23-04-2011, 17.54.25 | #461 |
Cittadino di Camelot
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Osservai la sua espressione seria e meditabonda, mentre il canto del cavaliere cessava.
Fermammo i cavalli. Un villaggio... improvvisamente capii. Mi mancò quasi il respiro, ma dissimulai lo stupore e strinsi così forte le briglie da conficcarmi le unghie nei palmi. La ferita alla mano si aprì leggermente e sentii il sangue scivolare tra le dita. Con fazzoletto tamponai la ferita, con noncuranza. Intendeva attaccare un pacifico villaggio? Ma perchè? Ira, spregio, semplicemente perchè poteva... forse. Smontai e osservai meglio il villaggio. Poi mi voltai verso Gouf. "Non è il coraggio che vedete in me... la mia è solo consapevolezza. Ho accettato la mia natura... anche se questa mi porta al cospetto della dolce morte più spesso di quanto vorrei." Aprii il fazzoletto. Il sangue si era fermato. Lo richiusi. "Bisogna convivere con se stessi più a lungo che con chiunque altro... tanto vale amarsi almeno un po' e apprezzare quel poco di bellezza e felicità che incontriamo." Sorrisi. "Solo una persona non ha battuto ciglio di fronte al mio bacio di morte e non ha combattuto per riemergerne. Credo sappiate a cosa mi riferisco." Lo guardai negli occhi, implacabilmente. Chissà se ricordava anche lui. "Gouf, perchè mi avete portata qui? Se volete uccidermi potevate risparmiarmi questa lunga cavalcata e soffocarmi con un cuscino questa notte." Il mio tono era pungente. La mia insolenza celava in realtà tutti i miei timori.
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23-04-2011, 18.17.32 | #462 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi impietrita quando vidi quei tre balordi entrare in casa mia ma non ebbi il tempo di pensare a niente che già Pasuan si era posto tra me e loro.
"Chi sono e da dove vengono?" pensai ma, in quel momento, poco importava. Quando vidi che Pasuan cercava la sua spada senza trovarla mi prese un momento di sconforto ma immediatamente ricordai che Frederich ne teneva una dentro al baule ai piedi del nostro letto "La metto qui, Dafne, non dirlo a nessuno ma ricordatene sempre, potrebbe tornare utile". Mentre Pasuan combatteva contro quei tre io cercai di dirigermi verso la camera da letto, nessuno sembrava fare troppo caso a me e riuscii ad impossessarmi dell'arma. La avvolsi nel mio velo per nasconderla. Io infatti non sapevo brandirla ma Pasuan certamente sì. L'arrivo di un giovane cadetto distrasse i tre dal mio difensore, ebbi il tempo di avvicinarmi a lui dando l'impressione di voler sincerarmi sulle condizioni del suo braccio invece gli misi l'elsa nella mano e lo guardai per un istrante che mi sembrò un'eternità. Lui comprese immediatamente ma lo trattenni un momento prima di lasciarlo andare; ebbi appena il tempo di stampargli un leggero bacio sulla bocca prima che la mischia ricominciasse. "Anche io ho bisogno di te, non solo il bambino" gli urlai ma, tra quel fragore di spade, non so se ebbe modo di sentirmi...
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23-04-2011, 18.38.37 | #463 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Pasuan restò colpito da quel bacio.
Come il naufrago che scorge la terra nell’orizzonte all’albeggiare. Come il marinaio che rivede la Croce del Sud dopo una tempesta, o come il viaggiatore che ritrova la Stella del Nord sul suo cammino. Pasuan sentì il dolce sapore di lei sulle sue labbra. Le sue labbra morbide e calde sembrarono ridestare lo spirito ed il corpo del cavaliere. Pasuan allora impugnò con la mano destra l’elsa di quella spada. Non avvertiva più il dolore al braccio sinistro. Sentiva solo che doveva difendere Dafne ed il bambino. Con un gesto tanto rapido, quanto preciso, colpì con un fendente il balordo, facendolo cadere pesantemente a terra. Mentre l’arrivo di Cavaliere25 mise in fuga il terzo dei tre. Pasuan lo seguì con lo sguardo fino a quando il marrano svanì nella campagna. “Vigliacco…” disse fra sé. “Stai bene, Dafne?” Chiese poi voltandosi verso di lei. “Hai avuto paura?” Ma un attimo dopo avvertì di nuovo il dolore al braccio sinistro. Un dolore insopportabile che lo fece accasciare al suolo.
