16-05-2011, 04.18.13 | #761 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A nord dell’antico e ridente ducato di Capomazda nella vecchia e felice Afragogna, nel distretto racchiuso dal passo detto Stretta di Saggesia e la grande Foresta Verde, cuore dei miti e delle leggende più antiche del regno, si estendeva il grande potere dei de Ceraw, nobili baroni di San Marco di Saggesia.
Signore di questa nobile stirpe guerriera era sir Gwinet de Ceraw, vassallo dei Taddei, del quale i lettori ricorderanno l’apparizione agli inizi di questa nostra avventura. “Anche il tempo sembra flagellare queste terre!” Disse Gwinet, mentre passeggiava nervosamente nell’ampia sala. “La pioggia si abbatte su questo castello come fosse un castigo divino, mentre un lamento lontano sembra angosciare e maledire questa sera!” Aggiunse. Era un uomo di robusta e forte costituzione, col volto arso dal Sole e reso ruvido dalle intense passioni che lo animavano continuamente. La sua rozza e marcata figura, tipica immagine di quell’aristocrazia guerriera e fondiaria che rappresentava l’anima più antica ed indomita del regno di Afragogna, ben ritraeva anche lo spirito di questo nobile e bellicoso patrizio, che con il lupo, simbolo della sua stirpe, condivideva più di una caratteristica. “Forse è solo un segno, mio signore…” mormorò ridacchiando Bief, cugino del barone. Questi lo fissò turbato. “Segni e sogni sono materia per profeti, veggenti e poeti!” Replicò con disprezzo. “Io invece mi occupo solo di cose concrete, reali e che siano capaci di dare frutto!” “Giustissimo, milord!” “Ora basta temporeggiare, parliamo di cose importanti…” con insofferenza Gwinet “… è dunque vero ciò che mi ha rivelato?” “Verissimo, mio signore!” Rispose con un ghigno Bief. “Orami a Capomazda ne parlano tutti, dopo l’episodio che lo ha visto protagonista con quel contadino a cui il duca aveva sedotto la moglie proprio la prima notte di nozze!” “Cosa dicono laggiù?” Domandò Gwinet. “Che il duca è pazzo, folle!” Rispose Bief. “Dopo l’incidente avvenuto al Gorgo del Lagno pare non si sia più ripreso!” “Sai che se ciò si rivelasse una menzogna io ti farò mettere ai ferri, vero?” “Mio signore, tutti ne parlano a Capomazda!” Esclamò il cugino del barone. “Nell’ultima assemblea, in cui erano presenti alcuni dei baroni, lord Icarius si è limitato ad assistere senza pronunciare neanche una parola! Izar ha parlato per lui… segno che il nipote di lord Rauger è ormai incapace di governare!” Gwinet restò in silenzio a riflettere. “Cosa vedi, madre?” Domandò poi alla donna che si trovava in fondo alla sala, intenta a bruciare alcune erbe. “Fumo… nebbia… incertezze…” mormorò la donna, mentre i fumi delle erbe cominciavano a fluttuare nella sala “… amore, rabbia, odio, vendetta, sangue e fuoco…” Sgranò poi gli occhi, come se improvvisamente avesse visto qualcosa. Sputò allora su quelle erbe e vi versò sopra alcune gocce di un’ampolla. “C’è qualcosa…” continuò mentre una vampata si accese da quell’intruglio “… qualcosa di oscuro, primordiale… qualcosa che sta errando nella notte, tra paure, tentazioni e peccato… un predatore… un predatore che cerca la sua preda…” Ad un trattò urlò per la paura, gettando tutto ciò che aveva davanti per terra. “Cosa hai visto, madre?” Domandò Gwinet. “Prendi… prendi il posto del duca…” ansimò la donna “… fallo ora… prima che di Capomazda non resterà più nulla…” “E come?” Chiese il barone. “Fa che venga deposto…” con tono delirante la donna “… e poi legittima il tuo ruolo…” “In che modo, madre?” “Prenderai in moglie la sposa del duca!” Sentenziò la megera.
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16-05-2011, 04.30.11 | #762 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Icarius sorseggiò anche lui un po’ di quella tisana.
