01-12-2010, 03.20.08 | #681 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Cappellano, dopo le parole di Morven, fissò Bumin.
Questi era intento a parlare con Dukey. I due si erano allontanati di qualche passo e parlavano a voce bassa. E mentre Bumin parlava a Dukey, questi gettava strani sguardi a Morven. Questi ad un tratto si voltò verso Goldblum e chiese: “Nano, conosci bene questi luoghi?” “Si, certo.” “Bene, allora insieme ai miei uomini perlustrerete la zona…” ordinò Dukey “… voi due… andate col nano… sapete cosa dovete fare…” “Si, milord!” Risposero due dei suoi cavalieri. Goldblum guardò per un momento Morven, ma senza dire nulla. “Perlustrare il bosco a quest’ora?” Chiese il Cappellano. “Non mi sembra molto saggio.” “I nostri nemici non dormono, fidatevi…” intervenne ironico Bumin. “Andate, presto!” Sollecitò Dukey al nano e ai suoi uomini.
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01-12-2010, 05.02.27 | #682 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Belven vide Arowhena stendersi su quella coperta e addormentarsi.
La coprì allora col suo mantello per ripararla dall’umidità della notte e si adagiò sotto un albero. “Se vuoi dormire al coperto” disse a Cavaliere25 “vai pure dentro, mio giovane amico… io resterò qui… tanto dopo tutte le cose che ci sono accadute non riuscirei a chiudere occhio. Restò per un po’ a fissare il cielo infinito e velato, fino a quando cadde addormentato. La strada che tagliava in due quel borgo era semibuia, illuminata di tanto in tanto solo dall’alone che la Luna diffondeva quando riusciva a squarciare le nuvole che attraversavano quell’inquieta notte. Belven camminava per quella strada, stretta e deserta, mentre tutt’intorno dominava un irreale silenzio. Ad un tratto una figura gli appare davanti. Veniva nel verso opposto al suo. “Dove posso trovare un buon maniscalco?” Chiese Belven. “In chiesa.” Rispose la figura. “Perché mai?” “Perché solo lì la paura si affievolisce.” “Dove si trova la chiesa?” Chiese Belven. “Dipende da quale chiesa si cerca?” “Sono diverse?” “Ce ne sono tre” rispose la figura “e ciascuna è dedicata ad un santo.” “Vi è una dedicata a San Cristoforo?” Domandò Belven. “No...” rispose la figura, che improvvisamente riprese a camminare e svanì nel buio della strada. Belven allora continuò a camminare, fino a quando giunse presso un piccolo ponte. Da sopra non si riusciva a vedere niente, neanche l’acqua del fiume che scorreva sotto di esso. Ad un tratto il cavaliere udì un canto. Si voltò e vide una sagoma, slanciata e delicata. Era una donna. Si avvicinò e riconobbe la voce. “Che bel canto, milady…” Arowhena si voltò. E Belven si accorse che in realtà la donna piangeva. Lei allora gli mostrò le mani e queste erano insanguinate. In quel momento un grido di dolore e disperazione si diffuse nell’aria. “Un’altra martire…” mormorò Arowhena fissando il vuoto. Ad un tratto una mano si posò sulla spalla di Belven. Era insanguinata. Il cavaliere si voltò e vide una donna dal volto quasi del tutto sfigurato, ma ancora riconoscibile. Belven in quel momento saltò su. Era sudato ed agitato. Il cielo era schiarito dall’albeggiare ed il bosco cominciava a riprendere i suoi colori. “L’ho sognata…” mormorò il cavaliere “… ho sognato mia moglie… eppure ormai l’ho dimenticata… e con lei, tutto il male che mi ha fatto… ma perché era sfigurata?”
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01-12-2010, 12.21.41 | #683 |
Cittadino di Camelot
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Vidi Belven che si addormentò allora rimasi li accanto a lui non avevo sonno non riuscivo avevo troppi pensieri che mi giravano per la mente rimasi immobile a fissare la luna e aspettai il giorno successivo.
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fabrizio |
01-12-2010, 22.19.08 | #684 |
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Quello sguardo di Goldblum gli fece quasi gelare il sangue.
