13-11-2010, 02.34.24 | #531 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, nei meandri della tana dei sanguinari Atari, Talia aveva deciso di portare fuori da quell'Inferno la ragazza trovata laggiù.
"Non badate a me, milady..." disse Bumin "... conservate le vostre preoccupazioni per quel cavaliere scomparso... credo che a lui serviranno molto più che a me... se è ancora in vita, naturalmente..." E restò a fissare le due ragazze andare via per risalire in superficie. Così, quasi trascinandosi dietro quella ragazza, Talia percorse la via a ritroso per uscire da quel posto. Ma, con suo stupore, si accorse che la strada fatta prima per scendere in quel luogo era ora bloccata. Pesantissime sbarre di ferro ora infattti ne ostruivano il passaggio. Erano state calate da una fessura del soffitto in pietra. E quando Talia si sentì quasi perduta, quella ragazza le tirò la mano, indicando un passaggio quasi nascosto nella buia parete di pietra. Quella piccola porta sembrava essere la loro unica speranza.
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13-11-2010, 03.15.50 | #532 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole era sorto da poco e cominciava con il suo tenue calore a dissolvere la nebbia che avvolgeva gli alberi che circondavano quello spiazzo.
I due contendenti si battevano con ardore, senza risparmiarsi. Ad un tratto il cavaliere riuscì a ferire al fianco il suo avversario, che cadde a terra disarmato. "Vi ritenete sconfitto?" Gridò Guisgard al suo avversario, puntandogli la spada alla gola. "Vi ritenete sconfitto?" "Si... avete vinto... sono alla vostra mercè..." rispose l'uomo a terra. "Allora vi rimangiate quanto detto sulla marchesa?" "Si... ritiro ogni cosa... ebbi torrto... il suo onore è intatto..." "Bene..." mormorò Guisgard. Ad un tratto una veloce carrozza giunse nello spiazzo. Dal suo interno scese una bellissima donna che cominciò a correre verso Guisgard. "Come... stati?" Chiese visibilmente in ansia. "Sto bene..." rispose lui, riponendo la spada. La donna respirò forte per il sollievo. "Ma come puoi essere tanto irresponsabile?" Chiese poi. "Sai che sir Nessar non ha mai perso un duello prima d'ora?" "Neanche io..." rispose Guisgard. "Avrebbe potuto ucciderti!" "Non è accaduto... non c'era bisogno che venissi qui a quest'ora..." A quelle parole la donna lo schiaffeggiò. "Carry..." mormorò lui. "Sei... sei un pazzo... stanotte non ho chiuso occhio... se... se ti avesse ucciso io... sei la mia unica gioia... la mia sola ragione di vita... se perdessi anche te la mia vita sarebbe solo un lungo tormento... giura... giura che non farai mai più una cosa simile... giuramelo, Guisgard..." Il gocciolio, che ad intervalli regolari echeggiava nella cella, fu il primo rumore che udì al suo risveglio. Un attimo dopo si accorse di quella piccola e rozza sagoma che gli stava davanti. "Ora che sei sveglio verranno a prenderti..." disse il nano carceriere a Guisgard "... e ti scaraventeranno nel Pozzo del Supplizio." "Cosa vuoi da me?" Chiese Il cavaliere con disprezzo. "Non hai vergogna a servire gente simile?" Il nano fissò Guisgard senza rispondere nulla.
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13-11-2010, 10.53.34 | #533 |
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Guardai Belvan e dissi signore se rimaniamo qui non riusciremo piu a trovare i nostri amici nel bosco cosa decidete di fare domandai seccato guardando quella dama se voi volete rimanere qui ancora potete farlo io vado a cercare i nostri compagni da solo dissi e aspettai una sua risposta
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fabrizio |
13-11-2010, 12.48.18 | #534 |
Viandante
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Alzati, gentilissimo poeta non inchinarti al mio cospetto, hai dato prova della tua saggezza al nobile ed alla sua compagine, il tuo padrone è fortunato per la fedeltà che dimostri.
