28-03-2011, 01.27.31 | #61 |
Cittadino di Camelot
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All'udire quelle parole, Morrigan rimase un istante stupita, come sospesa... non era quello che aveva pensato, non era nei suoi progetti, e quell'invito, per farla breve, la coglieva del tutto impreparata.
Aveva lasciato la sua casa per compiere una missione ben precisa, e credeva che nulla al mondo l'avrebbe mai potuta distorgliere dal perseguire i suoi intenti. Eppure, da quando era giunta a Camelot, molti segni si erano susseguiti, tanti da obbligarla a riflettere, a cominciare a pensare che forse qualcosa o qualcuno stesse cercando di attirare la sua attenzione, di mostrarle una direzione... alle volte il destino non segue i percorsi che noi immaginiamo... alle volte ciò che attendiamo arriva solo dopo un lungo, tortuoso peregrinare... e i miracoli accadono proprio nell'istante in cui smettiamo di invocarli! In quel momento decise quindi di abbandonare ogni pensiero, ogni se e ogni ma... decise di seguire gli istinti del cuore e non le logiche della mente. Guardò lord Astalate e gli sorrise lievemente. "Lo sono," rispose "e non rimangerò quello che ho detto, signore... e verrò anche con voi a Capomazda... tuttavia ricordatevi che la mia spada non serve nessuno, se non se stessa, Dio e la mia causa!" Poi si voltò appena, e lanciò a Melisendra uno sguardo complice, uno sguardo di simpatia. "Io non faccio mai nulla che non voglia davvero fare... e vi credo... credo che tutto sia possibile, perchè ci sono più cose in questo mondo di quante non ce ne sappiano insegnare i nostri libri e la nostra scienza"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
28-03-2011, 02.09.57 | #62 |
Cittadino di Camelot
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Nelle terre di Sygma non si imparava a cavalcare per necessità o per piacere, nelle terre di Sygma cavalcare era un’arte; in passato nelle nostre terre erano stati allevati i cavalli più forti e più veloci, e i cavalieri più valorosi e abili erano da qui originari.
Il tempo aveva ormai indebolito in nostro dominio, i nostri confini si erano ristretti e la popolazione era diminuita... eppure nessun abitante di Sygma aveva perduto il suo amore per i cavalli e per l’arte di montarli. Quel giorno ero uscita da sola... mi piaceva cavalcare sola, senza il fastidioso seguito del mio maestro o di qualche noioso lacché di mio padre, mi piaceva galoppare finché mi andava, saltare se volevo e fermarmi quando lo ritenevo opportuno. E quel giorno feci esattamente ciò che desideravo... così quando rientrai a palazzo ero stanca e accaldata, ma felice. “Milady...” la voce sovreccitata del vecchio servo dei miei genitori mi raggiunse appena misi piede nel cortile “Milady... dove eravate? Vi ho cercata dappertutto!” Mi voltai e gli sorrisi incuriosita. “Milady, vostro padre ha espresso il desiderio di vedervi. Immediatamente!” Il mio sorriso si allargò leggermente... lo rassicurai, così, che avrei immediatamente seguito l’ordine e mi precipitai su per la scala, diretta verso la sala in cui mio padre era solito dare udienza. “Talia... entra!” disse mio padre, non appena ebbi bussato alla porta. “Volevi vedermi, padre?” domandai, appena incuriosita, facendo qualche passo nella stanza. Lui annuì, alzando gli occhi dallo spesso foglio di pergamena che teneva tra le mani e posandoli su di me. Io avanzai ancora e mi sedetti di fronte a lui. “Mi ha scritto l’arciduca di Capomazda...” esclamò lui ad un tratto “Un uomo saggio, in verità!” Questa volta fui io ad annuire... ero sorpresa, infatti, poiché davvero pochi erano gli uomini che mio padre stimava, e inoltre continuavo a non capire per quale motivo mi avesse fatta chiamare... E fu allora che lo notai. Un ritratto era posato di traverso sul tavolo tra me e mio padre, vi posai gli occhi e lo scrutai per un istante... poi, quasi senza accorgermene, mi protesi e lo presi tra le mani, osservandolo con più attenzione... era il ritratto di un giovane uomo dall’aria fiera e spavalda, i cui occhi chiari mi fissavano con irriverente sfrontatezza. “Chi è?” domandai, quasi a voce bassa, mentre un brivido inconsulto mi percorreva la schiena e il mio cuore accelerava vertiginosamente il battito. “E’ il nipote dell’arciduca di Capomazda!” rispose, con un tono che in quel momento non colsi e che forse non sarei comunque riuscita ad interpretare nella giusta maniera... Per un tempo indefinito rimasi con quel ritratto tra le mani, fissando quell’immagine con una strana sensazione che mi pervadeva... Infine, ridestandomi da quella sorta di sogno ad occhi aperti, notai che mio padre ancora mi fissava... “E’ meglio che vada!” dissi allora, balzando in piedi, agitata e dimentica che era stato lui a farmi chiamare... “Sei di fretta?” chiese, in tono sornione. “Ho la mia lezione tra poco...” mi giustificai. “Capisco... dunque, non vuoi neanche dirmi come lo hai trovato? Se è di tuo gradimento?” Per un istante rimasi immobile con gli occhi sgranati per la sorpresa... la ginocchia mi tremarono e il cuore perse alcuni battiti: “Come?” balbettai. I suoi occhi sul mio volto sorrisero per un attimo, in un’espressione che mi parve tra il divertito e il compiaciuto... poi in fretta li riabbassò sulla pergamena che teneva in mano... “Il nuovo cavallo delle nostre scuderie, dicevo!” soggiunse in tono forzatamente noncurante, accennando appena al mio abbigliamento “Sei uscita con quello, dico bene?” Quel pensiero mi attraversò la mente in un lampo quando Icarius scese dalla carrozza e quegli occhi cristallini tornarono ad incrociare i miei... era stata la prima volta che avevo visto quegli occhi e quel volto, quella, e mai l’avrei dimenticata. Per un istante rimasi immobile, con gli occhi fissi nei suoi... quegli occhi che riuscivano sempre a causarmi un tumulto di sensazioni... Poi, lentamente, li abbassai in un leggero inchino.
