09-10-2010, 15.07.37 | #41 |
Cittadino di Camelot
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Un essere a metà tra Cielo e Terra <ripetè Empi con tono pensieroso> che singolare definizione per un umano, Altezza <aggiunse con un velato accenno d’ironia, guardando i suoi piedini nudi che sfioravano la Terra e lasciando vibrare le sue ali> avrei usato questa definizione per un essere del Piccolo Popolo <e mentre pronunciava quest’ultima frase si sentì afferrare il braccio da Alesia>
Avete sentito?? Mi ha chiamato ancella! <mormorò Empi quando si fu allontanata con Alesia, la luce verde intorno al suo corpo riluceva intensa creando un alone di verde sfumato. Ascoltò le parole di Alesia, come sempre era stata abituata a fare, chinando il capo rispettosa della sua saggezza> Mia Maestra <disse, dunque, quando elle ebbe finito> conservo gelosamente tutto ciò che mi avete insegnato e userò ogni mio potere per allontanare il male di cui mi parlate dal nostro Principe <le assicurò> avrei preferito che fosse un po’ meno…avventato.. <ripetè l’aggettivo usato dalla sua mentore con ironia> ma non sarò sola, la Terra guiderà i miei passi e manifesterà il suo volere per mio tramite <sospirò prima di tornare al cospetto di Icarion> Non ho nulla da preparare , mio Principe <s’affrettò a sottolineare la fata> oltre alle mie ali non mi serve altro, la Terra ci donerà tutto ciò che ci serve durante il volo <sorrise al Principe guardandolo con sguardo materno, cercando di attingere a tutta la pazienza di cui disponeva> Il vento mi ha recato suoni noti poco fa, sembra che a Camelot sia giunta una delegazione e forse vi sono dei Cavalieri nel corteo <annunciò > potremmo cominciare con la semplice osservazione <propose Empi sperando, in cuor suo, che tutta l’impresa si limitasse a quella>
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Come away, O human child! To the waters and the wild With a faery, hand in hand, For the world's more full of weeping than you can understand. Ultima modifica di lady_Empi : 09-10-2010 alle ore 17.42.23. |
09-10-2010, 16.29.53 | #42 |
Cittadino di Camelot
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Osservai stupita la porta della città sbarrata di fronte a me, le alte mura merlate sulle quali camminavano ininterrottamente avanti e indietro decine di sentinelle e poi spostai gli occhi sulla guardia che, impettita, mi si parava davanti con la sua lucente picca tra le mani.
“Cosa vuol dire che nessuno ha il permesso di uscire dalla cinta della città?” chiesi. Il soldato si limitò a restituirmi uno sguardo fermo. “Molto bene!” conclusi “Allora vorrà dire che mi farò concedere un permesso speciale!” Voltai le spalle all’uomo e mi immersi di nuovo nel dedalo di stradine che dalla parte bassa dell’abitato conduceva verso il palazzo del principe, costruito sulla sommità della piccola altura sulla quale si ergeva, come incastonata nella roccia, la città di Cartignone. Era sempre stata una città serena Cartignone, una città pacifica e florida, una città in cui il forestiero era ben visto e il viandante sempre accolto... ma ora tutto era cambiato. Da quando quei terribili, spaventosi fatti avevano iniziato ad accadere il sospetto e la paura si erano impossessati delle persone, le porte della città erano state chiuse per ordine principesco così che nessuno potesse più uscire nel bosco appena fuori e nessuno straniero potesse entrare senza esplicito permesso del principe... Mi guardai intorno, c’erano poche persone per la via e anche coloro che si trovavano, per qualche motivo, fuori casa tenevano gli occhi bassi e camminavano in fretta. Paura, sgomento, diffidenza era ciò che si respirava nell’aria. E, nonostante tutto, come biasimare quella povera gente? Se persino l'amata figlia del principe non era stata risparmiata da quella barbarie, chi mai poteva dirsi al sicuro ormai? Mi si strinse il cuore a quel pensiero... Eileen... Oh, Eileen, amica mia... Ero giunta di fronte al palazzo, le due guardie ai lati del portone d’ingresso mi conoscevano, rivolsi loro un cenno di saluto e mi lasciarono passare. ‘Troverò chi ti ha fatto questo, Eileen!’ pensai tra me, attraversando il cortile deserto mentre a stento reprimevo le lacrime ‘Lo troverò, te lo giuro!’
