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Vecchio 02-10-2009, 15.51.32   #61
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
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Originalmente inviato da Guisgard Visualizza messaggio
“ Credi che la nobiltà venga dal sangue? Sei davvero convinto che possa esistere a questo mondo qualcosa di più puro, sacro e nobile di ciò che sinceramente pulsa dal cuore di un uomo? Se davvero pensi che il divenire cavaliere sia per me solamente un privilegio proveniente dal mio lignaggio, allora non indugiare oltre in mia compagnia, poiché sarei incapace di insegnarti qualsiasi cosa.”

Dopo un pensiero cosi profondo.... Ardea dovrebbe essere insignito del titolo di Cavaliere all'instante! Sono impanziente quanto lui!

Guisgard: qualche altro capitolo di questa storia? suvvia, non lasciateci in sospeso a lungo
llamrei non è connesso   Rispondi citando
Vecchio 03-10-2009, 01.39.54   #62
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Milady, ho piacere nel trovarvi attenta e compiaciuta lettrice delle avventure del nostro Ardea
Fate bene a lodare la sua nobiltà d'animo.
Da questa, come dalla sua Fede e dal suo valore, dovrà trarre la forza per superare le imprese che lo attendono
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Vecchio 05-10-2009, 01.29.26   #63
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

XVI

“Gli araldi smettono di cavalcare in su e in giù,
e ora squillano alte le trombe e le chiarine.
Altro non c’è da dire, ma a ovest ed est vanno
le lance tristemente in resta, affonda nel fianco
l’aguzzo sperone.”
(I racconti di Canterbury, “Il racconto del Cavaliere”)


Madonna Amicizia è liberale, si sa, non facendo distinzione tra il censo, il sangue e le ricchezze degli uomini.
Essa dispensa i suoi favori non curandosi delle idee e delle miserie umane, che spesso appaiono come le cose più innaturali del mondo.
I suoi prediletti, in nome suo, farebbero di tutto, anche a costo dei propri interessi.
Si dice che i più alti privilegi di messer Amore siano per pochi fortunati, mentre i servigi di madonna Amicizia sono invece donati a tutti coloro muniti di animo generoso.
Così Biago, nonostante l’audacia dell’idea di Ardea, decise di affiancarlo in quella che a molti sarebbe parsa come follia.
Approfittando dell’assenza di suo padre, impegnato per alcuni lavori in un borgo vicino, Biago raccolse quanto poteva nella bottega paterna per esaudire le richieste del suo ardimentoso amico.
“Il talento di un cavaliere sta nel suo animo” ripeteva fra se “ma anche ser Lancillotto senza una buona spada ed una forte corazza perirebbe in battaglia.”
E questi pensieri chiariscono perfettamente al lettore in quale modo il nostro Biago si sentisse parte in causa in questa impresa.
Il ragazzo così, raccogliendo materiale vario nella bottega di suo padre, iniziò a lavorare sulle armi per Ardea.
Mancava poco al torneo ormai ed il giovane maniscalco lavorò notte e giorno pur di terminare il tutto per l’inizio di quell’atteso evento.
Con tutta la sua maestria ed arte, Biago forgiò la dura ma leggera lega aversese, conosciuta dai migliori artigiani d’armi, per realizzare una corazza impenetrabile.
Con ferro e ottone plasmò un superbo scudo, alla maniera dei fabbri longobardi del sannio, veri artisti in questo genere di opere.
E con acciaio purissimo, arricchito da ferro e stagno, realizzò una scintillante spada, che diffondeva ovunque il suo splendore.
Rivestì infine un duro legno di quercia con ferro e bronzo, per ottenere una lancia che guidasse adeguatamente il suo amico nel difficile torneo.
Così, alla vigilia del torneo tutta l’attrezzatura per Ardea era pronta.
“Amico mio” disse Ardea “non dimenticherò ciò che hai fatto per me oggi.”
“Fatti onore e guadagnati la tua investitura.” Rispose Biago.
Un tenero e sentito abbracciò sancì quel momento di forte amicizia.
Venne così il giorno dell’ambito torneo di Capo degli Orafi.
La celebrazione di una solenne messa e una processione sancirono l’apertura dell’evento.
Al cospetto del re e della più alta nobiltà del regno si presentarono i migliori cavalieri, non solo delle terre afragolignonesi, ma anche di diversi reami vicini.
Lucenti elmi piumati e scintillanti aste facevano superba mostra di quei valenti campioni di cavalleria, mentre al vento diffondevano il loro splendore variopinti stendardi, aristocratici simboli degli ardimentosi cavalieri.
I paggi sventolavano i loro colorati vessilli e bellissime dame prendevano posto sulle vaste tribune che circondavano il campo in cui si sarebbe svolta l’attesa giostra.
I suoni dei corni salivano fino in cielo, accompagnando con il loro suono l’attesa della folla per quei giochi.
Ed ecco passare in rassegna i migliori cavalieri.
Memmo detto il Mussuto, Ghinetto il Cerrano, Saltore il Sommese, Vico d’Antò ed il grande favorito Cesco della Salice.
Ma molti altri audaci e nobili tentarono quest’impresa, per un totale di centosettanta cavalieri.
I marescialli di campo raccolsero i nominativi di tutti i partecipanti e si apprestavano a chiudere le liste, quando un nitrito destò l’attenzione del pubblico e dei partecipanti.
Un cavaliere, con un’armatura cromata e arricchita da bagliori violacei, stava ritto e fiero sul suo cavallo. A scortarlo vi era uno scudiero che portava il capo coperto da un nero cappuccio.
“Qual è il vostro nome, cavaliere?” Chiese uno dei marescialli di campo.
“Il mio padrone” disse prendendo la parola la scudiero “ha fatto voto di tacere il suo nome al torneo. Egli lo rivelerà soltanto alla fine dei giochi.”
A queste parole un brusio si levò dalle tribune ed anche sul palco reale molti restarono sorpresi dalla volontà di quel misterioso cavaliere.
Questi intanto aveva già preso posto e si accingeva a buttarsi nella mischia, mentre gli altri partecipanti ne scrutavano con attenzione il misterioso aspetto.