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23-04-2011, 18.51.12 | #464 |
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"Pasuan!" urlai vedendolo cadere all'indietro gemendo e tenendosi il braccio. Mi precipitai vicino a lui, inciampai su di una seggiola che era caduta durante il combattimento e finii proprio con il viso sopra il suo.
"Ha perso i sensi" mormorai mentre gli prendevo la testa tra le mani e me l'adagiavo in grembo "Pasuan, caro, svegliati!" lo schiaffeggiai delicatamente sul viso ma ancora non dava segni di ripresa. Passai allora ad esaminare il braccio sinistro "Per fortuna non è rotto ma il gomito è lussato, bisogna farlo tornare nella sua sede il più presto possibile" guardai il ragazzotto che ci aveva soccorso e gli dissi "Saresti così gentile da aiutarmi? Devo sistemare questo braccio, l'ho già fatto altre volte prima di sposarmi ma ho bisogno di qualcuno che lo tenga fermo, se dovesse svegliarsi per il dolore potrebbe ribellarsi. Sarà questione di pochi istanti" Mentre attendevo la risposta di quel giovane diedi un bacio alla fronte di Pasuan e mi alzai cercando in giro per casa dei legni che potessero servire da stecche una volta rimesso in sede il gomito.
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23-04-2011, 18.52.15 | #465 |
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“Già, soffocarti con un cuscino…” disse Gouf col suo solito inquietante sorriso “… perché no… dopo una notte di passione… non credi che l’estasi ed il dolore siano indissolubilmente legati?”
Indossò il suo elmo e fece cenno ai suoi di seguirlo. “Questo spettacolo, mia cara, sarà tutto per te…” voltandosi un’ultima volta verso Melisendra. Un attimo dopo lui ed i suoi uomini si lanciarono su quel villaggio. Vi erano poche capanne, costruite in cerchio attorno ad un rudimentale spiazzo, nel quale stavano giocando alcuni bambini. “Guardate, dei cavalieri!” Indicò uno di loro divertito. “Dove sono? Voglio vederli anche io!” Gli fece eco una ragazzina. Ma quello che sembrava un gioco, divenne subito un incubo. Gouf ed i suoi si avventarono su quei bambini come lupi famelici sugli agnellini. Grida di paura e di dolore si alzarono in quel terribile spettacolo di atrocità e morte. Le pesanti lame delle loro spade affondavano nelle carni dei fanciulli come fossero fatte di burro caldo. Madri straziate dal dolore e rese folli dalla disperazione, tanto da non sentire nulla mentre gli uomini del malvagio Gufo le stupravano, maledivano se stesse ed il mondo intero. Le capanne furono avvolte da fiamme, tra le risate e le bestemmie di quei cavalieri senza Dio. Un bambino corse verso la stagno vicino, per fuggire alla furia di quei demoni. Ma Gouf lo raggiunse, sgozzandolo con un colpo di spada. “Lassù, mio signore!” Indicò uno dei suoi. “Un altro che tenta di fuggire!” Gouf allora mirò al piccolo col suo arco. “Dieci a uno che gli perfora il petto!” Esclamò un cavaliere. “Per me lo prende alla testa!” Replicò un altro. Un attimo dopo la freccia di Gof spaccò la testa del piccolo, facendolo rotolare fino allo stagno. “Preso!” Gridò il cavaliere che aveva vinto la scommessa. “E ora paga!” Disse al suo compagno. Gouf si voltò verso Melisendra. “Per te, mia cara…” gridò divertito “… per te…” mentre alle sua spalle le fiamme, come sorte da un terrificante Averno, avvolgevano ciò che restava del villaggio.
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23-04-2011, 19.03.32 | #466 |
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Talia era nelle scuderie, accanto alla fiera Matys, la bellissima cavalla portata da Sygma.