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28-03-2011, 02.13.35 | #63 |
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Astalate fissò Melisendra.
"Si, comprendo..." disse "... non temete, della vostra identità sono a conoscenza solo l'abate Ravus, i suoi fidati accompagnatori e la nostra dama guerriera." Indicando Morrigan. E, rivolgendosi a quest'ultima, continuò: "La vostra spada serve Dio? Bene, è ciò che ci vuole! A Capomzda pare voglia giungere il demonio in persona..." "Ben detto, milord..." mormorò Ravus. Poi lanciò un'occhiata di sopportazione a Melisendra. "Allora è deciso! Partirete nel pomeriggio! Faccio preparare una carrozza con dei buoni cavalli! Se vi occorre qualcosa, non abbiate timore a chiedere!"
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28-03-2011, 02.44.46 | #64 |
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Icarius cominciò ad avanzare tra i servitori, che inchinandosi lo salutavano, ed il resto della corte che gli rendeva omaggio.
“Sono lieto di rivedervi, mio signore!” Andandogli incontro Perecour, il guardiacaccia. “Siete mancato a questo ducato come la spada nel bel mezzo di una battaglia al cavaliere!” “Amico mio!” Esclamò Icarius cominciando finalmente a sorridere. “Hai ragione! Mi mancano le nostre battute di caccia! Dimmi, hai poi trovato un drago da stanare?” “Non ancora, ma per il divertimento del mio padrone lo scoverò!” Ridendo sonoramente il guardiacaccia. “E lo bastonerò ben bene così da permettervi di dargli il colpo di grazia!” “Nel frattempo ci contenteremo di lupi, orsi e qualche cinghiale, amico mio!” Poi, avvicinandosi a Monteguard: “Come state, capitano?” “Bene, mio signore.” Rispose Monteguard. “Sono lieto di rivedervi… Capomazda ha bisogno di voi.” “Si, ma non parlatemi di guerre e battaglie, capitano. Non il giorno del mio ritorno.” Monteguard accennò un inchino e restò in silenzio. “Sorella!” Avvicinandosi Icarius ad Actea. “Come stai? Sai, mi sono mancate le nostre passeggiate a cavallo. Credo che dovremmo riprendere questa vecchia abitudine. I pochi ricordi felici che ho di questo posto sono legati proprio alle nostre cavalcate.” Poi il suo sguardo cadde su Talia. Mostrò un inchino sarcastico ed un sorrisoirriverente. “Mia cara!” Esclamò. “Devo dire che sei una delle poche persone capaci ancora di sorprendermi! Ti credevo ormai lontana, ritornata tra le tue verdeggianti colline, tra le viti e i cipressi. Invece ti ritrovo ancora tra noi. Ma tu, rammento, quando prendi un impegno lo porti fino in fondo. Ah, vorrei avere io la tua fermezza! Ma per questo l’Arciduca ti amava tanto. Forse avresti dovuto sposare lui, sai!” Poi voltandosi verso tutti: “Ora perdonatemi, miei diletti… ma sono terribilmente stanco… mio zio pare mi abbia lasciato in eredità una guerra… dunque mi perdonerete se mi ritirerò per riposare…” “Sua signoria, a Dio piacendo, si occuperà di tutte le sue funzioni domani, davanti all’assemblea dei baroni!” Annunciò Izar. Un attimo dopo Icarius entrò nel palazzo ducale.
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28-03-2011, 03.12.29 | #65 |
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"Avete la mia parola che non ve ne pentirete", dissi, con un piccolo inchino.
"Tutto ciò che desidero l'ho richiesto, consideratemi pronta a partire, milord". Mi rivolsi alla donna guerriera, Morrigan, che sempre più mi incuriosiva per la singolarità del suo fiero temperamento:"Le vostre parole mi fanno sperare che saremo una buona compagnia l'una per l'altra. Avrei piacere di cavalcare al vostro fianco... così lasceremo al buon chierico l'agio di una confortevole carrozza tutta per sè..." Sorrisi benevola verso l'uomo, certa che tutto sommato avrebbe gradito l'idea di non dover sopportare la mia presenza in uno spazio tanto angusto.
