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Vecchio 31-10-2012, 01.44.36   #581
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lin ascoltò con attenzione le parole di Altea, per poi restare in silenzio a riflettere.
“Si...” disse “... in qualche emporio o bottega del porto è possibile imbattersi in libri simili... il più delle volte sono dei falsi per attirare qualche allocco o, come nel vostro caso, stranieri interessati al folclore del posto... la gente vede i pirati come circondati da un alone di epico romanticismo e dunque è attratta da tutto ciò che i ricorda... molto probabilmente il libretto che avete letto è poco più di un libro di favole. Certo, magari accattivante, intrigante, ma con ben poco di reale. Tuttavia vorrei vedere quel libretto... vi va di mostrarmelo, Altea?”
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Vecchio 31-10-2012, 02.03.31   #582
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La Locanda pullulava di volti tutt'altro che raccomandabili.
L'ambiente sembrava animato da una variegata umanità e tutta appartenente alla peggior specie.
Bucanieri con un uncino al posto di una mano, filibustieri con una gamba di legno o guerci, pirati dal volto sfregiato e altri con tatuaggi diffusi in ogni parte del corpo.
E poi ancora prostitute, mendicanti, accattoni e persino rinnegati con indosso divise sgualcite o rammendate, appartenenti alla marina olandese, inglese o spagnola.
“Diavolo di una ragazza...” disse Giuff fissando Clio “... non hai peli sulla lingua, vero? Ma infondo è questo che mi piace di te. Sai cosa? Saresti una gran corsara!” E rise di gusto.
Chiamò allora il locandiere ed ordinò della birra per lei.
“Ora possiamo brindare...” fece Giuff “... brindiamo alla nostra fortuna, allora!”
Ma proprio in quel momento entrarono due uomini nella locanda e subito Clio li notò.
Ed uno dei due attirò subito la sua attenzione.
Nel locale c'era fumo e le luci non illuminavano abbastanza quello stanzone, eppure la ragazza sembrò riconoscere in lui qualcosa.
Qualcosa di familiare.
E ad un tratto, raggiungendo il bancone del locandiere, i due nuovi arrivati furono investiti subito dalla luce di una torcia e Clio vide più chiaramente il suo volto.
Sembrava Gurenaiz.
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Vecchio 31-10-2012, 02.19.19   #583
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Talia non rispose nulla a Jamiel, che restò così a fissarla per alcuni istanti.
Il crepuscolo era ormai prossimo a svanire nell'imbrunire sempre più marcato, eppure chiaro di stelle grazie alla fresca brezza che soffiava dal mare.
La ragazza rientrò in casa, dove cenò con suo nonno ed i suoi genitori.
La serata trascorse così, con l'atmosfera pesante ed intrisa di inquietudine e forse di un pizzico di paura.
Anche la notte passò così, scura ed enigmatica, senza consiglio e senza sogni.
Solo la luce del faro, che dal promontorio scendeva ad illuminare il golfo di Las Baias, sembrava voler squarciare quelle mute tenebre, senza però riuscirvi.
Il mattino si presentò invece luminoso e animato dai vivaci rumori che salivano dal porto e dalla parte bassa di Las Baias.
Philip uscì molto presto, deciso, com'era, a voler coinvolgere i suoi potenti amici della Compagnia in quella situazione.
Ma nella tarda mattinata accadde qualche altra cosa.
Jamiel corse in casa tutto affannato e visibilmente preoccupato.
“Padrona...” disse ansimando alla madre di Talia “... ci sono nuovamente i soldati...”
Alcuni istanti dopo, i militari si presentarono a Talia e a sua madre.
Nella stanza vi era anche il vecchio Arkwin.
Il sergente li fissò e fece un passo avanti.
“Signora...” salutando Maria “... signorina...” poi Talia “... mi spiace giungere qui così... ma reco notizie poco piacevoli... il signor Passapour ieri è stato sottoposto ad un nuovo interrogatorio ed alla fine è crollato, confessando di essere lui il colpevole della strage di Balunga...”