Appena la ragazza si avvicinò, la cavalla cominciò a tradire nervosismo. Fece come a voler scalciare, e lasciò partire un nervoso nitrito. Poi, poco a poco, forse per la voce di lei, forse per quella lingua ad essa non ignota, o forse perché riconobbe in Talia la sua stessa solitudine, la cavalla sembrò ammansirsi. Si lasciava accarezzare da Talia e per un istante i loro occhi si incontrarono. Facevano parte dello stesso mondo. Dello stesso sogno. Sygma era un sogno. Come l’amore, che da troppo tempo sembrava essere svanito nelle terre di Capomazda. Talia allora, resasi conto di come la cavalla si fosse tranquillizzata, con delicatezza posò una leggera e morbida sella sul suo dorso. Un attimo dopo lei e la fiera Matys galopparono via.
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23-04-2011, 19.43.04 | #467 |
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Le grida, il sangue. Lo scempio.
Rimasi pietrificata. Non sentivo nulla, solo un dolore così profondo e continuo che parve annullarmi. I miei occhi fiammeggiarono verso Gouf. Avevo visto stragi, ogni possibile tortura che l'uomo potesse concepire. Io stessa ero un'abile assassina. I corpi senza vita dei fanciulli, però, erano un ingiustificabile atto di malvagità. Pensai a Uriel. Lo avevo tenuto nascosto a tutti non solo perchè temevo per la sua vita, ma soprattutto perchè temevo che potessero infettarlo con quella malvagità. In fondo un proverbio dice che la mela non cade mai troppo lontano dall'albero. Non riuscivo a decidere cosa sarebbe stato peggio... Vedere suo padre trafiggergli il cuore con una spada? O modellarlo a sua immagine? Chi avrebbe pianto quei fanciulli e le loro madri? Sperai che non si fossero accorti del dolore e che la morte li avesse colti troppo rapidamente perchè si ponessero la dolorosa domanda: "Perchè?". "Gouf" gridai, non appena giunse a portata della mia voce, "Maledizione!" Gli corsi incontro e lo tempestai inutilmente di pugni. Sfilai un pugnale dalla sua cintola e glielo puntai contro. Occhi asciutti. Nessuna lacrima lo avrebbe commosso e comunque non ne avevo mai avute. "Qual è il tuo scopo? Farmi del male?" domandai sprezzante. "Perchè?!" Sapevo bene di essere ridicola con quel pugnale in mano. Sicuramente voleva vedermi dibattermi, come un pesce nella rete, per pura soddisfazione. Piangere? Strillare? Supplicare? Se voleva qualcosa di scenico, glielo avrei dato. "Se vuoi ferirmi... fallo!" Guance accese, occhi furibondi. Rivoltai il pugnale verso me stessa e con un gesto aprii la ferita della mia mano. Il sangue uscì copioso, avevo affondato più del necessario, ma non sentivo nulla. "E' il sangue che vuoi? E' questo che ti piace!" Appoggiai la lama sul polso e lo graffiai. Un segno rosso che presto si colmò di un rosso cupo lucente sotto la luce fredda del giorno. Ero talmente furiosa che non sentivo il dolore. "Prendilo! E strappami gli occhi quando mi avrai fatta a pezzi!" Lasciai cadere il pugnale.
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23-04-2011, 21.42.01 | #468 |
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Certo dissi guardando la fanciulla presi e lo tenni fermo Pasuan poi gardai la fanciulla e dissi io sono pronto procedete pure
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fabrizio |
24-04-2011, 04.53.45 | #469 |
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La mia risposta potrebbe non piacerti... pensò Morrigan, udendo quella domanda. Ma poi lo guardò e sorrise in modo strano.
