi aveva accolto non era solo, allora mi alzai e dissi" Scusatemi messere, forse vi ho interroto, è meglio che tolga il disturbo , avete fatto sin troppo per me "
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31-10-2010, 00.20.44 | #420 |
Cittadino di Camelot
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A Morven bastò un gesto, quell'unico gesto, e dimenticò di colpo la stanchezza, il fastidio alla gamba, il piacevole tepore del fuoco, il profumo invitante del cibo e il sapore avvolgente della tisana.
Scattò in piedi e senza una parola, subito seguì Louis nella stanzetta in cui si trovava l'incudine. Il cavaliere allora gli mostrò finalmente quell'oggetto che entrambi avevano tanto esitato a nominare. "Non sta prendendo vita... ha già vita propria..." Queste parole del cavaliere gli risuonavano nella testa, pulsanti e vive, fin quasi a dargli una strana vertigine. Pensava a quella frase, e quella frase si intrecciava al suo sogno, che prendeva vita nuovamente nel suo ricordo, forte e possente come anni prima, quando lo aveva sognato... incredibile come il ricordo di una sola, unica notte possa restare talmente indelebile nella memoria, fin nei minimi dettagli... incredibile pensare come esso possa informare di sè un'intera vita... e mentre si perdeva in quei ragionamenti, un bagliore di fiamma della fucina si riflesse sulla lama della spada, ne percorse tutto il filo, come linfa della terra nascosta ed interrotta dalle incrostazioni e dalle impurità, ed infine esplose in scintilla sulla punta. Fu il bagliore di un attimo. Gli parve di coglierlo con la coda dell'occhio, ma Morven stesso non era del tutto certo di aver veduto sul serio quel guizzo di vita, che somigliava all'urlo di un prigioniero che tende le mani oltre gli stretti spiragli di una grata, chiedendo di essere liberato. Tornò più e più volte a fissare quella spada, ma quel bagliore non apparve più. "... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare, la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..." Man mano che le parole di Louis penetravano nella sue orecchie, Morven vi si perdeva sempre di più. Non lo interruppe, non chiese nulla. La sua mente era catalizzata da quell'oggetto, come se si fosse trattato di calamita che attirava come sfere metalliche le sue iridi. Non riusciva a staccare gli occhi da quell'incudine, e quando il suo ospite gli descrisse lo stato di abbandono di quella spada, ad ogni sostantivo Morven avanzò di qualche passo verso di essa, come incantato da una malia, dal canto irresistibile di una sirena che gli allacciava le braccia bianche e nude intorno al collo. E l'avrebbe toccata, per senza averne ricevuto il permesso... l'avrebbe toccata, la stava quasi toccando... quando si udirono dei lievi colpi alla porta, che intervennero ad interrompere quel momento di sospensione. Louis tacque, e Morven, istintivamente, svegliato da quel sogno, si ritrasse e indietreggiò. Louis si mosse nelle stanze attigue, per vedere chi fosse giunto inatteso nella sua casa. Era insolito, mormorò uscendo, che qualcuno si trovasse a passare di la. Ma Morven non lo seguì. Non ci riuscì. Non poteva staccarsi da quel luogo, non in quel momento, in cui i pezzi del suo sogno stavano tornando vividi nella sua mente, e cominciavano a ruotare e a posizionarsi in maniera sempre più esatta, come piccoli pezzi di un mosaico. Così, non appena fu rimasto solo, fece ciò che un attimo prima aveva esitato a fare. Si avvicinò, e con delicatezza impugnò l'arma. La sollevò con cura estrema e la tese infine davanti al suo viso. Trattenne il fiato, la studiò con gli occhi, come volesse scoprire ciò che le impurità ancora tenevano nascosto. Quindi, quasi con timore, cominciò a passare il palmo della mano lungo la lama. Gli occhi sgranati, la bocca dischiusa, le visioni si riversarono e si affollarono nella sua mente... le sue labbra si mossero automaticamente a ripetere quelle parole che anni prima il sogno gli aveva svelato... quelle parole per lui ancora incerte, cui aveva cercato di dare un senso per tutto quel tempo... "Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte..." Ma proprio in quell'attimo, qualcosa si spezzò. Morven ebbe paura, e rifuggì quelle visioni. Depose frettolosamente la spada sull'incudine, come se quel metallo lo avesse scottato. Si voltò e si precipitò fuori. Quando irruppe nella stanza vicina, si dovette fermare di colpo sulla soglia, stupito. Una fanciulla, dai bei tratti e dalla voce bassa e gentile, era in piedi di fronte a lui e si stava congedando dal cavaliere. Senza capire cosa stesse accadendo Morven fissò Louis in attesa di una sua risposta.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |