28-11-2010, 19.21.51 | #661 |
Viandante
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Il muro sul quale scrissero i profeti
Sta crollando alle giunture. Sopra gli strumenti di morte Il sole brilla vivacemente. Quando ogni uomo sarà strappato via dagli incubi e dai sogni, Ci sarà qualcuno che poserà la corona d'alloro mentre il silenzio affogherà le urla? Tra i cancelli di ferro del destino furono piantate le radici del tempo ed annaffiate dalle azioni di coloro che sanno e sono conosciuti La conoscenza è un'amica mortale quando nessuno pone le regole. Io vedo che il destino di tutto il genere umano è nelle mani di pazzi. Confusione sarà il mio epitaffio. Mentre striscerò su di un sentiero infranto.. Da sotto il cappuccio Arowhena sembrava avere lo sguardo sempre fisso in avanti, come se ciò che la circondava le fosse totalmente indifferente... In realtà si trovava in uno stato di trance dal quale non riusciva più ad uscire... una dormiente... Si sentiva in una dimensione parallela in cui tutto ciò in cui credeva si sgretolava... era un inferno, un incubo complesso dal quale non riusciva ad uscir fuori... aveva bisogno di aiuto... l'altra dimensione era parallela... vedeva le strade, gli alberi, il bosco ma non riusciva a vedere nessun altro... solo immagini simboliche, oniriche di distruzione e smarrimento tutte avvolte da una nebbia che rendeva tutto monocromatico, grigio... senza vita alcuna... e non aveva speranza... L'ultima cosa che ricordava era quella donna nel castello, quello sguardo di comprensione, quelle parole bisbigliate subitamente quando Arowhena riuscì a vedere il vero volto della strega, il suo vero sembiante... Non ebbe il tempo di avvertire gli altri, le strega era potente e fu più veloce di lei... E adesso lei vagava in un inferno di immagini strazianti... Confusione sarà il mio epitaffio, continuava a ripetere la sua mente... Aveva bisogno di essere scossa, lo sapeva, ma chi mai avrebbe potuto comprendere il suo stato? Chi mai avrebbe potuto mettere fine a quell'incantesimo, ed essere finalmente liberata per tornare alla sua dimensione... Pensava agli occhi di Belven... così stranamente profondi... e poi di nuovo follia, tortura, violenza... un tavolo di legno con un secchio sopra pieno di fogli che bruciano... La sofferenza della conoscenza che va in frantusmi... "oh! Belven, aiutami!"
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La Conoscenza è Potere |
29-11-2010, 02.33.09 | #662 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel villaggio dei nani, Belven, Arowhena e cavaliere25 erano stati accolti dal capo vilaggio Sausar.
"Si, posso comprendere quanto dite..." disse Belven "... i nostri compagni probabilmente sono molto lontani da qui... e Dio voglia che siano vivi... sappiamo dunque che poco potete fare voi, ma..." Sausar fissò perplesso il cavaliere. "Cosa intendete dire?" Chiese. "Voi vivete da sempre in questo luogo..." rispose Belven "... questo villaggio ha un'architettura molto antica e sconosciuta nell'Occidente Latino... voi nani conoscete questo bosco meglio di qualsiasi altro..." "Dove volete arrivare, cavaliere?" Domandò Sausar. "In questo bosco vi ha messo radici il male assoluto!" Rispose Belven. "Il male nella sua forma più terribile... quello che rinnega l'essenza di ogni cosa... e voi nani non potevate non sapere tutto ciò!" Sausar cominciò a fumare la sua pipa con quelle tipiche e caratteristiche erbe adoperate dai nani. "Non erano affari nostri." Sentenziò il capo dei nani. "Combattere il male è dovere di ogni essere giusto che abiti questo mondo!" "Ho dato ordine" disse Sausar alzandosi dalla sua piccola sedia "che vi venissero preparate due stanze per la notte... una per voi ed il vostro giovane arciere e l'altra per la dama che vi accompagna. Ora scusatemi, ma è tardi e sono stanco." E si ritirò. Belven allora uscì dalla casa e restò a fissare la notte densa di foschia e mistero. E qui incontrò lo sguardo inquieto di Arowhena. La donna era visibilmente turbata. "Cosa avete, milady?" Chiese Belven.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
29-11-2010, 03.15.53 | #663 |
Cittadino di Camelot
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Morven lanciò uno sguardo intenso e diretto a quell'ombroso cavaliere.
