26-10-2012, 03.40.17 | #501 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Juan...”
Quel nome, sussurrato da Talia alla fine, sembrò scalfire lo sguardo scuro ed il volto teso di Musan. Lo spagnolo prese allora la mano della ragazza e mostrò un lieve sorriso. “Vi ringrazio, senorita...” disse fissandola negli occhi “... si, rammento il vostro terrazzo e sono certo della bontà delle vostre parole... tuttavia, perdonatemi, ma ad un giudice occorrerà altro, oltre alla testimonianza di un membro della famiglia dell'accusato... ci sarà un interrogatorio e poi delle indagini...” i suoi occhi erano sempre in quelli di lei e la sua mano strinse, per un momento, quella della ragazza “... ma io credo alle vostre parole... una creatura come voi non può mentire... non sa mentire... mi occuperò io stesso di questo caso e farò di tutto per portare indizi e prove a favore di quanto avete appena detto... ora devo andare... ma spero di rivedervi presto... magari tornare qui e trovarvi ad attendermi da quel vostro terrazzo... come i due amanti di Verona...” e le sfiorò la mano con un lieve bacio. Musan salutò allora di nuovo Philip e sua moglie, per poi andare via con i soldati ed il povero Passapour. Andato via lo spagnolo, Philip si avvicinò subito a sua figlia. “Perchè sei intervenuta?” Fissandola. “Sai bene che non voglio ti immischi in simili faccende. Potresti essere chiamata a testimoniare e questo, come membro della Compagnia, potrebbe mettermi in una situazione difficile e poco piacevole. Quando imparerai a stare al tuo posto, Talia?” “Philip, ti prego...” intervenne sua moglie “... vedrai che il signor Musan non coinvolgerà direttamente Talia... sono certa che non permetterà un suo interrogatorio davanti ad un giudice, in un'aula di tribunale... io sono una donna e certe cose le capisco... ho letto nei suoi occhi mentre la guardava...” Philip scosse il capo e poi si voltò verso il vecchio Arkwin. “Siete qui solo da poco tempo” disse al padre “e già avete portato scompiglio in questa casa! Non bastava il vostro passato a perseguitarci, ora anche il vostro domestico coinvolto in questa storia! Vorrei non essere vostro figlio!” “Philip!” Avvicinandosi sua moglie. Ma l'uomo rientrò in casa. E il vecchio Arkwin chinò il capo, come rassegnato.
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26-10-2012, 03.50.48 | #502 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Sulla Santa Rita era il caos.
Gli uomini che erano con Guisgard, ora armati, minacciavano il capitano e quelli che sembravano decisi a restare con lui. “Allora...” disse Rynos “... chi vuol stare con noi?” “Rynos!” Chiamò Austus. “Sono con voi!” E subito il marinaio gli lanciò una pistola. “Avanti voi altri...” con disprezzo Emas e spintonando quelli fedeli al comandante “... mettetevi da quella parte e non muovetevi!” “Non preoccuparti...” disse Guisgard a Cavaliere25 “... ora scendi nella mia cabina e prendi il sestante, la bussola e le carte nautiche... portami il tutto insieme alla cassetta con i medicinali.” “La nave è nostra, signor Guisgard!” Avvicinandosi Rynos. “Molto bene.” Annuì il tenente. “Ora sorvegliate Sumond.” Intanto, sul ponte, gli ammutinati avevano raggruppato chi invece aveva deciso di restare dalla parte del capitano. Sul ponte vi era anche Musmot, il medico di bordo, che aveva deciso di seguire gli ammutinati. “Anche voi, dottore...” fissandolo Sumond “... anche voi avete deciso di unirvi a questi cani...” “Un uomo come voi, signore...” rispose il medico “... un uomo come voi non mi lascia scelta...” “Ah, è così?” Esclamò Emas e agitando il fucile davanti al viso di Sumond. “Siamo dei cani!” “Leghiamolo alla grata” gridò Fidan “e frustiamolo, come lui faceva con noi!” “Si!” Gridarono in coro gli ammutinati, spintonando Sumond. “Fermi!” Urlò Guisgard. “No, vogliamo frustarlo e poi accopparlo!” Urlarono quelli. “Ho detto fermi!” Spingendoli via Guisgard. “Fermi! Comando io su questa nave! E se qualcuno non è d'accordo, allora si faccia avanti ora!” Il suo sguardo era deciso, alieno da ogni debolezza o tentennamento e subito si impose sull'ardore di quegli uomini. “Non voglio più delitti su questa nave! Non voglio più vedere scorrere del sangue! Si tratti pure di quello di Sumond!” Fissandoli il tenente. “Se questo è un tentativo per ottenere clemenza” mormorò con disprezzo Sumond “io ci sputo sopra...” “Siete solo uno sporco maiale...” voltandosi Guisgard verso il capitano “... e ringraziate il Cielo di non avermi reso simile a voi, ossia un lurido assassino...”
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26-10-2012, 08.01.35 | #503 |
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Il colonnello chiamò un servo che mi accompagnò nella stanza a me destinata.L' alloggio era magnificamente arredato in foggia europea.
Il servitore mi indicò un armadio con abiti fatti arrivare apposta per me, preparò una vasca di acqua calda e sali profumati e infine uscì. Dalla finestra si intravedeva il lago, a osservarlo sarei stata capace di perdermi per ore. Riposi i miei oggetti nell'armadio e piegai accuratamente il mio abito smeraldo nuovo fiammante. Mi immersi nell'acqua calda, mi sembrava cosi lontano il mio passato ora che mi trovavo in questa casa con tutti questi agi che un tempo non avrei neanche potuto immaginare. Restai a mollo per un po' , lavai i miei capelli e poi uscii dalla vasca. Gon si era accocolata su un grosso cuscino di velluto e si riposava per lo stress del viaggio. Scelsi un vestito tra i tanti a mia disposizione. Presi un abito leggero color azzurro e bianco co. inserti di pizzo. Sveglia Gon, la presi in braccio e mi diressi nel grosso salone alla ricerca di Fhael o del colonnello.
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26-10-2012, 08.40.43 | #504 |
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Ascoltai in silenzio la sfuriata di mio padre..guardai il volto rosso e contratto scagliarsi verso me e mia madre che,come sempre, cercava di calmarlo.
Non replicai...avrei agito da me..mi voltai senza nemmeno rispondere e uscii dalla stanza per dirigermi nella mia stanza. Chiusi la porta bene col chiavistello, attraversai la piccola loggia e mi trovai davanti a tutto il golfo di Las Baias, vedevo in lontananza piccole navi che stavano arrivando e altri che partivano..e io volevo partire nuovamente. Poi ebbi un sussulto...il pirata Topasfier...presi lo scrigno piccolo in legno, ben custodito, e lo aprii e tra le mani vi era di nuovo il manoscritto..il Tesoro..dovevo scoprire chi erano quei poveri marinai lasciati a custodirlo, non potevano sopravvivere a lungo. Uscii di nuovo nella loggia e sentii la brezza fresca e leggera carezzarmi il volto e sedendomi aprii il libro...
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 26-10-2012 alle ore 16.15.49. |
26-10-2012, 11.35.59 | #505 |
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Giungemmo presso la nave che ci avrebbe condotto per i sette mari alla caccia del Gufo Nero.
Non sapevo chi fosse questo famigerato corsaro......non avevo mai sentito parlare delle sue imprese, anzi, ne negavo l'esistenza. Saliti a bordo, il Capitano Gurenaiz mi illustrò il fattaccio: l'oggetto della missione era ritrovare la ragazza e catturare il Gufo Nero. Saputo ciò, decisi di porre alcune domande che potessero.....in qualche modo.....aprirmi uno scorcio sulla motivazione. "Certo......Signore, ho delle domande da porre......"risposi. "La prima è questa: in che modo, la ragazza è stata rapita?" "In quali circostanze è avvenuto il rapimento?" ed infine......."Come mai il Comandante Guidaux era così furioso, per il vostro fallimento"
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"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore..... |
26-10-2012, 14.35.04 | #506 |
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Certo dissi rivolgendomi verso Guisgard e corsi nella sua cabina e cercai quello che mi aveva chiesto di portare
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fabrizio |
26-10-2012, 16.48.25 | #507 |
Disattivato
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Il mare iniziò a gonfiarsi e la cabina sembrava un balìa di una furia impazzita.