“Non lo so…” disse quasi sospirando “… forse qualche animale feroce della brughiera… ci sono molte fiere ostili e poco conosciute…” Per un attimo la visione che aveva visto davanti alla porta chiusa della locanda gli attraversò la mente. “Vedrai che di questo si sarà trattato…” destandosi da quel ricordo “…magari un lupo, o forse qualche rapace notturno.” Sorridendo e cercando di apparire tranquillo. “Comunque, di qualsiasi animale si sia trattato, qui saremo al sicuro… ora stenditi e prova a dormire… io resterò qui fino a quando non ti sarai addormentata… ho chiesto alla moglie del locandiere di vegliare sulla ragazzina fino al mio ritorno…”
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16-05-2011, 04.40.43 | #763 |
Cittadino di Camelot
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La curiosità uccise il gatto... ma qualche volta, no!
Morrigan sorrise tra sè.... la faccenda si era fatta di colpo interessate, e lei non avrebbe potuto chiedere di meglio. Da quando era giunta a Capomazda si era sempre sentita irrequieta, confusa. Era combattuta tra la tentazione di restare e quella di vivere un altro viaggio... ma tutto quel mistero l'affascinava oltremodo! Non aveva forse detto, Guisgard, di essere uno straniero in quel luogo e di non conoscervi nessuno? Allora cosa faceva in quel luogo, dove sembrava essere conosciuto e forse persino atteso? Aspettò quindi che il cavaliere fosse entrato e la porta si fosse richiusa alle sue spalle. Quindi si nascose nell'ombra, sul fianco della casa. Seguì il richiamo della luce per comprendere in quale stanza si trovassero. L'aria era dolce, perchè era una splendida sera di Maggio, e le imposte della casupola erano state lasciate aperte. Era l'occasione perfetta. Morrigan si celò tra i cespugli che circondavano quell'abitazione e quando scorse la sagoma di Guisgard muoversi nella stanza tutti i suoi sensi si tesero a scoprire cosa stesse accadendo.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
16-05-2011, 05.03.43 | #764 |
Cittadino di Camelot
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Decisi di andare in cerca di Aytli.
La vidi che stava uscendo dalla sala delle armi. Le corsi incontro. Con una mano trattenni il velo sul mio capo. "Lady Aytli, la mia presenza non è più necessaria alla vostra missione?" Sospettosamente aggiunsi: "Perché?" La scrutai attentamente. Quanto sapeva di me? Quanto le aveva rivelato Gouf? Se fosse partita da sola avrei avvisato Lady Talia. Ero nel pieno delle forze, raggiungerla con una visione non sarebbe stato troppo faticoso. Ma cosa le sarebbe successo? Forse l'avrebbero catturata, semplicemente. Forse invece l'avrebbero giustiziata. Chiaramente non avevo motivo di preoccuparmi della vita di Aytli, ma una parte di me si domandava se sarebbe stato opportuno infischiarmene così tranquillamente. Anche se a guardarla bene le sarebbe piaciuto tanto potermi torcere il collo. Si vedeva chiaramente dall'espressione di sufficienza che le si dipingeva sul volto ogni volta che la incrociavo. Assunsi un'espressione neutra, in attesa della sua risposta.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
16-05-2011, 05.14.46 | #765 |
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Ero stanca... troppi eventi, troppe emozioni, troppi pensieri.
Appoggiai la testa sul guanciale soffice e immediatamente mi sentii scivolare via, lentamente verso quell'oblio e quella pace dei sensi che è il sonno della stanchezza. Le parole di Icarius rimbalzavano nella mia mente... ...magari un lupo, o forse qualche rapace notturno... ...forse qualche animale feroce della brughiera... ...comunque qui saremo al sicuro... "Siamo al sicuro..." ripetei, in un sussurro. Rimbalzavano qua e là quelle frasi e si confondavano con le immagini di quel sogno che, al solo ricordo, ancora mi spaventava. E, nel dormiveglia ormai incipiente, si fece forte il bisogno di raccontarglielo. "Ma..." tentai, sentendomi scivolare sempre più in quel sonno incontrastabile "Ma se non lo fosse... se... fosse stato... quel sogno... era così... vero..." Ma altro non riuscii a dire. Finalmente mi addormentai, di quel sonno cupo e senza sogni tipico delle ore più difficili... "Non andare via!" sussurrai tuttavia in quell'ultimo lampo tra la coscienza e l'incoscienza e tanto lievemente che quasi non mi si sentiva... e, nel dirlo, strinsi appena la sua mano nella mia.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
16-05-2011, 05.37.15 | #766 |
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Aytli fissò Melisendra.
“Non verrete con me…” disse “… andrò io sola… perchè, mi chiedete? Forse dovreste domandarlo a sir Gouf…” Per qualche istante restò in silenzio. “Sta per cominciare la battaglia decisiva…” mormorò “… e sono felice di combatterla altrove… perché se dovessimo perdere, non sarò costretta ad assistere alla sconfitta dell’uomo che io amo…” Per un attimo, breve ed indefinito, il suo sguardo fiero e glaciale sembrò attraversato da un’ombra, che assunse poi l’immagine di una profonda ed inconsolabile solitudine. Un lieve vento si alzò dalla brughiera. Aytli restò a fissare Melisendra per qualche altro istante. Poi scosse il capo ed andò via.
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16-05-2011, 05.44.10 | #767 |
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La stanza era piccola e stracolma di oggetti di varia natura.
Ovunque vi erano croci in lamina di stagno, rame e qualcuna anche in argento. Pelli di animali erano sparse qua e là ed un odore di incenso era diffuso in quell’ambiente. “Oh, ben tornato, mio signore!” Disse un vecchio spuntato dietro una moltitudine di libri. “Vi attendevo.” “Non sono il signore di nessuno.” Replicò Guisgard quasi infastidito. E non voglio più ripetertelo. “Sono stato alla locanda di quell’uomo…” “Ebbene?” “Alla fine ha vuotato il sacco…” rispose Guisgard. “Quindi lady Rasyel è giunta a quel monastero?” Domandò il vecchio. “Si…” “Lord Ardross non poteva saperlo…” mormorò il vecchio “… altrimenti sarebbe andato a riprenderla.” “Non mi interessa niente di lui…” con disprezzo Guisgard. “Sbagliate a giudicarlo, mio signore… voi e lui…” “Basta!” Lo zittì Guisgard. “Non ho niente in comune con lui! Chiaro? E bada di non dire più una cosa simile!” “Avete visto sua signoria?” Chiese il vecchio. “E lui ha visto voi?” “Si, di sfuggita…” “I vostri occhi…” “Ora basta! Basta con queste storie! I miei occhi sono come quelli di mia madre!” Il vecchio non disse nulla. “Diacono, vecchio mio…” calmandosi Guisgard “… parlami di lei e dei suoi occhi…” “I suoi occhi erano meravigliosi…” sorridendo Diacono “… verdi come quelli di un lago a primavera… luminosi e vispi, profondi ed incantati… bastava guardarli per innamorarsi follemente di lei… un giorno lord Ardross disse che gli occhi di lei erano simili a quelli della regina Ginevra…” Guisgard saltò su e fissò quasi con rabbia il vecchio Diacono. “Perdonatemi, mio signore…” “Io non sono il signore di nessuno…” Diacono chinò il capo. “Cos’hai per me ora?” Domandò Guisgard. “Cercate il vecchio Lho…” rispose Diacono “… lui sa molte cose…” “Bene… tornerò quando avrò altre notizie…” E, salutato il vecchio Diacono, Guisgard uscì da quella casa.