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
09-10-2010, 17.16.53 | #43 |
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Belvan sorrise alle parole di Llamrei.
"Lasciate allora che vi aiuti..." disse "... visto che è già un bel pò che girate intorno al nostro nobile corteo. La dama che cercate, forse, è quella vicino ai miei cavalieri e ad alcuni prodi di Camelot che hanno risposto alla nostra richiesta di forze per la causa di sua grazia il vescovo. Ma dovreste sbrigarvi, mia signora, poichè la compagnia è in partenza."
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09-10-2010, 17.54.02 | #44 |
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Nel bosco, intanto, forze iummensamente antiche e potenti stavano per partire alla volta del mondo degli uomini.
"E sia..." disse Icarion ad Empi "... rechiamoci dove dite... sono ansioso di vedere subito dei cavalieri..." Poi, voltandosi verso Fargot ed Alesia: "Non ho più bisogno di voi, andate pure! Io e la vostra ancella partiremo subito per ciò che ci aspetta!" "Siate prudente, altezza." Si raccomandò Fargot, visibilmente preoccupato. "Possano le forze benigni di questo luogo accompagnarvi e proteggervi sempre..." disse Alesia. "Febo, qui!" Chiamò il principe. Un attimo dopo il suo splendido destriero bianco lo raggiunse. "Altro non vi è da dire..." concluse Icarion montando in groppa al suo magico cavallo "... se non che... la mia anima a Dio, il mio onore per me... e... ehm... credo di aver dimenticato qualcosa..." Fargot scosse il capo rassegnato. "Altezza, rammentate che voi non siete un uomo... ma un essere molto più nobile e potente." Disse Alesia. "Sciocchezze..." replicò Icarion "... un cavaliere è simile ad un angelo di Dio!" A queste parole Fargot si sentì venir meno. "Ora andiamo, che madonna Avventura ci reclama!" Esclamò icarion. "Salite in sella con me..." disse poi ad Empi "... le vostre ali, per quanto agili, non possono stare dietro al poderoso galoppo di Febo!" E un attimo dopo, il magico destriero volò via, scomparendo nella notte in un alone di mille e più scintillanti bagliori dorati, attraversando l'etereo e mistico passaggio tra il mondo fatato e quello degli uomini. E fargot ed Alesia restarono ad osservare quell'alone dissolversi nella notte.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 09-10-2010 alle ore 18.00.59. |
09-10-2010, 22.55.23 | #45 |
Dama
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"Io sono pronta. Il mio cavallo è sellato. Devo solo raggiungere la mia amica. Dovrei ringraziarvi ora? Bah...non credo...avrei trovato la persona che stavo cercando anche senza il vostro aiuto. Buona serata capitano. E ricordatevi dei ceci per i vostri soldati".
Detto ciò lasciai il mio interlocutore e mi avviai verso la mia amica. "Elis!! Elis!! Sono pronta!" E l'abbacciai forte forte conscia di essere lì pronta per avventurarmi in odissea dove il rischio di perdere la vita e le persone care era tangibile...ma qualcuno doveva farlo...ed io ero una di quei qualcuno... |
10-10-2010, 02.39.23 | #46 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Che caratterino!" Disse sorridendo Belvan. "Si vede che le donne di Camelot hanno una tempra degna della fama dei cavalieri di queste terre!"