Annuii a Boyuke, non ci saremmo mosse di lì. Sicuramente il ponte sembrava un posto meno sicuro, almeno per il momento. Vidi Loren balzare giù dal letto e ricominciare a tremare. Questa volta no, non credetti alle sue parole, come potevo, dopotutto? É ben noto che il mare in tempesta diventa ingestibile, non occorrevano di certo degli spettri per creare quel trambusto. Ma lei tremava, terrorizzata. "Anche se stessero davvero arrivando, faremo in modo che non ti prendano!" Tentai di rassicurarla. Già, e come si uccide qualcuno già morto, maledizione? Che ne sai tu di tesori e fantasmi? La mia mente tentava di mettermi davanti alla cruda realtà. Non volli cedere. "Vieni" dissi decisa "nascondiamoci qui sotto" indicando una rientranza che faceva al caso nostro. "Ci sarà pure un modo per placare gli spettri! Un incantesimo? Un amuleto? Una formula? ... Un sacrificio?" La mia voce era quasi isterica sebbene tentassi di mantenere la calma. Ecco, adesso stai decisamente delirando.... Tentai di scacciare la voce razionale della mia mente con un cenno della mano. Avevo visto morire Dydas sotto i miei occhi, e quell'ufficiale di cui non sapevo il nome, avrei fatto di tutto per salvare Loren. "Quel monaco non vi ha detto come sconfiggerli?" Con voce quasi implorante : " non possono essere invincibili, maledizione!" |
26-10-2012, 16.57.34 | #508 |
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“Perdonatemi, padre...” risposi chinando il capo, alle sue domande “Ho parlato solo per correttezza e per amore di verità!”
Ma Philip era adirato, era fuori di sé... era arrabbiato con me, con il nonno e forse, in quel momento, con il mondo intero... In silenzio lo osservai rientrare in casa. Il cielo era vagamente cupo quel giorno ed una leggera foschia sorgeva dal mare nascondendo e confondendo i contorni dell’orizzonte... lo osservai per un momento, con l’impressione che quel tempo si accordasse perfettamente al mio stato d’animo... “E’ stata una mattinata movimentata...” dissi poi, rompendo il silenzio che era sceso tra noi “Movimentata e piena di emozioni. Nonno... forse hai voglia di una passeggiata... Madre... con il vostro permesso!” Senza attendere la risposta di mia madre né il pur minimo cenno di Arkwin, mi accostai alla sua poltrona da giardino, che il padre di Jamiel aveva provvidenzialmente munito di ruote, e la spinsi via da lì, conducendola con me per uno dei viali fioriti che abbellivano il nostro parco. Camminai per qualche tempo in silenzio, guidando la poltrona del nonno attraverso il parco... egli teneva gli occhi bassi, come immerso in cupi e tristi pensieri, io invece tenevo i miei lontani, distanti... Camminai finché non ci ritrovammo, per caso, nella parte più estrema dell’ampio parco, là dove il giardino terminava contro un basso muro, al di là del quale il terreno degradava appena per qualche metro fino alla scogliera che cadeva a picco nel mare. Qui lasciai la poltrona del nonno, per poi accostarmi lentamente al muretto... la foschia sul mare si stava addensando rapidamente, la osservai salire per qualche momento, come ipnotizzata, poi sospirai... “Ho mentito!” dissi, voltando le spalle al mare e tornando a fissare il nonno “Ho mentito, e tu lo sai. Non ho visto Passapour dopo la sua lite con papà, quella sera, e non l’ho udito leggere... ho mentito perché sapevo che Musan mi avrebbe creduta, desidera credermi ed io ho sfruttato la cosa... ho mentito per te... ed ho mentito perché so che, comunque, non può essere stato Passapour... non è poi cosa difficile da intuire che Passapour non può aver fatto ciò di cui è accusato... è assurdo, è semplicemente privo di ogni logica. E’ evidente: non esiste nessun modo, neanche con il più veloce dei cavalli, con cui un uomo avrebbe mai avuto il tempo di lasciare questa casa al calare delle tenebre, raggiungere Balunga, compiere quell’abominio e poi fuggire prima del ritorno di Musan e dei suoi. E’ impensabile! Eppure... eppure quella era indubbiamente la cordicella di Passapour... e dunque... o lui è stato là ieri, quando ha detto di essere andato a trovare dei vecchi amici, oppure qualcuno ha rubato quella cordicella e l’ha portata a Balunga per incolpare lui della strage...” La mia voce, che via via era andata calando, si spense in un sussurro... riflettei ancora per qualche momento, poi i miei occhi tornarono ad osservare il nonno... mi stava fissando... “O magari entrambe le cose!” conclusi. Restammo in silenzio ancora per qualche momento, l’uno negli occhi dell’altra... finché io, infine, distolsi i miei e tornai a scrutare il mare... “E’ buffo...” mormorai respirando, con gli occhi socchiusi, la nebbia che risaliva la scogliera “Credevo che ti fidassi di me... chissà poi perché!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
26-10-2012, 17.45.52 | #509 |
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Gli occhi del vecchio Arkwin restarono per un po' in quelli di Talia.
