31-08-2011, 21.51.35 | #51 | |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Dove il sole è più cocente, e il mare più limpido..
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Citazione:
"Christian madame al vostro servizio.." e mi inchinai profondamente...
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" |
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31-08-2011, 21.52.33 | #52 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi silenziosa finchè il capitano non se ne andò a eseguire gli ordini.
Più osservavo quell'uomo altero che mi stava davanti e più ero convinta di averlo già visto. De Jeon, pensai tra me e me. Improvvisamente rammentai dove avevo già udito quel nome e quando lo avevo incontrato. L'Accademia del Parnaso. Fin dalla più tenera età ero solita seguire mio padre in quel luogo, dove aveva sede uno dei più celebri circoli artistici e filosofici di Animos. Da studioso e umanista qual era, Thierry Du Blois aveva costituito dapprima una piccola cerchia di artisti e letterati da lui sovvenzionati e poi un vero e proprio centro di studi. L'Accademia del Parnaso era uno dei più begli edifici della capitale, interamente costruito secondo un gusto ellenico, che prediligeva spazi ampi e linee pulite, con affreschi raffiguranti Apollo, le Muse e allegorie. Era lì che mio padre trascorreva ore tranquille, in compagnia dei suoi protetti e dei suoi amati libri. Talvolta andavo a trovarlo, sempre col timore di infrangere, con la mia sola presenza, l'incanto che regnava in quelle sale. Alle donne non era consentito l'ingresso all'Accademia, ma ero pur sempre la figlia di Thierry Du Blois, quindi passeggiavo tra i colonnati e nella biblioteca, senza che nessuno mi chiedesse di andarmene. Fu durante una delle mie visite che vidi il volto di De Jeon. I miei occhi fiammeggiarono. "Nemici? Non eravamo vostri nemici, De Jeon, quando frequentavate il circolo del Parnaso." Per un attimo avevo perso la calma, quindi mi affrettai a recuperare la freddezza. "Quanti dei vostri maestri sono stati protetti e sostenuti da mio padre? I filosofi Padeux, Hannorger, Galitio... hanno creato quelle opere che celebrano la libertà proprio tra i colonnati dell'Accademia del Parnaso. E voi? Mi ricordo di voi... eravate nella biblioteca con mio padre e il buon Galitio quando proprio quest'ultimo ci ha presentati." Ora ricordavo tutto chiaramente. Ero andata all'Accademia per rammentare a mio padre di essere puntuale al ballo della Primavera, che avrebbe avuto luogo quella sera stessa, e lo avevo trovato impegnato con i suoi amici. Galitio, filosofo ed eccellente oratore, era un vecchio amico di papà e frequentava la nostra casa. La sua barba grigia e l'aspetto stralunato erano inconfondibili. Quel giorno era accompagnato da un suo allievo. "Vi siete abbeverato a una fonte che adesso avete il coraggio di chiamare infetta... sapete molto bene che mio padre era un patriota e un umanista, ma vi ha fatto comodo accusarlo di tradimento e gettarlo in pasto alla folla." I miei occhi scintillavano di sordo furore. Mia madre diceva che una dama non doveva mai lasciarsi cogliere dalle passioni, ma non era più tempo per i modi cortesi. "Cercate nella casa di Gilbert Lambrois e troverete quello che rimane della dote di cui si impossessò in seguito al nostro matrimonio... argenti e gioielli sono nascosti in soffitta. Il resto mio padre lo nascose all'avidità di Lambrois nel castello di Beauchamps."
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. Ultima modifica di Melisendra : 31-08-2011 alle ore 23.51.10. |
01-09-2011, 01.27.24 | #53 |
Cittadino di Camelot
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" Alzatevi ve ne prego, non mi è mai piaciuto osservare il capo delle persone , ma i loro occhi, quindi vi chiedo cortesemente di non prostrarvi a me" .