Vedi, oggi sono un uomo distrutto dalla fatica, non so neanche dove mi trovo, vago in ricerca di un sogno perduto. Tornai in Britannia dopo le Crociate ed ho trovato il mio popolo coalizzato contro di me, quindi mi rifugiai dai Sassoni e fu lo stesso, Vedi, ho perso la corona, un uomo distrutto. Allora mi restava solo di trovare rifugio all’unica persona che ho amato ma che ahimè ha lasciato le nostre Terre e non so dove sia. I’incontrai dieci anni fa in una antica abbazia in irlanda , quando ancora ero re dei britanni e siccome sposai una Sassone, la mia corte ed il mio popolo mostrarono il loro malcontento ed un nobile Abate mi ospitò nella sua Abbazia fin quando si calmarono le acque. Un giorno, durante la mia permanenza, la vidi, occhi bellissimi di color smeraldo ed i suoi capelli fluenti come fili d’oro ed un grazioso corpo esile, rimasi letteralmente folgorato da così tanta grazia. SI’, sono senza scorte e onori ma in me rimane solo la speranza che almeno possa riabbracciare la mia amata, adesso mio caro amico vorrei solo far riposare il mio destriero così posso anche io riposare.
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VoRtIgEn |
14-11-2010, 18.26.51 | #535 |
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Ascoltai l'engima del mendicante e rivolsi il mio sguardo a Morven. Di certo il mendicante era stato molto astuto nel proporcelo, sperando in noi un fallimento ed ottenere il suo pegno. Speravo in cuor mio di non dover cedere e intanto cercando di riflettere su ciò scesi da cavallo e mi sedetti sotto un immenso olivo non lontano da li. pensai.." dunque Essa è principio di ogni cosa e nello stesso tempo la fine di tutto. Di forma perfetta ed invidiabile precisione, liscia e tonda, senza incertezze nella forma. "cosa potrebbe essere principio di ogni cosa e la fine di tutto?Forse la terra? In effetti tutto nasce in lei e tutto termina dentro lei.? Ma no...non può essere perchè la terra non è perfettamente sferica e liscia ". continuai nel mio pensiero " coraggio..dobbiamo riuscirci altrimenti il mendicante avrà vinto"
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[SIGPIC][/SIGPIC][B][I][SIZE="2"][COLOR="Wheat"] Nessun sole potrebbe risplendere se gli occhi del cuore non ne vedessero la luce.(anonimo)[/COLOR][/SIZE][/I][/B] Ultima modifica di ladyGonzaga : 14-11-2010 alle ore 18.39.31. |
15-11-2010, 00.35.22 | #536 |
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Sbarre di ferro... stentavo a crederci. Le afferrai con entrambe le mani e le spinsi con quanta forza avevo, ma quelle non si spostarono neanche di mezza tacca. Alzai allora lo sguardo e vidi in alto la fessura dalla quale erano calate... mi sembrava impossibile!
E poi, improvvisamente, un pensiero mi colse... probabilmente chi le aveva calate sapeva che noi eravamo lì? Che ci stessero cercando? Inspirai forte, cercando di dominare quell’irrefrenabile senso di nausea e di smarrimento che mi stava pervadendo tutta... ma invano! E in quel momento mi sentii afferrare un polso. Fu un tocco da principio esitante, ma la presa di quelle dita si fece subito sicura... mi voltai sorpresa verso la ragazza accanto a me, lei mi sorrise appena e mi tirò per la mano verso una piccola e bassa apertura nella parete laterale. Rimasi immobile per un momento, muovendo alternativamente lo sguardo tra la fessura nel muro di roccia e la ragazza, poi -ad un nuovo, più convinto, strattone della giovane- mi lasciai condurre nella direzione da lei indicata... Il passaggio era basso e tanto privo di luce che i miei occhi ci misero un po’ ad abituarsi... lentamente iniziai a vedere le pareti irregolari e incerte di quello stretto e basso passaggio, chinai la testa e seguii in silenzio la ragazza che camminava sicura di fronte a me, come se conoscesse la strada.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
15-11-2010, 02.46.34 | #537 |
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Al palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25, sembravano come bloccati dagli incanti di quel luogo.
"Domani? E sia... ma domani voglio che ci mostriate ogni cosa di quella stanza, milady." Disse Belven alla dama. "Tranquillo, mio signore..." rispose sorridendo la dama "... ora però pensiamo a stasera... ho dato ordine alle mie ancelle di preparare giochi e passatempi che ci accompagneranno lietamente..." Ma proprio in quel momento Cavaliere25 fece il suo scopo e pareva deciso a lasciare anche da solo quel posto, determinato com'era a ritrovare i suoi compagni. "Fermo, non essere sciocco!" Lo richiamò Belven. "E' da pazzi uscire da soli ed attraversare il bosco! E senza cavalli poi, equivale ad un sicuro suicidio! Sta tranquillo, dunque..." aggiunse "... poichè anche io sono deciso a ritrovare i nostri amici. E ti prometto ripartiremo presto, vedrai." Ed a quelle parole del cavaliere lo strano sguardo della dama si posò su di loro.