Se non avesse pensato di essere stato già sufficientemente provocatorio, e se non si fosse preoccupato della presenza di Gonzaga in quel luogo, di certo lo avrebbe attaccato. Si limitò invece a lanciargli uno sguardo severo e accigliato, quindi guardò l'amico Goldblum con occhi che imploravano di portare pazienza, quasi volesse scusarsi lui stesso per le aspre parole che Bumin gli aveva rivolto. E fu grato al nano per essere stato in grado di trattenere un pur leggittimo gesto d'ira di fronte alla villania di quell'uomo. Ma l'unica cosa che fu in grado di fare fu quella di aiutare Goldblum ad accendere il fuoco, sperando in cuor suo con quel gesto di alleviare un po' l'offesa subita dall'amico. Non disse nulla, ma cercò di fare del suo meglio per dividere qualla fatica col nano. Quando il fuoco cominciò a crescere e le fiamme si levarono scoppiettanti ad illuminare le pareti oscure e corrose di quel luogo, Morven pensò che fosse giunto finalmente il momento del meritato riposo. Diede a Gonzaga il suo mantello perchè potesse stenderlo sul terreno umido e irregolare della chiesa, poi andò a sedersi vicino alla fiamma, perchè, a dispetto di quel gesto, che la galanteria e la cavalleria gli imponevano, c'era davvero un gran freddo in quella notte, e Morven cominciava a sentirne i morsi, attraverso le giunture della sua armatura. Rimasero in silenzio, per un po'. Erano tutti molto stanchi, e il pungente scambio di battute avvenuto con quello sconosciuto non facilitava di certo la comunicazione. Il suo sguaro era fisso su Bumin. Così fisso che sembrava volerlo attraversare con gli occhi della mente. Ma il volto di quell'uomo sembrava impenetrabile, sembrava volergli rimandare indietro il suo stesso sguardo, come una biglia di vetro lanciata a colpire un'ostacolo inamovibile. Pian piano Morven sembrò stancarsi di quell'esercizio, e, forse complici le traversie del viaggio, socchiuse gli occhi e scivolò accanto al fuoco, alla ricerca di una posizione più comoda che gli consentisse di riposare. "Che silenzio..." mormorò d'un tratto, quando si rese conto che persino la foresta era stranamente, innaturalmente silenziosa in quella notte. Aprì gli occhi un istante, cercò Goldblum che stava seduto dalla parte opposta del fuoco, con lo sguardo intento alle fiamme. "Goldblum, amico mio... perchè non ci narri qualche leggenda, o ci canti qualche ballata del tuo nobile popolo? Sarà di certo di ristoro per le nostre orecchie... e forse," concluse, lanciando un sorriso sarcastico all'indirizzo di Bumin "forse sarà di qualche insegnamento per coloro che ignorano l'antica cultura della razza nanica!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
29-11-2010, 04.03.55 | #664 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, nel cuore oscuro e maledetto del bosco, Guisgard, Talia e Gila erano vicini alle prigioni dove gli eretici tenevano imprigionate la fanciulle rapite.
"Ce ne sono due di guardia di quei maledetti..." disse Gila scrutando il passaggio che dava alle prigioni "... ma tra un pò si allontaneranno per i loro rituali... ed avremo pochi minuti per entrare nelle prigioni... dobbiamo saper sfruttare quel lasso di tempo..." "Accidenti..." mormorò Guisgard "... quindi dobbiamo attendere che quelle sentinelle vadano via! Stare fermi qui, con il pericolo di essere scoperti da un momento all'altro, non mi piace per niente!" "Stai calmo" disse il nano "e vedrai che entreremo presto in quelle prigioni! E poi di cosa hai puara? La tua buona stella ti ha protetto fino ad ora!" "Affatto..." replicò Guisgard "... non sono mai stato granchè fortunato!" "Allora lo sarai almeno in amore!" Esclamò sarcastico Gila. Il crepuscolo. Un alone purpureo si era adagiato nel cielo, riflettendosi sulla rigogliosa campagna. Il grande palazzo era gremito di persone e quel cavaliere aveva cercato fuori un pò di tranquillità. Stava sulla grande terrazza ad ammirare le barocche e classicheggianti nuvole che navigavano verso Oriente, quando l'ancella gli si avvicinò. "Messere..." "In cosa posso esservi utile?" Chiese Guisgard. "Ecco... io vengo a nome della mia padrona..." Guisgard accennò un sorriso di cortesia, fissandola con uno sguardo incuriosito. "La mia padrona... la marchesa..." "Si, l'ho veduta ieri per la prima volta." "Ecco... lei mi ha chiesto di riferirvi che domani sarà ai giardini del Belvedere... e, se ciò non vi recherà danno o noia, gradirebbe la vostra compagnia..." "La mia compagnia?" Ripetè il cavaliere. "Beh... ne sarei onorato... l'ho veduta una sola volta, appunto ieri, e mi è sembrata una donna incantevole." "In verità la marchesa vuole ringraziarvi" disse l'ancella "per averla aiutata ieri durante la caccia al cervo... se non fosse stato per voi, la mia padrona sarebbe rimasta da sola nella campagna, dato che il suo cavallo aveva una zampa rotta..." "Per me è stato un dolce piacere soccorrere la vostra bellissima padrona." Rispose con galanteria Guisgard. "Allora domani ai giardini, messere..." "Si, domani." Sorrise di nuovo il cavaliere. "Ecco, si allontanano!" Esclamò improvvisamente Gila, destando Guisgard dai suoi ricordi. "Ora possiamo entrare indisturbati nelle prigioni!"
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29-11-2010, 04.28.20 | #665 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Beh, potrei narrarvi della grande migrazione di Eleagons..." disse Goldblum, sollecitato da Morven a raccontare "... o anche del sacrificio dei tassi, che permise ai miei antenati di purificare questi luoghi e fondare il nostro villaggio..."
"Perchè tu non sei con loro, nano?" Chiese Bumin. "Ecco... io..." mormorò a capo chino Goldblum "... io..." "Forse non ti vogliono con loro?" Chiese Bumin. "Ti ha dunque rinnegato la tua stessa gente?" Goldblum non rispose nulla. Ma proprio in quel momento si udirono dei cavalli. Un attimo dopo alcuni cavalieri raggiunsero la chiesa. Erano Dukey e gli uomini inviati da Frigoros. E con loro vi era anche il Cappellano.
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29-11-2010, 16.26.37 | #666 |
Cittadino di Camelot
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La luna era di una lucentezza meragliosa la guardai intensamente e mi misi a pensare quando saremmo riusciti a tornare a palazzo e a riabbracciare i nostri amici mi prese una tristezza dentro al cuore che neanche io sapevo il perchè sembrava una maledizione sembrava che eravamo rimasti soli e senza aiuto e senza nessuna speranza
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fabrizio |
29-11-2010, 20.39.23 | #667 |
Cittadino di Camelot
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Mi sollevai da quel povero giaciglio , faceva freddo e ormai il fuoco inizia a spegnersi, presi della legna posta accanto e lo aiutai a riprendersi.