(Continua...)
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Vecchio 05-10-2009, 10.49.03   #64
Vivian
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Vivian è sulla buona strada
Ecco che finalmente lo spirito impetuoso dell'Ardea che avevamo conosciuto all'inizio del racconto torna a galla...mi stavo un pò preoccupando: era diventato un fanciullo troppo diligente!

Continuate sir Guisgard, ora più che mai desidero sapere quali saranno le conseguenze del comportamento del nostro protagonista.
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Vivian
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Vecchio 05-10-2009, 19.06.52   #65
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Milady, dovete sapere che gli uomini nelle cui venne scorre sangue normanno, non restano mai diligenti per troppo tempo.
Sono impetuosi, audaci, temerari e valorosi: un pò guasconi insomma.
Amano l'avventura e le belle donne, come odiano la falsità e le regole troppo rigide.
Incotrarne uno è come conoscere un Cyranò col volto di Cristiano, o un Paride con l'animo di un Cuor di Leone.
Sarebbero i perfetti modelli per un'opera di Apollonio Rodio, di Chretien de Troyes, o di Shakespeare.
Per la loro la vita è come un grande libro: e il nostro Ardea, come tutti loro, è un perfetto eroe da romanzo
E vi posso assicurare che egli è felice di sapervi lettrice tanto appassionata delle sue avventure
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Vecchio 07-10-2009, 02.41.14   #66
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ARDEA DE' TADDEI

XVII

“Tieni la lancia alta, come lo sguardo,
senza abbassarli mai. Se ciò accadesse
il tuo avversario farebbe scempio di te.”
(Il buono e il cattivo amministratore, IV, 29)