A queste parole il ragazzo si sollevò di scatto evitando di incrociare il mio sguardo; c'era qualcosa in lui di molto familiare per me, ma qualcosa mi sfuggiva e non riuscivo a capire cosa. " adesso devo andare ad incontrare Lord Tudor, infondo sono qui per questo, dissi ad alta voce. A queste mie parole i cuochi e gli adetti alla cucina mi salutarono con immensi sorrisi un po sbalorditi per il mio cambiamento, quasi in soggezione e timorosi nei miei confronti. " Con voi ci vediamo più tardi " sussurrai al giovane . Finalmente arrivai alla sala da pranzo di lord Tudor, dietro la grande tenda sentivo le sue risate e quel gran vocione che sempre mi aveva fatto sobalzare dalla paura. nel mio cuore in quel momento il sangue sembrò gelarsi, le gambe mi tremavano e la voce si era rifugiata nella parte più nascosta della mia gola. Entrai avvicinandomi al suo tavolo e con un inchino degno di una nobile dama , riusci a dire poche parola... " buon pomeriggio Lord Tudor è un piacere per me essere di nuovo al vostro cospetto"
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[SIGPIC][/SIGPIC][B][I][SIZE="2"][COLOR="Wheat"] Nessun sole potrebbe risplendere se gli occhi del cuore non ne vedessero la luce.(anonimo)[/COLOR][/SIZE][/I][/B] |
01-09-2011, 02.21.50 | #54 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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De Jeon ascoltò impassibile le parole animate e passionali di Melisendra.
La fissò negli occhi per tutto il tempo, senza staccare mai i suoi occhi neri e profondi da quelli chiari e luminosi della ragazza. “Patriota e umanista?” Ripeté l’ex studente quando la giovane vedova terminò di parlare. “Vostro padre era intimamente legato, come tutti voi sporchi aristocratici, al Clero! Vi legittimavate a vicenda, mentre il popolo moriva per gli stenti e la fame!” Esclamò con vigore l’ardente repubblicano. “Ci avete incatenato per secoli al giogo dei vostri privilegi, mentre gli ecclesiastici ci rendevano ignoranti con i loro dogmi! Per secoli vi siete arricchiti ed ingrassati sul sangue, sulla miseria e sul dolore dei vostri simili! Ed ora, insolente e superba donna, giungete qui a decantare le virtù di vostro padre! Commetteste un grave errore ad aprirci le porte del sapere!” Urlò. “L’Accademia del Parnaso, come quella di Theti, Degli Scalzi, finendo poi alle sale delle scuole dell’intera nazione! Quei luoghi allora pullularono di nuove idee! Le nostre idee! Idee di libertà, di uguaglianza, di fraternità! Idee che forgiarono un mondo nuovo! Un mondo dove non c’è più posto per i vostri privilegi, i vostri diritti feudali e la vostra inviolabilità! La cromatura delle vostre armature e la porpora delle vesti dei chierici non ci spaventano più! Ha vinto l’uomo e la sua Ragione!” Un sorriso allora spuntò sul suo volto. In quel momento il capitano Bordue tornò nella stanza. “Capitano…” ordinò De Jeon “… recatevi con i vostri uomini prima alla casa di Gilbert Lambrois, poi al castello degli ex signori di Beauchamps… e tornate qui solo quando avrete raccolto tutto ciò che di prezioso è custodito in quei luoghi. Andate!” “Si, repubblicano De Jeon!” “Nel frattempo, madame, sarete ospite di questo palazzo.” Rivolgendosi De Jeon di nuovo a Melisendra. “E quando il capitano farà ritorno, discuteremo del vostro futuro e di quello della vostra nutrice.” Fece un cenno alle guardie e queste condussero la nobile dama in una cella, dove erano segregate diverse persone, tra cui anche la devota Giselle.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 01-09-2011 alle ore 02.53.03. |
01-09-2011, 02.55.17 | #55 |
Cittadino di Camelot
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Prima di uscire gli rivolsi un'ultima occhiata sdegnosa.
"Dite ai vostri uomini di setacciare la cripta dei Du Blois a Beuchamps, nell'ossario... Lì troverete ciò che cercate... in fondo mi pare che vi piaccia ciò che odora di morte." Detto ciò mi voltai verso le guardie che dovevano scortarmi alla mia cella. Il gelo del mio sguardo li colse di sorpresa: non accennarono a sfiorarmi e mi condussero verso le prigioni. Appena entrai in quel luogo tetro sentii il coraggio e la sfrontatezza venirmi a meno e strinsi così forte la mano in un pugno che mi conficcai le unghie dolorosamente nel palmo della mano. Quel dolore mi fece tornare in me. Varcai la porta della mia cella e, tra i tanti volti che mi guardarono incuriositi, scorsi quello di Giselle. Corsi ad abbracciarla. "Oh Giselle... stai bene? Ti hanno fatto del male?" La guardai con preoccupazione. "Non so proprio cosa sarà di noi... mi dispiace averti coinvolta in questa disgrazia..."
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01-09-2011, 03.14.41 | #56 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Dite che mi piace madame morte?” Fece De Jeon mentre le guardie conducevano via Melisendra. “Vi assicuro di no, madame… è che ormai sono abituato al suo gelido alito… per anni, sotto il governo dei vostri pari e del Clero, io e i miei simili abbiamo convissuto con la morte. E non temete…” aggiunse “… i nostri soldati setacceranno per bene ogni angolo di quei luoghi… e voi sperate soltanto che riescano a trovare ciò che cerchiamo… speratelo per il vostro bene.”
Poco dopo la bella vedova fu condotta in cella. Qui fra diverse persone incarcerate, nobili, servi di questi, chierici e persino suore, Melisendra ritrovò Giselle. La donna era visibilmente provata, ma il rivedere la sua padrona la rianimò in un momento. “Grazie al Cielo state bene, madame!” Esclamò portando le mani sul volto della sua signora. “Non temete, non mi hanno fatto alcun male…” la fissò “… la mia vita è sempre stata al servizio della vostra famiglia… non avrebbe avuto senso per me non condividere ora la vostra stessa sorte, madame…” ed abbracciò Melisendra. Accanto alle due donne alcuni passavano il tempo rimasto loro giocando con i dadi. “Fortuna che abbiamo il gioco ad allietare questi tristi momenti.” Disse uno di loro. “Ci aiuta a dimenticare…” “Per troppo tempo abbiamo dimenticato…” mormorò un altro di loro, un ecclesiastico, forse un vescovo “… chiudendo gli occhi davanti alla realtà che ci circondava… ignorando così il dramma del popolo… ed ora ne paghiamo le conseguenze… tutto ciò è anche e forse soprattutto colpa nostra, amici miei…”
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01-09-2011, 03.35.35 | #57 |
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L’arcigno aristocratico fissò Gonzaga.
“Avrei voluto godere della tua compagnia a tavola” sbottò col suo solito tono che tendeva a mettere tutti in soggezione “ma sei scappata via in un momento. Vedo che alcuni aspetti del tuo carattere sono rimasti immutati, ragazza mia. Ma questo non credo possa essere rimproverato a lady Saint Pierre… hai sempre avuto l’argento vivo addosso e quello non si perde mai!” La fissò di nuovo, stavolta cercando di rendere ancora più credibile il suo sguardo severo, ma alla fine un sorriso si aprì, a forza, un varco su quel viso austero e segnato dalla rigida disciplina impostagli dal suo ruolo. “Vieni qui e fatti abbracciare, ragazza mia!” Esclamò balzando in piedi e tendendo le braccia verso la sua pupilla. “Avanti, raccontami tutto!” Continuò. “Come hai passato questi anni al palazzo della baronessa? Immagino ti abbia insegnato ogni cosa per essere la più invidiata e corteggiata dama di Camelot! Ma che dico! Di tutta l’Inghilterra!” E scoppiò a ridere. “Ma bada che per me sei ancora la mia bambina e chiunque giungerà per farti la corte dovrà vedersela con me!”
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01-09-2011, 03.57.20 | #58 |
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I tristi discorsi degli altri prigionieri abbatterono il mio animo.
"Se ci sarà un processo..." mormorai a Giselle, sedendomi su una panca. La sola prospettiva mi faceva mancare l'aria. Ma forse era il corsetto tremendamente stretto. Ripresi fiato. "Se dovessero processarmi... cosa impedirebbe loro di risparmiarmi?" Trattenni le lacrime. Mi sentivo stanca. Presi un fazzoletto dalla tasca e con un rapido gesto asciugai lo sguardo. "Nessuno sa che siamo qui... e a nessuno importerebbe..." Sospirai, guardando la luce filtrare da una grata.
