15-11-2010, 12.01.27 | #541 |
Cittadino di Camelot
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Guardai Belvan e dissi e va bene come volete ma se ci fermeremo piu del dovuto io vado nel bosco con ho senza di voi costi quel che costi non mi fermerà nessuno dissi e guardai fisso negli occhi quella dama che sempre piu iniziava a darmi sui nervi.
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fabrizio |
15-11-2010, 12.37.47 | #542 |
Viandante
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Allora elevando i nostri calici, brindammo così per dimenticare, anche se per un breve momento, gli affanni e le amarezze e dopo aver tracannato avidamente il prezioso nettare rosso, chiedo cortesemente al poeta di declamare qualche sonetto brillante del suo repertorio.
Così dietro a queste soavi note che uscivano dalla sua cetra, complice anche il tepore che emanava dal camino e dal robusto nettare, ripercorsi nelle mie memorie il viso di colei che mi giurò eterno amore. Ripensai a quel giorno quando Ella rispose al mio sorriso, era intenta a leggere passeggiando nel chiostro dell’abbazia. Mi avvicinai e Le chiesi: Gentilissima Dama posso sapere cosa leggete così avidamente? Lei mi sorrise e riponendo il libro sopra al muretto mi chiese cosa mi spingeva di disturbarla. Folgorato dal suo meraviglioso sorriso, balbettai il mio nome e La pregai di farmi da guida presso l’abbazia. Il mio cuore batteva all’impazzata, le mie membra tremanti, ero come un giovane fanciullo al suo primo incontro. Ella s’accorse del mio imbarazzo e delicatamente mi prese per mano e mi condusse presso una piccola cappella e mi esortò a pregare. Un fragore mi fece sobbalzare, erano gli applausi degli astanti della locanda al giovane menestrello. Gli urlai bravo, bravissimo e Lo ringraziai della splendida serata quindi chiesi commiato e mi avviai nella mia stanza.
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VoRtIgEn Ultima modifica di vortigern : 15-11-2010 alle ore 13.30.14. |
15-11-2010, 20.19.51 | #543 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Tranquillo, amico mio..." disse Belven sorridendo a Cavaliere25.
La sera poi giunse presto, tra la musica, i canti e i balli promessi dalla dama ai suoi ospiti. E quando arrivò la notte, i nostri eroi caddero presto addormentati nei loro letti. Ma proprio nel cuore della notte, Cavaliere25 si svegliò di soprassalto, accorgendosi che il letto di Belven era vuoto e la porta della loro stanza socchiusa.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
15-11-2010, 20.48.02 | #544 |
Cittadino di Camelot
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Mi guardai intorno nella stanza per vedere dove era Belvan ma di lui nessuna traccia allora mi alzai dal letto e mi avviai verso la porta usci dalla stanza e mi misi a girovagare per il castello in cerca di Belvan non sapevo nulla di cosa mi potesse attendere in quei lunghi e freddi corridoi
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fabrizio |
16-11-2010, 02.09.01 | #545 |
Cittadino di Camelot
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Entrai in quella stanza e per un momento rimasi immobile, guardandomi intorno... la stanza era vuota se non per un tavolo al centro e l’incerta luce di due soli ceri rischiarava l’ambiente, eppure qualcosa di sinistro era perfettamente percepibile nell’aria, come se il luogo stesso fosse impregnato di dolore e paura...
Stavo per dire qualcosa quando la ragazza si portò le mani alla testa e iniziò a piangere e a gridare forte... così, allarmata, mi mossi rapidamente verso di lei e in questo modo sfiorai il braccio ad una delle pareti, avvertendo qualcosa di caldo e appiccicoso imbrattarmi la pelle... Senza pensarci troppo, allora, portai la mano sinistra al braccio destro, in un rapido gesto... ma lì i bloccai: il contatto con le dita di quel ‘qualcosa’ mi fece rabbrividire e in un istante compresi cos’era quell’odore acre che impregnava l’ambiente e che mi aveva causato quella strana sensazione fin dall’inizio. Mi guardai per un momento, inorridita, la punta delle dita, ora macchiate di un vivo rosso... “Andiamo!” dissi poi alla ragazza, riscuotendomi e precipitandomi su di lei, afferrandole le spalle con entrambe per le mani “Andiamo via di qui! Immediatamente!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
16-11-2010, 19.25.16 | #546 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nella locanda si sentivano rime, canti e schiamazzi.
In fondo bastava poco per far felice la gente semplice. E anche se Cartignone viveva il dramma delle giovani fanciulle rapite, quella sera nella locanda c'era solo voglia di dimenticare tutto. Anche se per una sera soltanto. Ma, d'un tratto, nel bel mezzo di quell'allegra confusione Iodix s'incupì. "Sono qui che faccio versi e canto e il mio padrone è svanito d'incanto. Sono solo un misero e stolto giullare, ma se fossi altro correrei lui a cercare!" Recitò amaramente il giullare fissando Vortigen.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 16-11-2010 alle ore 20.31.10. |
16-11-2010, 19.33.16 | #547 |
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Nello stesso momento, al palazzo della misteriosa dama del bosco, Cavaliere25 era in cerca di Belven che aveva lasciato improvvisamente il suo letto.
I lunghi corridoi del palazzo erano dominati da un buio fitto, solo di tanto in tanto squarciato dalla Luna, quando a fatica riusciva ad emergere dalle alte nubi del cielo notturno. Ad un tratto il giovane arciere vide, in fondo al corridoio che stava attraversando, una lieve luce. Proveniva da una porta appena socchiusa.
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16-11-2010, 19.36.47 | #548 |
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Vidi una luce lungo il corridoio e mi incamminai fino a quel lume arrivai davanti ad una porta e la apri lentamente ed entrai per vedre chi ho cosa c'era.
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fabrizio |
16-11-2010, 19.50.32 | #549 |
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Nel frattempo, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum erano alle prese con il singolare indovinello del mendicante.
I tre sembravano del tutto confusi dalle misteriose parole di quell'arcano, mentre il mendicante, con indifferenza, continuava a raccogliere bacche e a conservarle nella sua vecchia borsa. Morven, Gonzaga e Goldblum, riflettevano su quale potesse essere la soluzione dell'enigma, anche se il tutto sembrava celato da un oscuro significato. "Mah..." disse Goldblum "... non riesco a comprendere il senso di quelle parole... l'inizio di ogni cosa e la fine di tutto... a me questo fa pensare all'Onnipotente... il Signore infatti dice... Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo... non so che pensare... a me quest'indovinello sembra un rompicapo senza fine!" "E invece ha una fine, mio piccolo amico!" Intervenne il mendicante. "Come vi è un inizio, vi è poi sempre una fine. E spesso la risposta alle nostre domande, ai nostri dubbi, è proprio sotto ai nostri occhi. Spesso la soluzione è talmente semplice e scontata, quasi banale, che non riusciamo a coglierla." E a quelle parole del mendicante, l'elsa di Samsagra cominciò ad illuminarsi di un verde vivissimo. Quella luce durò solo alcuni istanti, poi la sacra spada ricadde nella sua veglia apparente.
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16-11-2010, 20.24.07 | #550 |
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Intanto, nel palazzo reale di Cartignone, Dukey aveva riportato sane e salve Llamrei e Argalia.
Il cavaliere poi raccontò ogni cosa, di come cioè Belven aveva voluto dividere il gruppo per le ricerche dei dispersi e dell'incontro poi con le due dame e Talia. Il racconto di Dukey continuò poi spiegando come proprio Talia si fosse proposta di accompagnare Bumin nel covo dei rapitori, per tentare di liberare un altro cavaliere preso da quei misteriosi uomini del bosco. E il Cappellano, che insieme a Frigoros e Guxio stava ascoltando il racconto di Dukey, comprese subito che il cavaliere preso dagli uomini del bosco e che Talia e Bumin stavano cercando era Guisgard. "Forse è stata una follia lasciare da soli sir Bumin e lady Talia nella tana di quegli assassini!" Esclamò preoccupato Frigoros. "Conosco quella ragazza praticamente da quando è nata ed una lunga amicizia legava me e suo padre. Se le accadesse qualcosa io..." "Milord..." rispose Dukey "... io ho solo obbedito agli ordini di sir Bumin. Sul mio onore vi giuro che mi sono anche opposto, con rispetto verso sir Bumin ovviamente, ma non è servito a nulla." "Sir Bumin è il migliore fra i cavalieri di Cartignone" intervenne il chierico Guxio "e sicuramente sa affrontare con giudizio ogni situazione." Ma poco dopo, quando il principe Frigoros ed il suo consigliere si ritirarono, il Cappellano volle fare qualche domanda alla giovane Argalia. "Cosa avete visto quando quegli uomini vi hanno condotta nella loro dimora?" Chiese il chierico. "E come erano quegli uomini?" "Io... io vorrei dimenticare tutto..." rispose lei. "Ragazza mia..." replicò con insistenza il Cappellano "... è importante conoscere il più possibile su quegli uomini... altre ragazze come voi non sono più tornate a casa e non sappiamo se sono vive o morte... inoltre alcuni valorosi stanno sfidando la morte proprio in questo momento per liberare tutti i prigionieri di quegli assassini... voi dovete aiutarci... dovete farlo!" Argalia chinò il capo, poi, fissò negli occhi il Cappellano. "Va bene... cercherò di ricordare tutto ciò che potrò..." "Grazie, ragazza mia..." disse il Cappellano sorridendole e accarezzandole il volto con infinita tenerezza.
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