Maria riuscì a stento a soffocare un grido.
“E nel confessare” continuò il sergente “ha ammesso che il mandante è stato... il signor Arkwin Van Johinson ... mi spiace...” avvicinandosi al vecchio “... dovete venire con noi, signore...”
E lo sguardo di Arkwin sembrò perdersi nel vuoto, inquieto, come chi sa di essere caduto in una trappola e non avere alcuna via d'uscita.
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Vecchio 31-10-2012, 02.45.52   #584
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Guisgard e i suoi, avevano ormai intrapreso la strada della pirateria.
La Santa Rita cominciò allora a solcare i mari e tutte le navi finite sulla sua strada, olandesi, inglesi, spagnole, portoghesi o francesi, venivano attaccate e predate.
Nessun veliero o galeone era in grado di opporsi ai mortai della Santa Rita e nello scontro ravvicinato la superba imbarcazione era in grado di muoversi con rapidità e agilità, sia negli stretti passaggi tra le isole flegeesi, sia in alto mare, dove le sue robuste vele erano capaci di dominare i forti venti settentrionali come nessun'altra.
Pian piano le imprese di Guisgard e dei suoi uomini cominciarono a diffondersi nelle isole prima e nei litorali poi.
I marinai indigeni avevano imparato a chiamarlo Lo Sparviero Nero, per via della rapidità dei suoi attacchi e della capacità che la sua nave aveva nel raggiungere ogni altra imbarcazione.
“Ecco fatto...” disse Emas a Cavaliere25 “... ci abbiamo lavorato per un bel po', ma alla fine ci siamo riusciti... avanti, andiamo dal capitano e mostriamogli il nostro lavoro ultimato.”
I due, infatti, avevano ricevuto l'incarico da parte di Guisgard di preparare la loro nuova bandiera.
“Capitano!” Correndo Emas da Guisgard e sempre seguito da Cavaliere25. “La bandiera è pronta!”
“Bene!” Esclamò Guisgard. “Allora lasciamola sventolare! Issatela!”
La bandiera fu issata e tutta la ciurma esultò con gioia nel vederla gonfiarsi al vento.
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Vecchio 31-10-2012, 08.42.00   #585
Altea
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Altea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolareAltea ha un'aura spettacolare
Annuii e uscii dalla biblioteca, entrai nella mia stanza e aprii il piccolo scrigno...eccolo li il manoscritto...vero o fasullo? Una copia...chissà, lo sfogliai e vidi mappe e rotte oltre i racconti del pirata Topasfier, arrivai fino alla fine e vidi una firma autografata, la misi controluce....ero perplessa.
Ad un tratto una veloce folata di vento freddo mi fece cadere il manoscritto fino la loggia, lo seguii e riuscii ad afferrarlo prima volasse via, sotto vi erano alcuni soldati e marinai che bisticciavano...in questa rocca vi era molta tranquillità e solitudine, non il viavai della Rosa dei Venti.
Fosse stato un segnale..il vento cessò.
Rimisi il manoscritto nello scrigno e mi affrettai a tornare in biblioteca..."Maestro Lin, non lo trovo davvero, devo averlo messo tra i vari romanzi che mi diletto a leggere nei momenti di tranquillità, appena lo trovo ve lo mostrerò..tanto" dissi scrollando le spalle " è solo leggenda vero? E magari una favola inventata...meglio dimenticarlo. Ora..se permettete mi è venuto un tremendo mal di testa, tornerei nelle mie stanze" dissi fingendo di nuovo spudoratamente, non volevo andare oltre quella storia.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea

Ultima modifica di Altea : 31-10-2012 alle ore 15.47.18.
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Vecchio 31-10-2012, 11.33.59   #586
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Ammiccai solamente a quelle parole di Giuff.