Ma la Llamrei si era già allontanata, raggiungendo la sua amica Elisabeth. "Capitano, è tutto pronto per la partenza." Lo avvertì uno dei suoi cavalieri. "Attendiamo solo i vostri ordini." "Bene, partiamo allora!" E finalmente la compagnia partì da Camelot. La grande strada che tagliava la campagna prima ed il bosco poi, si mostrava davanti a loro fino a perdersi nello sterminato orizzonte. Come la mitica nave di Ulisse, ricolma di eroi, quella compagnia vagava verso una terra lontana e sconosciuta, sotto stelle misteriose e protetta da oscure ritualità e tradizioni di antichissima data. Ma i nostri eroi non sembravano turbati o avviliti dai misteri che dominavano Cartignone. Il viaggio fu lungo, ma non troppo faticoso. E dopo alcuni giorni di cammino, finalmente, la compagnia avvistò le alte torri di Cartignone. La città era avvolta da una maestosa foresta, sede di antiche leggende pagane. E le sue alte e maestose mura non sembravano in grado di proteggerla da un qualcosa di arcano che sembrava davvero dimorare in quei luoghi. E mentre i nostri eroi percorrevano la strada che conduceva in città, notarono per le campagne, quasi con un'ossessiva frequenza regolare, innumerevoli croci, quasi come se fossero messe per scacciare qualcosa di molto temuto dalla gente del posto. "Non vi sembra strano?" Chiese uno dei cavalieri. "Tutte queste croci... come se fossero antichi miliari per segnare la strada..." "Non credo che queste croci fungessero da segni per indicare la distanza..." disse un altro cavaliere. "Non vi è nulla di strano..." intervenne uno dei tre chierici "... se nel mondo sorgessero più croci, molti dei suoi mali sarebbero scacciati." Poco dopo, finalmente, la compagnia raggiunse le mura di Cartignone. Giunta davanti alla maestosa porta, alcune guardie si fecero avanti. "Siamo gli uomini mandati da sua grazia il vescovo, come il vostro signore ben sa." Disse Belvan a quelle sentinelle. "Bene, recatevi allora al palazzo reale... sua altezza vi stava aspettando da tempo..." E varcata la grande porta, la compagnia raggiunse il palazzo. Per le strade la gente osservava con vivo interesse e stupore quel corteo. Qualcuno lo scrutava con sospetto, altri si prostravano in senso di rispetto, ma non solo. Nei loro occhi c'era quasi una celata preghiera, un'invocazione. "Questa gente sembra avere qualcosa di misterioso racchiuso nei propri occhi..." mormorò uno dei cavalieri a Belvan. "Non so..." rispose questi "... io direi che hanno... hanno paura... e su questo ti dò ragione... niente infatti è più misterioso della paura..." E finalmente arrivarono davanti al palazzo reale. Qui, una volta riconosciuti, furono fatti entrare ed accolti come il loro lignaggio richiedeva. Alcune guardie poi li condussero davanti al principe Frigoros, signore di Cartignone. L'uomo li attendeva seduto sul suo regale seggio, mentre al suo fianco si trovava il suo primo e più importante consigliere, il chierico Guxio. "Onore a voi, altezza." Prese a dire uno dei chierici della compagnia. "Sua grazia il vescovo vi invia i suoi saluti... insieme a questa valente compagnia d'eroi." "Siate i benvebuti a Cartignone, nobili amici..." li salutò il vecchio principe "... mi rallegra che abbiate generosamente risposto alla nostra invocazione d'aiuto. Ma non vi tratterrò oltre... sarete stanchi e converseremo stasera. Ho già disposto comodi alloggi per tutti voi." Così, tutti i nostri eroi furono fatti alloggiare in degne stanze così disposti: Llamrei ed Elisabeth, essendo donne, e Morven e Cavaliere25 essendo invece uomini. Il riposo però non per tutti fu sereno. Belvan infatti non riusciva a togliersi dalla mente tutti quei crocifissi, che come un'ossessione, aveva visto sorgere sulla strada che conduceva a Cartignone.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 10-10-2010 alle ore 02.47.01. |
10-10-2010, 03.27.46 | #47 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo al palazzo ducale di Cornovaglia, Guisgard si accingeva a partire di nuovo.