I corni iniziarono a suonare e con essi le trombe ed i tamburi.
L’applauso e le urla di gioia del pubblico segnarono l’ingresso nell’arena dei contendenti.
I marescialli di campo diedero il segnale ed i giochi furono aperti.
I migliori cavalieri della zona si ritrovarono così a giostrare tra loro, per dimostrare chi fra essi poteva dirsi il migliore.
In breve si alzò e si diffuse una tal quantità di polvere nell’aria, sotto il poderoso galoppo dei fieri cavalli, sui quali montavano gli audaci pretendenti, che dalle tribune fu quasi impossibile distinguere i vincitori dagli sconfitti.
Le lunghe e forti lance si spezzavano e si frantumavano contro i solidi scudi, mentre più di un eroe si ritrovò disarcionato e nella polvere.
Più di uno dei robusti e superbi cavalli presenti fu ferito o azzoppato e diversi furono i cavalieri impossibilitati a continuare o usciti mutilati dalla contesa.
L’ardore infatti era forte, come la posta in palio: essere riconosciuto il migliore fra i cavalieri.
I più famosi ed attesi dei presenti rispettarono i pronostici e superarono con successo la prima parte del torneo.
Chi invece stupì, perché sconosciuto e quindi inatteso, fu il cavaliere senza nome che, dal colore dell’armatura e per facilitare il lettore, chiameremo cavaliere Violaceo.
Egli infatti disarcionò gli avversari che la sorte gli aveva imposto e nessuno scudo fu in grado di resistere all’impatto dei suoi attacchi.
Con abilità, sicurezza ed eleganza portava i suoi attacchi, che per velocità e precisione non sembravano aver avversari.
“Per Belzebù” gridò il re “chi sarà mai quel cavaliere?”
“Nasconde il suo nome ma non il suo valore, a quanto pare.” Rispose uno dei suoi dignitari.
“Siamo curiosi di vederlo contro i favoriti!” Aggiunse il re.
“E non dovrete attendere più di tanto, maestà!” Rispose un dei baroni. “La sorte gli ha riservato ser Vico D’Antò!”
Tutti erano trepidanti per quello scontro.
Ser Vico era tra i migliori del reame e partiva con i favori del pronostico.
In un momento ambedue gli sfidanti lanciarono i cavalli l’uno contro l’altro. Il galoppo era poderoso e maestoso e la polvere sollevata alta e densa.
L’incedere era deciso e l’impatto ormai imminente. Alto lo scudo e tesa la lancia portavano entrambi i cavalieri.
In quel momento le urla e gli incitamenti della folla cessarono di colpo. Un boato segnò lo scontro tra i due.
Entrambe le lance si frantumarono come creta e gli scudi si deformarono sotto il duro impatto.
Il cavaliere Violaceo restò saldo in sella, sebbene lo scontro l’aveva leggermente intontito.
Ser Vico invece era nella polvere, disarcionato dal preciso colpo del suo avversario.
La caduta però gli fu fatale per l’esito dello scontro. Infatti, cadendo, un braccio gli si era rotto sotto il peso della corazza, dovendosi quindi dichiarare sconfitto.
Il pubblico salutò con festa la vittoria di quel suo nuovo beniamino.
Questo scontro sancì la fine del primo giorno del torneo.
Rientrato nella sua tenda, il cavaliere Violaceo, aiutato dal suo scudiero, si spogliò della corazza e delle armi e potè riposarsi.
“Mi sento le ossa a pezzi!” Disse Ardea.
“Sei ferito?” Chiese preoccupato Biago.
“Nemmeno un graffio! E’ solo stanchezza, domani sarò come un grillo!”
“Domani sarà la giornata più difficile!” Disse Biago. “Dovrai affrontare i vincitori della giornata di oggi.”
“Battere ser Vico non è stato facile!” Disse Ardea lavandosi il viso. “Il suo colpo mi ha scosso così tanto che sento ancora il ferro della mia corazza vibrare.”
“Era tra i favoriti e l’hai sconfitto!” Esclamò eccitato Biago. “Sei stato grande!”
“Anche se il difficile comincia ora.” Aggiunse poi con una leggera preoccupazione.
“Tranquillo, non temo nessuno dei miei avversari!”
“Forse dovresti…”
“Ora mangiamo, così che potremmo riposarci per domani.” Esclamò Ardea.
E finito di cenare, i due si stesero ciascuno sul proprio giaciglio: su un piccolo letto Ardea e su una panca Biago, che mise prudentemente di traverso sull’entrata per sbarrare il passaggio nella tenda.



(Continua...)
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Vecchio 09-10-2009, 02.02.25   #67
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ARDEA DE' TADDEI

XVIII

“Questo cavaliere, che non portava
alcun emblema sullo scudo, aveva
mostrato fino ad allora ben poco
interesse per le sorti dello scontro,
limitandosi a sconfiggere con apparente
facilità coloro che lo assalivano, ma senza
approfittare del vantaggio e senza attaccare
a sua volta alcun avversario.”
(Ivanhoe, XII)