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15-11-2010, 03.16.39 | #538 |
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A Cartignone, nel frattempo, Vortigen aveva incontrato Iodix il giullare.
"Non pensate, sire, al triste passato, chè la fortuna non vi ha abbandonato! Seguitemi, dunque, senza altro indugio e vi condurrò in un lieto e caldo rifugio!" Cosi detto, il giullare portò Vortigen alla locanda, dove il re di Britannia potè mangiare, bere e riposarsi dalle sue fatiche. "Non ingannatevi vi dico, maestà, se in me risate vedete in quantità. Non vi è più in me vera contentezza, ma solo pianto, tristezza ed amarezza." Recitò il giullare a Vortighen, mentre sorseggiava con lui del buon vino rosso.
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15-11-2010, 03.37.13 | #539 |
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Intanto, nelle profondità dell'Inferno che si celava sotto il bosco, Talia e la ragazza varcarono quel piccolo passaggio che sembrava essere la loro unica via di fuga.
Atttraversarono una specie di stretto cunicolo, buio e scavato in modo irregolare nella parete rocciosa. La ragazza sembrava conoscere bene quella angusta strada e la percorreva con sicurezza nonostante il buio. Ad un tratto una lieve luce soffusa apparve in lontananza, proprio davanti a loro. E quando l'ebbero raggiunta si ritrovarono in una strana stanza. Era illuminata da due piccoli ceri che, data la gran quantità di cera alle loro basi, sembravano ardere da moltissimo tempo. Le rocce che fungevano da pareti della stanza era dipinte di rosso ed a terra strane macchie ricoprivano il terreno. Al centro della stanza vi era un grande tavolo rettangolare, con diversi grossi coltelli infilzati sopra. La ragazza, giunta nella stanza, restò immobile a fissare quel tavolo. Poi si portò improvvisamente le mani alla testa e cominciò a gridare forte e a piangere, farfugliando anche qualcosa di incomprensibile. E quei suoi lamenti gelavano il sangue. E tutto questo davanti agli occhi di Talia, che nell'entrare in quella stanza aveva strofinato un braccio contro le pareti. Si accorse così di essersi sporcata. Ciò che rivestiva le pareti, infatti, qualsiasi cosa fosse era ancora fresca. E dopo qualche istante Talia comprese che cosa fosse davvero quel liquido alle pareti che aveva macchiato anche il suo vestito. Quel liquido era sangue umano.
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15-11-2010, 10.07.15 | #540 |
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All'udire le parole del mendicante, Morven rimase molto perplesso. Chinò lo sguardo, lo rivolse alla natura che li circondava, quindi ai visi dei suoi due compagni. Con uno scatto deciso, tornò infine a fissare quello strano uomo .
"Chiedo venia, mio signore, ma la questione è di certo di grande importanza. Spero vogliate essere così cortese da lasciarci qualche minuto per consultarci" In quel momento, infatti, si era avveduto, con la coda dell'occhio, che Gonzaga era scesa da cavallo, e che con fare pensieroso si era seduta ai piedi di un albero vicino. Per questo motivo, senza nemmeno attendere la risposta del mendicante, anch'egli smontò dall'animale, deciso ad avvicinarsi alla ragazza per parlare con lei. Non vi erano che pochi metri a dividerli, ma mentre Morven attraversava l'erba della radura, d'un tratto fu costretto a fermarsi. Una strana vertigine lo colse, ed egli fu costretto a coprirsi gli occhi con una mano, come quando si è troppo stanchi per la fatica del giorno o si richia di essere vinti dal sonno. Uno strano bagliore di smeraldo corse per tutta la lunghezza di Samsagra ed esplose intorno. Morven udì, vicinissimo al suo orecchio, la voce musicale della sua arma, la stessa voce avvolgente di sirena che aveva udito a casa di Louis... "Attenzione... fai attenzione..." Morven si scoprì di nuovo gli occhi, cercò di liberarsi da quella strana vertigine. Fissò lo sguardo su Gonzaga, sforzandosi di concentrarsi su di lei. Il viso della ragazza era contratto dalla preoccupazione del pensiero che la impegnava. La sua fronte era solcata da