Erano come spenti, inumiditi dall'età e dall'inquietudine. Poi un cenno, quasi impercettibile, come voler gridare qualcosa e poi, invece, un gesto di rabbia nel digrignare i denti. Un gesto di rabbia e di impotenza. La fiducia di chi si ama è un bene prezioso. Era un pomeriggio ancora luminoso, con una lieve brezza marina a schiarire l'aria. Il Sole, ormai presso Ponente, limpido e rilucente, con i suoi raggi purpurei screziava le tenere onde del mare di un magnifico e mutevole rubino. Talia, con passo svelto, scendeva verso la piccola spiaggia, riparata com'era da alti alberi su un pendio roccioso, che rendevano gradevole quell'angolo di costa. “Allora un po' tieni a me.” Disse all'improvviso una voce. Talia alzò lo sguardo e lo vide. Stava in piedi accanto ad un albero, con lo sguardo basso ed un sorriso enigmatico sul volto. “Volevo vedere il mare...” mormorò lei. “Noto dalla tua voce che sei ancora arrabbiata, giusto?” Voltandosi a fissarla lui. “Forse per questo non hai risposto al mio messaggio. Quel povero facchino mi ha detto che non c'era risposta, dopo averti dato il mio biglietto.” “Si...” rispose lei “... ed è strano...” “Cosa è strano?” Chiese lui. “Non sono ancora riuscita a decidermi se e quanto sono arrabbiata con te...” “Davvero?” Sorridendo lui. “E perchè mai?” “Per ciò che hai detto in quel biglietto...” fissandolo lei “... che pensavi volessi trascorrere in altro modo questo pomeriggio...” “Non volevo certo essere offensivo...” “Lo sei stato!” Con uno sguardo scuro lei. “Falso ed offensivo!” “Ho solo detto” sempre con quel suo sorriso quasi beffardo lui “che magari andare in giro col nonno, visitare il porto, la capitaneria o magari arrivare sino ad Amsterdam può essere più piacevole che trascorrere un pomeriggio qui, a fissare il mare. Sbaglio?” “Questo non vale anche per te?” “Io cosa c'entro?” Tornando ad appoggiarsi a quell'albero lui. “Stiamo parlando di te...” “Io ero tutta felice per essermi liberata oggi!” Arrabbiata lei. “E appena saputo dell'assenza del tutore sono corsa qui!” “Forse non dovresti farti vedere in giro con un cattivo ragazzo come me...” fece lui, voltandosi e restando a fissare il mare che accoglieva il Sole morente. “Il peggior lato del tuo carattere è nulla rispetto a quanto sai farmi arrabbiare quando fai così!” Fece allora un passo verso di lui e sentì qualcosa sotto il suo piede. Era un foglietto nell'erba. Talia lo prese e lo aprì... “La notte è simile alle pagine di un romanzo, dove la Luna funge con la sua pallida luce da candela e le stelle divengono simili a note che si scrivono sul margine di ogni foglio. E in quelle note descrivo l'eroe del romanzo che assume pian piano il mio volto e la protagonista, che invece appare con le tue fattezze. La Fortuna, allora, che assiste l'eroe la immagino come Amore, a cui solo confido ciò che provo, mentre il tesoro che egli cerca diviene il tuo cuore da conquistare, che come uno scrigno racchiude pietre preziose. Pietre preziose che altro non sono che il dolce ed infinito tuo battito che, come gemme e zaffiri, liberato in questa notte splende per sempre tra le pagine del romanzo della mia vita.” Alzò allora lo sguardo su di lui, che continuava a fissare il mare. “Non puoi fare così ogni volta!” Con la voce rotta lei. “Non puoi farmi del male e poi pensare di risolvere tutto con qualche parolina! Non puoi!” Ad un tratto, anche lui si voltò e i loro occhi si incontrarono, illuminati com'erano da ciò che restava di quel sognante tramonto sul mare. “Analopel!” Chiamò in lontananza Jamiel, facendo svanire quel ricordo. “Analopel, tua madre chiede di te! Sono tornati i soldati e stanno rovistando in casa! Il padrone ha preso la carrozza ed è corso dal governatore!”
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26-10-2012, 18.05.19 | #510 |
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Loren sembrò quasi tranquillizzarsi a quelle parole di Clio.
Si avvicinò a lei e si strinse al suo corpo. “Il monaco...” disse fissando il vuoto “... ci indicò la rotta... al largo dell'isola di Vivermagren, navigando poi verso Nord...” alzò gli occhi verso e Clio e sorrise “... ma tu non andarci mai... è una rotta maledetta e chi vi naviga prima o poi incontra la morte... come me... ma io sono felice, perchè tra breve rivedrò il mio Jean...” e con un gesto rapido e improvviso prese il pugnale che Clio teneva nascosto addosso e si trafisse a morte, per poi cadere a terra in una pozza di sangue. Poi, poco dopo, pian piano, la tempesta si placò.
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