Forse per mai più ritornare. "Amico mio..." disse accarezzando il suo cavallo "... seguirai ancora il tuo padrone? Ora che non ha più un tetto sopra la testa?" "Signore..." "Chi è?" Chiese Guisgard fissando la porta delle scuderie. "Sono io..." "Phina?" "Si, mio signore..." "Cosa c'è, dimmi?" "Ecco, io..." mormorò a capo chino la ragazza "... volevo sapere se stavolta vi tratterrete un pò di più al palazzo..." "Eh, no... sono già di partenza..." "Ah, capisco..." "Cos'hai?" Chiese lui accarezzandole il morbido e bianco viso, a stento coperto dai i suoi bellissimi capelli corvini. "Ecco, io..." rispose arrossendo lei "... io... ricordavo l'ultima volta... quando mi prometteste una cosa..." "Davvero? Cosa?" "Non lo ricordate più... non importa..." "Dai su... rinfrescami la memoria..." "Ecco... che mi avreste insegnato ad andare a cavallo..." "Già, che sciocco a non rammentarlo!" Sorrise lui. "Mi insegnerete allora?" "Ora sono in partenza..." "Non importa... vi aspetterò..." "Phina! Dove sei?" La chiamarono all'improvviso dalle cucine. "Ora devo andare..." Ma prima di uscire dalle scuderie si voltò indietro. "Ovunque andiate, mio signore, fate attenzione..." sorrise ed uscì. In quel momento un velo di malinconia scese su Guisgard. Egli sapeva che forse non sarebbe mai più tornato in quel palazzo. Sellò allora il suo cavallo ed uscì, attraverso la grande porta, fuori dalla ducale ed imponente dimora. Fissò per un interminabile momento il paesaggio circostante, come a voler far sua ogni immagine di quel luogo. Un luogo che gli ricordava la sua infanzia e la sua prima giovinezza. Fissò quei luoghi e poi sorrise amaramente. Poi, spronato il suo destriero, prese la via che lo conduceva lontano da quel posto. "Mio signore! Aspettatemi, per carità! O questo mio cavallo mi disarcionerà!" Chiamo all'improvviso una voce. "Iodix? Cosa ci fai qui?" "Ecco, il duca non comprese che di voi io presi le difese..." Guisgard lo fissava con sospetto. "Ed ecco allora che per ira lui mi cacciò. Ed eccomi qui, oltre voi nessuno più ho!" "Avanti, sputa il rospo!" "Ma in verità io vi ho detto ogni cosa! Il duca si arrabbia con chi troppo osa!" "Ti avverto... sto per lucidare i miei stivali sul fondo dei tuoi calzoni da buffone!" "Ecco, io in verità... oh, vi supplico, pietà!" "Voglio la verità!" Disse guisgard. "E la voglio subito!" "Oh, mio signore, vi prego, sono solo un misero buffone. Non cacciatemi che non ho il vostro animo da guascone!" "E sia..." mormorò Guisgard "... del resto il mondo è il più grande palcoscenico che ci sia... magari ci aiuteranno le tue farse e le tue filastrocche!" Sorrise e fece cenno al buffone di seguirlo in quel loro strano ed incerto viaggio da intraprendere.
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10-10-2010, 11.51.45 | #48 |
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Mentre mi riposavo dal lungo viaggio pensai a quale avventura sarei andato incontro non riuscendo a prendere sonno mi alzai dal letto e usci dal mio alloggio e iniziai a girovagare per il castello cercando di capire qualcosa di piu sulla missione di cui facevo parte.
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fabrizio Ultima modifica di cavaliere25 : 10-10-2010 alle ore 13.46.39. |
10-10-2010, 13.23.33 | #49 |
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Morven aprì un occhio, poi un altro. Controllò lo spazio vuoto della stanza. Aveva sentito che il suo compagno, inquieto, era uscito, ed in effetti Cavaliere25 non era più là.