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28-03-2011, 03.14.28 | #66 |
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Nel frattempo, dall'altra parte del cortile, Cavaliere25, furioso, si scuoteva la polvere di dosso.
Le sonore risate di Finiwell e Pasuan ancora echeggiavano nella sua mente, quando proprio il primo dei due si avvicinò all'aspirante cavaliere. "Non prendertela, amico mio!" Disse Finiwell. "E benvenuto tra noi! Devi sapere che chiunque entri nei cadetti deve sottostare a queste bravate! E tu ti sei guadagnato il diritto di essere uno di noi! Anzi, da oggi ti darò la possibilità di carpire qualcuno dei miei celebri segreti. E vedrai che diventerai il migliore di tutti! Dopo di me, ovviamente!" Rise di gusto ed aggiunse: "Ora vieni che ti offro da bere! Sei anche tu dei nostri, Pasuan?" "No, l'aria è dolce oggi e preferisco fare quattro passi." Rispose questi. Allora Finiwell e Cavaliere25 andarono a bere da soli.
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28-03-2011, 03.17.20 | #67 |
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A quelle parole Morrigan non si risparmiò di ridere apertamente... certo, per una frazione di secondo le passò per la testa che suo zio non avrebbe mai approvato quell'ilarità, ma lo sguardo del vecchio Ravus di fronte a Melisendra era irresistibile.
"Mi sembra un'ottima idea, signora..." rispose. Poi, rivolta a tutto il gruppo: "Non ho che da prendere il mio cavallo, lasciato alla locanda qui vicino. Poi sono pronta a seguirvi. Ditemi il luogo convenuto per la partenza e la ci ritroveremo!"
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28-03-2011, 03.18.17 | #68 |
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Sollevai di nuovo lo sguardo e trovai i suoi occhi nei miei... tanto vicini come non accadeva da tempo. Questo causò in me una curiosa sensazione, un indefinito turbamento seguito da un leggero fremito che mi scosse tutta.
Nonostante ciò sorrisi sarcastica alle sue parole provocatorie: "Sorprenderti, mio signore? Ah, si dice che non sia cosa semplice... dunque non posso che compiacermene!" lo scrutai per un istante, poi soggiunsi più piano "Quanto agli impegni... beh, uno di noi due doveva pur essere in grado di prenderne, no? E dato che questo, si dice, non sia mai stato il tuo forte..." Gli sorrisi, mi inchinai appena e poi, mentre lui si voltava verso i suoi, io presi lentamente a salire la scala, seguita subito da Pascal, che per tutto il tempo aveva continuato a soffiare arrabbiato verso i nuovi venuti.
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28-03-2011, 03.23.36 | #69 |
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Ravus sbuffò e si segnò tre volte.
"Potete anche galoppare l'Ippogrifo o il mitico Pegaso! Vi terrò comunque d'occhio! Questo è certo!" Disse rivolgendosi a Melisendra. "Bene, allora è deciso!" Esclamò Astalate. "Prendete pure i vostri cavalli" fissando Morrigan e Melisendra "e ci ritroveremo davanti a questo castello nel pomeriggio." E all'ora stabilita tutto era pronto per la partenza verso Capomazda.
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28-03-2011, 03.49.07 | #70 |
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Nel palazzo subito le ancelle si avvicinarono al futuro Arciduca.
“Mio signore, finalmente!” Esclamò una. “Oh, quanto tempo!” Le fece eco un’altra. “Sapete… questo inverno è stato molto freddo… soprattutto la notte!” E tutte risero. “Eh, amiche mie…” sospirò Icarius “… le notti però si preannunciano fredde anche per questa Primavera!” Gettando uno sguardo su sua moglie che saliva le scale. “E cosa suggerite, mio signore?” Domandò maliziosa l’ancella. “Beh, dovendo decidermi a prendere qualcuno dei miei impegni sul serio…” rispose sarcastico “… da buon signore penserò io al vostro problema…” E, fissando Talia, tutte le ancelle risero maliziose. Poi, congedatosi dai presenti, Icarius salì le scale, raggiungendo sua moglie. “Sono ammesso nel santuario?” Chiese con tono sarcastico. “O forse la mia presenza non è ben accetta.” Sorrise e lanciò uno strano sguardo su Pascal che lo fissava. “Sai, ricordo benissimo la nostra ultima discussione, avvenuta proprio in questa stanza…” continuò “… mi dicesti… si, mi dicesti che non avevi più intenzione di passare i tuoi giorni a litigare… men che con me, specificasti…” sorrise ed aggiunse “… ma, tranquilla… non ti disturberò di certo… e non c’è bisogno che tu ti chiuda dentro… non prenderò con la forza ciò che posso trovare comunque ad ogni angolo di strada…” Si avvicinò poi alla porta per uscire, quando si arrestò di colpo. “Perché se volessi entrare” disse senza voltarsi “non sarebbe certo una porta chiusa a fermarmi!” E tirò un calcio, sfondando la porta e facendo saltare giù dal letto Pascal. Un attimo dopo uscì dalla stanza.
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