01-05-2013, 13.41.25 | #7281 | |
Cittadino di Camelot
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Milady Elisasabeth, soprattutto è la Festa di coloro che oggi sono al lavoro..mi riportate alla mente mia mamma, che lavorava a volte pure il Natale. Buongiorno Camelot...si vi è un magnifico Sole, ma io oggi ho deciso di lavorare come sempre anche in casa
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
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01-05-2013, 21.42.30 | #7282 |
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Mia cara Lady Altea......avete ragione oggi e' la festa di chi anora ha il lavoro..............Si...qui c'era tanto sole...e la genete era visibilmente arrossata..........beati loro.......comunque...quello che ho fatto e's stato meglio dell'abbronzatura.......
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01-05-2013, 22.42.15 | #7283 |
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"...Secondo l'ordine ricevuto, Giuseppe portò la bambina nella propria casa e subito se ne partì per dei lavori che lo attendevano fuori dalla Giudea...
Rimase lontano quattro anni..." tratto da: il Protovangelo di Giacomo detto il minore Taliesin, il Bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) Ultima modifica di Taliesin : 03-05-2013 alle ore 14.34.27. |
02-05-2013, 18.22.29 | #7284 |
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Un buon pomeriggio a questa assonnata Camelot...sarà per il cielo di nuovo cupo?
Allora lo coloro io di sgargianti colori....
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
08-05-2013, 14.34.10 | #7285 |
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Parlando del naufragio della London Valour
Fabrizio De Andrè - Rimini 1978 La mattina del 9 aprile 1970 la London Valour era alla fonda, posizionata circa 1.300 metri a sud della testata di levante della diga foranea Duca di Galliera. Il Comandante della nave aveva ordinato lo smontaggio dei propulsori poiché dovevano essere revisionati integralmente una volta entrati in bacino con l'ausilio dei rimorchiatori (per questo motivo la nave non riuscì a manovrare per evitare la collisione con la diga foranea). Improvvisamente sulla città si abbatté una libecciata di enorme violenza; verso le 14:30, per via del fortissimo vento, l'ancora della nave cominciò a perdere la presa sul fondo marino, cosa che portò la nave ad un pericolosissimo avvicinamento alla barriera frangiflutti, e che finì poi per farla sbattere violentemente contro gli scogli posti a protezione della stessa barriera. L'incidente apparve subito grave, tanto che sul posto arrivarono immediatamente rimorchiatori, ormeggiatori, motovedette della Capitaneria di Porto, e dei Carabinieri, nonché alcune imbarcazioni con civili a bordo i quali coraggiosamente tentarono di prestare soccorso. Le condizioni proibitive del mare, tuttavia, non permisero di avvicinarsi alla scogliera: le onde erano infatti alte oltre 4 metri e le raffiche del vento di libeccio raggiunsero i 100 chilometri orari. Migliaia di genovesi assistettero impotenti alla tragedia che si consumò sotto i loro occhi. La poppa della nave si schiantò contro gli scogli; alle 14:45 si riuscì a stendere tra la diga ed il ponte della nave una doppia cima di nylon sulla quale si pensava di far scorrere una carrucola munita di imbragature, cercando di allestire un cosiddetto andirivieni. In questo modo si voleva infatti tentare di trarre in salvo i membri dell'equipaggio. Poco dopo la messa in opera dell'andirivieni, la nave si spezzò in due tronconi; l'equipaggio, composto in gran parte da marinai filippini si ritrovò così diviso in due gruppi. Il rudimentale accorgimento dell'andirivieni, creduto sulle prime efficace, si rivelò invece deleterio: la cima di nylon infatti, a causa dei movimenti della nave colpita dalle onde, cominciò a rilassarsi per poi tendersi, sbalzando così in aria i naufraghi, che finirono con lo sfracellarsi sugli scogli. Ancor più tragica fu la fine di Dorothy e di suo marito Edward Muir, comandante della nave. La donna infatti venne sbalzata in acqua; il marito, che aveva assistito alla tragedia, rifiutò gli aiuti, e dopo aver indossato il giubbetto di salvataggio si lanciò in mare, nel tentativo sconsiderato e ormai inutile di salvare la consorte, finendo col perire anche lui. Insieme a loro moriranno anche il radiotelegrafista Eric Hill, sua moglie, e sedici uomini dell'equipaggio. L'intervento di soccorso compiuto dalla motovedetta CP 233 della Capitaneria di Genova, l'unica a raggiungere lo scafo, fu una delle operazioni di soccorso più difficili mai condotte dalle Capitanerie di Porto. Il tenente di vascello Giuseppe Telmon e i suoi sette uomini furono poi insigniti, per il loro gesto eroico con la Medaglia al valore di Marina, d'oro per il comandante, d'argento per l'equipaggio. Questi uomini misero infatti in grave pericolo la propria vita, riuscendo a portare in salvo ben 26 persone. Non venne dimenticato neanche il comportamento eroico del comandante del dipartimento aereo dei Vigili del Fuoco di Genova, il capitano Rinaldo Enrico, il quale, incurante di ogni pericolo ed a rischio della propria vita, si levò in volo con un elicotteroAB 47 G[1][2][3][4][5] "libellula" per lanciare salvagenti ai naufraghi. Questi tuttavia, per via del combustibile riversatosi in mare, ebbero gravi problemi a raggiungere le ciambelle, e molti di loro non ci riuscirono. Il comandante Rinaldo Enrico perì non molto tempo dopo durante un'esercitazione. Nel luglio del 1975 gli fu conferita la medaglia d'oro al valor civile[6], e la cittadinanza volle ricordare il suo impegno apponendo una targa di ringraziamento in dialetto genovese nel borgo marinaro di Vernazzola (quartiere Sturla di Genova). Da ricordare anche l'impegno offerto dal Corpo Piloti del porto di Genova: il pilota Cap. Giovanni Santagata, a bordo della Pilotina TETI, coordinò i soccorsi verso la London Valour, salvando 5 naufraghi. Per quella impresa al Capitano Giovanni Santagata venne concessa la medaglia d'argento di Benemerenza Marinara. Anche la compagnia armatrice della nave, la London & Overseas Freighters, riconobbe l'eroismo dei Vigili del Fuoco di Genova e di tutti coloro che parteciparono al salvataggio dell'equipaggio, affermando con gratitudine che senza lo sforzo dei genovesi il bilancio sarebbe risultato molto più grave.