Si mise a sedere sul letto, osservò le pareti, i mobili intorno. In effetti lui e il giovane arciere non avevano scambiato che poche parole. Morven aveva un carattere schivo, e raramente scambiava più di quattro chiacchiere di cortesia con chi non conosceva bene. Eppure, gli venne da pensare in quel momento, forse parlare con Cavaliere25 gli avrebbe giovato, perchè in fondo era abbastanza possibile che condividessero gli stessi dubbi e gli stessi timori circa la difficoltà di quella missione. Tuttavia, in un certo qual modo, gli fu grato del fatto di averlo lasciato solo. Così Morven potè distendersi sul letto, intrecciare le mani dietro la nuca, e fissando il soffitto avvolto nella semioscurità, abbandonarsi ai propri pensieri e ai propri interrogativi. Sentiva che qualcosa di strano aleggiava tra quelle stanze, in quel luogo, tra le stesse alte mura di quella città. Qualcosa di inspiegabile e sottile, oscuro e minaccioso... ma Morven credeva solo in Dio e nel Re, nel sangue e nella spada... e se Dio è con me, chi sarà contro di me? Non devo temere i terrori della notte, nè freccia che vola di giorno... mille cadranno al mio fianco, ma nulla mi colpirà... e così, consolandosi al pensiero di quelle parole, cominciò ad abbandonarsi al giusto riposo, dopo quei lunghi giorni di viaggio... sì, il viaggio... quello fu l'ultimo dei suoi pensieri prima di chiudere gli occhi... dove mi porterà questo viaggio?
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 10-10-2010 alle ore 13.36.40. |
10-10-2010, 16.14.37 | #50 |
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<Empi si teneva forte alla criniera del destriero, seduta davanti al Principe. Si sentiva alquanto a disagio in quella posizione, abituata com’era a volare solo grazie alle sue ali. La luce verde brillava intensa nella notte e si fondeva con l’intensità di quella dorata che proveniva dal corpo del suo regale compagno di viaggio. Cercava le parole per rompere l’imbarazzante silenzio di quella forzata vicinanza> Guardate <esclamò ad un tratto indicando la compagnia di umani che s’intravedeva tra i boschi> Ecco il corteo di cui avevo udito nel Vento <disse Empi al principe Icarion>
Abbiamo un privilegio, Altezza, gli umani non possono scorgerci se non decidiamo di palesarci nelle forme umane che essi si aspettano d’incontrare, e per il momento credo sia meglio osservare un po’ questa compagnia < annunciò con voce ferma, sperando che Icarion accettasse il suo consiglio. Empi osservò gli umani che avanzavano ordinatamente> Per comprendere gli umani a volte per noi basta solo osservare la loro andatura o il modo in cui cavalcano <cominciò a spiegare Empi al principe> Guardate quel cavaliere <indicò Belvan> il suo modo di stare in sella indica un forte e indomito spirito, potrebbe essere lui il capo di questa spedizione <ipotizzò la fata cercando di parlare velocemente per impedire al principe di interromperla> mentre quel giovane cavaliere <indicò Morven> guardate il modo in cui osserva il paesaggio circostante, egli è sicuramente affascinato dalla foresta, forse nel suo cuore alberga l’antica fede <aggiunse affascinata. Infine i suoi occhi si posarono su Elisabeth e Llamerei> guardate vi sono anche due donne <sorrise compiaciuta> e una di loro reca le insegne di un cavaliere templare <indicò Elisabeth e mentre cercava di spiegare tutto ciò al giovane principe giunsero alle mura di Cartignone. Empi percepì qualcosa di oscuro in quella città che ora li accoglieva ma non rivelò le sue percezioni ad Icarion> Perché non ci fermiamo nel bosco adiacente il palazzo reale, Altezza? <propose Empi al suo compagno di viaggio> di lì avremo un’ottima visuale.
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