Io, una corsara? No, non mi ci vedevo proprio. Anzi, quella permanenza a bordo dell'Antigua Maria mi aveva solo fatto accarezzare l'idea di accompagnare Guerenaiz nella sua lotta alla pirateria.
Già, Guerenaiz, e i suoi discorsi su quella gentaglia con cui mi trovavo a convivere da più tempo di quello che avrei voluto.
D'un tratto il campanellino attaccato alla porta attirò la mia attenzione. Due uomini entrarono.
Quasi sussultai quando lo vidi. Possibile che fosse davvero lui?
La birra, pensai, mi giocava brutti scherzi. Ma quando raggiunse il bancone, e la luce della finestra illuminò il suo viso restai con il boccale a mezz'aria, come paralizzata da quella visione.
Eppure mi sembrava irreale. Come poteva trovarsi lì? Non era certo abbigliato alla solita impeccabile maniera, anche se non mi parve strano: se aveva deciso di avventurarsi in un luogo simile, senza dubbio dovrà celare la sua identità.
Non sarei stata certo io a smascherarlo. Infondo, pensai, se si trovava in quella bettola doveva essere ancora sulle tracce del Gufo Nero, e forse, sperai, non aveva abbandonato l'idea di salvarmi.
Pensai come muovermi. Non potevo certo alzarmi, andare da lui: se Giuff avesse capito chi era lo avrebbe ucciso.
Decisi di giocare d'astuzia. D'altra parte, pensai, l'ultima volta aveva funzionato.
"Avete ragione, capitano.."
Presi così il mio boccale e lo alzai alto sopra la testa, guardando negli occhi Giuff, sorridendo soavemente.
"Brindiamo alla fortuna del Gufo Nero". La mia voce rieccheggiò chiara e limpida tra il vociare, e molti tra i presenti alzarono i bocchieri o le bottiglie di rum per rendere omaggio al temibile pirata.
Sprofondai nella panca e bevvi risolutamente un sorso dal mio boccale.
Avevo lanciato l'esca.
Se l'uomo al bancone era davvero Guerenaiz, cosa su cui cominciavo a contare vivamente, avrebbe udito la mia voce, e sapevo bene che la rammentava, e il nome del gufo nero. Si sarebbe girato, e avrebbe incontrato il mio sguardo che ora vagava inerme come assorto in folti pensieri.
Ma in realtà ero vigile e attenta, pronta a cogliere ogni movimento di quell'uomo, così simile al bel capitano.
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Vecchio 31-10-2012, 12.06.33   #587
Cheyenne
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Cheyenne è sulla buona strada
Il colonnello mi condusse nelle scuderie e mi mostrò un magnificio stallone bianco.
Lo osservai con gli occhi che brillavano, non avevo mai visto un cavallo così, abituata ai possenti cavalli nordici.
Il colonnello mi disse che era mio.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, mi pareva di sognare.
Lo stallone, disse il colonnello, non era mai stato governato da nessuno fuori da un recinto e toccava a me cavalcarlo per la prima volta in uno spazio aperto.
La cosa non mi preoccupava, avevo imparato da schiava a trattare con i cavalli.
Mi avvicinai al cavallo e tesi la mano verso il suo muso. L'animale non si ritrasse e poi così stabilire un primo contatto con lui.
Presi gli abiti da Amazzone e corsi a cambiarmi.
Tornata poi nelle stalle, il cavallo era gia stato sellato con magnifici finimenti ed era pronto,agile e scattante, per la cavalcata.
Montai con un salto in groppa allo stallone e con un lieve tocco dei talloni partimmo.
Feci procedere l'animale al passo per qualche metro ma sentivo la sua impazienz di aumentare la velocità. Così, facevo un rumore con la lingua gli feci capire di cambiare passo. Lo stallone iniziò prima a trottare poi, dato che lo incitavo, si mise a galoppare in tutto il suo splendore.
Correndo, la sua criniera veniva mossa dal vento e il sole le dave dei particolari riflessi dorati.
Fu in quel momento, guardando il gioco di luce sul pelo del cavallo, che decisi il suo nome.