I due compagni non si dissero nulla, ma si intesero alla perfezione. Era uno sguardo preciso e diretto. Era un saluto, pieno di deferenza e di affetto insieme. Perchè entrambi avevano avuto lo stesso pensiero, anche se mai lo avrebbero confessato. La stessa triste impressione che quello potesse essere un ultimo saluto. Era questo che pensava Morven, un attimo dopo aver visto Goldblum allontanarsi con gli uomini di Duckey. Caro Goldblum... aveva il corpo di un nano ma le spalle di un gigante, e il cuore pieno di coraggio. Parlava poco, ma agiva da soldato. A Morven aveva suggerito un grande rispetto, fin dal primo istante. E ora lo stava guardando andare con un peso sulla coscienza e un nodo in gola, come se fosse l'ultima volta. Perchè si poteva anche morire, in quel bosco tetro e misterioso. Morven non ci aveva mai pensato abbastanza, in quegli anni. Non pensava mai alla morte. Rifuggiva quel pensiero con tutte le sue forze. Era un'idea, quella, che lo faceva stare male... "Amico mio, adesso la tua vita sarà di certo più sicura..." Cypher si sforzò di ridere mentre fissava lo sguardo terreo di Morven, che era chino sopra di lui. "Non dire sciocchezze! Questo non può essere!" "Morven, ragazzo... è così, invece... è la vita... e la morte" Morven non riuscì più, a quel punto a trattenere le lacrime. Levò uno sguardo verso il cielo, e cominciò a piangere, disperato. "No... non te ne andare, Cypher... non lasciarmi da solo..." Cypher respirava a fatica, mentre il sangue si allargava sempre più sul suo giubbetto di cuoio, incurante delle bende e della pressione febbrile delle mani di Morven. Il suo viso era pallido e i lineamenti contratti, ma nemmeno in quell'occasione rinunciò a lanciare al suo amico un sorriso beffardo. "Prendila così... adesso nessuna freccia potrà più colpirti!" Questa volta Morven non rispose. Strinse la mano dell'amico, e sentendo che ormai era fredda e quasi inerte, continuò a piangere forte. Cypher lo guardò un istante, con un'espressione che si sarebbe detta di stupore, poi trasalì, come scosso da un brivido. "Morven... " biascicò infine, e la voce era ormai distorta, quasi incomprensibile "io... ho capito..." Morven strinse gli occhi, e il cuore gli sprofondò nel petto nel momento in cui sentì che lo spirito lo aveva abbandonato ed era volato via... ... riaprì gli occhi, e incontrò lo sguardo tagliente di Duckey. Gli diede ancor più fastidio il fatto che l'altro lo fissasse proprio in quel momento, come se avesse potuto penetrare il suo prezioso ricordo, e sporcarlo con quel suo sguardo sprezzante e arrogante. Lo ricambiò con la stessa moneta, sputò per terra, quindi si girò nuovamente verso il Cappellano... meglio ignorarla, certa gente... meglio ignorarla! "Purtroppo, padre, ho la spiacevole impressione che Iddio non ci abbia inviato la migliore delle compagnie..." mormorò a bassa voce, quasi noncurante. Lasciò cadere quelle parole con leggerezza, quasi non volesse dar loro peso, poi lanciò sul Cappellano uno sguardo attento, come se solo in quel momento avesse deciso di abbandonare la celia e discorrere seriamente. "Ma forse con il vostro aiuto i miei sforzi e i sacrifici dei compagni assenti... e di quelli presenti... non saranno vani!" Lo fissò con occhi sinceri, sperando di ispirare a quell'uomo la stessa istintiva fiducia che sentiva di provare. "Cosa sapete... dite! Per l'abito che portate, vi impegno a rispondermi con sincerità... cosa sapete? e perchè siete giunti in questo posto, nel cuore della notte?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 01-12-2010 alle ore 23.35.27. |
02-12-2010, 02.12.32 | #685 |
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“Mio Dio, ti prego, fa che possa trovare qui un rifugio sicuro... ti prego...”
La dama, apparsa come per incanto dal buio della foresta, smontò dalla sua giumenta e la rabbonì. “Stai buona, Elinor, vedrai che riusciremo a trovare ristoro oltre quelle mura...” Il suo manto nero, un tempo lucido come velluto, appariva ora spento e sporco a causa del lungo cammino, durato settimane. “Da brava, su, lo so che sei stanca, anche io sono sfinita, ma ti prometto che stanotte avrai un giaciglio caldo e morbido su cui riposare. Non mi abbandonare proprio adesso, amica mia, mia sola e unica amica. Ecco, così, leccami un altro po' il viso...” Le membra sfinite, la dama rimontò in sella ed Elinor, come rispondendo ad un muto comando, cominciò a galoppare vero le mura di quella città sconosciuta...
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
02-12-2010, 04.14.03 | #686 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Cappellano fissò Morven per alcuni istanti.
Si voltò intorno, come a scrutare l'essenza stessa di quel sacrilego luogo, e disse: "Siamo qui per soccorrere voi e cercare gli altri dispersi. E siamo stati fortunati a trovare subito questo luogo e voi altri qui accampati." "Si, fortunati..." intervenne Bumin "... credo sia la parola giusta... del resto questo bosco è come un labirinto... io sono riuscito a tornare qui grazie ad un'Arianna ed al suo magico filo..." "Ora però bisognerà trovare il Minotauro e liberare Arianna, messere." Rispose il Cappellano con un velato sarcasmo. "E voglia il Cielo che Arianna sia ancora viva, mio buon chierico..." disse Bumin. "Oh, ma se lei vi ha ricondotto qui" replicò il Cappellano "è perchè conosce come entrare ed uscire dal labirinto... e voi ben sapete quanto ella sia importante per trovare il Minotauro..." "Senza un Teseo difficilmente Arianna sarà liberata ed il Minotauro sconfitto..." disse Bumin, col suo sguardo di ghiaccio. "Teseo, Arianna, Minotauro..." intervenne Dukey "... cosa c'entrano queste storie ora?" "Nulla..." rispose Bumin "... il nostro chierico ama la mitologia... cosa assai curiosa per un uomo di Chiesa..." "Trovate?" Replicò il Cappellano. "Invece io credo che il pensiero degli antichi celi spesso preziosi suggerimenti..." Ad un tratto si udirono dei passi confusi. Bumin e Dukey portarono subito le mani sulle spade. All'improvviso, dai cespugli, emersero due sagome. Erano i cavalieri mandati da Dukey ad ispezionare il bosco con Goldblum. "Milord..." disse uno di questi al suo signore "... siamo stati attaccati da alcuni misteriosi uomini... il nano purtroppo è stato ferito a morte... noi siamo salvi per miracolo... temo stiano arrivando qui quegli uomini..." "Maledizione!" Esclamò Dukey. "Siamo in pochi e mal armati... meglio nasconderci nella chiesa... lì avremo più possibilità di difenderci..." "State in guardia..." disse Bumin con un ghigno a Morven, mentre tutti loro correvano nella chiesa sconsacrata "... siete rimasto solo, senza più compagni... e l'alba è ancora lontana..."
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02-12-2010, 04.29.56 | #687 |
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Belven non riusciva più a chiudere occhio.
Quel sogno lo aveva stravolto. Mille pensieri ora lo tormentavano ed un senso di angoscia gli attanagliava l'anima. Passeggiava nella campagna e fissava quel cielo denso di foschia e senza stelle. Arowhena e Cavaliere25 dormivano poco distanti. Il cavaliere li guardava, mentre cercava nei volti dei suoi amici la tranquillità che quell'incubo gli aveva tolto. Restò a fissarli fino a quando cominciò ad albeggiare. Solo allora si accorse che dalla finestra di casa sua che dava sulla campagna, il capo villaggio li aveva osservati per tutta la notte.
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02-12-2010, 04.56.13 | #688 |
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Gaynor galoppava sulla silenziosa e deserta strada che conduceva verso il centro di Cartignone.
Giunse così presso la locanda. Il locandiere si era appena alzato e preparava il tutto per il nuovo giorno ormai prossimo. "Locandiere, vedo che sei mattiniero! Già, giusto in tempo per quello straniero!" Disse Iodix il giullare. "Credo sia una dama." Rispose il locandiere. E quando Gaynor fu davanti alla staccionata della locanda, il buffo giullare le si avvicinò. "Benarrivata a Cartignone, mia nobile signora! Spero che il viaggio sia stato buono, data l'ora! Cosa vi spinge qui, dove dimorano pianto e lutto? Avanti, non esitate e se vi va raccontateci tutto!" Recitò Iodix.
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02-12-2010, 06.00.32 | #689 |
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Gaynor vide da lontano la luce di una locanda. Albeggiava, ma la bruma mattutina ne rendeva sfocati i contorni. "Su Elinor, ancora un piccolo sforzo... ci sarà di sicuro qualcuno che ci offrirà ospitalità." Si, e con che la ripaghiamo, l'ospitalità? si chiese Gaynor. Nel frattempo, giunse alle porte della locanda e trovò fuori un giullare ad aspettarla, che la accolse con dei simpatici versi.
"Benarrivata a Cartignone, mia nobile signora! Spero che il viaggio sia stato buono, data l'ora! Cosa vi spinge qui, dove dimorano pianto e lutto? Avanti, non esitate e se vi va raccontateci tutto!" Dopo settimane passate a patire fame, stanchezza e a cercare di evitare le insidie della foresta, quell'allegro saluto le toccò il cuore e un grande sorriso le si allargò sul volto. "Sono Lady Gaynor, giullare, e vengo da molto lontano. Io e la mia Elinor abbamo affrontato un lungo viaggio, ma è arrivato il momento di fermarci per un po' a riprendere le forze. Cartignone, avete detto? Non pensavo di essermi spinta così a nord, ma forse è meglio così. Mio buon giullare, sareste così gentile da accompagnarmi dentro? Ho bisogno di un po' di calore..." Così dicendo, Gaynor legò Elinor alla staccionata e si avviò verso l'interno col giullare.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." Ultima modifica di Lady Gaynor : 03-12-2010 alle ore 04.00.09. |
02-12-2010, 12.05.35 | #690 |
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Mi svegliai e vidi belven non distante da noi e dissi amico mio che avete vi vedo strano c'è qualcosa che non va? vedo sul vostro volto qualcosa che vi inquete se volete parlarne io sono disposto ad ascoltarvi e aspettai una sua risposta mentre lo guardavo
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