Quel cavaliere non perdeva occasione per sfuggiare la sua sicurezza... chissà come avrebbe reagito, allora, se lei gli avesse detto la verità! Morrigan sorrideva al pensiero dell'espressione che avrebbe potuto assumere la sua faccia, e nonostante le belle parole e il tono inusualmente poetico che Finiwell aveva assunto in quell'occasione, decise che non si sarebbe persa quello spettacolo per nulla al mondo. Così indugiò un attimo ancora su quella soglia, e i suoi occhi brillarono di una luce oscura. "Perchè lo cerco, chiedete? Ma va da sè, signore... soltanto per potergli piantare una spada nel cuore!" Un lampo le attraversò gli occhi, mentre il suo sorriso riluceva di un indecifrabile bagliore. Morrigan chinò il capo in cenno di saluto, quindi scivolò nell'ombra della scala. Ridiscese in fretta, ma quando fu quasi per giungere sul piano della corte, il boato della gente festante si fece acuto e pressante nelle sue orecchie. Morrigan non aveva affatto voglia di tornare a mescolarsi a quella festa. Si guardò intorno, in cerca di un rifugio, o almeno di un posto tranquillo in cui andare. Ai piedi della scala, alla destra dell'uscita che conduceva alla porta, uno stretto corridoio sembrava condurre all'ala ovest del palazzo. Era un passaggio disadorno e angusto. Morrigan calcolò che quello dovvesse essere il corridoio usato dalle guardie per spostarsi rapidamente dall'altro lato della fortezza. Forse conduceva al giardino interno, o forse in qualche altra sala. Ad ogni buon conto, era per lei una valida alternativa, e per questo la ragazza prese quel passaggio senza indugio. Ma la sera era scesa su Capomazda, e sulle mura i candelieri non reggevano nessuna torcia. Dopo aver svoltato una o due volte seguendo quel corridoio male illuminato, Morrigan dovette ammettere di non avere affatto idea di dove si trovasse. Si fermò un istante, si guardò intorno con attenzione. Poteva andare avanti per quei corridoi semibui, con l'idea che primo o poi sarebbe sbucata da qualche parte, oppure tornare indietro e cercare di ritrovare l'uscita sulla corte. Sbuffò, infastidita da quel contrattempo, e si appoggiò con la schiena alla solida parete di pietra. Fu in quel momento che sentì qualcosa di strano, qualcosa che sporgeva in maniera innaturale e che si appoggiava duramente contro le sue spalle. Si girò e con le mani prese ad esaminare la parete. Sembrava in tutto e per tutto un muro di solidi mattoni. Ma poi la sua mano incontrò nuovamente quella strana asperità. Era un mattone di piccole dimensioni che si distaccava di qualche millimetro dal resto della parete. Morrigan ne sapeva abbastanza di palazzi e di fortezze, e sapeva bene a cosa potesse servire quel mattone. In quel momento anche lo stretto e riparato cunicolo assunse nella sua mente il suo vero scopo e la sua reale utilità. Si guardò di nuovo intorno. Nelle vicinanze sembrava non esserci nessuno. Avrebbe potuto vedere cosa si celava dietro quel meccanismo che aveva intuito dietro la parete. Non era certa che quella fosse una cosa molto sicura da farsi in un palazzo che non conosceva affatto, ma la sua innata curiosità era stata ormai risvegliata, e in fondo una piccola sbirciatina ai segreti dei Taddei non avrebbe di certo fatto male a nessuno. Così afferrò il mattone sporgente con forza e lo tirò via dalla parete. Proprio come aveva immaginato, quella pietra bloccava un contrappeso che apriva la porta di un passaggio nascosto. Morrigan rimase un istante a guardare il lungo corridoio che le si era aperto dinnanzi, stretto e illuminato a malapena da un paio di torce. Quindi, con un lieve sorriso e lo sguardo che le brillava per l'eccitazione di quella scoperta, Morrigan varcò la soglia del passaggio.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
24-04-2011, 12.25.06 | #470 |
Dama
Registrazione: 23-03-2007
Messaggi: 3,842
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Decisi che di qualcuno dovevo fidarmi.
A piccoli passi mi avvicinai al giovane di cui ignoravo il nome. "Signore...perdonare il mio ardire. Mi chiamo Llamrei, sono una monaca...come vedete... voi..voi conoscete Campomazda? Conoscete la sua maledizione? Io vi chiedo questo...perché vorrei pregare per le loro anime...." Lo so...l'abito che indossavo mi impediva di dire bugie...ma non era una mia scelta vestire di nero...quindi non era una mia scelta non dover e poter raccontare una verità travisata...chissà se mi avrebbe creduta... |
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