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Vecchio 19-09-2009, 12.57.58   #41
zaffiro
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zaffiro sarà presto famosozaffiro sarà presto famoso
Messere,quanta premura nel vostro mettermi in guardia.Sebbene sia vano il timore di poter suscitare invidia in divinità alcuna per mancanza di ogni presupposto,vi dico che temo gli Dei esattamente quanto ne ebbe timore la fanciulla Psyche,che,pur avendo ricevuto ordine da un Dio,non ebbe pudore di trasgredirlo per contemplare il suo sposo mentre giaceva in sonno,e quale fu la ricompensa a tale trasgressione..stupore per gli occhi e per la mente.
Sarei ben felice di recare arti divinitorie quali il giovane Marsia,seppur reo di suscitare invidie tra i suoi superbi,e ritengo che vinse comunque,seppur in sorte ebbe la scarificazione del suo stesso corpo,talvolta gli Dei osano farsi beffa degli uomini per puro capriccio,ma non vince chi bara,mai,seppur consegua indiscutibile vittoria.E neppure di questo ho motivo alcuno di preoccupazione,non serbo arte,nè maestria,nè mi apparterranno.
Quanto a Medea,sono una donna,non mi permetterei mai di giudicare una mia simile,seppur una maga,che ha nutrito amore,anche se l'epiligo fu l'infelicità per l'amato e se stessa,macchiandosi del delitto più infame.

Ma,quanto al vostro desiderio di volerci dedicare scritti degni di un grande poeta,sappiate che non sono gli scritti che fanno grande un uomo,nè l'emulo di grandi maestri,quanto il suo pensiero originale e,abbiate fede in me,smuove le membra più una sola parola pronunciata a lingua incerta ma originata dal cuore di quanto non faccia un elegante e raffinato poema di mirabile fattura.
Tutto quanto chiediamo,è emozionarci con semplici parole,null'altro di quanto non stiate già facendo.
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Vecchio 21-09-2009, 00.17.02   #42
elisabeth
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elisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella roccia
Carissimo Sir Guisgard, vorrei leggere la fine del racconto prima di divenire una vecchia dama.........sapete la vista..........siate clemente....sono curiosa.....
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Vecchio 21-09-2009, 01.05.36   #43
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Per Lady Zaffiro: Sentirvi parlare mi fa capire cosa provò Ulisse nell'udire l'inebriante canto delle sirene.
Tuttavia, per quanto simili al fresco e delicato nettare del Parnaso, le vostre parole non mi faranno ricredere su quanto mi mostra invece la mia immaginazione di voi

Per Lady Elisabeth: Non temete milady; il mio cantastorie mi parla spesso delle "isole felici", ideale dimora dove la giovinezza è eterna. Ma non credo che la mia musa voglia spingerci a tanto pur di farci conoscere la conclusione delle vicende di Ardea
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Vecchio 21-09-2009, 04.35.43   #44
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

X


"Ma si, ce n'è, mammina, se permetti,
ce n'è mammina, cavalier son detti.
E io, mammina, voglio andar con loro,
e aver vesti di ferro e sproni d'oro."
(Breus, II, 9)


