23-10-2012, 03.59.36 | #441 |
Cittadino di Camelot
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In lontananza, mentre risalivo il promontorio, iniziarono a delinearsi le prime sagome del palazzo ove era possibile distinguere due figure aventi corporatura robusta.
Appena giunsi all'apice entrambe le guardie mi vennero innanzi ed una di essa chiese la motivazione della mia visita, rispondendo senza indugio: "Sono stato mandato presso il palazzo del governatore dal mio capitano di vascello, Sir Sniker. Mi ha indicato di venir a prender servigio in codesta area. Qui, ho la mia lettera di presentazione. E' possibile conferire con il vostro superiore?"
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"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore..... |
23-10-2012, 08.11.12 | #442 |
Cittadino di Camelot
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Dopo una mezzora di viaggio in carrozza giungemno in una insenatura che si era trasformata col tempo in un lago. Li, aveva casa il Comandante.
scesi dalla carrozza e con Fhael ed un servitore mi diressi, tremante e incerta, verso il portone della villa.
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23-10-2012, 08.50.23 | #443 |
Cittadino di Camelot
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Le chiacchiere dei miei genitori erano contradditorie...non dovevo sposarmi ma poi parlavamo di conoscenze della alta società.
Poi quel servo e il biglietto...e la voce guizzante di mio padre nel leggerlo. Mi sentii tremare le gambe, mia madre era raggiante di felicità e con uno sguardo osservai Odette silenziosamente. "La cosa non mi piace affatto" affermai "avete visto? Iniziamo già con le passeggiate..da soli..e voi mi lascereste andare a camminare sola con un uomo appena conosciuto?"..stavo tirando fuori tutte le scuse, certo se il Governatore era un bell' uomo e intelligente la cosa sarebbe stata gradita. Mi rendevo conto, comunque, che non potevo negargli questo, avrei prima di tutto recato una offesa a una importante Autorità..e soprattutto messo nei guai mio padre. "D'accordo, ma lo faccio solo per voi padre...e mi auguro sarà la prima e ultima passeggiata...al chiaro di Luna col Governatore". Entrai in camera, guardai i vestiti...forse era colpa di quel vestito, era troppo ecclatante e cosi scelsi quello giallo, sempre elegante ma meno appariscente. Le due ore non passavano mai....ma ad un tratto vidi la carrozza sotto la locanda, mi feci accompagnare da Odette, il viaggio fu silenzioso, come sempre. Scendemmo dalla carrozza e aspettai qualcuno venisse a riceverci.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
23-10-2012, 10.08.13 | #444 |
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Non riuscii a fermarla.
La rincorsi, sussultando, e giunsi alla finestra dove stava urlando. L'abbracciai dolcemente e tentai di coprirla con la coperta che si era portata dietro nell'alzarsi. "Stai tranquilla, sei al sicuro qui... Nessuno spettro verrà a prenderti" É dai vivi che dovresti guardarti, considerando gli individui che popolano questa nave... Evitai, tuttavia, di esternare questi pensieri a quella ragazza, già abbastanza spaventata. La sentii tremare, la tenni stretta. Non ero abituata a quel genere di storie. Per me le storie di fantasmi non erano altro che vecchi racconti per spaventare i bambini la notte di Ognissanti. Eppure cosa poteva aver visto per essere così terrorizzata? Forse aveva ragione Boyuke, era semplicemente pazza. Eppure nei suoi occhi spenti non c'era il lampo del folle, bensì dolore e terrore. Esitai per un po', poi ripresi coraggio e chiesi, quasi in un sussurro : "Che ne è stato del tuo Jean? Perché credi che gli spettri ti stiano cercando?" Mi morsi le labbra per non nominare il tesoro. Ma poi, vedendo che il tempo passava, chiusi gli occhi e continuai, quasi con rassegnazione : " che cosa stavate cercando? Quale tesoro vale un prezzo così alto?" Perdonami ragazza senza nome, so che sarà difficile ricordare, ma aiutami, fa che io possa salvarti dal Gufo Nero... Cercai di trasmettere questi pensieri alle mie braccia che l!avvolgevano delicatamente. |
23-10-2012, 12.20.12 | #445 |
Cittadino di Camelot
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Moriremo tutti se andiamo avanti cosi sono gia due morti su questa nave e il capitano neanche gli interessa continuai a dire ma che cuore di pietra che a neanche un gesto di tristezza solo freddezza e cattiveria a nei suoi occhi nei nostri confronti dissi ad alta voce a me non mi interessa se mi punisce ma cosi non si può piu andare avanti
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fabrizio |
23-10-2012, 17.56.27 | #446 | |
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Sollevai gli occhi e fissai Jamiel per un momento, quasi sorpresa dalle sue parole...
contenta, aveva detto... contenta... era una cosa che non avevo affatto preso in considerazione, quella: la mia contentezza, il fatto che si supponeva dovessi essere felice riguardo all’attenzione di Musan per me... sì, si supponeva... e allora perché non lo ero? La strada che scendeva, irregolare e tortuosa, verso il mare era sconnessa e battuta, quel giorno, da un impetuoso vento. Io camminavo spedita, quasi saltando da un ciottolo all’altro... raggiunta la spiaggia, poi, mi fermai un istante e mi guardai intorno, stringendomi nello spesso ma corto mantello che il vento stava tentando di portarmi via dalle spalle. La spiaggia era ampia ed il mare lontano, il sole pallido si rifletteva sulla sabbia tra il grigio e l’ocra colpendo i miei occhi di mille e più bagliori... e così mi occorse qualche momento per distinguere quella figura, in piedi, che mi dava le spalle. La sua camicia candida sventolava, gonfiandoglisi sulle spalle, gli stivali affondavano appena nella sabbia, il cappello era stretto nella mano, abbandonata lungo il fianco... Lo raggiunsi quasi di corsa... ero sorpresa per quel biglietto che mi aveva mandato, la richiesta di vederci subito e proprio su quella spiaggia, proprio in quel giorno così freddo ed inclemente... una strana preoccupazione mi invase il cuore, mentre correvo verso di lui... ed iniziai a tremare, non più solo per il freddo... “Eccomi...” dissi, quando fu a portata di voce “Sono qui!” Lui si voltò, allora, ed io sorrisi nell’incontrare di nuovo i suoi occhi... sorrisi solo per un attimo, poi il mio sguardo cadde di nuovo su quel cappello stretto nella sua mano, la giacca accuratamente adagiata sull’altro braccio, gli stivali alti e lucidi... ebbi un tuffo al cuore... “Cosa significa?” domandai senza preamboli. “Parto!” rispose “Una chiamata improvvisa, ordini superiori... c’è una nave in partenza, occorre un ufficiale... parto tra un’ora!” Per qualche attimo rimasi immobile... come pietrificata da quella notizia improvvisa, fredda, ineluttabile... “Ma...” iniziai poi a dire, alzando di nuovo gli occhi nei suoi con la voce che tremava forte e l’aria di chi sta disperatamente cercando un appiglio da qualche parte “Ma... voglio dire... non sarà un viaggio lungo, vero? Non dovrai stare via per molto... tornerai presto... non è vero?” Lui chinò appena la testa... “Non lo so!” disse... poi prese fiato e, con un vago sorriso, tornò a guardarmi “Coraggio... non prendermi in giro, ora! Sono certo che non sentirai affatto la mia mancanza quando non ci sarò... forse non ne avrai neanche il tempo... con tutti i tuoi impegni, la bella vita che fai a casa di tuo nonno... e... chissà... forse, se mai un giorno tornerò, ti troverò anche felicemente convolata a giuste nozze...” Rise a quelle parole, quasi fosse qualche cosa di molto divertente. Io lo osservai per qualche attimo, incredula... mi sentii sciocca a quelle parole, mi sentii ferita... e quasi mi vergognai di quel dolore profondo che mi stava lacerando l’anima... E così, perché non lo vedesse, gli voltai le spalle. “Non c’è alcun bisogno di prendermi in giro...” sbottai, la voce cupa e ruvida, interrompendo la sua risata “Giacché, credo, tu lo abbia già fatto abbastanza! Vattene, se vuoi... e lasciami in pace!” “Non ti ho mai presa in giro...” mormorò dopo qualche istante. “Vattene!” “Talia...” “Si, che lo hai fatto...” urlai, voltandomi a guardarlo con gli occhi lucidi “Lo hai fatto ogni volta che mi hai fatto una promessa, ogni volta che mi parlavi al chiaro di luna... sapevi che niente di quello che hai detto sarebbe durato, ma mi hai fatto credere il contrario... e io ti odio, ti odio per questo! Ed ora vattene!” Esitò solo per un attimo... poi si infilò la giacca, si rimise il cappello, si voltò e si allontanò. Aveva fatto solo qualche passo quando si fermò di nuovo... “Non erano bugie!” disse senza voltarsi “Niente di ciò che ho detto lo era... mai! E tu lo sai! Tutto era vero... lo è ancora!” “E allora guardami...” mormorai “Guardami e dimmi che tornerai, dimmi che desideri soltanto questo. Dimmelo ed io ti crederò!” Lentamente tornò indietro e prese il mio volto tra le mani... “Lo sai... lo sai che non c’è nessun altro posto dove voglia stare... lo sai che non c’è niente al mondo che io desideri più di questo, di tornare qui... e posso giurartelo, posso giurartelo su quanto ho di più sacro!” “Non devi giurare, ti credo...” mormorai, chiudendo gli occhi ed abbandonando la fronte contro il suo petto “Ti credo!” Battei appena le palpebre