19-02-2015, 03.29.32 | #541 |
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Doppio spionaggio? La cosa diventava sempre più pericolosa e intricata.
Dovevo stare attentissima. Senza contare che dovevo andare a quella riunione segreta, e che ci sarebbe stato anche Ammone. Di certo non ci si annoiava mai. Trattenni quasi il fiato quando Azable svelò le sue carte, bramando di scoprire cosa avrebbero risposto i due nuovi signori di Capomazda. |
19-02-2015, 03.43.49 | #542 |
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“E diteci...” disse Gvineth ad Azable “... come intendete riuscirci? Neanche conoscete chi siano quegli uomini. Magari possono essere pericolosi.”
“Beh, non dobbiamo certo affrontarli, no?” Rispose Azable. “Ma solo scoprire chi siano e dove si nascondono. Al resto penserete voi.” “Noto avete le idee chiare.” Fece Gvineth. “Diciamo che so ciò che voglio.” Sorridendo Azable. “E voglio Parusia.” “Vi faccio una promessa...” fissandolo Gvineth “... portatemi i nomi di quei traditori ed avrete una spada dei Taddei.” “Io voglio Parusia.” Deciso Azable. “Non una spada normale.” “Avrete una delle due leggendarie spade dei Taddei.” Sentenziò Gvineth.
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19-02-2015, 03.55.17 | #543 |
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Trasalii a quelle parole di Gvineth.
Allora sapeva dov'era Mia Amata! A meno che non fosse solo un modo per ingannare Azable, il che era anche possibile. Eppure nessuna possibilità andava scartata, ed è anche plausibile che fossero stati loro a nascondere la spada per poi tirarla fuori al momento giusto. Ma allora perché venderla? Non aveva senso! Probabilmente avere il trono era la cosa che interessava di più Gvineth, indipendentemente dai mezzi. Ascoltai interessata il dialogo, e annuii. "Avete per caso un'idea su da dove dovremmo cominciare a cercare?" Seriamente ai due uomini, anche per comprendere se vi fossero delle spie all'interno del Patto, come sarebbe stato logico. Anche se, infondo, ci aveva chiesto "solo" i nomi, ma sarei stata in pericolo comunque, tanto per cambiare. |
19-02-2015, 04.04.56 | #544 |
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“A questo dovete pensarci voi.” Disse Gvineth a Clio. “A noi interessano solo quei nomi. Il modo per trovarli spetta a voi. Fate quanto detto ed avrete la spada.”
“Si, portateci quei dannati nomi.” Annuì Cimmiero. “Si, li troveremo.” Sicuro di sé Azable. La cena fu servita e tutti loro mangiarono. A tavola venne anche Guanto che ancora irritato non tolse mai i suoi occhi sudici da Clio. Alla fine della cena Azable ed i suoi furono accompagnati fuori dalla caserma e tornarono alla locanda. E naturalmente l'argomento dominante dei loro discorsi adesso era il misterioso Patto delle Civette.
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19-02-2015, 04.15.29 | #545 |
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Annuii a Gvineth, quindi non avevano idea di dove si riunissero, altrimenti, pensai, ce l'avrebbero detto.
Bene, quello era un vantaggio, Azable e i suoi non avrebbero saputo che pesci pigliare, e io avevo tempo di avvisare il Patto del pericolo incombente. La cena trascorse silenziosa, per quanto mi riguardava, non degnando d'uno sguardo il furente Guanto. Poi, una volta tornati alla locanda parlavano di questa faccenda, ma io non vedevo l'ora di andarmene per raggiungere la Villa delle Rose. |
19-02-2015, 04.24.56 | #546 |
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Nella camera di Azable i discorsi vertevano tutti naturalmente sui misteriosi uomini che si nascondevano nell'enigmatico Patto delle Civette.
Ovviamente nessuno fra loro sapeva da dove cominciare, ma prima che la discussione si arenasse, Samondo cominciò a stilare alcuni punti su cui riflettere. “A mio giudizio” disse “bisogna tener conto di alcuni punti fissi... il popolo... qui la gente è devota ai Taddei e dunque simpatizzerà di certo per quei sovversivi. Direi allora di frequentare i luoghi dove si ritrova la gente comune, come taverne, piazze e così via... naturalmente dobbiamo spacciarci per simpatizzanti dei Taddei... come secondo punto però suggerirei di non tralasciare gli ambienti nobiliari, o almeno borghesi... infatti se il sentimento popolare è la forza di un partito filo Taddeide, è naturale che la mente stia altrove e dunque presumibilmente fra chi trovava più vantaggi e privilegi sotto i Taddei... infine, come ultimo punto, non dobbiamo perdere di vista il Clero... i Taddei sono stati per secoli l'ombra della Chiesa...” “Analisi perfetta direi.” Annuì Morice.
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19-02-2015, 04.40.04 | #547 |
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Capitolo III: Il prigioniero ed il pastore
“Sono prigioniero senza scampo; si consumano i miei occhi nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.” (Salmo 88, Preghiera dal profondo dell'angoscia) Il curato Pipino e Tessa lasciarono la casa del religioso ed a bordo del suo carretto si diressero verso la prigione. “L'uomo che ha chiesto degli annali” disse il curato “è messer Pirros, il responsabile del carcere delle Cinque Vie. Molto probabilmente le autorità vogliono acquistare qualcuno dei terreni che circondano quelle prigioni, forse per allargarle o costruire altre strutture adiacenti. O magari solo per legittimare il possesso di quei territori. E consultare annali così antichi può essere utile per conoscere non solo la storia giuridica ed amministrativa di questi luoghi, ma anche per scoprire la possibile esistenza di atti e donazioni che li riguardano.” Spiegò il curato. Intanto il carretto procedeva nella brughiera. Dopo un po', il curato e Tessa giunsero in un irregolare pianoro, dove la luce del pomeriggio era scesa sulle radure di quei luoghi selvaggi di querce e di pini, le cui fronde verdi e i tronchi ammantati di agrifogli sembravano screziarsi tra le ombre che andavano allungandosi e i raggi ormai obliqui del Sole. E qui apparve loro un'antica ed austera costruzione, a metà tra una torre ed una fortezza, le cui vecchie murature, consumate dal Tempo e dalle intemperie, si ergevano su una formazione di granito scuro, lasciata lì da tempi remoti come i resti di una primordiale battaglia tra titani e dei di un'età dimenticata. Il carretto vi si avvicinò, rallentando vistosamente fino a quando dalla torre si udì il suono di un corno. Era il segnale che potevano entrare. Un'atmosfera di cupa disperazione e rassegnazione dominava quel luogo, gettando nell'animo di Tessa un senso di irrazionale ed opprimente ossessione. I portoni di quella prigione furono aperti ed il carretto entrò fra le sue mute mura. Ed appena dentro, alcuni soldati si avvicinarono al carro, facendo scendere il curato e la studiosa. Poi vennero condotti all'interno di quello che era l'edificio principale di quel complesso, trovando ad attenderli un soldato. Questi li portò in una piccola stanza. “Messer Pirros arriverà presto.” Disse, per poi uscire. Era una cella umida, adibita da poco a vestibolo. La poca luce presente penetrava da alcune alte feritoie, mentre ceppi e catene arrugginite, destinate a precedenti prigionieri, erano appese ai muri di pietra. E sul soffitto di quel lugubre locale era disposta una graticola, sopra la quale erano posate di traverso alcune sbarre di ferro corrose dalla ruggine. E quasi istintivamente, ritrovandosi in quella stanza, il curato Pipino si segnò tre volte, come a voler scacciare l'ombra del male che sembrava annidarsi fra quelle pietre. Ma nel guardarsi intorno Tessa notò qualcosa. Come dei segni incisi con qualche oggetto appuntito nella pietra. E nell'osservare meglio quei segni, la ragazza si accorse che in realtà erano delle lettere. Lettere di una frase che così diceva: “Prigioniero 6913, dalla maschera di ferro”
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19-02-2015, 12.12.22 | #548 |
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Camminavo senza fretta poco fuori dal centro di Capomazda. Li, alberi maestosi dalle fronde verde smeraldo la facevano da padrone; tutta quella lussureggiante natuura mi aiutava a ricaricarmi.
Mentre camminavo, la presenza di case era sempre piu` rara e la strada si faceva a poco a poco piu` deserta. Man mano che avanzavo, notavo che qualcosa, una carrozza a ben vedere, viaggiava in sendso opposto al mio. Piu` si avvicinava, piu` mi accorgevo di quando quel mezzo fosse buffo. Era stato pitturato coi colori piu` strani, sulle pareti il tintinnio inconfondibile di pentole in rame. Il tutto era molto bizzarro nel complesso, soprattutto quei colori abbinati cosi assurdamente tra loro. Un uomo guidava i cavalli che trainavano il carrozzone; anch'egli era abbastanza bizzaro. Quando la vide, si presento` e presento` laa sua compagnia come una compagnia teatrale itinerante. Mi sentii subito divertita e attirata da quella strana compagnia. "Sono Gwenhwyfar di Avalon, ma potete chiamarmi Gwen" mi presentai, con un modesto inchino.
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" |
19-02-2015, 13.29.37 | #549 |
Cittadino di Camelot
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Guardai il curato Pipino che si faceva il segno della croce e, mentalmente, recitai anch'io una breve preghiera, perché quel luogo lugubre metteva i brividi e non vedevo l'ora di trovarmi sulla strada del ritorno.
"Prigioniero 6913, dalla maschera di ferro" I miei occhi caddero su quell'incisione e istintivamente mi chiesi chi, all'interno di quella prigione, fosse stato rinchiuso, per di più mascherato. Pensai che, probabilmente, fosse qualcuno di molto importante, la cui identità doveva essere nascosta, per qualche motivo. "Qualcuno talmente importante (o utile), da non poter essere ucciso senza destare sospetti o clamore?" mormorai, parlando fra me e me. Non ebbi tempo di formulare altre ipotesi. La porta si aprì e fece il suo ingresso Sir Pirros. Non so perché, ma lo immaginavo diverso. Lo credevo grezzo e vecchio, dai modi rudi, come tutti coloro che spesso hanno a che fare con le bestemmie e gli insulti dei galeotti. Invece, l'uomo che entrò nella stanza era piuttosto giovane, distinto e dal portamento elegante. Una presenza alquanto incongruente all'interno di quel contesto. "Sir Pirros" dissi, accennando un lieve inchino.
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Footfalls echo in the memory, down the passage we did not take, towards the door we never opened, into the rose garden. |
19-02-2015, 15.53.05 | #550 |
Cittadino di Camelot
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La guardavo e la ascoltavo in silenzio..sobbalzai leggermente a quella parola..Alchimia.
Certo io ero fortemente cattolica ma non disdegnavo quella parola ma fui sorpresa..ma la donna sembrava turbata. Sembrava come se per qualche motivo sapesse qualcosa di me tanto da fidarsi, aveva detto di non chiederle il motivo..speravo solo non fosse una trappola. "Non preoccupatevi, non svelero' nulla di ciò che mi avete detto o di ciò che vedrò nel vostro laboratorio segreto..io sono cattolica ma non ho nulla in contrario sulla alchimia ma comprendo per voi sarebbe un pericolo...ovviamente non accetto si usi per motivi illeciti". Tolsi la catenina e lessi la scritta ad alta voce.. Gli stolti credono solo in ciò che vedono, siano gioie o dolori. Io dunque ti celero' ai loro sguardi vuoti ed ai loro poveri cuori. E guardai in volto la donna perplessa..
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
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