“Allora?” iniziò a parlare il duca. “Ti ricordi di me?”
“Si…si, milord.” Rispose con un filo di voce Ardea. “Come avrei potuto dimenticarvi.”
“E come mi trovi?”
“Il vostro volto è uguale a quella sera e qualche filo d’argento nei capelli e nella barba vi rende ancor più nobile e gentile.”
“Del resto il tempo passa per tutti.”
“Si, verissimo, milord.”
“Ma tu non puoi saperlo” disse con tono severo il duca “sei ancora troppo giovane.”
“Quindi…non mi trovi cambiato, a quanto dici.” Continuò il duca dopo un attimo di silenzio.
“Affatto, mio signore.” Ma mentre diede questa risposta, lo sguardo di Ardea cadde sul bastone che il duca aveva accanto a se.
“Dici il vero?” Tuonò il duca. “Oppure appartieni alla categoria di coloro troppo educati e timorosi per essere sinceri?”
“Dico sempre il vero, milord.” Rispose pronto Ardea.
“Perché fissavi allora il mio bastone?”
“In vero” rispose con pudore il giovane “mi chiedevo cosa mai vi fosse capitato.”
“Una vecchia ferita mal curata. Allora?” Chiese, cambiando discorso, ancora il duca. “Sei felice di venire a stare qui al castello?”
“E’ per me una gioia immensa! Mio signore, io non so come ringraziarvi, né mai potrei sdebitarmi!”
“Il Cielo non ha voluto concedermi la gioia di avere dei figli. Ma quello che tu facesti quella notte per me va oltre la pietà di un figlio.”
Poi, rivolgendosi ai suoi servitori, comandò:
“Accompagnate il ragazzo nella sua stanza e fatelo riposare. Il viaggio è stato lungo.”
Il ragazzo salutò i presenti e seguì i servi verso la stanza che il duca aveva fatto preparare per lui.
Rimasto solo con l’abate e Vico d’Antò, il duca chiese:
“Allora, cosa ne pensate del ragazzo?”
“Milord, devo essere sincero” rispose Vico “credo che il ragazzo abbia doti non comuni.”
“Lo penso anche io.” Rispose il duca.
“Nel suo sguardo” continuò Vico “ho scorto un ardore ed una nobiltà raramente visti in altri occhi. Credo sarà un grande cavaliere.”
“E’ quello il mio intento.” Intervenne ancora il duca. “E voi, eccellenza, condividete il parere di ser Vico?”
“Pienamente, milord!” Rispose Petrillus. “Conversando con i suoi nonni, ho saputo che il giovane è animato da alti valori religiosi e questo rende ancor più eccellente il suo animo.”
“Ser Vico” disse il duca con il suo solito tono “ovviamente mi affiancherete nel compito di educare il giovane alle regole della cavalleria. Nelle mie condizioni non posso più eccellere negli esercizi fisici.”
Vico rispose con un profondo inchino.
Nella sua stanza intanto, Ardea riposò pochissimo, eccitato com’era dalla sua nuova vita.
Non che la sua stanza fosse inospitale.
Era invece riccamente arredata, abbellita da splenditi teli raffiguranti scene di tornei cavallereschi e di caccia. Dalla stanza poi, attraverso una finestra, si poteva ammirare l’affascinante spettacolo della brughiera afragolignonese.
Ma, come detto, il giovane aveva l’argento vivo fin dentro il cuore e di riposare non ne sentiva alcun bisogno.
Chiese così di essere condotto ancora dal duca, dal quale per troppo tempo ne fu separato.
I due trovarono, nell’uno e nell’altro, reciproca compagnia e l’austero cuore del duca conobbe in quel ragazzo un motivo di gioia ed affetto.
Il momento della timidezza e del pudore passò presto, come se ci fosse davvero un filo, di fatale origine, che univa quei due animi. Giorno dopo giorno e poi mese dopo mese, Ardea sentiva sempre più il castello come la sua nuova casa e il duca come suo vero padre.
Così, con la tenera severità di un padre e la giusta intransigenza del maestro, il duca Taddeo iniziò ad impartire le supreme regole della cavalleria, insieme a quelle non meno nobili della cortesia, a quel giovane che ormai amava come un figlio.
Ed Ardea, con il suo affetto ed i suoi insegnamenti, crebbe forte nel fisico e saldo nello spirito.


(Continua...)
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Vecchio 21-09-2009, 18.26.31   #45
Vivian
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Vivian è sulla buona strada
Sir Guisgard, noto che tra le dame di Camelot la vostra attenzione è assai ambita. Vorrei aggiungere, e qui perdonate la mia malizia, che sapete molto bene come accendere gli animi delle fanciulle che vi si avvicinano . Come amica vi consiglio però di stare molto attento a distribuire in giuste dosi la vostra galanteria o rischiate di perdere il vostro seguito di ascoltatrici fedeli.
Penso che la vostra abilità nel comporre versi e narrare storie avvincenti sia, almeno in parte, dettata dalla quantità e, soprattutto, dalla qualità delle muse che vi ispirano. Con tanta bellissima "concorrenza" non posso che essere lieta della vostra promessa.
Ma continuate col vostro racconto, vi prego, ora sono doppiamente curiosa di conoscere quale sarà il destino del nostro Ardea.
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Vecchio 21-09-2009, 23.41.29   #46
zaffiro
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zaffiro sarà presto famosozaffiro sarà presto famoso
Nessuna "concorrenza",milady.La bellezza è uno stato di pensieri che a me non appartiene in alcun modo da molto tempo,oramai.E quanto più inquieti e turbati sono i pensieri,tanto più i lineamenti del volto deformati,lo sguardo appannato e la pelle solcata.

A voi ,messere,dico che nulla rende più libero l'uomo se non la piena facoltà della sua immaginazione,non c'è verità che possa contenerla,neppure se vi mostrassi l'evidenza,nessuno può,in vece nostra,quanto noi stessi possiamo a noi stessi servendoci di perdurate fantasie,perdonate il gioco di parole.
Ritornando in tema,la tendenza alla perfezione cui viene proiettato il vostro Ardea,il coraggio delle scelte sostenute,talvolta con dolore,ma mai dettate da rimpianti,sono incitamento ed insegnamento a nutrire i sogni ed ad investire nelle responsabilità che si vanno assumendo sebbene non si perda la salda connessione con la dimensione reale,quanto di più auspicabile a chi ha abbandonato l'ingenuità propria solo della fanciullezza.Fortunati quanti sapranno credere in un destino,molto plasmato a quattro mani,come ha saputo crederci il vostro giovane ed audace personaggio per mano vostra.

Ultima modifica di zaffiro : 22-09-2009 alle ore 01.00.38.
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Vecchio 22-09-2009, 03.32.25   #47
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Per Lady Vivian: Milady, voi mi lusingate. Se davvero sapessi accendere gli animi di tutte voi, allora sarei di certo infinitamente più ricco del leggendario Conte di Montecristo, poichè questo dono rappresenta da sempre il sogno più ambito di ogni mortale.
Non temete, mia diletta amica, in voi non c'è malizia e permettetemi di dedicarvi un pensiero dell'immortale Lord Byron, proprio inerente all'ambito tesoro di cui parlavo:
"Il cuore di un uomo può conquistare il mondo intero, ma solo il cuore di una donna può conquistare quello di un uomo."
E chi conquisterà il vostro cuore, milady, troverà un tesoro inestimabile, capace di acquistare la merce più rara e preziosa: la felicità. Quella vera

Per Lady Zaffiro: Come sempre accade, le vostre parole ed i vostri pensieri mi ammaliano.
Voi lodate la mia immaginazione ed io vi ringrazio. Ma possiamo davvero dire dove arriva e termina la fantasia di un uomo?
Si dice che il grande artista Fidia immaginò da sè la dea Atena prima di scolpirla nella sua più famosa immagine.
Ma la sua perfezione e la sua bellezza spinsero molti uomini a credere che davvero Fidia avesse visto, forse in sogno, la mitica dea.
Tornando al nostro Ardea, egli deve seguire un destino in parte già scritto, ma come tutti noi, ad un certo punto, viene posto davanti a delle scelte.
E da queste scelte dipenderà tutta la sua vita.
Gli antichi greci affermavano che l'essere aristocratico non era un privilegio ma un onere. Apparire quindi migliore dei propri simili non può limitarsi all'effimera vanagloria, ma deve essere il mezzo attraverso il quale si compiono imprese immortali.
Vedremo se Ardea sarà degno di tutto ciò
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Ultima modifica di Guisgard : 22-09-2009 alle ore 03.35.47.
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Vecchio 22-09-2009, 15.34.04   #48
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Originalmente inviato da zaffiro Visualizza messaggio
Nessuna "concorrenza",milady.La bellezza è uno stato di pensieri che a me non appartiene in alcun modo da molto tempo,oramai.E quanto più inquieti e turbati sono i pensieri,tanto più i lineamenti del volto deformati,lo sguardo appannato e la pelle solcata.
Milady, il mio era un commento scherzoso rivolto al nostro sir Guisgard. La bellezza vi appartiene Lady Zaffiro, io posso immaginarvi. Vi vedo mentre state seduta a scrivere le meravigliose parole che solo voi, in tutta Camelot, sapete rendere tanto profonde e delicate. Ogni imperfezione del vostro volto vi rende assolutamente unica, i vostri occhi brillano di una luce simile a quella delle creature celestiali e la vostra pelle, pur solcata dai turbamenti e dai pensieri inquieti, è morbida al tatto. Siete affascinante, rassicurante, un bellissimo frutto maturo e succoso su un albero di frutti ancora un pò acerbi.


@Sir Guisgard: Siete troppo modesto, ma vi assicuro che voi sapete trovare sempre le giuste parole per attirare l'attenzione di una dama.
Riguardo al mio cuore posso dirvi che esso non è poi così prezioso come dite, ma sicuramente non opporrò alcuna resistenza nel donarlo interamente a colui che saprà apprezzarlo nella sua semplicità.
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Ultima modifica di Vivian : 22-09-2009 alle ore 18.03.56.
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Vecchio 23-09-2009, 03.35.36   #49
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ARDEA DE' TADDEI

XI

“_Perché domandi del mio re?_ Chiese Ruko.
_Perché il fato mi ha imposto di seguirlo!_
Rispose Icaro.”
(L’Imp, libro I)


Gli allenamenti per irrobustire il corpo erano duri, quanto i sacrifici che Ardea doveva affrontare per temprare il suo spirito.
“Cavalieri è un modo di essere, non di vivere!” Gli ripeteva costantemente suo padre. “Devi saper rinunciare a tutto, fosse anche al mondo intero! Un giorno la cavalleria potrebbe chiederti la vita e tu devi essere pronto a concedergliela!”
Così Ardea, in anni di infaticabili lezioni, atte ha mutarlo in un nuovo essere, un cavaliere appunto, apprese l’uso di ogni sorta di arma, la dimestichezza con le lingue della nobiltà, l’afronormanno, il latino ed il greco e non da ultime le regole della cortesia.
Elegante nella figura, snella ed asciutta, gradevole nei lineamenti e dal regale portamento, Ardea era giunto così alle soglie dell’età adulta.
Il coraggio e la generosità non gli facevano difetto, come del resto la nobiltà d’animo e la Fede nel Signore.
I lunghi capelli bruni, la pelle bianca e gli occhi chiari, caratterizzavano il suo bell’aspetto, tipico della nobiltà afragolignonese.
E nel vederlo, suo padre sentiva forte nel cuore un misto di gioia, orgoglio ed amore.
“Sarà il più grande cavaliere mai nato.” Pensava spesso. “E da lui sorgerà una grande stirpe, che darà nuovo lustro al regno e forza alla Chiesa!”
Nei momenti di riposo dai duri allenamenti, Taddeo ed Ardea viaggiavano spesso tra il castello ed alcuni possedimenti del ducato.
E così vassalli e sudditi avevano iniziato ad ammirare ed amare il giovane figlio del duca, bello e virtuoso, sicuro vanto della futura cavalleria.
Ma più di ogni altro luogo, Ardea amava passeggiare con suo padre nelle sale e nelle torri del castello.
Ed in questo vi era un luogo, che sin dalla prima volta aveva suscitato la curiosità nel cuore di Ardea.
Era la cappella del castello.
Qui ogni giorno padre e figlio prendevano messa e, dopo essersi confessati, partecipavano al banchetto eucaristico.
L’abside con il Cristo Benedicente dominava l’intera navatella, mentre sui lati si trovavano due dipinti, uno con la Santa Vergine ed il bambino, l’altro con i tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.
Ma ciò che incuriosiva Ardea era una piccola ara in pietra, posta davanti all’altare, con incise scene del Vecchio Testamento lungo il bordo e immagini della vita di Cristo sulla lastra, sempre in pietra, che la copriva.
Ardea aveva provato a chiedere al duca cosa contenesse quell’arca, ma Taddeo aveva risposto in modo molto vago.
“Contiene un oggetto appartenente da anni alla nostra stirpe.”
Di più Ardea non osò chiedere, forgiato com’era alle gentili regole della cortesia.
Una sera di fine estate, il duca volle avere ospiti ser Vico d’Antò e l’abate Petrillus alla sua tavola.
Aveva fatto cacciare dai suoi servitori cervi, lepri e cinghiali, che avrebbero imbandito la sua tavola con la più fresca frutta di stagione e i dolciumi più deliziosi. Il tutto innaffiato da buon vino di vecchia data e pregiata fama.
“Signori” esordì durante la cena il duca Taddeo “stasera è una serata particolare. Ecco perché ho voluto circondarmi di tanta nobile e gentile compagnia.”
“Cosa ricorre stasera, milord?” Chiese Vico.
“Un momento doloroso quanto improrogabile, amici miei!” Rispose con tono grave il duca.
“Un evento spiacevole, vostra grazia?” Chiese preoccupato l’abate.
“Cosa è accaduto, padre?” Chiese Ardea.
“Figlio mio” iniziò a dire il duca “sai quanto mi sei caro e sai che darei la vita per te.”
“E’ lo stesso per me, padre mio.”
“Ma arriva, nella vita di un padre, il momento in cui dovrà vedere suo figlio partire.”
“Io non vado in nessun luogo, padre mio. Non senza di voi.”
“Figlio mio, io avevo un impegno con il Cielo…renderti un cavaliere. E credo di aver ben svolto tale missione. Ora però, non avendo più nulla da insegnarti, resta l’ultimo atto da compiere. E solo dopo questo potrai definirti un vero cavaliere.”
“Che atto?” Chiese il giovane.
“La tua investitura a cavaliere, figlio mio. E quella spetta al re ed a lui solo.”
“L’investitura…” Sussurrò Ardea.
“Si. Fra tre giorni partirai per la corte, dove sarai ricevuto dalla nobiltà e dal re in persona. Mostra il tuo valore ed egli ti proclamerà cavaliere. Ed allora potrai tornare da me, figlio mio.”
Quelle parole echeggiarono a lungo nella mente e nel cuore del giovane.
Il re, la corte e l’investitura a cavaliere: Ardea capì che il suo destino stava per compiersi.


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Vecchio 23-09-2009, 11.16.20   #50
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Ardea parte e diventa cavaliere!
Sono commossa...
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