e quel ricordo scivolò via, dolce e languido come era giunto. La felicità, ripetei tra me e me, la contentezza... quella era stata la vera, sottile felicità... così intensa, vera, potente... molto, molto al di sopra di qualsiasi sciocco pugnale Musan potesse donarmi, al di sopra di qualsiasi sua intenzioni di ‘scegliermi’... ‘scegliermi’, pensai... quasi fossi solo un oggetto... Ripensai agli occhi dello spagnolo, allora, a quel lampo gelido che avevo scorto in fondo a quegli occhi, ripensai alla sensazione di disagio e quasi di oppressione che avevo provato stando con lui in giardino... Nascondeva qualcosa Musan, ne ero certa... nascondeva un lato oscuro... ed io non potei fare altro, per il momento, se non sentirmi sollevata che fosse molto lontano da lì. I miei occhi scrutarono Jamiel ancora per qualche momento... mi fissava a sua volta e nel suo sguardo potevo scorgere un moto di preoccupazione... ma era solo un bambino, Jamiel, ed io non volevo che stesse in pena per me... così gli sorrisi. E fu proprio in quel momento che quelle grida ci raggiunsero e mi indussero a correre in casa, dove arrivai appena in tempo per vedere mio padre gridare contro il nonno e Passapour... Citazione:
Sospirai. “Nonno...” dissi, facendomi appena avanti “Nonno... ti prego... voi non lo sapete, ma questi sono momenti difficili per mio padre... è molto agitato e sotto pressione... è teso...” Esitai... “Non dite così, Passapour, per favore... posso provare a parlargli io di questo, se volete...”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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23-10-2012, 19.05.40 | #447 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Scena VI: Ammutinati
“Prospero: <<E della nave del re, e dei marinai, e degli altri vascelli della flotta, che cosa hai fatto?>>” (William Shakespeare, La Tempesta) La massa sterminata e bianchissima di nuvole, che si rifletteva luminosissima ed imponente sul dorato riverbero del mare, era simile a monti lontani, grandiosi e innevati, che si stagliavano lungo l'orizzonte sconfinato, dando quasi l'idea che terre sconosciute e vergini da ogni rotta emergessero oltre quei confini. La Santa Rita solcava sicura e magnifica quel mare calmo, di un blu profondo, squarciandone le acque con il suo scafo e lasciando una scia spumosa alle sue spalle. Le vele e la bandiera inglese erano al vento e sembravano quasi animarsi tra il rumore delle onde che cullavano la nave nel suo viaggio. Ma quelle quiete, reale o falsa che fosse, venne all'improvviso rotta da alcune voci. “Fermatelo” disse Fidan agli altri dell'equipaggio “o si farà del male!” Un marinaio, infatti, delirava, correndo e gridando per il ponte. Alla fine, lo stesso Fidan ed Emas riuscirono a bloccarlo. “Dacci una mano anche tu, Cavaliere25!” Fece Emas al suo giovane compagno. “E' come impazzito e solo a stento noi due riusciamo a tenerlo fermo!” “Il mare...” farfugliava il marinaio delirante “... è infinito... quanta acqua... voglio tornare a casa... dalla mia donna... quella donna!” Urlò di colpo per il delirio. “Quella donna non sa che sono qui!” Poi cominciò a piangere. “Ma non è colpa sua... il mare è senza fine... e la carne... ora è come carbone e brucia... mi consuma... voglio tornare a casa...” “Su, sta calmo, amico...” tentando di tranquillizzarlo Fidan. “Cosa succede?” Avvicinandosi Guisgard. “Questo pazzo” rispose Emas, indicando il marinaio “in preda alla sete ha bevuto acqua di mare.” “Ne siete certi?” Chiese il tenente. “Si, signor Guisgard.” Annuì Fidan. “L'abbiamo visto noi stessi... ha bevuto l'acqua salmastra penetrata nella stiva...” “Beh, bisognerà allora legarlo” fece Guisgard “o finirà per farsi male. Ammesso che sopravviva.” “Sopravvivere?” Ripeté Emas. “Impossibile. A meno che non gli diamo un po' d'acqua dolce. Solo così possiamo lavargli gli intestini.” “Impossibile, Emas.” Scuotendo il capo il tenente. “Sai meglio di me che ci sono ordini precisi.” “La mia casa...” nel delirio quel marinaio “... voglio solo... la mia casa... qui c'è troppo mare... e l'acqua brucia... mi brucerà l'anima ed andrò all'Inferno... io credo all'Inferno... sono un buon Cristiano io...” “Su, calmati, amico...” mormorò Emas. Guisgard restò a fissare quel poveretto che rischiava di impazzire definitivamente e forse morire sotto i suoi occhi. “E tre, signor Guisgard?” Avvicinandosi all'improvviso Rynos. “E togliti di mezzo!” Spingendolo via il tenente, per poi scendere sottocoperta. “Complimenti!” Esclamò Emas, fissando