Gulltoppr, criniera dorata.
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[I][COLOR="Indigo"]Follow Your Heart But Don't Lose Your Head[/COLOR][/I]
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Vecchio 31-10-2012, 12.33.18   #588
cavaliere25
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cavaliere25 sarà presto famoso
Abbiamo fatto un ottimo lavoro amico mio hai visto ora che ce il nuovo comandante tutti sembrano piu felici e contenti inizia di nuovo a piacermi questo viaggio dissi rivolgendomi a Emas e guardai la bandiera con occhi fieri e gioiosi del lavoro portato a termine
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fabrizio
cavaliere25 non è connesso  
Vecchio 31-10-2012, 17.27.45   #589
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Avevo dormito poco e male quella notte, avevo continuato ad agitarmi e a svegliarmi, avevo fatto sogni confusi ed inquieti... ed in ogni sogno c’era lui: il giorno il cui l’avevo incontrato ed il giorno in cui eravamo stati costretti a separarci, le passeggiate che facevamo, le cose che mi diceva, il modo in cui sapeva farmi sognare... iniziò a mancarmi l’aria, nascosi il viso nel cuscino... avevo poi sognato il nonno e Passapour, avevo sognato Balunga, Las Baias e l’Olanda, avevo sognato il mare...
Infine, scossa, mi alzai, mi infilai la veste da camera ed uscii sul terrazzo.
Non era neanche l’alba, ancora, e l’aria era fresca e limpida sul mare piatto... rimasi lì immobile per molto tempo, pensando, sognando ad occhi aperti.
Mio padre se ne andò presto quella mattina... subito dopo colazione si fece preparare la carrozza e lasciò la villa, diretto in città.
Io raggiunsi il nonno nell’ampia sala, ornata da ampie ed alte finestre che guardavano il mare... avevo con me il suo libro di poesie preferito, che poco dopo iniziai a leggere ad alta voce... ne avevo letto solo poche pagine quando mi interruppi... quei pensieri continuavano a vorticarmi in mente ed io non riuscivo più a tenerli a freno...
“Sai... ho fatto dei sogni stanotte!” dissi, senza sollevare gli occhi dalla pagina “Ho fatto molti sogni... ed in ogni sogno c’era lui!”
Esitai...
poi sollevai lo sguardo ed incrociai quello del nonno... mi stava fissando.
Sapevo che il nonno non aveva bisogno che gli spiegassi chi fosse lui... giacché sapeva che vi era una sola persona al mondo cui io potevo riferirmi, parlando a quel modo...
“Lo sogno spesso...” proseguii, riabbassando lo sguardo “E mi chiedevo... insomma, io mi chiedevo se... se tu lo hai più visto... o se hai sue notizie...”
Di nuovo esitai...
nel momento esatto in cui avevamo lasciato l’Olanda, due anni prima, mio padre mi aveva fatto divieto assoluto di parlare mai più di quella storia, mai più di lui... il nonno era il primo con cui infrangevo quella regola.
“Io...” ripresi, la voce che tremava forte “Io, nonno, mi stavo chiedendo se...”
Ma fui interrotta dall’ingresso di mia madre nella sala e tacqui.
Pochi istanti dopo giunse anche Jamiel.

Citazione:
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Jamiel corse in casa tutto affannato e visibilmente preoccupato.
“Padrona...” disse ansimando alla madre di Talia “... ci sono nuovamente i soldati...”
Alcuni istanti dopo, i militari si presentarono a Talia e a sua madre.
Nella stanza vi era anche il vecchio Arkwin.
Il sergente li fissò e fece un passo avanti.
“Signora...” salutando Maria “... signorina...” poi Talia “... mi spiace giungere qui così... ma reco notizie poco piacevoli... il signor Passapour ieri è stato sottoposto ad un nuovo interrogatorio ed alla fine è crollato, confessando di essere lui il colpevole della strage di Balunga...”