Il giorno seguente ripartì il torneo, tra l’esultanza della folla in attesa di vedere i migliori contendersi l’ambito premio.
E di nuovo quella possente danza di cavalieri e destrieri, ferro ed acciaio, polvere e bagliori si aprì per la gioia dei presenti.
I migliori erano in campo e gli scontri furono tutti di grandissima qualità.
Di nuovo le lance scalfirono gli scudi e le corazze vibrarono sotto i duri colpi.
E fra tutti i cavalieri, due furono i più apprezzati: ser Cesco della Salice e il misterioso cavaliere violaceo.
E furono proprio costoro che, dopo aver sconfitto tutti i loro avversari, si guadagnarono l’onore di scontrarsi nel duello finale.
E questo scontro si sarebbe tenuto nel terzo ed ultimo giorno del torneo.
Così Ardea e Biago, al sicuro nella loro tenda, impossibilitati ad uscire per poter celare le loro identità, si ristorarono e riposarono per la sfida del giorno seguente.
Ovviamente Ardea, nelle vesti del cavaliere violaceo, fu costretto a declinare l’invito del re per cenare con i nobili ed i due sfidanti rimasti.
“Singolare personaggio” disse il re a tavola “questo misterioso cavaliere violaceo che declina il nostro invito.”
“Sarà forse uno sfigurato o un deforme” iniziò a dire uno dei presenti alla nobile cena “costretto a nascondere non solo il nome ma anche il volto?”
“Sarebbe una disdetta” aggiunse un altro degli invitati “se tanto valore ed abilità fossero racchiusi in un corpo storpio.”
“Sciocchezze!” Intervenne il re. “E’sano e forte! Altro che storpio! Altrimenti non avrebbe disarcionato tanti forti avversari.”
“Ma chi sarà mai?” Chiese uno dei baroni.
“Voi l’avete incontrato, messere” chiese il re a Vico d’Antò “che idea vi siete fatto?”
“Se devo essere sincero” rispose Vico “la sua tecnica non mi è nuova. Ha uno stile versatile ed efficace. Sa sempre come e dove colpire.”
“Non vi è nuova tale tecnica?” Chiese il re.
“Affatto, maestà. L’ho vista utilizzata solo da un altro cavaliere. E con i medesimi risultati.”
“Chi?” Chiese il re.
“Il duca Taddeo d’Altavilla!”
“Credete quindi possa essere lui?” Chiese meravigliato ma nello stesso tempo esaltato il re.
“Impossibile, sire!” Sentenziò Vico. “Il duca ha un malanno fisico che lo renderebbe impossibilitato a cavalcare anche solo con passo svelto il suo cavallo.”
“Inoltre” continuò Vico “il duca è più alto e robusto del nostro misterioso ed abile cavaliere violaceo!”
“Comunque” intervenne nel discorso Cesco della Salice, fino ad allora in silenzio “fosse anche il diavolo in persona io domani lo batterò!”
“Non siate troppo sicuro di voi, messere.” Disse divertito il re.
“E perché non dovrei esserlo?”
“Quel cavaliere è abile e veloce. Sbagliereste a sottovalutarlo.” Intervenne Vico.
“Messere” gli rispose Cesco “Non vorrei apparirvi irriguardoso, ma partirei sconfitto già da ora se accettassi i consigli di chi è stato appena sconfitto dallo stesso avversario verso il quale vuol mettermi in guardia!”
Vico sentì forte la collera salirgli fino al volto, ma per via del braccio rotto e del rispetto alla nobile compagnia, decise di ignorare l’arroganza di Cesco.
“I miei non erano consigli” gli rispose “ma considerazioni. Del resto voi sapete come comportarvi nell’arena.”
“Brindiamo ai presenti” Intervenne il re alzando la coppa “ed anche al misterioso cavaliere violaceo! Che possa regalarci, con l’aiuto di messer Cesco, un’avvincente scontro per domani!”
Tutti parteciparono al brindisi, compreso messer Cesco che, attraverso il riflessi ottonati della sua coppa, guardava con disprezzo ser Vico.
Questi per un attimo rispose con lo sguardo agli occhi infuocati dell’arrogante cavaliere. Poi, alzatosi, chiese un altro brindisi:
“Al migliore, che possa trionfare domani! Che il valore possa soggiogare l’arroganza!”
Tutti risposero a quell’invito, tranne Cesco che accostò le labbra alla coppa, fingendo solamente di bere.


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Vecchio 09-10-2009, 14.52.22   #68
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
....qualcosa mi dice che domani tiferò il Cavalier Violaceo....anzi, di più, domani mi vestirò color porpora
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Vecchio 10-10-2009, 02.53.32   #69
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lady Ilamrei, il celebre poeta Esiodo scriveva che "un eroe è spinto a combattere per molte cause. Ma niente da più forza e fama che combattere per due begli occhi."
Sono sicuro che il nostro cavalier Violaceo, sapendovi sua sostenitrice, raddoppierà le sue forze, pur di vincere e ben figurare ai vostri occhi
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Vecchio 10-10-2009, 13.52.21   #70
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
E' un Onore per me poter sostenere codesto Cavaliere
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