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01-09-2011, 04.23.43 | #59 |
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“Già, il mondo sembra averci dimenticato…” fece l’ecclesiastico che fino ad un istante prima era impegnato con i dadi “… e forse nessuno sa più se siamo vivi oppure morti.” Fissò Melisendra ed accennò un sorriso.
“Monsignore…” avvicinandosi un altro dei prigionieri “… credete che possano davvero farci del male?” “Fino a quando non saremo processati” intervenne una suora “non potranno farci nulla.” “Allora non illudetevi troppo, sorella…” mormorò un altro “… se ci hanno condotti qui è perché siamo in attesa di essere processati… già, i loro dannati tribunali del popolo…” masticando amaro il nobile uomo “… tutto ciò che riguarda il popolo mi causa disprezzo, nausea…il poeta Guido Cavalcanti diceva che il volgo è come una bestia… e noi siamo alla mercé di quella bestia mossa dai più primordiali ed insensati istinti…” “Attendiamo e confidiamo nella Divina Misericordia, amici miei… di più non possiamo fare…” disse l’ecclesiastico. Passarono così alcune ore, poi quasi l’intera notte. E poco prima dell’albeggiare si udirono dei passi provenire da fuori. Un attimo dopo la porta della cella si aprì ed un soldato lesse alcuni nomi ad alta voce: “L’ex barone Arman Saint Germain… l’ex badessa Anne Rovignon… l’ex vescovo de Touls…” ed a quel nome l’ecclesiastico seduto accanto a Melisedra si alzò e raggiunse gli altri chiamati prima di lui. Tutti quelli furono allora condotti via. Ma dopo alcuni minuti, un altro soldato si presentò, chiamando altri due nomi: “Melisendra Yolande Demetra Du Blois, ex Duchessa di Beuchamps e vedova Lambrois… Giselle De Pires…” Le due donne allora furono portate via e condotte in una severa ed austera aula, davanti ad un giudice e a dei giurati. In quel momento in aula entrò anche De Jeon. “Madame…” cominciò il giudice rivolgendosi a Melisendra “… siete accusata di aver sottratto e nascosto dei beni appartenenti al popolo… nei vostri ex possedimenti sono stati trovati diversi oggetti preziosi… cosa avete da dire a vostra discolpa?”
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01-09-2011, 04.52.28 | #60 |
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Andata via dalle cucine Gonzaga, i valletti, fra i quali vi era anche Daniel, si rimisero a sedere in attesa degli avanzi dalla tavola del loro padrone.
Ma insieme agli avanzi giunse anche un vecchio servitore. “Mangiate presto che vi attendono diversi lavoretti nel palazzo oggi!” Disse questi. “Bisogna pulire le stanze della torre nord e gli alloggi nell’ala est. Forse domani, al massimo dopodomani, il nipote di sua signoria sarà di ritorno e tutto deve essere pronto. Dunque forza! Mangiate e poi tutti sotto a lavorare!” “Ehm, signore…” fece il valletto John “… vedete… Christian è caduto mentre portava da mangiare ai maiali ed ora il suo costume è inservibile…” “Chi è Christian?” Stupito il servitore. “Non ricordo di averlo mai sentito nominare!” “E’ giunto da poco…” spiegò John “… lo condusse qui… si, ehm, lo condusse qui messer Hagus…” “Davvero? Allora al suo ritorno chiederò a lui spiegazioni.” Mormorò il servitore. “Nel frattempo gli fornirò io un altro costume… ma bada” rivolgendosi con tono severo a Daniel “che se rovinerai anche questo sarai punito!” Ed andò via. “Tranquillo, Christian…” disse John a Daniel “… messer Hagus è partito insieme al nipote di sua signoria… e per quando sarà ritornato, quel vecchio servitore avrà già dimenticato questa storia.” Poco dopo a Daniel fu portato un nuovo costume da valletto. “Benvenuto tra noi!” Esclamò John al giovane ladruncolo.
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