Maria riuscì a stento a soffocare un grido.
“E nel confessare” continuò il sergente “ha ammesso che il mandante è stato... il signor Arkwin Van Johinson ... mi spiace...” avvicinandosi al vecchio “... dovete venire con noi, signore...”
E lo sguardo di Arkwin sembrò perdersi nel vuoto, inquieto, come chi sa di essere caduto in una trappola e non avere alcuna via d'uscita.
“E cosa gli avete fatto per spingerlo a dire questo?” mormorai rabbiosamente tra i denti, alle parole del sergente.
E tuttavia ciò che disse dopo mi sorprese ancora di più... mi colpì... mi ferì...
Vidi i soldati muoversi verso il nonno ed un improvviso moto di rabbia si impadronì di me.
“Fermi!” dissi, e la mia voce gelida risuonò nella sala.
Lentamente avanzai e mi frapposi tra il nonno, immobile sulla poltrona, ed il manipolo di soldati.
“Ciò che dite è sfortunatamente impossibile da attuare, sergente!” spiegai, la voce misurata ed altera “Mio nonno, a causa del suo incidente, sfortunatamente non può muoversi. Ogni spostamento potrebbe essere fatale per lui e per la sue salute. Ne consegue, mi perdonerete, che io non possa permettervi di portarlo via, a meno che i mezzi di trasporto con cui desiderate trasferirlo non siano appropriati alla sua condizione...”
Lo osservai per un attimo con aria scettica...
“E non credo che lo siano!” conclusi.
Notai sorpresa e sconcerto tra i miei soldati a quelle mie parole, ma non detti segno di averlo notato... al contrario, sorrisi amabilmente.
“Ovviamente, sergente, sarà nostra cura operare perché possiate interrogarlo qui, se lo desiderate... avrete, da parte nostra, tutto l’aiuto di cui abbisognate, siatene certo! Anzi... potete lasciare qui qualcuno dei vostri soldati, se lo gradite, mentre voi tornate in città per organizzarvi... possono accomodarsi nell’ingresso e controllare che nessuno entri o esca da qui... anche se...” gettai un’occhiata al nonno, poi una sarcastica al sergente “Anche se non credo temiate che fugga, non è vero?”
Il mio sguardo si mosse tra loro, amabile e cortese... poi tornò sul sergente e di nuovo diventò glaciale...
“Intanto, fatemi la cortesia di portarmi in città con voi... è mio desiderio, infatti, incontrare il signor Passapour ed ascoltare personalmente la sua accusa. Come vi ho già detto in passato, sergente, io non sono né un politico né un militare, ma credo che incontrare l’accusatore in vece di mio nonno che non può farlo rientri tra i miei diritti!”
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lin fissò Altea ed ascoltò con attenzione le sue parole.
“Milady...” disse accennando un sorriso “... sapete cosa diceva Crizia? Egli era un politico ed un filosofo che governò per breve tempo ad Atene dopo la disfatta nella Guerra del Peloponneso. Ebbene, Crizia affermava che nel modo di parlare, combinato alle caratteristiche delle persone, è possibile scorgere dei segni particolarissimi, capaci di svelarci le intenzioni e gli umori. E la bellezza, sempre secondo il nostro filosofo, è un dissuasivo a chi cerca di celare la verità. In pratica, le persone troppo belle, come lo siete voi, difficilmente riescono a nascondere per troppo tempo la verità dietro una bugia senza tradirsi. Ovviamente quella di Crizia è solo un'ipotesi, ma vi assicuro che molti dotti hanno prestato fede a questa sua convinzione.” Prese i suoi libri e poi il suo cappello. “Credo che per oggi possa bastare...” aggiunse “... tornerò domani per cominciare le nostre lezioni. Ammesso che vi fidiate abbastanza di me per continuare a volermi come vostro maestro. I miei omaggi, milady.” Accennando un lieve inchino, per poi uscire e andare via.
Lasciando Altea sola nella sua stanza.
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