[7] Riguardo alla dinamica del naufragio e alle modalità che hanno portato alla morte del Capitano Muir vi sono ricostruzioni differenti, tra cui quella del comandante Carlo Gatti, presidente della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, che ebbe conoscenza diretta dei fatti e fu poi incaricato del traino del relitto verso il mare aperto. Nella cronaca del commissario Gatti non si fa menzione di quanto accaduto al Capt Muir, ma si sostiene che questi, dopo aver assistito alla morte della moglie, abbia sventolato la bandiera del Regno Unito per onorare il tragico evento, e sia poi perito a causa delle enormi ondate che spazzarono il tratto di ponte su cui si trovava, insieme ad altri membri dell'equipaggio. Testimoni riportarono di aver visto il capitano Muir seriamente ferito a una gamba, prima di essere inghiottito dalle onde. Le successive indagini appurarono le gravi responsabilità del capitano Muir, il quale non si avvide in tempo del variare delle condizioni meteorologiche, né avvisò l'equipaggio del fatto che l'avviamento dei motori della nave, per motivi tecnici, richiedeva in quel periodo un tempo decisamente superiore al normale.[8] La nave finì incagliata e semi-affondata; soltanto la parte superiore delle sovrastrutture sporgeva ancora dalla superficie. Circa un anno dopo la tragedia, il relitto venne trascinato via da due rimorchiatori, uno dei quali al comando dal Cap. Carlo Gatti. Lo scopo era di farlo affondare nella fossa delle Baleari, un fondale di 3500 m di profondità, scelto appositamente dalle autorità per evitare pericoli per la navigazione e problemi di inquinamento.[8] Tuttavia lo scafo, per le sue cattive condizioni, affondò a sole 90 miglia al largo di Genova; giace adesso a 2600 m di profondità. La ruota del timone della nave, recuperata, fu donata all'Ospedale San Martino, che aveva curato i naufraghi superstiti; la campana della nave è invece conservata presso la chiesa anglicana della Church of the Holy Ghost di Genova. tratto da: wikipedia Taliesin, il Bardo I marinai foglie di coca digeriscono in coperta Il capitano ha un amore al collo venuto apposta dall'Inghilterra Il pasticciere di via Roma sta scendendo le scale ogni dozzina di gradini trova un mano da pestare ha una frusta giocattolo sotto l'abito da té E la radio di bordo è una sfera di cristallo dice che il vento si farà lupo il mare si farà sciacallo Il paralitico tiene in tasca un uccellino blu cobalto ride con gli occhi al circo Togni quando l'acrobata sbaglia il salto E le ancore hanno perduto la scommessa e gli artigli i marinai uova di gabbiano piovono dagli scogli Il poeta metodista ha spine di rosa nelle zampe per fare pace con gli applausi per sentirsi più distante la sua stella si è oscurata da quando ha vinto la gara di sollevamento pesi E con uno schiocco di lingua parte il cavo dalla riva ruba l'amore del capitano attorcigliandole la vita Il macellaio mani di seta si è dato un nome da battaglia tiene fasciato dentro il frigo nove mascelle antiguerriglia ha un grembiule antiproiettile tra il Giornale e il gilè E il pasticciere e il poeta e il paralitico e la sua coperta
si ritrovano sul molo con sorrisi da cruciverba a sorseggiarsi il capitano che si sparava negli occhi e il pomeriggio a dimenticarlo con le sue pipe e i suoi scacchi e si fiutarono compatti nei sottintesi e nelle azioni contro ogni sorta di naufragi e di altre rivoluzioni e il macellaio mani di seta distribuì le munizioni
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) Ultima modifica di Taliesin : 08-05-2013 alle ore 14.41.14. |
08-05-2013, 16.24.26 | #7286 |
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Un rapido saluto a tutti voi...
Quanta pace tra queste vie, un toccasana per la vita caotica e frettolosa che si respira lontano da queste mura... |
08-05-2013, 17.18.45 | #7287 |
Cittadino di Camelot
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Giovane Clio,
è una pace solo apparente che si annida dietro l'angolo di ogni via lastricata, dove l'evasione del pensiero rischia sempre di essere catturata da coloro che vogliono rubare il libro dei sogni. Taliesin, il bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) |
09-05-2013, 22.42.43 | #7288 |
Cittadino di Camelot
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Buona sera dame e cavalieri chi vuol fare una cavalcata con me?... E al ritorno ci sarà un banchetto maialino arrosto con patate ...
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Vivi e dimentica ma non dimenticare mai chi sei |
10-05-2013, 13.40.02 | #7289 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Maialino arrosto con patate?! Io sono già seduto al tavolo.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
10-05-2013, 14.04.59 | #7290 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La mia città quest'anno ospita l'adunata degli alpini!
Mi dicono che la città è straèiena di gente e che ci sia un gran clima festoso... bisognerò farci un salto.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
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