con rabbia Rynos. “Tu hai il raro dono di sbagliarti su tutto!” “Lascialo stare...” disse Fidan ad Emas “... almeno con le sue parole ci ha dato una speranza...” In quel momento, però, Guisgard tornò sul ponte. Aveva con sé il ramaiolo. Si avvicinò al barile con l'acqua e lo riempì. Ma proprio in quell'istante arrivò il capitano Sumond. “Signor Guisgard...” fece il capitano “... potrei avere una spiegazione?” Guisgard rigettò l'acqua nel barile e si avvicinò a Sumond. “Quel marinaio, signore...” spiegò “... ha bevuto acqua di mare... volevo così dargli un po' d'acqua dolce, altrimenti potrebbe morire.” “Voi non darete l'acqua a nessuno senza mio ordine.” Fissandolo Sumond. “E ora riportate sottocoperta quel ramaiolo.” E si allontanò di qualche passo. Guisgard restò qualche istante in silenzio, con una strana espressione sul viso, inquieta ed impenetrabile. Prese allora il ramaiolo, ma invece di portarlo sottocoperta, come ordinato dal comandante, lo immerse nel barile d'acqua e diede poi da bere al povero marinaio. E Sumond, davanti a quell'inaspettata scena, preso da un impeto di rabbia, si avvicinò a Guisgard, che era chino a far bere quel marinaio e con un calcio fece volare via il ramaiolo. A quel punto, con gesto improvviso, Guisgard si alzò di scatto e colpì il capitano, facendolo cadere a terra. “Lurido, sporco bastardo!” Con rabbia il tenente. “Non osate mai più toccarmi!” Sumond, allora, dopo un attimo di smarrimento, rise e si rialzò.
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23-10-2012, 19.51.50 | #448 |
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La guardia lesse la lettera di presentazione mostrata da Parsifal e poi pregò il giovane ufficiale di seguirlo.
Entrarono nel palazzo, fino a raggiungere una sala ben arredata, con cimeli e trofei riguardanti la marina militare. Nella sala vi era un altro ufficiale. “Signore...” disse entrando il militare “... è appena giunto un nuovo ufficiale col compito di prendere servizio qui e mettersi ai vostri ordini.” Mostrando poi la lettera di presentazione all'ufficiale. “Puoi andare.” Fece l'ufficiale e il militare uscì. “Venite pure avanti...” rivolgendosi poi a Parsifal “... e così voi siete il nuovo ufficiale di vascello... io sono l'ammiraglio Guidaux e voi da oggi prenderete servizio nella mia flotta qui a Las Baias.”
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23-10-2012, 20.00.17 | #449 |
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Il servitore condusse così Fhael e Cheyenne nella villa, fino ad una vasta sala, arredata con mobili d'ebano alla moda orientale, tavolini intarsiati con gusto esotico e diversi dipinti alle pareti, raffiguranti scene di caccia alle balene, traversate nei mari del Sud, scenari tropicali e battaglie navali.
Ovunque vi erano poi porcellane del Giappone, ceramiche smaltate con motivi a carattere blu, candelabri d'oro, manufatti del posto e vari oggetti di chiara origine europea. Da una grande vetrata era possibile guardare il lago nella sua interezza e godere della bellissima vista offerta da quello scenario. “Il Comandante” disse il servitore ai due visitatori “verrà tra breve.” Ed uscì. Ad un tratto, però, Gon sgattaiolò dalle braccia di Cheyenne e si mise a saltellare per tutta la sala.
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23-10-2012, 20.22.18 | #450 |
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La carrozza condusse Altea di nuovo al palazzo del governatore.
Qui subito un servo giunse a ricevere la ragazza, per poi accompagnarla all'interno della reggia. Altea attese circa un quarto d'ora, per poi vedere il governatore entrare nella sala. “Mia cara.” Disse sorridente l'uomo nel vederla. “Ma che splendore. Quest'abito vi dona ancor più del precedente. Ma prego, accomodatevi.” Suonò una piccola campana ottonata e subito un servo di colore portò un vassoio con due calici. “Assaggiate questo elisir, mia cara...” porgendo alla ragazza uno dei due calici “... non si trova in Europa, essendo prodotto dagli indigeni... pare sia fatto con frutta essiccata e poi aromatizzata con delle spezie sconosciute nel Vecchio Mondo... spero vi piaccia.” Poi, finito di bere, si alzò e prese da una credenza un piccolo scrigno. Lo aprì e mostrò alla ragazza il contenuto. All'interno vi erano pietre preziose di tutti i tipi. “Un dono per la vostra bellezza, mia cara...” disse il governatore ad Altea “... scegliete quella che preferita.”
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