un lieve increspatura dettata dall'ansia di quell'ostacolo imprevisto... per un attimo quell'immagine di lei, del suo viso, gli restituirono un ricordo lontano, che ormai si stava sbiadendo nel tempo... "E così è deciso, dunque... è questo che farai?" La ragazza era seduta ai piedi di una grande quercia, con l'ampia veste ben sistemata attorno alle sue gambe e ai suoi piedi. Morven la fissava dall'alto. Non si era seduto accanto a lei, ma era rimasto in piedi, discosto, come se a separarli ci fosse stato un muro invisibile. "Sì, Zulora... è deciso" Si era voltato a fissare il paesaggio, dandole le spalle. Non aveva bisogno di sentirsi fragile, in quel momento, e lo sguardo e gli occhi di lei avrebbero potuto distruggere le sue certezze. Silenzio. Rimasero a lungo in quel silenzio, sforzandosi di non parlare. Morven fissava il sole che si allontanava ad Ovest, Zulora sembrava intenta ad intrecciare fili d'erba ai suoi piedi. "Lo sai... lo sai, vero? Che se prendi questa decisione non potrai più tornare indietro?" La voce di lei lo colpì alle spalle come un pugnale. C'era ansia e dolore in quelle parole, sentimenti che Morven ebbe il tempo di gustare per intero. "Sì, lo so..." rispose con voce atona. "E lo sai che questo ti condanna a restare in solitudine?" Morven si voltò, finalmente tornò a guardarla, e i solo sguardi si incrociarono in un abbraccio colmo di affetto e di tristezza insieme. Tornò indietro, con slancio inaspettato si chinò verso di lei, la cinse in un abbraccio. "Devo farlo... devo farlo!" Lei sembrò quasi ribellarsi alla stretta di quelle parole che le cinsero d'assedio le orecchie. "Ma... ma è ancora per quel sogno?" Lo allontanò da sè, per fissarlo negli occhi, poi risprese. "Davvero tu faresti tutto questo soltanto per quel sogno?" Scosse il capo, incredula. "E' solo un sogno... solo fantasia... solo immaginazione... se resti, ti accorgerai col tempo che potrai trovare consolazione in tante altre cose, invece di gettare i tuoi anni migliori alla ricerca di una visione... una visione che non sai nemmeno se ti viene dal Cielo o dall'Inferno!" "E come potrebbe venire dall'Inferno?", chiese Morven, sbigotto di fronte a quelle parole. Zulora parve esitare nel dare una risposta. "Padre Adam dice che ciò che tu hai visto non può che venire dall'Inferno, che mai Dio potrebbe averti inviato un simile messaggio... dice che non è nell'ordine naturale delle cose, e quindi solo dal diavolo..." Morven scattò in piedi, a quelle parole. "Basta così!" la interruppe "Dal diavolo o da Dio, che importa, Zulora? Quello che conta è la bontà delle mie intenzioni. Che venga dal diavolo o da Dio, io comunque condurrò questa ricerca nel modo più giusto e retto che potrò... e un giorno farò rimangiare a tutti le parole aspre che mi hanno lanciato contro!" Lei si alzò, gli tese le braccia, lo strinse in un abbraccio affettuoso. "Così sia..." disse infine "così sia..." Di nuovo un guizzo di smeraldo a circondarlo, come due braccia amiche che si tendevano a sostenerlo in un abbraccio, colmo di affetto e di consolazione. A quella sensazione, Morven parve destarsi da un lungo sonno. Ritornò di colpo vigile, presente. La sua mano corse ad accarezzare l'impugnatura della spada. "Samsagra..." mormorò "non mi lasciare... dammi consiglio..." Udì una risata lieve, come le risate degli angeli, quindi la voce di donna gli sussurrò all'orecchio: "Mi invocherà e gli darò risposta..." Come di colpo confortato da quelle parole, Morven prese fiato. Si accorse che quel tempo, che a lui era parso lunghissimo, non si era consumato che in pochi istanti nella realtà che lo circondava. Tutta la scena era immutata, e il giovane cavaliere procedette ancora di qualche passo e si accostò deciso a Lady Gonzaga. Poggiò la mano sul tronco dell'albero presso cui lei si era seduta, e con fare gentile si chinò verso la fanciulla. "Posso chiedervi, milady, dei vostri pensieri? Forse con la vostra saggia guida arriveremo presto alla soluzione di questo problema, e potremo continuare così il nostro cammino"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |