06-11-2012, 21.03.42 | #681 |
Cittadino di Camelot
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Ascoltai Odette alzando gli occhi al cielo..pure lei ne era rimasta affascinata.
"Nulla, non preoccuparti" risposi..se avesse continuato con i suoi toni bruschi e il suo fare critico ne avrei parlato con mio padre. Mi affacciai guardando il mare, un desiderio irrefrenabile di sapere cosa vi era oltre quella vasta distesa di acqua si impadronì di me. Scrollai le spalle...e guardai le case raffinate decorate con buongusto vicino. Fino ad oggi non avevo fatto amicizia con nessuno qui a Las Baias, iniziavo a destare quella isola, era diventata una sorta di prigione.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
06-11-2012, 21.22.20 | #682 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Analopel...” disse sorridendo Musan a Talia “... io sono vostro amico e perorerò sempre la vostra causa. Anche al punto di difendere, per quanto possibile, la vostra scialba testimonianza. Vedete, avete affermato di aver visto Passapour quando invece, per sua stessa ammissione, in quel momento era a Balunga a trucidare il Viceré e la sua corte. Dunque, capirete che sua eccellenza
nutrirà molti dubbi sulle vostre intenzioni, Analopel...” si avvicinò di nuovo a lei “... ora però rasserenatevi... farò di tutto per tenervi fuori da questa storia... dovete fidarvi di me, visto che sono il vostro unico e solo protettore... perchè in una simile situazione, nel bel mezzo di un vero e proprio incidente diplomatico tra Olanda e Spagna, capite anche voi che vostro padre e la sua Compagnia di mercanti ben poco possono fare... e so che apprezzerete queste mie attenzioni per voi, Analopel..." Ma proprio in quel momento si udirono delle voci. Qualcuno dall'altra parte del corridoio parlava ad alta voce. Un attimo dopo la porta si aprì ed un saldato entrò. “Cosa succede?” Chiese Musan. “Signore, è giunto il signor Philip Van Johinson, insieme ad un altro uomo della Compagnia.” Rispose il soldato. “E chiede di vedere subito sua figlia.” “Voglio vederla ora!” Si udì dal corridoio. “Fatemi vedere mia figlia, altrimenti Amsterdam sarà avvertita di tutta questa storia!” Musan allora uscì nel corridoio. “Tranquillizzatevi, signor Van Johinson.” Fece lo spagnolo. “Vostra figlia sta benissimo. Venite a vedere voi stesso. E' qui la vostra perla.” Philip allora entrò nella stanza, seguito da un altro uomo che era con lui e subito abbracciò sua figlia. “Va tutto bene, Talia?” Domandò preoccupato.
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06-11-2012, 21.25.02 | #683 |
Disattivato
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Annuii a quelle parole.
"Si, certo... Un piano..." Sospirai. "Cercherò di parlare a Giuff... Mi inventerò qualcosa... Ma sappiate che la sua fiducia è difficile da ottenere. Ci ho messo un secolo a far si che non mi considerasse un oggetto. E non credo nemmeno di esserci riuscita totalmente. Tuttavia spera ancora nel denaro del mio Guerenaiz, anche se ha cercato di fregarlo l'ultima volta" dissi strizzando l'occhio destro. "Bene, andrò a cercare di capire cos'ha in mente quel dannato Gufo Nero!" Portai una mano al capo in segno di saluto e me ne andai verso l'interno della locanda. Qui gli uomini erano come raddoppiati e a stento riuscivo a distinguere quelli di Giuff dai nuovi venuti. Ma poi vidi il capitano, con una bella moretta sulle ginocchia, e mi avvicinai a lui. Mi sedetti al tavolo con gli altri. "Volevate vedermi, capitano? Boyuke sembrava preoccupato che scappassi" dissi con un sorriso divertito. "La fuori ci sono quei nuovi venuti terrorizzati per la prova che dovranno affrontare." Sorrisi prendendo un bicchiere di rum, lasciato lì da qualcuno.. Bevvi un sorso e lo posai subito sul tavolo, disgustata. "Ah, non so come fate a bere questa roba!!" Esitai, temevo che ogni mia parola potesse scatenare una reazione nefasta. "Sapete, non riesco a immaginarmi come mettiate alla prova i nuovi arrivati.. Noi, nell'esercito inglese, di solito.. Beh ufficialmente devono superare una "missione", per valutare forza e intelligenza" sorrisi, beffarda "ma non sarai mai uno del gruppo se non hai affrontato in duello il più grosso e gradasso di turno! Questo ufficiosamente, s'intende!" E feci l'occhiolino al capitano. Sospirai, come se cercassi la risposta alle mie domande nel muro davanti a me, che continuava a fissare da un angolo all'altro. "Infondo, come si dice? Tutto il mondo è paese... " |
06-11-2012, 21.46.47 | #684 |
Cittadino di Camelot
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Sesc fece per uscire dalla stanza ma poi, all'improvviso si voltò e mi baciò.
Il suo gesto inaspettato mi colse alla sprovvista e la mia reazione tardò ad arrivare. Dopo un secondo che mi sembrò eterno, finalmente il mio cervello riprese il controllo del mio corpo. La mia mano si scontrò con fragore con la guancia di Sesc rompendo il silenzio della sera. Il mio palmo formicolava e il mio intero corpo fu preso da un fremito, non so se di rabbia, di vergogna o di qualcos'altro...guardai il volto del giovane, sul quale era rimasta l'impronta delle mie dita. "Il coraggio, signore, è una qualità ben lontana dal vostro oltraggioso comportamento. La vostra morale non è paragonabile neppure al più meschino e sudicio animale che abbia mai popolato questa terra!" Lo schiaffo che gli avevo tirato mi aveva invogliato a continuare a sfogare la mia rabbia per i suoi modi ma, ripensando al colonnello e alla sua ospitalità, dovetti trattenermi nuovamente.
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06-11-2012, 22.23.04 | #685 |
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Si volto' senza indugiare oltre, i suoi modi continuavano ad essere gentili e ben disposti.....guardava la strada o forse non guardava nulla, potevo ricostruire la sua stazza, la sua fisionomia...il colore dei suoi occhi cosi' cangianti quando pace o rabbia lo accoglievano, stavo con lui da cosi' poco e mi sembrava di conoscere ogni cosa, alle vote pensavo ai miei genitori, una vita serena piena di impegni e io in mezzo.....tra dame di buon rango e uomini che odoravano di sigaro e whisky.....ma tra loro quale intimita', poca...nessuna..........quasi due mondi cosi' diversi che dovevano attrarsi per amore o per forza........ero stata cresciuta con amore avevo tutto quello che potevo desiderare....ero stata vizziata da mia madre e di nascosto anche mio padre aveva fatto lo stesso.....ma non avrei mai voluto una famiglia come la mia........la mia famiglia si sarebbe dovuta basare sull'amore....e se non fosse successo, sarei rimasta un'allegra zitella....mi vestii in fretta, bene ero pronta..." Sono pronta Storm, sono certa anche io che andare dal Console non sia un' idea meravigliosa......allora sono tutta vostra....Ingrid ci aspetta"......gli porsi la mia mano.....pensai prendila e andiamo via....." Se vi succedesse qualunque cosa Storm, mi dispiacerebbe veramente tanto......siete stato l'artefice di tutto questo guaio.....ma alla fine, credo al destino.....meglio mi siate capitato voi che qualche altra cosa......"....
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07-11-2012, 01.09.32 | #686 |
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Il mio sguardo era fisso in alto, immobile su Musan... ero spaventata, preoccupata, tesa... e non riuscivo a smettere di pensare a quanto sciocca e avventata ero stata ad andare lì da sola, non riuscivo a smettere di pensare a tutto ciò che era accaduto, alle parole dello spagnolo, alle sue allusioni...
Poi d’un tratto udii quella voce gridare nel corridoio... sussultai nell’udirla e, quasi senza accorgermene, ripresi a respirare... “Papà!” dissi, balzando in piedi e correndo ad abbracciarlo quando entrò nella stanza. Ero felice, sollevata... probabilmente non ero mai stata tanto felice di vedere mio padre come in quel momento. “Sto bene!” dissi alla sua domanda “Si, sto bene... stavo solo... solo rispondendo a delle domande... il signor Musan mi stava facendo delle domande...” Improvvisamente mi accorsi di avere una gran voglia di raccontare tutto a mio padre... ciò che pensavo, ciò che sospettavo, ciò che Musan aveva detto e ciò che mi spaventava... ma non ero così sciocca da pensare di poterlo fare lì, o da non sapere quanto sarebbe stato opportuno che Musan mi credesse totalmente in suo potere... Esitai, rimandando dunque ciò che avevo da dire a mio padre a quando fossimo rimasti soli... “Ma ora...” mormorai “Ora sono davvero stanca e molto provata... e ciò che vorrei tanto, più di qualsiasi altra cosa è tornare a casa... a voi non dispiace se io e papà ce ne andiamo, vero Juan?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
07-11-2012, 01.59.03 | #687 |
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Il pomeriggio e la sera trascorsero pigre alla villa della famiglia di Altea, con un vago senso di irrequietezza e forse malinconia avvertiti dalla ragazza.
Le notti flegeesi sapevano essere magiche, incantate, eterne, con il mare in lontananza che faceva giungere sul litorale il fruscio delle sue onde e l'odore di salsedine. Le stelle apparivano come la cornice ideale per quel mondo, fatto, durante la notte, di luci soffuse, incerte, sfocate e distanti che sapevano dare a tutto un'immagine fiabesca e fatata. Talvolta lungo l'orizzonte apparivano bagliori lontani, che poi, pian piano, sparivano nel nulla, come rapiti da chissà quale magia. E nel fissarli Altea immaginava navi lontane, dirette chissà dove, destinando ai loro equipaggi avventure che lei poteva solo sognare. Passata la notte, come spesso avviene, l'alba giunge e porta via i sogni più deboli, quelli che riteniamo destinati ad altri e non a noi, lasciando poi un senso di smarrimento e di vaga inquietudine. Al mattino, come sempre, tutta la famiglia si riunì per la colazione, stavolta non in giardino ma in una luminosa veranda. Poco dopo Hitiky avvertì che Lin era giunto. Così, Altea e il suo maestro si ritirarono in biblioteca per studiare. “Prima di cominciare la lezione” disse Lin alla ragazza “volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri... sono stato davvero imperdonabile e vi chiedo scusa... vi prometto che non accadrà mai più...” la fissò “... posso sperare nel vostro perdono?” Sorrise. “Ma badate che non accetterò alcun rifiuto... anche perchè, per guadagnarmi il vostro perdono, mi sono permesso di farvi un piccolo regalo...”
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07-11-2012, 02.12.26 | #688 |
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Sesc si portò una mano sul viso e cominciò ad accarezzarsi la guancia appena colpita da Cheyenne.
“E' una carezza per me questa...” disse con quel suo sorriso di indifferenza “... ho sentito dire che le selvagge sono più passionali delle nostre donne e volevo accertarmene di persona...” la fissò “... e comunque non ho commesso alcun oltraggio... sei una schiava no? Una concubina... ed io qui un giorno sarò il padrone... come vedi ho solo assaggiato ciò che un giorno sarà mio... e togliti quella fierezza che ostenti tanto, perchè infondo sei solo una serva... e smetti anche di apparire offesa... tanto so che ti è piaciuto...” voltò le spalle e si diresse verso la porta fischiettando “... ah, dimenticavo...” fissandola di nuovo “... stanotte l'aria è deliziosa e resterò in giardino a fissare le stelle... magari ti interessa...” rise di gusto ed uscì dalla stanza. Poco dopo giunse il colonnello. “Vedo che sei già scesa.” Disse fissando Cheyenne. “Spero di non averti fatto attendere troppo.” E ordinò ai servi di portare la cena in tavola.
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07-11-2012, 02.24.25 | #689 |
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“Certo che vi dispiacerebbe.” Disse Stormo voltandosi e prendendo la mano di Elisabeth. “Del resto sono io che devo portarvi dalla vostra domestica.” Le fece l'occhiolino. “Dunque vi consiglio di starmi vicina. Molto vicina, altrimenti potrei volare via...”
Scesero così al piano inferiore e Storm pagò il locandiere. Uscirono allora fuori e si accorsero che i due soldati non c'erano più. “Bene...” mormorò Storm “... erano in buona fede...” si guardò intorno “... devo avvertirvi, cara moglie, che le nostre finanze sono tutt'altro che rosee. Ho pagato questo inaspettato soggiorno in locanda con le poche monete che ho trovato a casa di Odeys. E ora per muoverci da qui abbiamo bisogno di una carrozza... vedete quella deliziosa sartoria dall'altra parte della strada?” Indicando il punto ad Elisabeth. “Bene, attendetemi là. Cercherò di fare il prima possibile.” E si allontanò. Ritornò dopo circa un quarto d'ora alla guida di un calesse a due posti, di quelli utilizzati dai signori del posto per passeggiare in città. Saltò giù ed aiutò Elisabeth a salire.
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07-11-2012, 02.55.54 | #690 |
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Clio era entrata nella locanda e lì trovò una masnada di filibustieri tutti intenti a bere e spassarsela senza farsi troppi problemi.
E tra questi vi era Giuff che appariva come il più gaio di tutti, con una bella moretta sulle ginocchia. “Ah, tu parli troppo, ragazza...” disse il capitano a Clio, quando ormai il rum aveva già da tempo cominciato a fermentare nella sua testa “... e chi ti ha detto poi di dare confidenza a quei due? Ora ti metterò un bel bavaglio, oltre che catene per tenerti ferma...” “Su, capitano, bevete ancora un po'...” sorridendo la moretta e porgendogli altro rum. “Ah, tu si che sai come trattare un uomo, bellezza!” Fece il pirata. “Però profumi troppo di fiori di campo per i miei gusti...” portò la bottiglia alla bocca e cominciò a bere di nuovo, per poi sputare un po' di quel rum sul viso della donna che teneva sulle ginocchia. “Ecco!” Esclamò divertito. “Ora odorerai come piace a me!” E la spinse a terra, mentre tutti i suoi uomini ridevano forte davanti a quella scena. Si voltò di nuovo verso Clio. “Sei ancora qui?” Sbottò. “Sai che sei seccante? Vuoi sapere della prova? E sia! Sappi allora che quei due là fuori dovranno dimostrare il loro valore appena salperemo di nuovo! Al primo arrembaggio, infatti, loro due avranno l'onore di saltare per primi sul ponte dell'altra nave! E se sopravviveranno, allora si saranno guadagnati la mia fiducia ed un posto nella mia ciurma!” Tutti esultarono davanti a quell'antica costumanza molto in voga fra i pirati. “E ora togliti di mezzo!” Con astio verso Clio. “Devo parlare d'affari con il mio prossimo socio...” si guardò intorno “... ma dov'è finito capitan Guisgard?” “E' nell'altra stanza, capitano.” Rispose uno dei suoi. “Se ne sta sempre da solo...” mormorò il Gufo Nero “... strano tipo davvero... e sia, gli farò visita io allora...” e andò nella stanza accanto.
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