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16-05-2011, 06.05.30 | #768 |
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“Si, devo essere presente alla cerimonia anche io.” Disse Pasuan. “E mi piacerebbe che tu mi accompagnassi come… come mia dama…”
“Vedremo come si sentirà Dafne il giorno dell’incoronazione.” Intervenne la madre di Pasuan. “Ricordati che non può fare molti sforzi.” “Si, la mamma ha ragione, Dafne.” Sorridendo Pasuan. “Ora tu ed il bambino dovete riposare… domani sono certo che ti sentirai già meglio.” E appena rimasero soli si avvicinò a lei e la baciò delicatamente sulla bocca. La notte trascorse serena ed il mattino fu illuminato da un mite Sole. L’odore del latte caldo e del pane fresco svegliarono Dafne. Il piccolo Hubert era accanto a lei, ancora addormentato. La porta si aprì lentamente e Pasua entrò, cercando di non fare molto rumore. “Buongiorno, principessa…” sorridendo lui “… dormito bene? Come ti senti oggi? La mattinata sembra adatta per passeggiare all’aria aperta. Ti va? Potremmo lasciare alla mamma e a Mian il piccolo Hubert dopo la poppata… voglio mostrati il mio villaggio, se ti senti di uscire…”
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16-05-2011, 06.39.50 | #769 |
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"Andiamo, laggiù c'è una locanda." Disse Finiwell a Cavaliere25. "Chiederemo lì a qualcuno di Pasuan. Il villaggio è piccolo e lo conosceranno di certo."
I due raggiunsero la locanda e domandarono della casa del loro amico. "E' laggiù, in fondo a quella stradina." Indicò loro un uomo nella locanda.
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16-05-2011, 06.40.07 | #770 |
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“Non andare via!”
Aveva detto lei quasi sussurrato. Icarius la fissò e sorrise teneramente. Poi ripensò alle parole dette da Talia un attimo prima. “Un sogno…” disse fra sé Icarius “… parlava di un sogno… cosa darei per attraversare i tuoi sogni… anche solo per una notte… in fondo, quando si ama, non vi è differenza fra una sola notte e l’eternità… mi è bastato un attimo per innamorarmi di te, ricordi? Al mio ritorno dal Lagno… tu mi attendevi sulla soglia del palazzo… un attimo… un solo, singolo, infinitesimale attimo… non avevo nulla… né un passato, né un presente e forse nemmeno un futuro… ma ti è bastato un attimo per riempire il grande vuoto della mia vita…” Le accarezzò dolcemente il volto e adagiò meglio la coperta su di lei. Poi si chinò a baciarla. “Torno presto, non temere…” le sussurrò. Icarius raggiunse poi l’altra stanza, dove trovò la locandiera accanto al letto di Sayla. “Come sta?” Chiese l’ultimo dei Taddei. “Sta meglio. Ora riposa.” Rispose la donna. “E vostra moglie si è rasserenata?” “Si, sta dormendo. Era molto stanca.” La donna allora ritornò da suo marito ed Icarius restò a fissare la ragazzina che dormiva stretta fra le coperte. “Chi sarà?” Si domandava. “E cosa ci faceva da sola nel bosco? Come può avermi riconosciuto?” La Luna si affacciava lungo le nubi argentate di quella notte. L’aria era limpida ed il cielo stellato. In lontananza si udivano canti e musica. “Forse c’è una festa.” Disse fra sé Talia. Cominciò a seguire quei suoni, fino a giungere in un viale che tagliava il folto bosco. “Segui la strada ed evita la brughiera.” Mormorò qualcuno. Ad un tratto, in fondo al viale, apparve la pieve. I canti e la musica non erano più allegri, ma tristi ed austeri. Un lungo corteo funebre seguiva una bara portata in spalla da alcuni monaci. “Era così dolce e bella…” piangendo alcune vecchie che seguivano il corteo. “Chissà il duca che dolore...” “Si, questo lutto l’ha reso folle...” La bara fu portata nella pieve. Talia si avvicinò alla testa del corteo e cercò di scorgere il corpo portato nella bara. E quando fu vicina, si accorse che il corpo era quello di una donna. Una donna che aveva il suo volto. Si svegliò bruscamente da quel sogno e per un attimo restò confusa. “Buongiorno.” La salutò Icarius. Il duca stava accanto ad una finestra, dalla quale la luce del mattino ed il canto degli uccelli annunciavano il nuovo giorno. “Dormito bene?” Chiese poi. “La giornata sembra buona. Andiamo a vedere come si sente quella ragazzina nell’altra stanza? Così da poter far poi colazione tutt’insieme?”
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