Poi in silenzio osservai i miei amici di viaggio ...dormivano esausti e la notte era ormai padrona delle loro anime e menti. Cercando di non far rumore usci dal nostro rifugio , prima di varcare la soglia del portone mi voltai ancora una volta per dare un altro saluto a Goldblum e Ser Morven... Sapevo di non poter andare avanti , non ci sarei riuscita ...io non avevo l'animo guerriero e forte come il loro. GUardai la luna e al di là di quella pianura che stava dinnanzi a me... " Torno a casa mia " dissi..." non correrò pericoli di certo..in fondo io non ho nulla che possa attirare l'attenzione di briganti o altri". Detto questo sali in sella al mio cavallo e ripercossi indietro la strada verso casa !
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[SIGPIC][/SIGPIC][B][I][SIZE="2"][COLOR="Wheat"] Nessun sole potrebbe risplendere se gli occhi del cuore non ne vedessero la luce.(anonimo)[/COLOR][/SIZE][/I][/B] |
30-11-2010, 02.53.25 | #668 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La notte sul villaggio dei nani era coperta da alte e sottili nuvole che sembravano celare una velata malinconia.
La missione dei nostri eroi, Belven, Arowhena e cavaliere25, sembrava senza meta e senza fine. Capace di fiaccare lo spirito ed il corpo. Ed il bosco, come un labirinto, pareva averli imprigionati e condannati a vagare verso qualcosa di irreale. Ad un tratto, mentre Cavaliere25 era assorto a scrutare il cielo, un vecchio nano gli si avvicinò. "La pallida Luna di questa notte di Novembre..." cominciò a dire "... porta con se funesti presagi... i lamenti delle martiri echeggiano in questa notte e nel suo insopportabile ed innaturale silenzio... ed anche il solo ascoltarli sembra condurre al peccato ed alla dannazione..."
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30-11-2010, 03.53.34 | #669 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso momento, nel profondo e oscuro cuore del bosco, Guisgard, Talia e Gila si apprestavano ad entrare nelle prigioni ormai incustodite.
"Ora o mai più!" Esclamò il nano. "Allora facci strada, visto che conosci questo luogo di morte." Disse Guisgard. I tre allora si avvicinarono ad una porta. "Ecco..." mormorò Gila "... ora entreremo... ma preparatevi che non sarà un bello spettacolo..." Un attimo dopo i tre furono nelle prigioni ed un girone dantesco si spalancò ai loro occhi. Un corridoio semibuio tagliava in due l'ambiente, mentre sui suoi lati si aprivano diverse celle scavate nella roccia e chiuse con robuste sbarre fatte di duro legno. La maggior parte delle celle ospitavano corpi senza vita di povere ragazze martoriate da una ferocia inumana. I loro corpi recavano i segni di tremende ferite ed ora erano lasciati a marcire come pasto per i topi. Ad un tratto un gemito richiamò l'attenzione dei tre. "Lì..." indicò Gila ai suoi due compagni "... sembra viva..." In una cella infatti vi era una ragazza che si lamentava con un filo di voce. Sembrava esausta e svuotata per le sofferenze subite. Il suo corpo nudo e denutrito era avvolto da un filo spinato che le lacerava la pelle e le carni. Lividi e segni di scottature coprivano tutto il suo corpo, mentre le mani ed i piedi apparivano orrendamente mutilati. Era in quella cella, sdraiata sulla nuda e fredda pietra, con i topi che le mangiavano brandelli di pelle. "Maledetti topi..." mormorò Guisgard "... è viva... cerchiamo di tirarla fuori di lì..." aggiunse dopo essersi ripreso dal disgusto per aver visto quei topi. "Credo non abbia molte speranze..." disse il nano "... e poi, in quelle condizioni, non potrebbe affrontare una fuga..." "Al diavolo!" Ringhiò Guisgard. "Io non la lascio in questo inferno!"
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30-11-2010, 13.15.35 | #670 |
Cittadino di Camelot
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Ascoltai le parole di quel nano e poi dissi non so piu se riusciremo a trovare i nostri amici sembra una battaglia persa siamo condannati a rimanere in questo posto rimasi con lo sguardo triste e con il capo chino
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fabrizio |